Anche in tv la ministra falsifica la realtà

Anche in tv la ministra Giannini falsifica la realtà, nel tentativo di rasserenare con la propaganda l’opinione pubblica

I dati di ascolto relativi alla presenza della ministra Giannini ieri sera nel corso della trasmissione Politics sono stati deludenti. Siamo molto preoccupati per ciò che i dati di ascolto ci consegnano: una pericolosa riduzione di attenzione sociale, collettiva, verso la scuola pubblica e i suoi problemi, che a volte può rasentare l’indifferenza. È uno degli effetti negativi della riforma e dei messaggi ingannevoli, di propaganda, del premier Renzi e della ministra Giannini, per i quali “va tutto bene madama la marchesa”.

Il conflitto tra la realtà di estremo disagio, nella gran parte delle scuole italiane, e la rappresentazione falsa e rassicurante andata in onda anche ieri sera ad opera della ministra Giannini, spinge l’opinione pubblica ad allontanarsi e a disinteressarsi dei problemi legati all’istruzione primaria e secondaria. Invece, la scuola pubblica è patrimonio di tutti e bene comune dell’intera società. I suoi problemi non possono essere lasciati al volontarismo, e alla pazienza, di dirigenti scolastici e docenti, del personale ATA e soprattutto degli studenti. La ministra Giannini ha ripetuto che “la geografia non si può cambiare” quando l’80% dei docenti risiede al sud e il 70% degli studenti vive al centro nord. Ciò che la ministra nasconde, però, è che non lo scopriamo oggi, la realtà ci è nota da sempre, e se avesse ascoltato i soggetti rappresentativi del mondo complesso della scuola avrebbe utilizzato criteri più umani e razionali per disporre i trasferimenti di migliaia di docenti, invece di inventarsi uno strumento apparentemente oggettivo, e disumano, qual è l’algoritmo, che ha originato un caos notevole nell’assegnazione delle cattedre dei nuovi docenti immessi in ruolo. Come sempre, la ministra ha difeso lo strumento usato, la tecnica, contro quella umanità della vita dei docenti che le si è rivoltata contro. La colpa degli errori è sempre di qualcun altro. Ma le scelte politiche di chi sono? Della geografia? O piuttosto di chi guida il MIUR?  Come non ammettere che la legge 107 è stata fallimentare?

Nello stesso modo ha trattato il tema dell’alternanza scuola-lavoro, dinanzi alle legittime obiezioni di una studentessa, che ne rilevava il sostanziale sfruttamento da parte di alcune, se non moltissime, aziende. Ora, invece di replicare sull’applicazione concreta delle ore di alternanza, la ministra ha voluto ribadire l’ideologia della differenza tra sapere teorico e sapere pratico, perché così “sarà più facile trovare lavoro”. È la dimostrazione plastica di quanto segnaliamo da molto tempo: attenzione, perché l’ideologia che sorregge questo tipo di alternanza scuola-lavoro nasconde la volontà di trasformare le aule in centri di addestramento professionale piuttosto che di educazione e di conoscenza. Ma l’educazione e la conoscenza sono pilastri della nostra Costituzione e base delle pari opportunità di partenza per tutti. È per questo che abbiamo chiesto agli italiani di esprimersi con un voto referendario su questo decisivo e centrale tema.

E infine, la ministra ha detto in televisione, dunque in modo impegnativo, che il decreto delegato relativo alla cosiddetta fascia di età 0-6 anni è la parte più importante della riforma. Siamo d’accordo. Ma se è così, non sarebbe opportuno sollevare un dibattito pubblico ampio, largo, che coinvolga tutti gli attori sociali che della materia si occupano, e l’intera società, proprio perché l’educazione dell’infanzia interessa tutti? Oppure si pensa di fare come con la 107, con procedure autoritarie, e senza il necessario ascolto? Basta citare un provvedimento perché quest’ultimo sia buono? Non lo crediamo, e attendiamo lo sviluppo del decreto delegato sull’educazione dell’infanzia. Invitiamo la ministra Giannini a rendere pubblico il progetto  la sua filosofia ispiratrice e le risorse reali a disposizione. Non ci pare che la Ministra Giannini abbia dimostrato le competenze e l’umiltà necessarie per dirigere il Ministero dell’istruzione. Questo dato non può essere più occultato con la propaganda.