Neanche Collodi…

Neanche Collodi trovò alternative per Pinocchio


di Adriana Rumbolo

“Particolare interessante, nell’ultimo episodio dell’anno si legge: Continuazione e fine. L’intenzione di Collodi era infatti quella di concludere il racconto con il burattino che, impiccato, «stirò le gambe e, dato un gran scrollone, rimase lì come intirizzito.» In seguito alle proteste ansiose e rammaricate dei piccoli lettori, il giornale convinse Collodi a continuare la storia. Il lavoro, tuttavia, non fu agevole, tanto che occorsero altri due anni per vederne la conclusione, giungendo al classico finale che oggi si conosce, con il burattino che assume le fattezze di un ragazzo perbene in carne e ossa. Dalla seconda annata in poi, la favola mutò definitivamente il titolo in: ‘’Le avventure di Pinocchio’’.”
da Wikipedia

Enrico_Mazzanti_-_the_hanged_Pinocchio_(1883)

L’infanzia non c’è la fa.

Nei suoi primi anni quando ancora non sa difendersi un bambino è facile preda di manipolatori e truffatori, ma sa già soffrire per le ingiustizie ed esce spesso dalla sua casa pericolosamente affamato di affetto.

Come Pinocchio rifiuta la scuola per la musica, preferisce andare a giocare che studiare.

Tutti lo giudicano: i medici sapientoni che intorno al suo lettino non sanno fare altra diagnosi se non quella che lui è un bambino cattivo. La madre, la fata dai capelli turchini, che gli offre un affetto ricattatorio, l’omino del carro che come uno spacciatore di droghe gli promette un mondo di favola.

Poi il contadino che non credendo alla sua verità di prendere solo un grappolo di uva per fame, gli impone come castigo, di sostituire il suo “fedele” cane Melampo morto da poco .

Il giudice che lo condanna perchè innocente e Pinocchio uscirà dal carcere solo assicurando i secondini che anche lui è un delinquente.

Poi il gatto e la volpe i truffatori ,manipolatori suadenti, persuasori occulti che per derubarlo delle sue quattro monete d’oro lo impiccheranno a un ramo di una quercia salutandolo:”domani mattina quando torneremo ,sarà morto, avrà la bocca aperta e così potremo rubagli le monete nascoste sotto la lingua senza fare fatica”.

Pinocchio che combatte con tutte le sue risorse come molti bambini, non ce la fa.

Soprattutto i nostri bambini non hanno più scampo quando arriva la violenza psicologica, fisica che li uccide prima di essere gettati da un terrazzo nel vuoto.

Quello che cade è solo un involucro.

Perchè non chiamare anche “l’attacco di panico”, Sindrome di Pinocchio”?

Così come un soggetto con il corpo ingabbiato e irrigidito da paure e insicurezze nell’ultima difesa non godendo della coscienza e della conoscenza del suo sè ancorato al corpo e privo del diritto della comunicazione verrà sopraffatto.

La differenza che dall’attacco di panico si può uscire, dalla Sindrome di Pinocchio, Collodi non lo prevede.

Oggi abbiamo tante conoscenze per prevenire, contenere, proteggere, ma purtroppo la storia di Pinocchio continua senza scampo per molti bambini per la presunzione e l’insensibilità di adulti (genitori, educatori, politici) che dovrebbero tutelarli.