E a Torino i presidi insorgono: “Sarà il caos”

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da la Repubblica

E a Torino i presidi insorgono: “Sarà il caos”

Federica Patti, assessora all’Istruzione, ha dato l’ok ma precisa: “Il riconoscimento di un diritto e la sua applicabilità sono due cose diverse”

Mamme e papà si sono segnati in agenda il 3 ottobre. Da quel giorno il Comune di Torino consentirà, salvo colpi di scena da parte dei giudici, di mangiare a scuola il pasto che gli allievi si porteranno da casa, come imposto dalla corte d’Appello di Torino. Ma in che modo verrà organizzato il servizio è ancora tutto da decidere: un vecchio parere dell’Asl chiede di dotare le scuole di frigo e forni. E c’è chi fa notare i pericoli di un’eventuale commistione tra il cibo della mensa (controllato) e quello di casa, dunque ipotizza l’utilizzo di due stanze diverse o di vigilantes che controllino. «Sono soluzioni di cui non possono farsi carico le singole scuole», si lamentano i dirigenti. Altro quesito: come gestire il problema da martedì fino al 3 ottobre? Gli istituti si stanno muovendo in ordine sparso: c’è chi chiederà di portare i figli a casa, chi adotterà la doppia stanza, chi farà finta di nulla.
Per capire come si è arrivati fin qui bisogna tornare a due anni fa. La “lotta per il panino libero” (ma chi l’ha scatenata assicura che ai loro piccoli darà pasti di tutto rispetto) inizia nel 2014, quando un gruppo di genitori crea il gruppo “Caro mensa” per contestare al Comune un aumento del prezzo dei pasti. La battaglia funziona a metà: la Città crea una tariffa a consumo e non più forfettaria, ma i costi restano, a loro dire, troppo elevati. Così 58 tra mamme e papà iniziano una lotta legale, guidati dall’avvocato (e papà) Giorgio Vecchione. In primo grado va male, mentre lo scorso giugno la corte d’Appello di Torino dà loro ragione: i bambini hanno diritto di mangiarsi il proprio cibo e di farlo rimanendo a scuola con tutti gli altri, quindi il Comune si adegui. È una piccola rivoluzione, che però solleva diversi interrogativi, logistici ma anche educativi.
A luglio l’Ufficio scolastico del Piemonte annuncia che il ministero farà ricorso in Cassazione (ma per un pronunciamento ci vorranno mesi) e precisa che nel frattempo le scuole dovranno dare la libertà di panino solo ai figli di chi ha fatto causa. Intanto l’avvocato Vecchione fa partire altri ricorsi d’urgenza, da parte di 44 famiglie che chiedono di vedersi riconosciuto lo stesso diritto.
Oggi la battaglia legale infuria, ma lunedì la scuola comincia e da martedì parte il servizio mensa. Che fare? L’assessora comunale all’Istruzione Federica Patti ha annunciato chi vorrà potrà portare il panino da casa: entro il 26 settembre i presidi dovranno raccogliere le adesioni al nuovo servizio, che partirà il 3 ottobre. Però, fa presente l’assessore, «il riconoscimento di un diritto e l’effettiva applicabilità sono due cose distinte». L’avvocato Vecchione promette: «I bambini andranno a scuola con il baracchino già dal 13 settembre».