M. Rossari, Le cento vite di Nemesio

Le cento vite di Nemesio, un romanzo di Marco Rossari,
edizioni e/o, settembre 2016

di Mario Coviello

Le storie talvolta sono coperte sotto le quali ci si nasconde nell’avvolgersi di una trama, lasciando che tempo e spazio si assorbano nelle parole lette. Quando questo succede abbiamo tra le mani un libro che arricchisce. Questo mi è accaduto con “Le cento vite di Nemesio, un romanzo di Marco Rossari, edizioni e/o,pubblicato settembre 2016. Questo libro racconta il novecento, la guerra, il fascismo e il nazismo, il comunismo. E ancora l’arte, la pittura, il romanzo, la musica. Ma soprattutto il rapporto difficile  fra un figlio che si fa chiamare Nemo e suo padre Nemesio che gli ha dato il suo stesso nome. Un figlio del 1969 concepito a settanta anni da un padre che è arrivato a cento perché è un ragazzo del 1899. Un figlio che ha rinunciato a vivere e vive solo, ha rinnegato il padre, e fa il custode in un museo nella sala dei Vuotisti. Nemesio padre ha combattuto la prima e la seconda guerra mondiale, attraversando il fascismo e il nazismo a Milano, Roma, Berlino, Parigi, volendo fortemente diventare da ingegnere, pittore, organico al partito comunista prima in Italia e poi nella Germania comunista.

Chiamato al capezzale del vecchio, Nemo trova una corona d’alloro di cartapesta e questo oggetto, come poi una medaglia e il macabro piede amputato a Nemesio, scatena una serie di sogni che gli consentono di rivivere in una settimana, notte dopo notte, le tappe principali della vita paterna. Parte così un racconto costellato da incontri con personaggi famosi: Nemesio incontra a casa dei suoi Sibilla Aleramo, assiste a una serata con Marinetti, incrocia Picasso tra gli artisti parigini, discute con Pajetta, ottiene una cattedra da Brecht. E alla fine, dopo aver scoperto che il padre era un po’ meno mitico di quanto immaginava, il giovane Nemesio fa pace con sé stesso e con la propria storia.

“Le cento vite di Nemesio” è un romanzo con livelli di lettura diversi. Si va dal romanzo che narra del riscatto di un figlio nei confronti della figura di un padre ingombrante, alla storia della rinascita di un uomo, a tematiche attuali come il fatto che nessuno di noi possa conoscere veramente un’altra persona.

“Le cento vite di Nemesio” è anche un romanzo in cui vi troverete più volte a ridere: l’autore sa raccontare in maniera ironica, spesso cinica, le varie vicende di Nemesio senior e Nemesio junior, ma a volte il cinismo è solo vedere come sono veramente le cose.

Questo libro parla di Storia, di storie, di ricordo, di immaginazione, di sogni, di viaggi, di senso, di nonsenso, di amicizia, di amore, di poesia, di purezza, di risate, di ironia, di cinismo.

Questo libro ci dà in pasto il Novecento nel modo più divertente e azzeccato possibile, passando attraverso una sua impietosa disamina: dietro alle belle parole dei libri, qual’ era la verità del Novecento, della sua Arte e della sua Politica?

Nelle interviste per la presentazione del libro Marco Rossari confessa che è affascinato dai custodi dei musei e spesso si è accorto di prestare più attenzione ai loro visi che ai quadri esposti. Sostiene che “gli oggetti hanno un potere molto forte la corona di cartapesta che i bambini hanno portato a Nemesio per i suoi cento anni è il primo dei paletti di cui ha bisogno, con la medaglia, e il piede trafugato del padre, per raccontare il Novecento. Un secolo di cui ha voluto raccontare le zone grigie attraverso due personaggi un po’ cialtroni che si riconciliano con la propria storia e la propria vita. Mi piacciono le cose che emergono, le vocazioni inaspettate”

“Le cento vite di Nemesio” è un romanzo colto e non greve con un protagonista che ricorda Zelig e Forrest Gump, il protagonista di Novecento e de Il pianista sull’oceano di Baricco. Nemesio è, a detta di Rossari, un “ crononauta involontario” con il quale ci si può ritrovare per fare un poco di conti con se stessi.

Marco Rossari è nato a Milano nel 1973. Si è laureato con una tesi su Charles Bukowski. Ha lavorato in case editrici e in libreria e collabora con numerose riviste. Ha tradotto Alan Bennett e la biografia su Chet Baker, oltre a vari titoli di Charles Dickens, Mark Twain, Percival Everett, Dave Eggers, James M. Cain, Hunter S. Thompson. Ha pubblicato per Fernandel il romanzo Perso l’Amore (non resta che bere) e il libro di poesie L’amore in bocca  e la raccolta di racconti Invano veritas (e/o, 2004). Fra i suoi ultimi libri: L’unico scrittore buono è quello morto (e/o 2012), Piccolo dizionario delle malattie letterarie (Italo Svevo, 2016) e Le cento vite di Nemesio (e/o 2016).