Conversando con Franco De Anna

Conversando con Franco De Anna, l’“amico critico”!!!

di Maurizio Tiriticco

 

Caro Franco! Ma perché credi che io, come un beota inguaribilmente ottimista, non veda errori nel nostro passato? Ma come non vedo errori! Se leggi il mio BALILLA MOSCHETTIERE che Tullio De Mauro è stato così caro da introdurre, vedrai che tutta la mia adolescenza è stata funestata dal credere obbedire combattere… con tutto quel che seguì!. Ma lo aveva detto il Duce! E aveva anche detto: “Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi”. “Romperemo le reni alla Grecia. Ci riprenderemo il Mare Nostrum”. E quante canzoni accompagnavano le sue frequenti esternazioni dal balcone di Piazza Venezia! “Temprata da mille passioni, la voce d’Italia squillò. Centurie, coorti e legioni in piedi che l’ora suonò”. “Sole che sorgi libero e giocondo, sui colli nostri i tuoi cavalli doma. Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”. E il prof di latino ci disse che era la traduzione di un certo Orazio – non il marito di Clarabella – grande poeta latino, che aveva scritto il Carmen saeculare, in cui così si leggeva:! Alme Sol possis nihil Urbe Roma visere maius”.

E poi è venuta – ma non per caso – la guerra! E il Duce il 10 giugno del 1940, dallo storico balcone di Piazza Venezia così esordì tra gli applausi della folla… ed anche i miei!!!

“Combattenti di terra, di mare e dell’aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania. Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano. Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell’edificio, l’ignobile assedio societario di cinquantadue Stati. La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è testimone che l’Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l’Europa; ma tutto fu vano. Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l’eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate. Bastava non respingere la proposta che il Führer fece il 6 ottobre dell’anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.

“Ormai tutto ciò appartiene al passato. Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi e i sacrifici di una guerra, gli è che l’onore, gli interessi,l’avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia. Noi impugnammo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l’accesso all’Oceano. Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione. È la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l’oro della terra. È la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto. È la lotta tra due secoli e due idee. Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l’Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate”.

Per la miseria, dicevo io, balilla moschettiere convinto. Qui occorre menar le mani! E tutti i Balilla Moschettieri sono più che pronti!!! Sempre temprati! Quanti Balilla, sempre in divisa, impeccabili, salvavano le contadine dalle aquile, o le lavandaie che erano cadute nel fiume. A scuola, il sabato fascista (facevamo il verso al sabato inglese) noi sempre in divisa! E gli insegnanti in orbace!! E nelle date apposte ai compiti a casa e in aula doveva sempre apparire l’anno progressivo dell’Italia fascista. Siamo arrivati, se non erro, fino al XXIIesimo, contando la RSI. Ed io, siccome scrivevo bene, partecipavo sempre ai Littoriali e i miei temi finivano sempre così: “Il Duce al Poppolooo Itaglianooo ha detto Vincereee e noi… abbiamo fermamente risposto: Vinceremooo”! Quante terre dovevamo liberare! “Tunisi nostra, terra cielo e mar, Malta baluardo di romanità” “In piedi camicie nere, in piedi, fratelli Corsi”… Mica male… e “Romperemo le catene che ci soffocano sul nostro mare (Gibilterra e Suez, occupate da sempre dagli inglesi! Il popolo dei cinque pasti! Vergogna!!!) E c’era un giornalino, “Il Balilla”, che eravamo obbligati a comprare, ma che a me non piaceva! Ero matto per il Corriere dei Piccoli, Topolino, L’Avventuroso, con Gordon, Cino e Franco, l’Uomo Mascherato.

