Invalsi sì, ma fuori dagli esami

da ItaliaOggi

Invalsi sì, ma fuori dagli esami

Si parte nel 2017 con un prova nazionale durante l’anno di III media, poi tocca alle superiori

Emanuela Micucci

La prova Invalsi certificherà le competenze in italiano, matematica e lingua inglese degli studenti alla fine della terza media e delle scuole superiori. La novità, a cui si discute nelle deleghe per la Buona Scuola, potrebbe essere avviata, in parte, già dal prossimo anno scolastico con l’eliminazione della prova nazionale all’interno dell’esame di terza media e la sua somministrazione di un test di italiano e matematica nel corso dell’anno scolastico in funzione di certificazione esterna delle competenze. A cui successivamente si aggiungerà anche una prova di inglese per certificarne la competenza linguistica. Stesso meccanismo previsto per l’ultimo anno delle superiori dove, quando arriveranno, le prove Invalsi saranno svincolate dall’esame di maturità e saranno uno strumento di certificazione delle competenze di italiano, matematica, inglese.

La nuova gestione delle prove Invalsi e della valutazione negli esami di stato conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione ha preso forma, a colpi di anticipazioni, giovedì al Miur durante la presentazione del rapporto Invalsi 2016. A lanciare l’amo il sottosegretario all’istruzione Davide Faraone: «Stiamo valutando la possibilità di eliminare la prova Invalsi dall’esame di terza media. La prova rimarrà e verrà svolta nel corso dell’anno scolastico, ma non sarà oggetto di valutazione d’esame». Una richiesta avanzata da tempo da molte associazioni di docenti e dirigente scolatici, sebbene non da tutte, in nome del monopolio valutativo della scuola. E per alleggerire l’esame di terza media su cui pesa un numero elevato di prove. Tanto che dai corridoi del Miur trapela anche un’altra ipotesi allo studio: eliminare lo scritto della seconda lingua straniera. Tuttavia, sul peso reale della prova nazionale Invalsi nel voto finale di licenza media Roberto Ricci, responsabile del Rapporto Invalsi, fornisce i numeri: «Nel 91% dei casi», spiega, «il voto dello studente alla fine della terza media non è modificato dal voto nella prova nazionale. Nel 4% dei casi la prova lo abbassa di un 1 voto e nel 5% lo alza di 1 voto». «Non vogliamo valutare gli studenti, ma avere una fotografia degli istituti», sottolinea Faraone annunciando che altre novità saranno valutate nel corso del tavolo di confronto sulle deleghe della legge 107 previste entro gennaio 2017. Tra queste la possibilità di sostituire i voti numerici con le lettere. Ad annunciare un’altra novità in campo nella delega sulla Buona Scuola è il ministro dell’istruzione Stefania Giannini: «È auspicabile che l’Invalsi possa diventare un ente di riferimento per la certificazione dell’inglese, così che possano ottenerla anche gli studenti provenienti da famiglie che non possono permettersela per motivi economici».

Una certificazione delle competenze in lingua inglese che interesserà sia gli alunni di terza media sia quelli di quinta superiore. Infatti, «lo sviluppo delle deleghe darà continuità alle prove Invalsi fino alla quinta superiore».

Prove in italiano, matematica e inglese a conclusione del primo e del secondo ciclo di istruzione come «certificazione esterna di livello di competenza per lo studente, mentre alla scuola si rimette la valutazione scolastica dell’esame di Stato attraverso il voto numerico o le lettere», sottolinea Carmela Palumbo, direttore generale Miur. Così, scuole superiori e università saprebbero cosa gli studenti sanno e sanno fare. Intanto, dopo molteplici sperimentazioni con oltre 5.000 studenti, la somministrazione tramite computer delle prove dal prossimo anno scolastico riguarderà tutti gli allievi della seconda superiore .«L’Invalsi sta realizzando lo studio per predisporre un’ampia banca dati tale da consentire l’estrazione da parte di ciascuno studente della sua prova, mantenendo la comparabilità delle prove stesse», spiega Anna Maria Ajello, presidente Invalsi. «Oltre a ciò si tratta di identificare le modalità di differenziazione per indirizzi scolastici e del grado di universalità che le prove possono rivestire».