da Il Fatto Quotidiano
Scuola, mobilità insegnanti nel caos. Il Tar accoglie la richiesta dei docenti contro il Miur
“Siamo più di ottomila persone – spiega Maria, che preferisce non rilasciare il cognome per timore di ritorsioni da parte degli uffici dopo un acceso scontro con Renzi a Matera – che non potranno godere della mobilità. Grazie ad un algoritmo noi che occupavamo le prime posizioni delle rispettive graduatorie provinciali, siamo finiti da Roma a Pordenone, senza salvaguardare la professionalità docente espressa dal punteggio maggiore in graduatoria né il principio di territorialità! Siamo “ingabbiati” dal Tevere al Tagliamento, lontani dalle nostre famiglie e dalla nostra terra nella quale abbiamo sempre lavorato. Le cattedre che ricoprivamo in provincia per noi sono “sparite”, poi sono ricomparse, a distanza di due mesi, in una fase successiva alla nostra assunzione e assegnate a chi ha poca esperienza o non ne ha affatto. In sostanza, l’avere un punteggio elevato, pluri-abilitazioni e specializzazioni ci ha penalizzati e un clic ha cancellato la nostra vita professionale e familiare”.
Ora questi docenti, pur facendo domanda di mobilità non potranno far ritorno a casa: “Il Governo ha assunto – spiega la referente degli esiliati della fase B – tutti i docenti di lettere e lingue delle superiori che avevano anche il titolo di sostegno, nelle scuole secondarie di primo grado. Così quelli di scienze che erano alle superiori sono finiti alle medie sulla loro materia. Ora non potremo tornare a casa perché la mobilità ha dato priorità ai colleghi assunti nel 2014. Non solo. Al Sud non sono stati potenziati i posti di sostegno alle medie ma solo alle superiori”.
I professori si sono sentiti beffati dalla Legge 107 e dalle tanto acclamate assunzioni: chi era alle superiori una volta imprigionato alle medie dovrà restare perché la mobilità prevede il trasferimento solo per lo stesso ordine di scuola così chi è stato assunto sul sostegno sarà vincolato per cinque anni. Una penalizzazione che non guarda in faccia a nessuno. Come Teresa: “Sono invalida al 50% , sono sotto terapia per una patologia cronica che mi procura dolore in tutto il corpo. Sono stata assunta in fase B da Gae e spedita a Milano, dove per le condizioni di clima sfavorevoli e per lo stress dovuto all’improvviso cambiamento della mia vita, strappata dagli affetti che ho ancora, mi sono aggravata. Non riesco – spiega Teresa – a prendermi cura di me, se lavoro non riesco a prepararmi da mangiare. I costi per esami e cure sono elevati. A Napoli ho la casa di proprietà ma sono stata costretta a pagarmi un affitto molto caro con uno stipendio da fame. Non voglio chiedere l’elemosina. Il lavoro è un diritto che mi spetta così come la possibilità di vivere dignitosamente”. E così Domenico 45 anni, docente di italiano e latino, trasferito da Catania a Pordenone sul sostegno delle scuole medie dovrà restare al Nord nonostante una bimba di 9 mesi e una famiglia monoreddito. Stessa sorte per Alessandra, 48 anni, insegnante di scuola dell’infanzia trasferita da Macerata a Mantova su posto di sostegno: “Valigia a tempo indeterminato, come lo spiego a mia figlia?”. Il prossimo 20 ottobre è fissata la nuova udienza.