Scuola non statale in tilt: i docenti se li prende la statale

da tuttoscuola.com

Scuola non statale in tilt: i docenti se li prende la statale

Per effetto del concorso e del ritardo di assegnazione delle cattedre nelle scuole statali, le scuole non statali sono in crisi per rimpiazzare molti loro docenti che lasciano i propri incarichi per il posto fisso in quella pubblica.

Il Fatto quotidiano, in un servizio di Lorenzo Vendemiale, mette a nudo le difficoltà delle scuole paritarie nella sostituzione dei docenti chiamati dalla scuola statale proprio a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico.

“L’anno scolastico sta iniziando nell’incertezza anche nelle paritarie, che non essendo vincolate alla burocrazia ministeriale solitamente avevano sempre potuto completare i propri organici per tempo, in autonomia. Il motivo è presto detto: i ritardi della mobilità straordinaria e delle prove del concorsone hanno fatto slittare le tradizionali immissioni in ruolo di inizio anno a metà settembre. Sono centinaia, forse migliaia, i precari che insegnavano nel privato e che solo in questi giorni hanno ricevuto la chiamata per il posto fisso (che non si può rifiutare, pena la cancellazione dalle graduatorie). Per ognuno di loro che viene assunto nel pubblico, c’è un docente che manca all’improvviso in una paritaria. Basta fare un giro per le segreterie degli istituti per averne la conferma”.

“In passato un certo ricambio ad inizio anno era fisiologico, ma almeno sapevamo per tempo chi sarebbe rimasto e chi no. Stavolta no”, raccontano all’Istituto Marcelline di Milano. Siamo in imbarazzo anche nei confronti delle famiglie: loro pagano per un servizio che noi dobbiamo garantire. Non possiamo permetterci di non avere l’insegnante in classe, ma non dipende da noi. Oggi ci sono tutti, domani chissà: resteremo col tremore ai polsi fino a fine mese”.

“Anche selezionare i possibili sostituti è quasi un’impresa –  spiegano all’Istituto Asisium di Roma: Facciamo colloqui a gente che oggi è disponibile e fra due giorni potrebbe non esserlo più”.