Gli istituti aprono le porte al volontario: progetti entro il 24 maggio

da Il Sole 24 Ore

Gli istituti aprono le porte al volontario: progetti entro il 24 maggio

di Elio Silva

A un quarto di secolo dalla legge 266/91, che ne ha promosso e disciplinato lo sviluppo, il volontariato vive quest’anno un profondo rinnovamento. I segnali di svolta sono diversi, ma tutti riconducibili alle grandi aspettative legate all’approvazione della riforma del Terzo settore, con conseguente emanazione dei decreti d’attuazione.

La riforma del terzo settore
La legge delega, che ha ottenuto il sì del Senato e attende ora alla Camera il via libera definitivo, dedica al volontariato un corposo articolo, il quinto, in cui prevede, tra l’altro, l’armonizzazione e il coordinamento delle diverse discipline vigenti, la promozione della cultura del volontariato tra i giovani, il riconoscimento delle competenze acquisite, l’estensione della composizione e delle funzioni dei Centri di servizio e, non ultimo per importanza, un necessario criterio di omogeneità per i registri regionali, che dovrebbero confluire nel futuro Registro unico nazionale.

Il collegamento con la scuola
Fra tutti questi obiettivi, il primo in ordine di tempo sembra essere quello della promozione del volontariato all’interno dei percorsi scolastici. È di pochi giorni fa, infatti, un primo segnale di concreta applicazione dei nuovi impulsi, ovviamente in anticipo rispetto alla legge delega, ma in piena sintonia con i princìpi ivi enunciati. I ministeri dell’Istruzione e quello del Lavoro, in collaborazione con il dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale, hanno messo a disposizione 470mila euro per promuovere il volontariato nelle scuole: il bando di partecipazione è stato già inviato agli uffici scolastici regionali e i progetti potranno essere presentati entro il prossimo 24 maggio compilando un modello sul portale ministeriale www.bandidgstudente.it. L’educazione al volontariato durante la formazione scolastica non rappresenta in sé una novità, anzi è uno dei fattori che maggiormente hanno contribuito a ingrossare negli anni più recenti le fila delle associazioni e, soprattutto, a garantire turnover e innovazione in contesti talvolta “ingessati” dall’aderenza a modelli organizzativi del passato. L’elemento di svolta è, semmai, costituito dal forte impulso che, come sottolinea il sottosegretario al Lavoro, politiche sociali e servizio civile, Luigi Bobba, è stato ora impresso all’operazione.

Il piano del governo
Il piano dà seguito, infatti, a un accordo di collaborazione sottoscritto il 29 dicembre 2015 tra il ministro Stefania Giannini e lo stesso sottosegretario Bobba. Le amministrazioni si sono ripartite i costi nella misura di 270mila euro a carico della direzione generale per il Terzo settore del ministero del Lavoro, 100mila a carico del dipartimento della Gioventù e servizio civile della presidenza del Consiglio e altrettanti a carico del ministero dell’Istruzione. I progetti dovranno essere presentati dagli istituti scolastici – anche in rete – in partenariato con le organizzazioni di volontariato e di Terzo settore, oppure con i Centri di servizio per il volontariato (Csv), il che rafforza le caratteristiche di “arricchimento” di esperienze diverse nell’ambito educativo.

Gli obiettivi
Gli obiettivi vanno dalla promozione della cultura del volontariato a quella della legalità, dalla prevenzione delle dipendenze (inclusa la ludopatia, il gioco d’azzardo e il cyberbullismo) alla tutela e valorizzazione dei beni comuni, dalle pari opportunità al contrasto dei fenomeni di esclusione sociale. Un campo d’azione potenzialmente molto vasto, quindi, che metterà alla prova, oltre alla buona volontà di docenti e dirigenti scolastici, anche la capacità progettuale dello stesso mondo associativo. Si potrà obiettare che l’investimento pubblico è ancora troppo timido, oppure che, come al solito, il bando non brilla per marketing appeal, dato che a un corpo docente mezzo stremato da scadenze di fine anno, concorsoni, scioperi e malumori vari si rivolge pletoricamente proponendo «Laboratori di cittadinanza democratica condivisa e partecipata: educazione al volontariato sociale e alla legalità corresponsabile». Ma si sa, la semplificazione per la burocrazia è un obiettivo a lungo termine e nel frattempo vale la pena di prestare attenzione a questo segnale di innovazione educativa e sociale. Se poi, con l’attuazione della riforma del Terzo settore, all’esperienza di volontariato nelle scuole si potrà aggiungere un sistema di certificazione delle competenze acquisite, si potranno anche misurare concretamente gli effetti di questa progettualità sulle nuove generazioni e sulla collettività, il che aiuterebbe a comprendere quanto prezioso possa essere questo tipo di investimenti pubblici.