«Concorsone in ritardo, molti prof assunti l’anno prossimo»

da Corriere della sera

«Concorsone in ritardo, molti prof assunti l’anno prossimo»

I dati di Tuttoscuola: «Boom di bocciati all’esame. Solo il 7% delle graduatorie pronte a 15 giorni dell’avvio dell’anno scolastico». In campo 5mila commissari per correggere 1 milione e 402mila quesiti. Il ministro Giannini assicura: supplenti pagati in tempi certi

Antonella De Gregorio

Altro che «Buona Scuola»: la data della prima campanella si avvicina, ma le speranze di mettere in cattedra tutti i prof che servono si fa sempre più remota. E molti dei docenti che si sono sottoposti ad esame vedono sfumare il traguardo dell’assunzione. Le procedure concorsuali (ce n’è una per ogni materia e ordine di scuola) che hanno coinvolto 175mila candidati, in corsa per 63.712 cattedre, sono tutt’altro che esaurite, come invece sarebbe logico aspettarsi, dal momento che il ministero ha sempre rassicurato sulla possibilità di mandare in cattedra i neo-assunti già quest’anno. Sono anzi in pieno, lentissimo svolgimento.

Ritardo

L’ultimo allarme viene dalla rivista specializzata Tuttoscuola, che ha elaborato i dati degli Uffici scolastici regionali: «A due settimane dal termine ultimo del 15 settembre per la nomina in ruolo dei vincitori del concorsone per docenti, solo 111 delle 1.484 graduatorie finali previste sono pronte». E’ stato fatto poco più del 7 per cento del lavoro, nel 92 per cento del tempo a disposizione, mettendo in campo una macchina organizzativa di 5 mila commissari d’esame impegnati nella correzione di 1 milione e 402 mila quesiti (di cui quasi la metà ancora da correggere). Tantissimi i casi in cui gli orali devono ancora iniziare. A metà agosto erano stati corretti gli scritti solo del 60% delle commissioni. In Emilia Romagna, si riuniscono oggi le commissioni per stabilire i criteri da adottare per la correzione degli scritti. In Lombardia si sono chiuse solo 9 procedure concorsuali su 104 (4%), con il 20% di posti vacanti. In Sardegna si sono chiuse il 14% delle procedure, con ben il 42% di posti vacanti (113 sui 268 posti banditi). La regione più avanti è il Piemonte, con il 23% delle graduatorie concluse.

Il più grande concorso da 17 anni

È chiaro ormai che, anche se commissioni di concorso e Uffici scolastici regionali sono febbrilmente impegnati in questi giorni nel rush finale, molti vincitori entreranno in servizio con un anno di ritardo. Un rinvio che, per la scuola dell’infanzia e la primaria – che coinvolgono più della metà dei candidati – il Miur ritiene addirittura un «vantaggio»: consentirà di esaurire le graduatorie del concorso precedente. D’altronde, sostiene il ministro – che respinge seccamente le accuse di «fallimento» – si tratta del più grande concorso degli ultimi 17 anni. E l’obiettivo di quest’anno – coprire 32mila posti (oltre ai 30mila dell’organico di fatto) – verrà raggiunto. Con i prof neoassunti, quelli presi dalle «Graduatorie a esaurimento» (la legge prevede che siano il 50%, ma se occorre la quota verrà superata e «riequilibrata» il prossimo anno), o supplenti. Chi non entrerà in ruolo quest’anno, dal 2017 avrà la cattedra.

Boom di bocciati

Tuttoscuola torna anche a fare i conti dei bocciati: un’«ecatombe» che lascerà vuoti oltre 20 mila posti. Dalle 111 graduatorie al traguardo, per esempio, si prevedevano 2.959 posti a concorso ma non ci saranno vincitori sufficienti per coprirli: rimarrà vacante il restante 29,7%, pari a 879 posti. Con il paradosso che non saranno solo i tanti bocciati (oltre il 50%) a lasciare scoperte le cattedre, ma anche i promossi.

Supplenti

Intanto, il ministro ha annunciato una «svolta» nel sistema dei pagamenti delle supplenze: un decreto firmato mercoledì – del presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il ministro dell’Istruzione e il ministro dell’Economia – prevede tempi certi per il pagamento delle supplenze brevi e saltuarie del personale scolastico: con le nuove regole scatta l’obbligo di pagamento degli stipendi entro al massimo 30 giorni dalla fine del mese in cui si è svolto il servizio. Ad esempio, se un insegnante ha fatto 15 giorni di supplenza nel mese di ottobre dovrà attendere al massimo fino alla fine di novembre per vedere accreditata la propria retribuzione. «Si tratta di una vera e propria svolta che eviterà che si ripeta di nuovo quanto accaduto troppe volte in passato. E cioè che chi lavora con contratti a termine nelle nostre scuole, solo perché supplente, riceva con ritardo quanto gli è dovuto», ha commentato il ministro Giannini.