“Gli occhi gialli dei coccodrilli”, di Katherine Pancol
Bompiani, Vintage Gold
di Mario Coviello
Insieme a “Dio delle illusioni” di Donna Tartt, al prezzo complessivo di 15 euro, ho acquistato “Gli occhi gialli dei coccodrilli” di Katherine Pancol. Non sapevo nulla né della scrittrice, né del romanzo e mi sono lasciato prendere dal titolo, dall’illustrazione di copertina di Mariagloria Posani che mette insieme libri e coccodrilli che volteggiano in un uno sfondo rosa. E poi in quarta di copertina da la Repubblica il romanzo viene presentato così “ Sentimenti ed emozioni sono per Katherine Pancol ingredienti irrinunciabili e, nelle sue storie, chiunque finisce per ritrovare un pezzo di sé”.
E la trappola ha funzionato, ancora una volta, come per la quadrilogia de “ L’amica geniale” di Elena Ferrante mi sono lasciato conquistare e ho divorato le 600 pagine che raccontano tre generazioni di donne.Due sorelle Josephine e Iris, mogli, madri e figlie di Henriette una fredda matriarca. Con loro i mariti, i figli, le amiche e Parigi del centro e della periferia.
Un libro una famiglia. Entri leggendo e diventi parte attiva, apparecchi, sparecchi, vai dal parrucchiere, paghi le bollette ti senti subito a casa, confortato da sensazioni comuni, piacevoli, note. Madri, figlie e nipoti: tre generazioni a confronto, con le loro diversità e le loro uguaglianze scandagliate dallo sguardo inquisitore di un’altra donna, la scrittrice, capace di disegnare personaggi e intrecci credibili portando sulla carta la vita quotidiana con i suoi amori, i suoi tradimenti, le sue dolcezze e le sue acidità. Ci sono cenerentole che diventano principesse, arpie insaziabili costrette al digiuno, regine scalzate dal trono.
Josephine la protagonista viene abbandonata con due figlie Hortense e Zoè dal marito Tonio che va in Africa ad allevare coccodrilli, si descrive così a pag. 106 “ Ebbene sì…sono un’imbranata e non è una novità.. Sento tutto, vedo tutto, mille dettagli mi bucano la pelle come lunghe schegge,mi scorticano viva. Mille dettagli che gli altri non sentono, perché hanno la pelle come quella dei coccodrilli.”
Josephine si è lasciata andare. E’ diventata grassa, sciatta,in affanno sempre per i soldi che non ci sono, è piena di paure e soprattutto non è sicura di se stessa. Ma è anche una studiosa, ama il XII secolo che conosce profondamente e scopre la fatica della scrittura “… ci vuole coraggio per restare ferme ore e ore a triturare le parole, a ornarle di zampette pelose o di ali per farle camminare e volare.” ( pag 68).
Scrive per la sorella Iris un romanzo di enorme successo e la scrittura la fa crescere in consapevolezza e sicurezza. Si scopre capace di prendere le redini della propria vita e si innamora.
Con lei la sorella Iris, moglie di un’ avvocato di successo, sempre perfetta, bella, elegante. Iris cerca di dare un senso alla sua vita vuota costruendo la trappola del romanzo che fa scrivere alla sorella e che diventa suo perché è capace di venderlo in milioni di copie, bucando lo schermo con il suo fascino e le sue trovate abilmente studiate.
Con loro i figli che crescono e chiedono ascolto,affetto, rispetto. Giudici implacabili dei “grandi” che con feroce egoismo e fanno sentire inadeguati.
Khaterine Pancol con una scrittura lieve e avvincente ci interroga sul senso della vita, sulle nostre paure e ansie. Ci fa chiedere come viviamo il nostro tempo, cosa è veramente importante per ciascuno di noi, cosa ci appaga. Cosa può renderci sereni e qualche volta felici. La Pancol crede nella forza della cultura e dei sentimenti. Ci raccomanda di vivere le emozioni e di conservare la capacità di guardarsi dentro. Il romanzo è leggero ma mai banale, ricco di riferimenti alla storia medievale francese, all’arte contemporanea, di citazioni colte e di bagliori di humour nell’ambito di vicende quanto meno drammatiche.
“…E’ una persona, la vita, una persona da prendere come partner. Entrare in pista, danzare nel suo vortice: a volte ti fa quasi annegare e tu credi di morire, poi ti acchiappa per i capelli e ti posa un po’ più in là. A volte ti pesta i piedi, altre ti fa volteggiare. Bisogna entrare nella vita come si entra in una danza. Non interrompere il movimento per piangersi addosso, accusare gli altri, bere, prendere delle pastiglie per attutire il colpo. Volteggiare, ondeggiare, ballare. Superare le prove che ti manda per renderti più forte, più determinata….”
Naturalmente dopo seicento pagine avvincenti siamo solo al primo capitolo della saga. Mi aspetta.. ci aspetta, se volete “Il valzer lento delle tartarughe”.
Alla prossima e… buona estate.
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