E l’educazione dove va a finire?

E l’educazione dove va a finire?
Maurizio pro (non vs) Enrico Maranzana!

di Maurizio Tiriticco

 

Caro Enrico! Se dico banana o gatto – oggetti fisici – tutto è chiaro, ma se dico virtù o educazione – concetti – nulla è chiaro. Quindi, ciascuno di noi può pensare dell’educazione ciò che gli sembra più congruente, ma… ricorro alla norma. Al comma 2 dell’art. 1 del dpr 275/99 leggiamo: “L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”.

Si tratta di concetti che, per certi versi, possono sembrare equivalenti – non si tratta né di gatti né di banane – ma che il legislatore ha voluto distinguere. Stando al sistema che il nostro legislatore ha descritto, se ne deduce che l’educazione è un concetto ampio, mira a… educare un soggetto in quanto cittadino di una Repubblica libera e democratica (io da piccolo sono stato “educato”, in quanto balilla, a credere, obbedire e combattere!!! Perché “il Duce ha sempre ragione”!!!). La formazione, nel nostro assetto normativo assume due significati: a) formazione della persona, di quel soggetto, distinto da un altro, in ogni tipologia di scuola; b) formazione professionale, mirata, invece, a formare per una certa tipologia di lavoro. L’istruzione attende ai contenuti dell’insegnare/apprendere, quindi alle discipline singole e o interagenti (pluri-, multi- e trans-disciplinarità).

Vengo ora al nostro Sistema di istruzione e formazione. Copio dal web la definizione di sistema: “In generale condizione necessaria perché sia stabilito un sistema e sia mantenuto come tale (senza degenerare nell’insieme dei suoi componenti) è che i suoi elementi interagiscano tra loro. In grande approssimazione, più elementi sono detti interagire quando il comportamento dell’uno influenza quello dell’altro, ad esempio attraverso scambi di energia negli urti, svolgendo funzionalità diverse, ad esempio in un circuito elettronico, e scambiando informazioni come nei sistemi sociali”. Sotto questo profilo, è ovvio che in una società organizzata e avanzata (a parte le difficoltà che il nostro Paese attualmente sta attraversando) un insieme di attività che mirano ai medesimi fini, pur nella differenziazione degli obiettivi di apprendimento, costituisce un sistema.

Se non erro, fu per primo Luigi Berlinguer, con la legge 30/2000, “Legge quadro in materia di riordino dei cicli dell’istruzione”, a parlare di “sistema educativo di istruzione e di formazione”. In seguito la Moratti, con la legge 53/2003, pur abrogando sia la legge 30 che la Legge 9/1999 (sempre di Berlinguer) contenente “Disposizioni urgenti per l’elevamento dell’obbligo di istruzione”, dedica l’intero art. 2 a delineare nei dettagli il “Sistema educativo di istruzione e formazione”. Correttamente osservi che con la legge 107/2015 il concetto/termine di educazione è stato omesso, per cui non abbiamo più un “Sistema educativo di istruzione e formazione”!!! La legge 107, infatti, così recita: “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”. E l’educazione dove va a finire? L’omissione non è casuale. Le istituzioni scolastiche autonome (forse una volta! Ora l’autonomia è solo uno strumento di concorrenza! Quando un DS può dire: “La mia scuola è migliore della tua!!!” Che pena!!!) non sono tenute anche e in primo luogo ad educare, ma semplicemente a istruire e formare. Un segno tangibile della insensibilità dell’attuale governo di fronte a quei concetti di Nazione, di Patria – senza alcuna enfasi – sui quali il compianto Presidente Ciampi ha speso tante energie. In un Paese in cui ormai la corsa al profitto e al faidaté è sempre più spietata – stante un governo senza ideali e senza Uomini ma con tanti Caporali – l’educazione è un optional, se non una “cosa” ingombrante. E allora, abbiamo capito! Gli attuali governanti non vogliono un Paese costituito di tanti Uomini, ma di uomini con la u minuscola e un drappello di caporali, abilmente guidati dal Caporal maggiore Matteo Renzi.

Giova ricordare quanto sosteneva in proposito il grande Totò: “L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per fortuna è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza avere l’autorità, l’abilità o l’intelligenza, ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque, dottore, ha capito? Caporali si nasce, non si diventa: a qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera.”

Non so se caporali si nasca! Comunque è vero che con gli attuali governanti rischiamo veramente che un drappello di caporali faccia polpette di milioni di cittadini!