Bonus merito, il preside che non contratta con i sindacati non compie condotta antisindacale

da Il Sole 24 Ore

Bonus merito, il preside che non contratta con i sindacati non compie condotta antisindacale

di Claudio Tucci

La procedura delineata dalla riforma Renzi-Giannini per assegnare il “bonus” agli insegnanti meritevoli (che non prevede la consultazione con le Rsu) appare «completa in ogni suo aspetto»; e quindi, il preside che ha rispettato le regole (nell’attribuire le somme premiali ai docenti del proprio istituto) ha operato correttamente (non ha cioè impedito o limitato «in alcun modo l’esercizio della libertà e dell’attività sindacale»).

La pronuncia del tribunale di Bari
È arrivata la prima sentenza di un giudice del lavoro sul tanto contestato «Fondo per la valorizzazione del merito del personale docente», introdotto dalla legge 107, con una dotazione di 200 milioni di euro l’anno (da utilizzare per riconoscere una retribuzione aggiuntiva ai professori che più s’impegnano a scuola, slegata dai meri scatti d’anzianità).
A pronunciarsi, il 7 febbraio, è stato il tribunale di Bari che, con un decreto, ha respinto un ricorso ex articolo 28 dello Statuto dei lavoratori presentato dai sindacati territoriali (Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal), con il quale veniva contestata “la natura antisindacale” del comportamento del dirigente scolastico, che, a detta delle sigle, avrebbe violato le prerogative negoziali, escludendo totalmente le Rsu dalla procedura di assegnazione e distribuzione del “bonus”.

Le motivazioni
Rilievi, tuttavia, che per il magistrato pugliese non posso essere condivisi: se è vero, infatti, che il Dlgs 165 del 2001, come modificato dalla legge Brunetta, assegna, in linea di principio, alla contrattazione collettiva il compito di definire il salario accessorio, è altrettanto vero che la legge 107 del 2015, riferendosi ai soli docenti del comparto scuola, «ha carattere speciale» e pertanto, «derogatorio» rispetto alla normativa generale. Non solo: secondo il tribunale di Bari, l’intera procedura che conduce all’erogazione dei premi tratteggiata dalla «Buona scuola», è assolutamente «completa»: i fondi sono ripartiti dal Miur ai singoli istituti, i criteri per valorizzare i prof sono individuati da un comitato di valutazione (del quale non fanno parte insegnanti designati dai sindacati), e tali risorse, successivamente e sulla base di tali criteri, sono assegnate agli interessati dal dirigente, in modo motivato. Insomma, in nessuna di queste fasi è prevista la partecipazione sindacale, e non si comprende, conclude il giudice, come ciò possa avvenire «senza incidere in senso restrittivo sulle attribuzioni che la legge riserva a ciascuno dei soggetti coinvolti nella procedura».

L’Anp plaude: riconosciute le nostre tesi
La decisione è stata subito condivisa dall’Anp, l’associazione nazionale presidi: «Siamo soddisfatti, è il riconoscimento della fondatezza delle nostre tesi – ha sottolineato la vice presidente, Licia Cianfriglia -. Per questo ribadiamo la necessità che la legge 107 non venga smontata. È necessario riconoscere ai presidi prerogative dirigenziali non solo per valorizzare gli insegnanti, ma soprattutto per organizzare la scuola a favore di famiglie e studenti».