Conversando con un mio ex alunno

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Conversando con Massimo Palozza, mio ex alunno, oggi Prof!

di Maurizio Tiriticco

Hai ragione, Massimo! Ricordi chiaramente come io insegnavo… o meglio…non “insegnavo”, animavo, coinvolgevo! Sono convinto che un insegnante è anche un attore, o meglio lo dovrebbe essere! Come coinvolgi una trentina di ragazzotti/e che hanno mille dei loro problemi adolescenziali – difficoltà con la famiglia, amori non corrisposti, e mille altri – se non riuscendo, per quell’ora della cosiddetta lezione, a interessarli a un qualcosa di cui, ovviamente, a loro… nun gliene frega gnente, come diciamo a Roma? Drammatizzare la lezione: questo è il segreto! O meglio non fare la solita lezione, parafrasando il libro di testo, magari chiedendo loro anche di prendere appunti… Ebbene! Nulla di più scorretto!!!

Un grande insegnamento mi venne in quegli anni lontani dal Mistero Buffo di Dario Fo. Quei testi medioevali autentici che, se letti, sarebbero stati incomprensibili e di una noia mortale, drammatizzati, invece, avvincevano! Quindi, mai stare in cattedra! Muoversi, muoversi, parlare con gli occhi anche e con il viso intero, e con le mani anche e con tutto il corpo. Certamente con il canto del Conte Ugolino la “cosa” sembrerebbe facile, ma… Sfido tutti i colleghi di lettere a proporre il canto secondo del Paradiso! La causa delle macchie lunari! Uno dei canti più “difficili”… in effetti sembra di essere in un’aula Scolastica del lontano Medioevo! Si pensava che ogni fenomeno naturale e/o celeste fosse spiegabile con il solo e semplice uso della ragione. E la spiegazione che allora si dava delle macchie lunari era quella che più cretina non poteva essere… Queste dipendono – lo sostiene Beatrice e semplifico – dalle diverse influenze esercitate dagli altri pianeti! Eppure Dante è un grande poeta ed io lo amo!!! Ma Aristotele è Aristotele e la Scolastica è la Scolastica. Tutti i fenomeni dell’universo erano… facilmente spiegabili!!! La Bibbia e Aristotele contengono la Verità. E ne erano convinti!!! Eppure qualcuno mette in dubbio l’esistenza del secoli bui! Mah!

Che fatica dovette fare il buon Galileo quando osò proporre il metodo sperimentale, e se la vide proprio brutta con il Cardinal Bellarmino. O tempora o mores, quando la Chiesa e i suoi pontefici dettavano legge e detenevano la Verità!!! E i roghi si sprecavano! Erano gli spettacoli della domenica! Tutti in piazza a vedere come cuoce un certo Bruno! Che bello che bello che bello! Copio dal web: “L’8 febbraio 1600, al cospetto dei cardinali inquisitori e dei consultori, Bruno è costretto ad ascoltare in ginocchio la sentenza di condanna al rogo; terminata la lettura della sentenza, Bruno si alza e ai giudici indirizza la storica frase: «Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam», (Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla). Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio, con la lingua in giova – serrata da una morsa perché non potesse urlare – viene condotto in piazza Campo de’ Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere”.

Ovviamente è raro che un insegnante si cimenti con quel canto secondo del Paradiso… eppure… se si riesce a ricreare l’atmosfera di quel mondo a noi lontano in cui, aristotelicamente, tutto si risolveva ragionando, i conti tornano. Il metodo sperimentale era lontano mille miglia da quel mondo. Bastava un semplice ragionamento (per tutto il Paradiso Dante fa la parte del cretinetti e Beatrice quella della professoressa Sottutto) e la Verità, con la V maiuscola eccola lì, bella scodellata!

Eppure Dante è Dante e il suo poema avvince! Però, non al liceo! Che brutti ricordi! Il Prof. leggeva e parafrasava! Dante l’ho “scoperto dopo”, quando ai concorsi a cattedre si doveva “portare” per intero la Divina Commedia. Ebbene, riletta per intero a casa, nel mio studio, con più note a disposizione, posso dire di avere scoperto Dante e la sua grandezza per la prima volta. E questo entusiasmo per Dante non so se sono riuscito a trasferirlo poi nelle mie attività di insegnante!

Per certi versi non credo! Avere a fare con il Paradiso in una quinta classe di un istituto tecnico di Roma negli anni della contestazione – ed anch’io contestavo – era difficile far passare la lezione di Dante. Quando i miei studenti – ed io stesso – si dovevano misurare con i fascisti! Ed è difficile leggere il Paradiso quando non sai che cosa succederà alla fine delle lezioni! Ma quegli anni sono passati ed oggi c’è tutto il tempo per “godere” della Commedia! Purché la si sappia proporre!