E poi c’erano le “canzoni del tempo di guerra”… sempre alla radio prima del giornale radio delle 20. Eravamo abituati da anni, fin dalla campagna d’Etiopia: “Faccetta nera, bella abissina, aspetta e spera che già l’ora si avvicina! Quando saremo vicino a te, noi ti daremo un altro Duce e un altro Re”. E, a seguire, quelle del ’40! “Battaglioni del Duce battaglioni, della morte creati per la vita, a primavera inizia la partita e i continenti fanno fiamme e fior!!! Per vincere ci vogliono i leoni di Mussolini armati di valor”. “Camerata Richard benvenuto, posa il sacco, si scivola, bada. C’è il nemico al di là della strada. Parla piano: già ci hanno veduto”…. “Tutti le sere sotto quel fanal, una volta ancora ti voglio salutar…”; “Caro papà, ti scrivo e la mia mano quasi mi trema, lo comprendi tu! Son tanti giorni che mi sei lontano e dove vivi non lo dici più”… “Ciao biondina, ci rivedremo…”, “Vincere vincere vincere, e vinceremo in cielo in terra in mare. E’ la parola d’ordine di una Suprema Volontà,..”, “Là nella notte nera nella fitta oscurità…”. E sul Balilla, un settimanale di una noia estrema: “Re Giorgetto d’Inghilterra, per paura della guerra, chiede aiuto e protezione al ministro Ciurcillone! E poi dopo l’8 settembre e la fondazione della Repubblica di Salò: “Allerta imboscati, che gli Emme son tornati, per voi! Sarete bastonati, da noi!”.

Comunque, a temperare quel clima bellicoso, c’erano il Corriere dei Piccoli, con Bibì e Bibò, il Sor Bonaventura, il Sor Pampurio e la servetta, Marmittone, il Dottor Seforsema. E c’era l’Avventuroso con i fumetti americani, Gordon e l’Uomo mascherato e l’agente X9, e Cino e Franco! E Topolino, che poi divenne Trottolino con disegnatori italiani. E a fianco, sempre e comunque le “Canzoni del tempo di guerra”. “Vincere…” “Salve o Re, Imperator! Nuova legge il Duce die’, al mondo e a Roma il nuovo Imper, fecondato dal lavor! Legionario orgoglio avrai del tuo Imper! Popolo fedel, col sangue lo creò; credere e obbedir, combattere saprà! Vittoriose leverà fulgide le insegna della Patria al Sol”.

E i Bollettini di guerra, sempre letti alla radio… il bello era che le nostre truppe si spostavamo sempre sulle posizioni precedentemente individuate, firmato: generale Ambrosio. Insomma, un misto di nostalgia, di consapevolezza, di presa per i fondelli… ma poi cominciammo a conoscere le sconfitte, quelle serie e i bombardamenti sulle nostre città.

Sorsero i primi interrogativi, poi le delusioni! Insomma dal 10 giugno 1940 all’8 settembre 1943 fu un continuo di bombardamenti su tutte le nostre città, soprattutto Torino, Genova, Milano, Napoli. E il 19 luglio toccò a Roma! E noi, invece, avevamo sempre pensato che saremmo rimasti immuni, grazie al Papa!!! Invece! Centinaia di aerei americani bombardarono e distrussero lo scalo dei treni del quartiere San Lorenzo… e fecero circa tremila morti e undicimila feriti. Pio XII visitò le zone colpite, ben accetto dalla popolazione, ma, quando si presentò il rappresentate di re Pippetto (alias Vittorio Emanuele III), la folla lo prese a sassate!

E sui fronti… sconfitta dopo sconfitta, sempre edulcorata dai “bollettini di guerra”… Però, imparammo le prime note della Quinta di Bethoven e scoprimmo – ma il volume della radio era sempre basso basso, perché in ogni palazzo c’era il responsabile (della fede fascista, contro i disfattisti) – radio Londra con i commenti del Colonnello Stevens e i messaggi speciali per i partigiani… Maria canta male. La raganella non canta. A Mussolini fa male un Po. Ad Hitler fa male un Reno. Felice non è felice. E’ cessata la pioggia. La mia barba è bionda. La mucca non dà latte. Giacomone bacia Maometto. Le scarpe mi stanno strette… E così via!!!

Ed io potrei continuare all’infinito, ma… A me fanno male le dita. A Franco fanno male gli occhi. Ma, soprattutto, non vorrei averti annoiato! Un abbraccio forte!!! Maurizio