A proposito di valutazione e dintorni

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A proposito di valutazione e dintorni

di Maurizio Tiriticco

 

Tre a mio avviso sono i temi/problemi su cui occorre far riflettere e operare gli insegnanti: a) progettazione/programmazione (pare che ormai siano concetti/operazioni molto desueti; si procede più seguendo il libro di testo che conducendo e realizzando interventi debitamente programmati, in sede di CdC e in chiave pluridisciplinare (l’interdisciplinarità richiede operazioni molto più complesse… ma chi pon mano ad essa?): b) misurazione, valutazione, certificazione. La confusione è tanta e da sempre!

Adesso, con le cinque letterine, il discorso misurativo pro valutativo per certi versi si fa interessante: esiste la C, quella soluzione intermedia che la valutazione decimale non permette (“questo 5 può o non può diventare 6???” E discussioni a non finire nei CdC finali); e speriamo che gli insegnanti non si inventino un B più più o un C meno meno! Capacissimi di farlo, se nessuno insegna loro che la valutazione è una disciplina che va studiata, come la matematica, la fisica, ecc! Non dovrebbe nascere dalla testa degli insegnanti, come purtroppo invece accade: per cui ciascuno ha “idee” diverse su concetti che invece dovrebbero essere condivisi e adottati, almeno in sede di inizio dell’anno scolastico…)

Per quanto riguarda l’animazione, ovvero la conduzione dell’azione educativa, non basta dire no alla lezione cattedratica e sì alla didattica laboratoriale; occorre sapere che cos’è un gruppo, in particolare un gruppo di apprendimento: Kurt Lewin insegni e anche Moreno! Ma chi li conosce? Comunque, si veda il bel libro di Graziella Ballanti, “Il comportamento insegnante”, di Armando. Chi sa che cos’è un sociogramma, come si amministra e si valuta e quali finalità persegue? E’ inutile che su tutti i doc Miur si insiste sulla didattica laboratoriale, se nessuno sa e dice quali complesse operazioni sottintenda e implichi! Molti anni fa scrissi un bel libro per la Tecnodid, Programmazione come Animazione, che non sembra affatto avere perso in credibilità: molto immodestamente ritengo di avere precorso i tempi Eppure c’è anche – o c’era – la lezione di Francesco De Bartolomeis, “Educazione e insegnamento”, “La ricerca come antipedagogia”. Per non dire dei Grandi! Visalberghi, Laporta! E, per gli stranieri, basti un Bruner!!!

Ho accennato a operazioni di cui ogni insegnante deve essere assolutamente padrone. So bene che la rigidità degli orari (8,30 matematica, 9,30 educazione fisica, 10,30 italiano, 10,30-10,40 ricreazione…) non permette altro che sollecitare la lezione cattedratica (“devo andare avanti con il programma; devo ancora interrogare gli alunni per la seconda volta, sennò come faccio a fare la media?”… che tristezza)!!! Questi criteri sono più da caserma e da carcere (la libera uscita, l’ora d’aria) che di una scuola avanzata. E non è un caso che i re sabaudi, quando cominciarono, oltre a requisire edifici religiosi, a costruire scuole, adottarono gli stessi criteri con cui costruivano caserme: corridoi e aule, corridoi e camerate. Obbligo di istruzione e obbligo di leva, per fare dei Lombardi e dei Siciliani degli Italiani (o Itttallliani, come poi avrebbe detto il Duce): leva e obbligo! E così formarono le nuove generazioni! E De Amicis e Collodi per i più piccoli! Per i più grandi c’erano “Ettore Fieramosca”, “La disfida di Barletta”, e tanti calorosi evviva alla casa sabauda: “Viva il Re, viva la Regina, Onde venisti? Quali a noi secoli sì mite e bella ti tramandarono? Fra i canti de’ sacri poeti dove un giorno o regina, ti vidi”: Carducci. Concetti e fatti che accompagnavano e sostenevano la difficile operazione di trasformare tanti piccoli staterelli in un grande Stato Nazione. Così l’Italia dopo l’Unità!

Non so se ci si pensa mai, ma la struttura oraria e contenutistica della nostra scuola è ancora quella di Coppino, Gentile, Bottai e di tutti i ministri repubblicani dell’istruzione che si sono succeduti. Con quadri orari concettualmente così antiquati e forzatamente rigidi (l’insegnante che corre da un’aula all’altra: mi raccomando! Non da una classe a un’altra: l’aula è un oggetto fisico, la classe è un concetto statistico), c’è molto poco da aspettarsi! L’ho detto e lo ridico: Giannini e Faraone o chi per loro, invece di rovinarci l’esistenza con l’impasticciata 107 (i cui fini sono solo quelli di privatizzare le scuole pubbliche: il che, com’è noto, è anticostituzionale), perché non hanno lavorato alla rivisitazione dei curricoli? Avvalendosi di esperti, ovviamente!!! Quand’è che l’obbligo decennale sarà veramente tale, se è ancora articolato in tre gradi? E senza alcuna continuità? E sono gli stessi gradi della riforma Bottai del 1940!!! In una scuola della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza, come si suol dire… ma non fare!!!

E’ un tema su cui ho già scritto tanto… ma nel deserto del Miur nessuno ti ascolta, tanto meno Giannini e Faraone! Campioni della ricerca psicopedagogica e didattica??? Non voglio offendere nessuno! La guida di un treno o di una nave non si affida a politici di occasione! Purtroppo nel nostro Paese… politique d’abord!!! E la competenza professionale conta come il due di briscola! Solo se serve alla politica, a far fare bella figura a un ministro! Questa è l’Italia, oggi, putrtroppo!!! E forse non solo oggi e non solo il nostro Bel Paese! A proposito, Il Bel Paese è un libro del 1876 scritto da un abate, Antonio Stoppani, che in secondo ginnasio mi dovetti sciroppare a causa di un prof. indubbiamente poco avveduto!