Ricorso al Tar del Lazio contro i nuovi Lea

Redattore Sociale del 05-06-2017

Ricorso al Tar del Lazio contro i nuovi Lea: iniziativa di 8 associazioni

“Il Governo discrimina in modo illegittimo i malati disabili o comunque non autosufficienti tra quelli cronici, e quindi inguaribili, di tutte le età: impone limiti di durata delle cure a carico del Ssn e pone vincoli che condizionano l’accesso ai servizi di cura”.

ROMA. Otto associazioni sono ricorse al Tar del Lazio contro i nuovi Lea, “per la difesa del diritto alla salute dei malati non autosufficienti”. Il 16 maggio scorso hanno impugnato il recente decreto “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.502” e oggi ne danno notizia in una nota spiegando che “il decreto porta ad una gravissima violazione del diritto alla salute dei malati cronici disabili gravi e non autosufficienti, di tutte le età: impone limiti di durata delle cure a carico del Servizio sanitario nazionale e vincoli che condizionano l’accesso ai servizi di cura, come ad esempio la condizione che una commissione dia una valutazione positiva, anche in base alla situazione socioeconomica e familiare. In questo contesto – prosegue la nota – il Governo discrimina in modo illegittimo i malati disabili o comunque non autosufficienti tra quelli cronici, e quindi “inguaribili”, e quelli acuti, quindi “guaribili” e pertanto “meritevoli” di attenzioni e cure incondizionate. Solo questi ultimi, infatti, avranno garantite incondizionatamente tutte le cure di cui necessitano, mentre gli altri dovranno ingiustamente sottostare ad una valutazione che non guarderà solo il loro bisogno di cura, ma che potrebbe dipendere anche da reddito, patrimonio, situazione sociale e familiare. Secondo le associazioni, il decreto è incostituzionale e in palese contrasto con le norme di legge, che impongono al Servizio sanitario nazionale di fornire le necessarie cure a tutti i malati non autosufficienti, qualunque sia la causa, la fenomenologia e la durata della malattia”.

Per le associazioni “il retroscena di questo decreto è chiaro: trasferire illegittimamente oneri di spesa sanitaria al settore “sociale”, espellendo dalla tutela del Servizio sanitario nazionale i malati più deboli e indifesi, proprio quelli che ne hanno maggior bisogno. È un espediente per scaricare maggiori costi sui Comuni, sugli assistiti e sui tutti quei familiari che scelgono (liberamente, perché non ne hanno l’obbligo giuridico) di assumersi l’onere di accudire a casa i propri congiunti disabili e non autosufficienti. Ma il problema non riguarda solo i malati “attuali”: tutti i cittadini oggi “sani”, se un domani dovessero averne bisogno, si aspettano di ricevere senza se e senza ma tutte le cure necessarie dal Servizio sanitario nazionale, qualunque sia la malattia o disabilità che li dovesse colpire, a maggior ragione se dovesse essere così grave da renderli non autosufficienti”.

Le associazioni, tutte rappresentate e difese dall’avvocato Maria Luisa Tezza del foro di Verona, sono Associazione promozione sociale di Torino, Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva (Utim) di Torino, In nome dei diritti di Firenze, Senza limiti di Milano, Movimento per la tutela delle persone diversamente abili e quelle non autosufficienti (Mtd) di Pavia, Associazione per la difesa dei diritti delle persone non autosufficienti (Adina) di Firenze, Unione per la difesa dei diritti dei malati anziani non autosufficienti (Associazione Umana) di Perugia, Gruppo volontariato assistenza handicappati (Gva) di Acqui Terme.