L’allarme di Save the Children: meno libri e musei, e al Sud minori «senza opportunità»

da Il Sole 24 Ore

L’allarme di Save the Children: meno libri e musei, e al Sud minori «senza opportunità»

di Lorenza F. Pellegrini

I bambini siciliani e campani hanno meno opportunità di apprendere, sviluppare le loro capacità e di far maturare le loro aspirazioni, rispetto ai loro coetanei residenti in Lombardia e in Emilia Romagna, regioni non segnate da scarsità di servizi e opportunità formative per i minori. Lo rivela il rapporto di Save the Children sulla povertà educativa in Italia, definizione elaborata dall’organizzazione non governativa ispirandosi alla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia.

Dall’analisi risulta che lo svantaggio di partenza in materia di apprendimento, sviluppo e offerta educativa caratterizza, in generale, il Meridione, area geografica in cui si registra anche il maggior numero di bambini che vivono in contesti in cui mancano mezzi di sostentamento, beni e servizi necessari a raggiungere uno standard di vita ritenuto minimo e accettabile. In Italia ci sono 1.045.000 minori che vivono in una condizione di povertà assoluta. Gravi privazioni che riguardano un bambino su quattro in Calabria, uno su cinque in Sicilia.

Povertà educativa
I giovani italiani non brillano in lettura e matematica, sono tra i peggior in Europa, e dedicano poco tempo ad attività fisica e a interessi culturali: uno su due non legge libri, non fa sport e non visita i musei. Forti le carenze degli studenti rispetto alle competenze scolastiche di base. Stando ai risultati dei test Ocse-Pisa, circa il 20% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura, il 25% in matematica. Questa percentuale aumenta per i ragazzi che vivono in famiglie svantaggiate, mentre scende drasticamente (al 10% per la lettura e al 7 per la matematica) per i figli di genitori benestanti . Un altro dato significativo è quello che riguarda i minori che non sono nati in Italia: quasi la metà (il 46%) non raggiunge le competenze minime in matematica e lettura.
Le capacità dei giovani dipendono anche dall’offerta educativa. Particolarmente scarsa è quella che riguarda la prima infanzia: solo il 13% dei bambini tra 0 e 2 anni può andare al nido. La situazione è critica in Calabria, Campania e Puglia, mentre in Emilia Romagna si registrano le migliori performance (25 punti percentuali in più rispetto alle regioni del Sud). A pesare sono anche l’assenza di tempo pieno per primarie e secondarie di primo livello e di infrastrutture adeguate. Sport, teatro, lettura. La partecipazione ad attività extrascolastiche è molto importante per la formazione dei giovani. In Italia, stando ai dati Istat, per i ragazzi tra i 6 e i 17 anni, la situazione è desolante: il 48% non ha letto neanche un libro se non quelli scolastici, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha praticato dello sport. L’incidenza della privazione “culturale e ricreativa” è più marcata al Sud, dove supera il 70 per cento (contro il 50 del Nord).

Povertà materiale
Secondo i dati Istat, in Italia nel 2014 erano oltre un milione i minori costretti a vivere in condizioni di povertà assoluta, e poco meno di 2 milioni (il 19%) in condizioni di povertà relativa (difficoltà economica calcolata in rapporto al livello economico medio di vita): una percentuale che al Sud superava il 30 per cento, mentre in molte regioni del Centro Nord si attestava sotto la media nazionale. Questi dati, se confrontati con quelli visti in precedenza, evidenziano il legame tra povertà materiale ed educativa. Se un bambino affamato e poco istruito oggi crea il reietto di domani, il Sud rischia di vedersi negato il diritto a un futuro sostenibile. Per questo il governo ha cercato di ridurre il divario Nord/Sud anche attraverso il Sostegno alla inclusione attiva (Sia), uno strumento per contrastare la povertà che però ancora non dispone delle risorse necessarie per fronteggiare il problema, sostiene Save The Children. La necessità di arginare la povertà educativa risulta ancora più evidente se si sottolinea l’incidenza della formazione nello sviluppo delle competenze cognitive del minore e della sua capacità di relazionarsi con gli altri, di controllare le proprie emozioni, di coltivare delle aspirazioni o addirittura il proprio talento. Perché un bambino da grande potrebbe sedersi davanti a una siepe e riuscire anche a immaginare l’infinito.