L’organico dell’autonomia parte, ma con il freno a mano tirato Un abisso tra le richieste delle scuole e il personale assegnato

da ItaliaOggi

L’organico dell’autonomia parte, ma con il freno a mano tirato Un abisso tra le richieste delle scuole e il personale assegnato

La personalizzazione dell’offerta formativa deve fare i conti con la preparazione e il reclutamento dei docenti

Giovanni Bardi

Con il nuovo anno scolastico parte anche l’organico dell’autonomia. Il miur ne ha tracciato le possibilità di utilizzo. Ma l’impressione è che si stia iniziando a guidare col freno a mano tirato. Destinato a soddisfare una varietà di istanze di potenziamento organizzativo e didattico, restano ancora da sciogliere alcuni nodi soprattutto in rapporto al curricolo della secondaria. L’organico dell’autonomia, si legge nella nota 2852 del 5 settembre, a firma del capo dipartimento Rosa De Pasquale, punta a realizzare quella che gli inglesi chiamano taylorizzazione dell’offerta formativa, ovvero la cucitura di un «vestito su misura per ogni studente». Ma è proprio sulla personalizzazione che l’organico dell’autonomia sarà chiamato a misurarsi. L’organico dell’autonomia, infatti, ambisce a riuscire laddove già altri strumenti dell’autonomia, come la flessibilità organizzativa, non sono riusciti.

Organico e governo del reclutamento. Innanzitutto c’è un problema di disponibilità di docenti da abilitare e inserire nel ruolo nelle classi di concorso richieste dai piani di miglioramento e dai Ptof delle scuole. Se la scuola nel Pof e nel Pdm ha previsto di potenziare italiano e matematica e si vede assegnati insegnanti di disegno tecnico e scienze umane, salta la «corrispondenza tra le attribuzioni dei posti e la specificità dell’offerta formativa». Il problema è stato il piano assunzionale e la mobilità straordinaria, dicono dall’amministrazione, per cui per questo turno bisogna accontentarsi. Ma per i prossimi trienni? Ci sarà bisogno di fare perno sull’orientamento alla professione docente, per preparare, dall’università ai Tfa e ai concorsi, l’indotto dell’offerta capace di corrispondere alla domanda di insegnamenti specifici proveniente dal Ptof delle scuole. In tutto questo andrà anche affrontato in modo ancora più specifico il problema del teacher shortage dei docenti di matematica. Sono loro quelli più richiesti dalle scuole ma anche i più difficili da trovare.

Organico e flessibilità. L’organico dell’autonomia si muove in una logica unitaria che vede insieme posti comuni, di sostegno e di potenziamento, in modo «funzionale alle esigenze didattiche, organizzative, progettuali» delle scuole. Con esso si realizzano attività di insegnamento, sostegno, potenziamento, nonché per quelle di progettazione, organizzazione e coordinamento. Ben sei funzioni che sostanzialmente cercano di rispondere, tutte insieme, al vuoto di quadri intermedi a livello organizzativo e di eccellenza didattica a livello di personalizzazione di apprendimento. L’onnicomprensività, a valle della singola scuola dell’autonomia, si attaglia però meglio ad un tipo di scuola come quella primaria, in cui non c’è un problema di specializzazione disciplinare dell’insegnamento e della relativa classe di concorso come alle secondarie. La verità è che nella scuola dell’autonomia, soprattutto a livello secondario, non è passata, perché non si è investito, la flessibilità organizzativa e didattica. Era già accaduto con la riforma del 2003 e lo stesso legislatore della 107 se n’era accorto, quando al comma 3 parla di pieno raggiungimento del curricolo «mediante le forme di flessibilità dell’autonomia didattica e organizzativa previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275». Guardando però i dati miur, ad esempio, al liceo, si nota come si ricorra alle unità orarie inferiori ai 60 minuti solo nel 3% dei casi a livello nazionale mentre il 96% collochi gli interventi in orario extracurricolare.

Organico e reti. L’altra dimensione tutta da esplorare è quella delle reti. Gli orientamenti non ne parlano, ma sarà questo un altro fronte da esplorare nella direzione del Pof del territorio. Di questo infatti si parla ma non è chiara, da questo punto di vista, la portata territoriale dell’organico dell’autonomia e il ruolo delle reti. C’è da dire che i presidi avevano chiesto una conferenza di servizio che garantisse l’equità delle scelte e delle attribuzioni. Non c’è dubbio che si tratterà di un terreno tanto minato quanto interessante e su cui le scuole saranno chiamate ad aprirsi e a confrontarsi nel prossimo periodo.