Ape, 63mila pronti allo scivolo

da ItaliaOggi

Ape, 63mila pronti allo scivolo

Nicola Mondelli e Emanuela Micucci

Pensionamento flessibile e anticipato per 63 mila dipendenti della scuola. Tanti, secondo una stima di ItaliaOggi, potrebbero utilizzare l’Ape annunciata dal sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, Tommaso Nannicini, anche per i dipendenti pubblici. Saranno necessari 63 anni di età, potranno essere chiesti fino a 3 anni e 7mesi di anticipo, ma si lavora per estenderli a 4 anni tondi. Con una penalizzazione economica sull’assegno pari al 6% per ogni anno di scivolo. Salvo non si appartenga a una categoria protetta: secondo quanto filtra dal governo, vi rientrerebbe chi è disoccupato, chi accudisce un parente disabile, chi svolge un lavoro usurante e tra questi, novità dell’ultima ora, dovrebbero essere incluse anche le maestre della scuola dell’infanzia.

A legislazione vigente, nel 2017 sarebbero circa 15 mila, tra docenti e Ata, a poter fare domanda di pensione Se dunque la riforma dell’Ape dovesse passare, sempre che tutti gli interessati dovessero condividerla ed aderire, per la scuola si tratterebbe quasi di quadruplicare le uscite. Una boccata di ossigeno per i precari delle graduatorie ad esaurimento, ma anche per quelli che hanno vinto il concorso, e che rischiano di dover aspettare anni prima di essere assunti. Proprio a causa dell’assenza di posti disponibili, in particolare nelle regioni del Sud d’Italia dove anni di assunzioni in surplus rispetto alla popolazione studentesca e la mobilità straordinaria di quest’anno hanno praticamente esaurito le cattedre dell’infanzia e della primaria e hanno asciugato di molto alcune classi di concorso delle superiori.

Nel fare una previsione sul numero del personale della scuola che potrebbe trovarsi nelle condizioni che saranno richieste per accedere al pensionamento anticipato di vecchiaia, una premessa è d’obbligo: i numeri che seguono sono per forza di cose indicativi. I numeri reali li conosce solo il sistema informativo del ministero dell’istruzione che, incomprensibilmente, non li rende pubblici da alcuni anni. L’ultima pubblicazione contenente l’età anagrafica dei docenti e del personale educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario in servizio di ruolo risale al mese di giugno 2010 e riguarda l’anno scolastico 2009/2010.

Da quell’anno i dati sull’età anagrafica del personale in servizio sembrano essere stati secretati. Utilizzati dai funzionari del ministero dell’istruzione, e indirettamente al ministro dell’economia e delle finanze, per definire autonomamente gli organici previsionali e ogni altro provvedimento sia giuridico che economico da proporre prima e inserire dopo nei rinnovi contrattuali.

Dal 1° settembre 2017, stando ad una indagine condotta da ItaliaOggi sui dati ministeriali conosciuti in merito alle classi di età, 20.500 docenti e 6.000 Ata avrebbero i titoli per chiedere di accedere al trattamento pensionistico di vecchiaia con tre anni di anticipo; con due anni di anticipo sarebbero 18.000 docenti e 5.500 Ata mentre avrebbero titolo a chiedere l’accesso alla pensione di vecchiaia con un solo anno di anticipo 12.000 docenti e un migliaio di Ata.

Su quanti saranno quelli che chiederanno di accedere al pensionamento anticipato di vecchiaia è impossibile formulare una previsioni credibile. Si tratta di rinunciare ad una pensione decorosa, derivante da una anzianità contributiva, che per i soggetti indicati è compresa tra 38 e 42 anni, in favore di un breve anticipo di pensionamento. Sicuramente non avrebbero convenienza coloro che sono ad un solo anno dall’età di pensione di vecchiaia richiesta dalla normativa vigente (al 31 dicembre 2017 66 anni e sette mesi). Un ultimo anno di servizio consentirebbe loro infatti di maturare la pensione spettante senza penalizzazioni e, soprattutto, senza il peso di un debito ventennale, piccolo o grande che sia.

Penalizzazioni sull’ammontare della pensione, che secondo uno studio del servizio politiche previdenziali della Uil potrebbero aggirarsi tra 70 e 80 euro mensili per i docenti e 60 e 65 euro per gli Ata, unitamente al rimborso di una rata mensile di durata ventennale, potrebbero costituire per chi è invece a due o a tre anni dal compimento dell’età anagrafica prevista dalla normativa vigente (66 anni e sette mesi nel 2018 e 66 anni e undici mesi nel 2019) un ostacolo duro da superare se il provvedimento legislativo che dovrà legittimare il pensionamento anticipato non ridurrà sensibilmente le penalizzazioni e il debito.

In tutti e tre i casi, un harakiri che potrebbe essere posto in essere solo da chi potrà fare affidamento su altri redditi sia familiari che professionali.

Sul piano economico il solo beneficio sul quale potrebbero fare affidamento chi decidesse di accettare la proposta di pensione di vecchiaia anticipata sarebbe quello di vedersi anticipare di un anno la liquidazione dell’indennità di buonuscita.