Progetto “TUTTO A SCUOLA”

Progetto “TUTTO A SCUOLA”
Lettera di Patricia Tozzi a Maurizio Tiriticco

 

Caro Maurizio,

sai che ti seguo da sempre e mi sono formata come docente anche grazie ai tuoi insegnamenti. Ho letto l’ultimo tuo scritto pubblicato su Edscuola e voglio condividere con te alcune riflessioni.

I miei alunni del corso D dell’IC Leonardo da Vinci di Roma sono da molti anni coinvolti in un percorso laboratoriale che riguarda lo studio della matematica e delle scienze. Ho chiamato il mio progetto “TUTTO A SCUOLA”, perché i miei alunni lavorano solo a scuola e, grazie a questa metodologia laboratoriale, riesco a ottenere straordinari risultati senza assegnare, se non in casi rarissimi, compiti a casa. Ho capovolto l’azione didattica con una didattica “rovesciata” che mette al centro l’alunno che costruisce il suo percorso di apprendimento.

Non c’è la lezione frontale tradizionale, non ci sono compiti aggiuntivi oltre l’orario scolastico: si lavora in laboratorio, in classe, in gruppo; l’apprendimento è fortemente cooperativo e condiviso. Se intendi questa metodologia quando parli di insegnante “muto”, ebbene si,un po’ muta sono anche io!

Il mio progetto è molto diverso dalle ormai famose FLIPPED CLASSROOM e da tutti quei metodi che prevedono che sia il docente a preparare e mettere on line il materiale che poi gli alunni debbano studiare a casa. I miei alunni studiano a scuola e sono veramente bravi!

L’ambiente in cui operiamo può essere l’aula, se l’attività non richiede particolari attrezzature; comunque, può essere anche qualsiasi laboratorio attrezzato (aula Lim, laboratorio multimediale, laboratorio scientifico, biblioteca ecc.) e può essere variato durante l’anno a seconda delle esigenze e di ciò che è stato programmato. In questo laboratorio si progetta, si sperimenta, si ricerca e tutti esercitiamo la nostra creatività, anche io che mi sono ritrovata a guidarli a fare inviti, volantini, libri e addirittura a scrivere con loro bellissime poesie!!! Ogni attività è fortemente personalizzata ma anche condivisa nel gruppo, consentendo a ciascun allievo di acquisire un metodo di lavoro personale e di utilizzare le sue attitudini e la sua personale intelligenza.

La motivazione, la curiosità, il metodo della ricerca, l’uso di uno stile cognitivo piuttosto che un altro permettono agli alunni di costruire un percorso individuale mediato poi con il gruppo.

Le ricerche vengono tutte fatte a scuola, nel laboratorio informatico, dove vengono anche letti libri, articoli di giornale, viene usato materiale che documenta il lavoro svolto dagli alunni negli anni precedenti e che è diventato una ricca fonte di documentazione.

I concetti vengono rielaborati, sintetizzati; il confronto fra gli alunni e con me è continuo. L’approccio ad internet è fortemente controllato, programmato, guidato e procede per gruppi. Non lascio mai che l’intera classe vada contemporaneamente in internet, non potrei controllare tutto; l’organizzazione prevede che i gruppi possano accedere un quarto d’ora/venti minuti a turno secondo quanto programmato (ad esempio i gruppi della prima fila il primo quarto d’ora, i gruppi della seconda il secondo quarto d’ora e cosi via…).

Nella mia carriera non ho mai dato ricerche da fare a casa: le ritengo inutili e distraenti; se invece, fatte in laboratorio informatico o alla Lim, generano curiosità, motivazione e apprendimento e non sono sicuramente il solito copia/incolla perche necessitano di rielaborazione e sintesi.

Occorre intendersi meglio sul significato di insegnante “muto”del quale parli nell’articolo. Nella mia esperienza alterno momenti di breve lezione a momenti di interlocuzione con i gruppi, a momenti di osservazione dei processi.

Il primo quarto d’ora è, di solito, un brainstorming di riflessione, durante il quale io guido e modero gli interventi per costruire con loro una mappa concettuale. Poi loro lavorano e io faccio il tutor.

Il lavoro svolto viene salvato su chiavette usb che rimangono sempre a scuola e alla fine dell’anno tutti i prodotti che sono il risultato di un anno di apprendimento, e sui quali sono stati condotte verifiche orali e scritte, vengono illustrati ai genitori e a tutti quelli che vogliono partecipare, che possono fare domande e sentono e vedono per la prima volta parlare gli alunni di un dato argomento.

I genitori non hanno mai visto studiare a casa i propri figli e rimangono strabiliati dalle loro capacità di comunicare, argomentare, confrontare e rielaborare e soprattutto dalla loro creatività, che viene sintetizzata in power point straordinari o in progetti di ricerca sul territorio elaborati con la statistica e spiegati in quel contesto. Sicuramente ricorderai quando due anni fa ti ho invitato e hai partecipato alla manifestazione finale della classe prima D.

