E lo chiamano amore

E lo chiamano amore

di Adriana Rumbolo

Un bambino molto piccolo sente  sbattere  una porta ,un tuono durante un temporale, voci concitate e lui impaurito, piange, chiede aiuto.
Se l’aiuto arriva con un abbraccio affettuoso della mamma, si calmerà.
Rassicurato  imparerà a chiedere aiuto  e   modulare un’emozione troppo forte e improvvisa.
Anche la scomparsa da un ambiente dell’unico volto familiare può sconvolgerlo tanto da sentirsi  solo e  abbandonato e piangerà.
La risposta rassicurante  della mamma,  lo aiuterà a ritrovare la sua tranquillità.
E  se qualcosa di fastidioso o insopportabile scatenerà la sua rabbia ,spaventato chiederà ancora una volta aiuto con il pianto.
Di nuovo l’abbraccio a tutto tondo della madre, riporterà  la rabbia sotto il  livello di guardia ..Questi diversi sistemi emozionali, radicalmente genetici ,rabbia ,paura ,angoscia di separazione  si trovano  nel cervello inferiore  del neonato che  in quella fase è dominante , poiché il cervello  razionale superiore del bambino,  non è ancora pronto al loro  controllo.
I genitori , rispondendo alle richieste di aiuto insegnerebbero  al neonato a modulare quelle emozioni,e favorirebbero la maturazione dei  percorsi cerebrali essenziali del cervello razionale,superiore …
Se, i  genitori, non saranno in grado di farlo,  per svariate cause, quei bambini  potrebbero  manifestare  in futuro   gravi disturbi  comportamentali ,soprattutto affettivi- sessuali e il mancato sviluppo delle qualità umane superiori ,come la capacità  di provare  interesse per gli altri e di riflettere in modo consapevole sui propri sentimenti.
Anche i  veterinari si raccomandano di  non  staccare i cuccioli dalla madre ,prematuramente,prima che  abbia insegnato loro l’autocontrollo emotivo.
In un incontro ,con una seconda media , una studentessa di dodici anni ,mentre si parlava dell’attività del cervello durante il sonno,all’improvviso: ”Ho sognato  che ero in difficoltà mi sentivo  angosciata. Volevo chiedere aiuto, ma la voce non usciva”.
Forse aveva perso la sua voce quando nessuno aveva risposto al suo pianto e ora  chissà se l’avrebbe recuperata.
Questo sogno è molto frequente.
I bambini continuano a chiedere aiuto nel loro percorso emotivo non  solo col pianto, ma  con messaggi chiari e forti, : enuresi, tics,incubi, encopresi, regressioni,blocco dei meccanismi difensivi ,aggressività  ,profitto scolastico non buono, difficoltà nella vita di gruppo  ma spesso il pregiudizio e la vergogna scolorano il tutto nell’espressione “con il crescere migliorerà ,aspettiamo”..
Mentre il tempo  passa senza alcun  intervento   genitoriale o degli educatori nell’adolescenza  per la grande energia dei cambiamenti sessuali ,fisici ,intellettuali emotivi tutti mischiati fra loro, quei disordini emotivi  ritorneranno più forti, meno comprensibili e più incontrollabili.
L’ affettività e la sessualità quando non interagiscono con gli altri  potrebbero  rimanere concentrate  solo    su se stesso (narcisismo) con varie problematiche a volte difficili da capire.
Nei  primi  approcci questi soggetti si mostreranno gentili, servizievoli addirittura ,affettuosi ,ma  la loro   finalità  non sarà amare ,ma possedere ,dominare. con   violenza e incutendo paura.
A ogni  piccola  frustrazione spesso   vissuta come un attacco intenzionale  alla loro autostima, pericolosamente fragile, reagiranno  con rabbia violenta e distruttiva.
E allora su un soggetto (preferibilmente un familiare), bloccato nei meccanismi  difensivi,pieno quindi di paure ei insicurezze, la     rabbia esploderà  e si calmerà solo annientandolo  psicologicamente  o addirittura  eliminandolo  fisicamente.
Anche a scuola spesso si percepiscono queste dinamiche di gruppo.
E’ molto difficile individuare questi  soggetti, ma non impossibile perché nella famiglia si presentano in un modo e con gli estranei in modo completamente diverso.
Conoscono bene il copione della loro vita,delle loro sofferenze delle loro paure, e  sentono  la   compulsione,  per gratificarsi,  di vederle rivivere negli occhi della vittima, che guidati dall’inconscio avranno individuato  fra coloro che per un’ educazione rigida e giudicante   non   reagiranno,   perché  neanche  sospettano   di avere il diritto  di ribellarsi.
Da queste situazioni di forti conflitti e tensioni spesso la cronaca ci informa che è scoppiata una tragedia familiare o sociale.
La prevenzione potrebbe ridurre queste violenze e anche  la scuola che i ragazzi frequentano per molti anni potrebbe fare molto.
La scuola ha paura di parlare di educazione sessuale: l’educazione sessuale  non è solo riproduzione.
La scuola dovrebbe solo comprendere che quando si parla di educazione sessuale si parla anche di educazione emotiva e viceversa.