Università e persone con disabilità intellettiva

Superando.it del 18-10-2016

Universita’ e persone con disabilita’ intellettiva

di Salvatore Nocera*

«È utile per i nostri ragazzi con disabilità intellettiva la frequenza dell’Università per una loro crescita umana, intellettuale e sociale?»: a chiederselo – e a chiederlo alle Associazioni Nazionali di persone con disabilità – è Salvatore Nocera, a seguito di un articolo recentemente apparso su tale questione e cercando di aprire sulla stessa «un dibattito serio, pacato, documentato e soprattutto finalizzato al vero interesse di crescita dei nostri ragazzi con disabilità intellettiva».

Leggo un articolo pubblicato il 10 ottobre scorso dall’Agenzia «Redattore Sociale» (Disabilità intellettiva, con l’inclusione si aprono le porte dell’università) e a parte le questioni strettamente legali, relative ai ricorsi ai TAR (Tribunali Amministrativi Regionali), con conseguente attribuzione formale di un diploma, necessario ad essere ammesso agli studi universitari, mi chiedo e chiedo alle Associazioni Nazionali di persone con disabilità: è utile per i nostri ragazzi con disabilità intellettiva la frequenza dell’Università per una loro crescita umana, intellettuale e sociale?
Penso ad esempio al fatto che normalmente anche alunni senza disabilità trovano le nostre università orientate su studi molto astratti e quindi intellettivamente difficili.
Nell’articolo citato, poi, si legge che anziché mandare i nostri ragazzi ai Centri Diurni o tenerli a casa, è meglio mandarli all’Università. Ma il ruolo dell’Università, come istituzione di alta cultura, è quello di “parcheggiare” studenti con disabilità intellettiva, che possono non sapere né leggere né scrivere? Sarebbe logico mandare una persona sorda a frequentare un corso di alta cultura coreutica e musicale? Sarebbe logico mandare una persona cieca a specializzarsi in un corso di tiro al piattello?

So bene che con queste domande solleverò – provocatoriamente – una sorta di vespaio, ma è la notizia letta in quell’articolo che mi ha stimolato tali quesiti e che giro all’opinione pubblica, perché si possa aprire un dibattito serio, pacato, documentato e soprattutto finalizzato al vero interesse di crescita dei nostri ragazzi con disabilità intellettiva.

Presidente nazionale del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) della quale è stato vicepresidente nazionale.