NO (ANCORA E SEMPRE) ALLA CHIAMATA DIRETTA

NO (ANCORA E SEMPRE) ALLA CHIAMATA DIRETTA – RIPRISTINO DI GRADUATORIE OGGETTIVE E PUBBLICHE

Incontro Miur-sindacati per il prossimo contratto sulla mobilità dei docenti.
Non ci siamo soprattutto per un punto.
Apprezziamo le aperture (rivelate da fonti giornalistiche), che sono anche un gesto di responsabilità del ministero sulla mobilità non più demandata ai vincoli della legge 107-2015 (la scuola alla buona), a cominciare da una fase unica e non frastagliata: la semplificazione doveva partire da lì.
Inoltre il vincolo provinciale triennale appare proprio indigesto per i tanti disagi di una mobilità nazionale affidata ad un ancora dubbio e ancora ignoto algoritmo (disagi e dubbi sui quali si sono espresse varie sentenze di tribunali del lavoro, ndr) e salutiamo con favore la possibilità (non la sicurezza, si badi) di far ritorno nelle proprie regioni per molti docenti, soprattutto meridionali. Questo a medio termine creerà degli effetti benefici anche per la stabilità dell’organico delle scuole del centro-nord e, perché no?, anche di quelle meridionali.
Non sono invece soddisfacenti gli sviluppi del cuore della legge 107, la chiamata per competenze o diretta: se le indiscrezioni fossero confermate, si tratterebbe per i docenti di poter esprimere 15 preferenze, ma di esse solo massimo 3 scuole e massimo 12 ambiti territoriali, con la conseguente permanenza delle chiamata estiva dei presidi. Questa situazione creerebbe una probabile asimmetria proprio in quelle province con maggiori richieste di mobilità: solo un numero ridotto vedrebbe la propria richiesta di scuola accolta, gli altri andrebbero nel girone dei “nominati”.
A questo il coordinamento scuola di RISORGIMENTO SOCIALISTA dice di no, ancora una volta, come per la difesa della Costituzione il 4 dicembre (una data vissuta da molti docenti come liberazione dal governo della legge 107), invita gli altri movimenti e partiti della sinistra popolare ad una mobilitazione che porti ad uno sciopero, se necessario.
Chiediamo infine ai sindacati, compresa la FLC CGIL con cui abbiamo collaborato e collaboreremo per i referendum sociali, di non firmare un accordo che preveda l’applicazione della chiamata diretta, foriera di ulteriori ingiustizie, lacerazioni di una categoria già provata da divisioni. Come potremo dire a molte famiglie di docenti di sostenere il referendum contro capolarato, voucher e subappalti fai-da-te, se poi non abbiamo difeso i docenti dalle opacità della chiamata diretta?
Comprendiamo le possibili motivazioni sindacali di un simile accordo (un accordo condiviso così così è meglio di un accordo separato peggiore), non condividiamo la lettura del contesto storico in cui operiamo.
Per Risorgimento socialista il 2017 deve essere l’anno dell’abrogazione per via normativa (e non solo contrattuale) della chiamata diretta. E l’anno della presentazione in Parlamento, prima o dopo nuove elezioni, della nuova Legge di iniziativa popolare.
Scuola della Repubblica e chiamata diretta sono inconciliabili.