Riforma 0-6 anni, Renzi lancia il modello Reggio

da ItaliaOggi

Riforma 0-6 anni, Renzi lancia il modello Reggio

Il premier assicura: le risorse ci sono. la proposta puglisi costava un miliardo

Emanuela Micucci

La riforma 0-6 anni avrà le risorse per partire. Ad annunciarlo il premier Matteo Renzi, dopo aver studiato il modello Reggio Emilia di nidi e scuole dell’infanzia, visitandoo la scorsa settimana a il centro internazionale dell’Infanzia Loris Malaguzzi, sede della fondazione «Reggio Children». Una struttura all’avanguardia a livello internazionale sui processi educativi per l’infanzia visitata in media da 70mila tra pedagogisti, educatori, insegnanti ogni anno, provenienti da 34 Paesi del mondo che fanno parte del network. «Nelle deleghe attuative della legge 107», dichiara Renzi, «c’è una delega sull’educazione 0-6: fino a poco tempo fa non aveva stanziamento, adesso c’è». Sebbene la stessa norma precisi che le deleghe sono a costo zero per le casse dello Stato, condizione che però rende di difficile attuazione la delega sul servizio integrato 0-6 anni.

Del resto, la stessa proposta di legge Puglisi (n. 1260/2014) di riforma del settore, su cui si basa la delega, prevedeva una spesa a regime di circa 1 miliardo, risorse aggiuntive finora non previste nei documenti economici del governo. Ma la senatrice Francesca Puglisi (Pd) spiega che sul segmento 3-6 il Miur spende già 4,5 miliardi, dal 2014 è stato introdotto un indicatore per quantificare le risorse del Welfare destinate ai nidi; valorizzando i fondi europei e aggiungendo 100 milioni di euro all’anno secondo Puglisi si avrebbe il budget sufficiente. Fondi che ora Renzi annuncia di aver trovare senza né quantificarli né indicarne la provenienza.

Intanto il premier, in vista della delega, studia il modello Reggio Emilia, patria dei nidi più belli del mondo divenuti un modello esportato nel mondo, che però negli ultimi anni sembra entrato in crisi. Se in tutta la regione dal 2011 al 2015 si sono persi per strada 19 asili, che salgono a 70 se si va a ritroso fino al 2005, con un calo del 10% di iscritti tra i 0 e 3 anni negli ultimi due anni. A colpire è il dato di Reggio Emilia. La città è la terza per crollo di posti: -113 tra il 2013 e il 2015. Posti calati, spiegano, «perché è diminuita la richiesta». Ad incidere è anche la forte presenza di immigrati che i figli piccoli al nido non li mandano; infatti, Reggio è tra le città emiliano-romagnole con meno bimbi stranieri iscritti al nido: l’8,3%. A Reggio sono attive 97 strutture tra nidi e scuole dell’infanzia comunali, statali, convenzionati, privati. I nidi comunali sono 12, di cui 3 part-time, a cui si aggiungono 6 strutture convenzionate, uno spazio bimbi con servizio integrativo convenzionato e 7 nidi scuola dell’infanzia. La scuola dell’infanzia nel complesso contano 61 strutture. Le sezioni primavera sono 10, tutte in scuole d’infanzia cattoliche della Fism. Le liste d’attesa dei nidi comunali e convenzionati nella fascia di età lattanti/piccoli conta 55 bambini, in quella grandi/medi 51. In totale 106 bimbi che restano fuori. Nelle scuole dell’infanzia sono in lista d’attesa 98 alunni: 56 bambini di 3 anni, 26 di 4 anni e 16 di 5 anni.

Numeri di un successo che ha origini lontane. Infatti, il comune istituì la propria rete di servizi educativi nel 1963 con le prime scuole d’infanzia, a cui si aggiunsero nel 1971 i nidi a gestione comunale. Tanto che ben 6 nidi quest’anno compiono 40 anni. Si afferma così il Reggio Emilia Approach, una filosofia educativa ispirata da Loris Malaguzzi, che si fonda sull’immagine di bambino portatore di forti potenzialità di sviluppo e soggetto di diritti, che apprende e cresce nella relazione con gli altri. Un approccio globale che ha le sue colonne portanti nella partecipazione delle famiglie, il lavoro collegiale di tutto il personale, l’importanza dell’ambiente educativo, la presenza dell’atelier e della figura dell’atelierista, del coordinatore pedagogico e didattico, della cucina interna. Gli atelier in particolare sono veri luoghi del fare per pensare, dove i bimbi colorano, modellano crete, costruiscono le loro idee.

Un progetto su cui il comune si impegna con forti investimenti, circa il 15% del proprio bilancio, a cui si aggiungono fondi provenienti da rette e da altri enti. Rette che nei nidi per il tempo pieno variano dai 63 euro ai 197 per le famiglie in situazione di precarietà socioeconomica e da un minimo di 217 euro per famiglie con Isee fino a 14mila euro a un massimo di 540 euro per quelle con Isee che supera i 32mila euro. Oltre in Italia, dove inizia a farsi apprezzare dal 1997, oggi il Reggio Approach attraverso network internazionale Reggio Children è diffuso in 12 Paesi europei, tra cui Germania e Finlandia, 13 dell’America latina, in Canada, negli Usa, in Israele, Tailandia, Corea, Australia e Nuova Zelanda