“Storia di un corpo” di Daniel Pennac
Universale Economica Feltrinelli 2014
di Mario Coviello
Pubblicato in Francia nel 2012 con il titolo “ Journal d’un corps”, nell’Universale Economica Feltrinelli dal 2014,” Diario di un corpo” di Daniel Pennac mi ha riavvicinato ad un autore che ho amato molto non tanto per la saga di grandissimo successo dei Malaussène , quanto per “ L’occhio del lupo” che i mie alunni di seconda media, più di venti anni fa, hanno animato con grande successo. Di Pennac ho studiato il saggio sulla lettura “ Come un romanzo” e il suo decalogo che ha insegnato a generazioni di docenti e lettori in tutto il mondo che la lettura è piacere e per insegnare l’amore per la lettura si devono bandire esercizi, questionari, temuti strumenti di tortura per gli alunni.
Ho amato Pennac per “ Diario di scuola” del 2008 nel quale racconta la sua vita di scolaro che viene dai genitori rinchiuso in un collegio perché non sa leggere, parlare e viene ripetutamente bocciato. E Pennac, che diverrà poi un docente di scuola media, si salva perché incontra un professore che crede in lui e lo incoraggia a scrivere le sue paure e frustrazioni.
In una recente intervista pubblicata da Repubblica Pennac insiste sulla necessità dell’ironia prima di tutto verso se stessi per vivere la vita nel modo giusto. “ Impariamo a non prenderci mai troppo sul serio..” non si stanca di ripetere.
Ed è proprio questo, a mio parere, il senso di “ Storia di un corpo” che vi consiglio di leggere perché con leggerezza spietata racconta un uomo attraverso i cambiamenti del suo corpo.
“Taciturno,ironico,diritto come un fuso, accompagnato da una reputazione internazionale di vecchio saggio il padre di Lison( la mia amica ) mi intimidiva. Se c’era un cosa che non potevo assolutamente immaginare di lui che aveva passato tutta la vita a scrivere( una pila di quaderni dalla copertina nera)”.
Con questa “avvertenza” inizia “ Storia di un corpo” che un papà lascia all’amata figlia Lison , “ un diario del mio corpo” ..proprio io che non sono mai stato molto “fisico”…Non credo che i miei figli e i miei nipoti mi abbiano mai visto nudo,raramente in costume da bagno…Il corpo non era un argomento di conversazione per uno nato nel 1923..Il corpo è un’invenzione della vostra generazione, Lison. Almeno per l’uso che se ne fa e per lo spettacolo che ne viene dato… Più lo si analizza questo corpo moderno, più lo si esibisce, meno esiste.”
Il diario quotidiano “ sorpresa per sorpresa” di questo “ compagno di viaggio, della macchina per essere” mi ha sorpreso, disgustato,commosso,mi ha fatto arrabbiare. In questo diario mi sono ritrovato. L’esperienza della vita addosso, quella vita tanto attesa dal basso di un corpo di dodici anni che si guarda allo specchio e decide di crescere; ma, soprattutto, di vedersi crescere, di combattere la paura di esistere a dispetto di una madre per la quale rappresenta nient’altro che il “fantasma” di un uomo “.
Pennac non risparmia al lettore “concerti di peti”..”annusate sotto le ascelle” , orgasmi potenti come eruzioni vulcaniche e dolori brucianti, muscoli felici per una lunga camminata per Parigi e denti che fanno male, evacuazioni difficili e meravigliose avventure del sonno , le lentezze, le amnesie, di un corpo che invecchia.
Questo padre ha un rapporto difficile con il suo corpo perché mai riconosciuto da una madre fredda e amato dalla tata Violette, da un padre sopravissuto alla guerra che lentamente si spegne insegnando al figlio, che non manda a scuola ,” un sapere universale, curato come eredità di un amore unico “.
Un padre che ha la fortuna di sposare Mona che “divora con le narici, la lingua,annusa,lecca,gusta..”che ama e lo completa. Un padre che riesce ad avere un rapporto vero solo con Lison, la figlia femmina e non con Bruno il maschio.
Un padre che diventa nonno e coltiva un rapporto vitale con il nipote Gregoire, figlio del figlio e con le gemelle della figlia. Queste relazioni il protagonista di “ Diario di un corpo” le racconta analizzando i cambiamenti, le trasformazioni, gli acciacchi, le malattie del suo corpo. Dai dodici agli ottantotto anni, dal settembre del 1936 all’ottobre del 2010, lo scrittore non risparmia nulla al lettore e ciascuno ha la possibilità di rispecchiarsi, ritrovarsi, recuperare attimi, emozioni, sensazioni della propria esistenza e del rapporto con il proprio corpo che Pennac definisce “ Il mio giardino segreto”.
“ Diario di un corpo” è il racconto leggero, ironico,crudele di un padre,di un nonno, di una famiglia… ”un perenne esercizio di messa a fuoco. Sfuggire allo sfocamento,tenere il corpo e la mente sullo stesso asse…Ho passato la vita a “inquadrare”,(pag 258). ‘L’uomo nasce nell’iperrealismo per dilatarsi pian piano fino a un puntinismo alquanto approssimativo per poi disperdersi in una polvere di astrattismo”.
E noi ?
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