Amusia: la scuola italiana è pronta ad affrontare tutti i DSA?

Amusia: la scuola italiana è pronta ad affrontare tutti i DSA?

di Giuseppe Toto

 

Lo studio dei Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) in Italia si è indirizzata nell’ultimo quindicennio nella diagnosi e nel trattamento di alcuni deficit che compromettono alcune abilità scolastiche tralasciandone altre. La diagnosi dei DSA sono formulate seguendo importanti indicazioni provenienti da autorevoli documenti com la CC-ISS del 2011 e si concentrano aprioristicamente solo su alcune abilità dei soggetti (es. lettura, scrittura o calcolo). Negli stessi anni in cui in Italia furono pubblicati i primi documenti sui DSA, in America a partire dal 2003 fiorirono le prime ricerche sull’Amusia, un disturbo che solo recentemente ha ricevuto attenzione sulle riviste specialistiche italiane.

L’Amusia, ampiamente studiata e dibattuta riguarda la compromissione della comprensione, memorizzazione e della produzione di una melodia (o di suono) e, più in generale delle abilità e competenze musicali. La pedagogia speciale descrive due tipologie principali di amusie: quelle espressive, cioè determinanti la perdita di produzione delle abilità musicali, e quelle ricettive in cui è compromessa la comprensione di brani musicali. La semplificazione proposta semplifica e ascrive il deficit alla specificità dell’ambito musicale, in realtà la letteratura neuroscientifica lo rappresenta come un disturbo complesso e latente che non invalida un’unica abilità, ma molteplici aree e funzioni cognitive. Faccio riferimento alla compromissione della mobilità fine nell’esecuzione di brani (aprassia), al disturbo di scrittura del brano musicale (agrafia), alla difficoltà di lettura dei suoni (alessia) e non da ultimo alla dimenticanza delle melodie (amnesia). La ricerca clinica ha anche rilevato l’esistenza di casi di comorbilità di più disturbi come per esempio l’Afasia, cioè i disturbi di comprensione e produzione del linguaggio. La sovrapposizione di questo deficit ad altri maggiormente conosciuti traccia una pista di ricerca nuova nel percorso neuroscientifico, poiché ne permette la descrizione da altri punti di vista e la formulazione di ipotesi sul loro ‘funzionamento’.

L’idea di fondo che veicola e pervade la ricerca non solo in ambito educativo è quella di dover supportare abilità immediatamente spendibili o che siano invalidanti rispetto alla vita quotidiana. In ambito psicopedagogico non è accettabili che il diritto alla ri-educazione riguardi soltanto, o principalmente, abilità cognitive di base e non la persona nella sua globalità. Suggestioni importanti circa questo approccio alla ricerca giungono da una ricerca americana del 2008 in cui si dimostra come un apprendimento efficacie delle lingue straniere sia correlato ad una maggiore attitudine all’apprendimento musicale nei bambini di scuola elementare, postulando la possibilità, già indicata da molti, che le competenze musicali e linguistiche potrebbero in parte essere elaborate su meccanismi neurali condivisi. Se il disturbo specifico di apprendimento ha una sua peculiarità, allora l’Amusia compromette una tipologia di apprendimento, di saperi e di conoscenze musicali, precipui del sistema formativo italiano.

La descrizione della molteplicità di sfaccettature che il disturbo presenta, non esime la riflessione pedagogica e psicologica dalla ricerca di strategie di diagnosi, di trattamenti e di eventuali riabilitazione del deficit, poiché evidenze sperimentali di autorevoli studi hanno inequivocabilmente testimoniato il completo recupero di questo deficit nei bambini (rispetto agli adulti, nei quali i trattamenti correttivi hanno prodotto risultati scarsamente valutabili) se preventivamente diagnosticati e affrontati con la giusta conoscenza dei metodi e delle teorie. Non da ultimo va ricordato come le abilità musicali soprattutto nei bambini siano fin dalla prima infanzia precursori di abilità sociali con il caregiver e tra pari e siano veicolo dell’intelligenza musicale. La riflessione pedagogica e psicologica, pertanto, non può esimersi dall’indagare l’impossibilità di uno studente ad acquisire abilità e sviluppare un’intelligenza musicale o la compromissione in un adulto di poter comprendere e eseguire un brano musicale. In quest’ottica, il recupero parziale o totale di queste abilità non può essere subordinato a concezioni di indispensabilità rispetto alla quale sia prioritario o esclusivo perseguire ciò che è utilizzabile nel quotidiano.