Un uomo libero
di Antonio Stanca
Dalla Grecia del I secolo dopo Cristo all’Inghilterra del XVI secolo all’Italia del XXI, da Plutarco a Shakespeare a Giorello, da Vite Parallele a Giulio Cesare a Libertà il tema dell’uccisione del dittatore romano ad opera dei congiurati è passato attraverso i secoli seguendo la via che va dallo storico greco al drammaturgo inglese al filosofo italiano. Giulio Giorello, docente di Filosofia della Scienza presso l’Università di Milano, ha pubblicato a Settembre del 2015 presso la casa editrice Bollati Boringhieri di Torino nella serie “I sampietrini”, l’opera Libertà (pp.144, €11,00). E’ un ampio saggio composto da tre capitoli intitolati “Libertà”, “Indipendenza”, “Emancipazione” e dedicati a questi argomenti. I loro titoli sono le tre parole che nella sua tragedia Shakespeare fa dire a Cassio, rivolto alla folla romana, dopo che ha ucciso Cesare insieme agli altri congiurati. E’ l’evento storico che allo studioso milanese è sembrato tra i più significativi per tenere, nella sua opera, un discorso circa il bisogno della libertà che è proprio dell’uomo, circa la sua necessità di essere indipendente, di emanciparsi, evolversi. Se i congiurati eliminano il dittatore Giorello è convinto che l’abbiano fatto perché interpreti volevano essere dell’aspirazione del popolo romano a riconquistare quella libertà che Cesare stava soffocando.
E’ uno dei temi centrali questo della libertà nel pensiero del Giorello, altre volte, in altre opere, lo ha trattato. Egli è nato a Milano nel 1945, ha settantuno anni, è laureato in Matematica e in Filosofia, è stato allievo di Ludovico Geymonat. Dopo aver insegnato Meccanica Razionale presso l’Università di Pavia è stato docente in altre Università italiane nelle loro Facoltà di Scienze Naturali per poi insegnare definitivamente Filosofia della Scienza nell’Università di Milano. Molto si è applicato nel campo dell’editoria, scrive ancora per il “Corriere della Sera” e nel 2012 ha vinto la IV Edizione del Premio Nazionale Frascati Filosofia. La storia della scienza, della matematica, della filosofia, lo sviluppo del pensiero scientifico, i sistemi politici, i loro procedimenti sono stati i suoi primi interessi che col tempo si sono estesi ai problemi dei cambiamenti comportati dalla scienza, dell’arricchimento delle conoscenze provenuto dalle scoperte scientifiche, dei rapporti tra scienza, politica e morale. Allo studio di questi temi si è dedicato in particolare Giorello, molto ha scritto su di essi. A partire dagli anni ’70 sono cominciati a comparire i suoi saggi che già allora mostravano le ampie conoscenze dell’autore, i suoi studi approfonditi, la sua tendenza alla documentazione, le sue qualità di osservatore. Anche in Libertà sono queste le caratteristiche che risaltano maggiormente. Di ognuno dei tre motivi trattati Giorello fa la storia, muove dalle loro prime e più lontane formulazioni e giunge ai giorni nostri, mostra quanto hanno acquisito, quanto hanno perso, come si sono modificati, come sono stati intesi e praticati durante un percorso così lungo. Ampie, amplissime sono le conoscenze che lo studioso possiede. Il libro procede attraverso continue citazioni che vanno dalle opere di filosofi a quelle di storici, di letterati, di artisti. Da ogni parte prende Giorello, ogni documento utile usa, ci si smarrisce a seguirlo tra tanti riferimenti, tante menzioni, dalle più brevi alle più lunghe, dalle più facili alle più difficili. La storia, i suoi secoli, le sue epoche, i suoi personaggi, la sua cultura percorre Giorello tramite i libri che ad essa sono appartenuti, di essa sono stati l’espressione. Così documentate, così testimoniate le concezioni dello studioso diventano non solo attendibili ma anche indiscutibili, inappellabili.
Ancora una volta chiara risalta la sua posizione di storico del pensiero insieme all’altra di spirito libero, di mente aperta, disposta alle più diverse ascendenze, ai più diversi contatti, a tutto quanto serva per dimostrare le acquisizioni, le maturazioni del suo pensiero. Insieme ai tanti autori, alle tante opere chiamate in causa, è lui che si muove nei tempi, nei luoghi di quegli autori, di quelle opere, è lui che si fa guidare dalla loro luce per giungere alle sue verità. Insieme ai tanti popoli, alle tante genti che non hanno sopportato quanto negava loro la libertà, l’indipendenza, l’emancipazione, che per raggiungerle hanno lottato, sono morte, c’è Giorello che non si è mai arreso alle convenzioni, ai sistemi costituiti a costo di rimanere solo con le sue idee, i suoi pensieri, i suoi principi. L’interprete ha sempre voluto essere di quell’infinito, immenso amore per la libertà che nessun tempo, nessun luogo, nessun sistema è mai riuscito a spegnere nell’uomo e che intatto è giunto ai tempi nostri quando molto della vita, della società, della storia, molto delle loro regole, dei loro modi va contro di esso al punto da averlo messo in crisi. In questa diffusa condizione di resa a ciò che giunge, viene imposto dall’esterno si leva la voce di Giorello senza paura di essere sola a dire del proprio bisogno di libertà, di indipendenza, di emancipazione, senza timore di richiamare gli altri a questi valori come ai soli capaci di garantire una vita individuale e collettiva che possa dirsi degna di essere vissuta, senza esitare a stabilire che quanto l’uomo d’oggi ha perso può essere recuperato giacché suo è sempre stato, alla sua interiorità è sempre appartenuto e niente di esteriore può cancellarlo per sempre.
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