Valutazione: tra realtà e schizofrenia

Valutazione: tra realtà e schizofrenia

di Maurizio Tiriticco

 

Con la Buona scuola, la Legge 107, il Nuovo governo e la Nuova ministra, la valutazione è diventata una sorta di girandola! Tutti valutano e tutti sono valutati! Un tempo gli insegnanti valutavano gli alunni; ora gli insegnanti sono valutati dai dirigenti scolastici, i dirigenti dagli insegnanti, e poi arrivano le prove Invalsi, redatte con criteri docimologici “avanzati” – potremmo dire – che né gli insegnanti né gli alunni conoscono, per cui, se la fortuna, il copio copias, l’aiutino vengono a mancare, sono dolori! Per non dire dei Pdm, dei Rav e delle altre diavolerie che l’attuale amministrazione inventa ed impone giorno dopo giorno. Per non dire poi che presto avremo cinque letterine e non più dieci numeri per misurare e valutare i compiti degli alunni e gli stessi alunni. E speriamo che i meno e i più non si moltiplichino e che spariscano per sempre!

Quel benedetto – o maledetto – articolo 3 della legge 53/2003 (ministro pro tempore Letizia Moratti) “valutazione degli apprendimenti e della qualità del sistema educativo di istruzione e formazione” ha avuto progressivamente ricadute non indifferenti sulle nostre scuole, per cui, mentre nel buon tempo antico i valutati erano solo gli alunni, nel buon tempo moderno, valutati sono tutti, alunni, insegnanti, dirigenti in un andirivieni di scartoffie che richiederanno fatica e tempo per essere redatte. Per non dire delle piccole invidie e delle ripicche personali che non so quanto peseranno nella formulazione dei giudizi che produrranno i loro effetti, oppure che nessuno mai leggerà… se non quando si tratta di prendere in castagna un povero Ds o un Insegnante sfortunato!

Che bello il buon tempo antico, quando l’insegnante aveva sempre ragione ed era l’unico responsabile del processo valutativo: con tutti i limiti di sempre, con quei meno e quei più e quei mezzi – non previsti da alcuna norma – ma che agli insegnanti piacciono tanto. E come faranno tra breve quando avranno a che fare con cinque letterine? Come in America, si dice! Il rischio è che il valutare, o meglio il valutare tutto e tutti, diventi una sorta di ossessione.

Eppure il problema c’è ed è grande, ma l’amministrazione non ne sembra pienamente cosciente. Da anni dico e predico che la valutazione è una disciplina che va studiata come la matematica o la filosofia! Invece? Succede che ciascuno valuta come crede, o meglio come crede che sia docimologicamente corretto! Ma non è così. Eppure di valutazione si sono occupati anni fa studiosi di vaglia, a cominciare dal compianto Mario Gattullo (Didattica e docimologia, misurazione e valutazione nella scuola, Armando, Roma 1967) e, a seguire, Michele Pellerey, Benedetto Vertecchi (ricordo il suo Manuale della valutazione, analisi degli apprendimenti, pubblicato nel lontano 1984 per i tipi degli Editori Riuniti), Roberto Maragliano, Luigi Calonghi, Francesco De Bartolomeis. Si tratta, però, di testi che oggi “non vanno di moda”! E da sempre insistiamo sulla differenza che corre tra il misurare e il valutare: per non dire della nuova operazione valutativa, il certificare. Si tratta di criteri e di procedure che gli insegnanti non possono non conoscere. Tra l’esito quantitativo dato da una griglia di correzione e l’espressione di un giudizio valutativo c’è un’enorme differenza. Due soli esempi: Gianni, sempre somarello, in un compito in classe prende un otto tondo tondo, e Pierino, sempre un ottimo Pierino, prende un quattro! Il commento dell’insegnante: “Gianni ha copiato. Pierino quel giorno aveva un gran mal di pancia”, L’effetto alone produce i suoi… effetti!

Insomma, valutare gli alunni e i loro compiti è sempre stato e sempre sarà un’operazione non facile. Ma ora, con le nuove disposizioni, abbiamo una sorta di bulimia valutativa. I ds valutano i docenti, i docenti valutano i ds, le istituzioni scolastiche devono autovalutarsi. Ma chi valuta le iniziative, non sempre provvide, di una Giannini o di un Faraone? Insomma, chi comanda ha sempre ragione e chi obbedisce deve sempre dimostrare che le scelte operate sono andate a buon fine? E guai a sbagliare!

Mah! Chi ci salva dalle ricadute di quella legge 107 in cui il valutare costituisce un vero e proprio tormentone? Il termine valutazione ricorre ben 45 volte! Sembra che il valutare sia più importante del progettare, del programmare, del fare formazione, dell’apportare i necessari correttivi in itinere. Insomma chi comanda ha sempre ragione, e chi è tenuto a ubbidire ha sempre torto! Per cui è bene, anzi doveroso, metterlo sull’attenti e… perché no? Redarguirlo in anticipo! Tanto, comunque, sbaglierà.

Eppure, in materia di valutazione abbiamo le chiare indicazioni del Regolamento sull’autonomia nonché la legge 169/2008 e il dpr 122/2009! Ma non sono sufficienti! Ogni ministro vuol dire la sua e vuole lasciare la sua impronta!