“Caffè amaro”, romanzo di Simonetta Agnello Hornby
Narratori Feltrinelli 2016
di Mario Coviello
Dopo Elena Ferrante e la sua “ Amica geniale” che mi ha “ rapito” nei mesi di maggio e giugno, per qualche settimana non ero corso in libreria perché vivevo in me la storia di Elena e della sua amica Lila e non volevo staccarmene.
Ma aveva ascoltato in televisione Simonetta Agnello Hornby raccontare il suo nuovo romanzo “ Caffè amaro”, ricordavo “ La Mennulara” e “ ho ceduto”comprando la sua ultima fatica.
E non mi sono pentito. Ancora una volta la Hornby mi ha conquistato con la storia di Maria Marra. Giovanissima figlia di Ignazio avvocato socialista e di Titina Tummia, nella Sicilia della fine dell’ottocento, va in sposa al nobile Pietro Sala che si innamora di lei “ biancovestita e “con i capelli raccolti in una lucida treccia” a prima vista. La scorge nel giardino profumato di gelsomino di casa Tummia , “ tisa tisa, con l’abito di mussola bianca ….il respiro grosso,… mentre mostrava senza accorgersene il corpo-seni,glutei e cosce- come se fosse nuda… “ e non ne può più fare a meno.
E Maria impara a voler bene a Pietro, ha due figli da lui Anna e Vito, e curiosa e vitale amministra i beni della famiglia, le miniere di zolfo, i campi, il palazzo avito quando scopre Pietro donnaiolo impenitente, giocatore sempre pieno di debiti, e cocainomane.
Ma è Giosuè, ebreo, che vive in casa Marra dall’età di cinque anni, al quale da sempre ha confidato crescendo insieme i suoi pensieri più intimi, Giosuè che la spinge a studiare per diventare maestra, che fa carriera prima nell’esercito e poi diventa deputato fascista, l’amore della sua vita. Con lui, quando la sua prima figlia ha già venti anni, ha Rita, e si nutre di questo amore appassionato, così difficile da coltivare di nascosto. Anna rimane la moglie di Pietro che alleva scimmie e farfalle e con loro improvvisamente muore in una gabbia. Difende e protegge dalle sorelle Sala,che da sempre la calunniano e la combattono, la famiglia, i figli e il patrimonio.
Maria con “gli occhi che parlavano, grandi e incassati, a mandorla, con una intensa luminosità”, attraversa la storia d’Italia in Sicilia, quella di Crispi e Giolitti, la prima guerra mondiale, il fascismo e Palermo bombardata con accanimento da inglesi, e americani nella seconda guerra mondiale.
Maria dal padre ha imparato a stare dalla parte dei poveri e insegna agli adulti analfabeti, porta avanti una mensa per i bisognosi, cerca di migliorare le condizioni dei suoi “carusi”, nelle miniere di zolfo.
Leggete con attenzione le pagine da 201 a 217 che raccontano la sua visita alla miniera e non potrete più dimenticare di quanta disumana sofferenza si nutre la ricchezza di pochi.
Le note dell’autrice(da pag. 243 ) raccontano di quanto amore per la Sicilia, per la sua storia politica e letteraria, si nutre la prosa scorrevole e avvincente della Hornby che ha cominciato questo romanzo nel 2012 e lo offre a noi suoi lettori appassionati dopo quattro anni di intenso lavoro.
Vi raccomando di gustare in questa pausa estiva questo “ Caffè amaro” che nella chiusa diventa dolce, questa storia di famiglie, di donne e uomini, di amore e sofferenza.
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