Gli alunni, ora in terza, si ricordano di te, ti nominano spesso e hanno intenzione di invitarti alla manifestazione che faremo a maggio.

Tutto il lavoro, svolto a scuola, diventa un bellissimo e sintetico libro di testo, con i contenuti essenziali relativi al programma di quell’anno o un testo divulgativo e creativo, divertente ed originale, sulla storia della matematica e delle scienze, punto di partenza per la trattazione approfondita di alcuni argomenti. Se ad esempio parliamo di Archimede, approfondiremo poi le leve, il principio di Archimede ecc..Se parliamo di Newton, parleremo della luce, della gravitazione universale, dei principi della dinamica, ecc.

Nella classe terza spesso introduciamo un percorso statistico di ricerca sul territorio inerente sempre agli apprendimenti da promuovere.

Questa attività laboratoriale l’ho pensata inizialmente soprattutto per motivare gli alunni con qualche difficoltà, in particolare gli alunni con Bisogni Educativi Speciali, perché questi progetti permettono la personalizzazione degli apprendimenti e ogni alunno fa ciò che può con quello che sa e apprende facendo.

Ho superato da tempo l’organizzazione rigida della classe e la concezione trasmissiva dell’apprendimento che, nelle nostre scuole, è ancora invece prevalente.

Io taccio e osservo ma, lo confesso, non è stato semplice accettare una classe non muta ma vivace e dialogante! Il lavoro di gruppo non è quasi mai silenzioso.

Va, secondo me, superata la concezione trasmissiva dell’insegnamento che dà maggiore sicurezza agli insegnanti, ma che non consente di cogliere tutti quei processi in cui gli alunni sono coinvolti.

Il dialogo, il confronto continuo sono alla base della mia “classe rovesciata” e in questo sono certamente più “muta” di prima.

La mia classe è un osservatorio privilegiato delle competenze di cittadinanza che gli alunni via via acquisiscono; l’interlocuzione è continua e anche io mi immergo in una affascinante avventura di ricerca, non finisco mai di imparare e di stupirmi della bravura dei miei alunni.

Alla fine dell’anno i miei alunni costruiscono il loro prodotto finale, un bellissimo libro di testo che rimarrà sia in formato Word o Power point che in formato cartaceo ed avranno acquisito, oltre che competenze disciplinari, anche competenze trasversali e di cittadinanza attiva: hanno imparato a imparare, comunicano correttamente i risultati del loro lavoro, hanno conoscenze matematiche, scientifiche e tecnologiche, competenze digitali, sociali e civiche (imparano a confrontarsi e a rispettare le opinioni, a gestire i conflitti) e imprenditoriali (sanno fare un progetto e portarlo a termine nei tempi previsti).

In matematica dopo l’inevitabile spiegazione lavorano in gruppi eterogenei, anche fuori dall’aula (se un alunno si assenta, ha un quarto d’ora di recupero della attività svolta nelle lezioni precedenti da parte di un compagno) e uso molto il peer-tutoring perché i più portati fanno da guida a quelli con intelligenze di tipo diverso e i risultati sono sempre estremamente positivi.

Qualche compito a casa talvolta viene assegnato per consolidare alcuni percorsi, ma è tutto organizzato per un giorno settimanale concordato con i genitori ad inizio anno.

Quando assegno i pochissimi compiti, i ragazzi sanno che sono obbligatori.

La lezione di matematica comincia con l’esposizione degli obiettivi che si intendono raggiungere e alla fine della lezione si ripercorrono gli obiettivi prima enunciati e gli apprendimenti conseguiti, per vedere se sono stati raggiunti.

Il venerdì si riepilogano obiettivi e contenuti trattati durante la settimana, sottolineando su appositi fogli di sintesi, che consegno a genitori e alunni all’inizio dell’anno, i nuclei fondanti della matematica e delle scienze.

L’apprendimento è un percorso a due sensi: tanto imparano gli alunni e altrettanto imparo io continuamente da loro.

E’per me bellissimo vederli lavorare curiosi e motivati, vederli ricercare, creare e inventare interviste immaginarie, costruire i loro libri. Mi diverto e mi rimotivo anche io ogni volta, e questo è uno degli aspetti più belli dell’insegnamento: fare insieme un percorso di crescita, confrontarsi, imparare e sorridere molto insieme.

Cerco sempre di lasciare la loro creatività intatta. Ci sono testi più approfonditi e testi più semplici e superficiali. Ma sai quanto diversi sono i ragazzi e ognuno va motivato e valorizzato per le sue caratteristiche.

Ti ringrazio per avermi dato l’opportunità di spiegarti meglio il mio lavoro, lavoro che amo moltissimo e che è veramente per me il più bello (e faticoso!).

Ti abbraccio con affetto e enorme stima!