La scuola sopravvive grazie ai prof motivati

print

da Corriere della sera

La scuola sopravvive grazie ai prof motivati

di Dacia Maraini

«Cosa vorresti fare da grande?». «Il calciatore». «E tu»? chiedo a una bambina di una scuola di periferia: «Miss Italia». Spesso ricevo queste risposte dai ragazzi delle medie. Naturalmente ce ne sono tanti altri, già consapevoli e spesso, non a caso buoni lettori, che invece dicono di volere fare il giornalista, il medico, lo scienziato, il ricercatore. Ma il mito del successo e del guadagno facile è diffuso. Si ritiene che sapere dare un calcio al pallone sia già la garanzia di un futuro di popolarità, di esibizioni internazionali e di compensi favolosi. Ancora più adulatoria e fasulla l’illusione delle ragazze che sognano di vincere un concorso di bellezza che le introdurrà nel mondo del cinema e della pubblicità. Hanno imparato che il talento conta poco, lo studio, la disciplina, la competenza portano solo povertà e frustrazione. La bellezza invece può essere un buon strumento per ottenere qualcosa che il mercato offre con apparente facilità: soldi e successo, un binomio perverso e ingannevole. Ma chi mette loro in testa questi miti fasulli? I vari schermi che infestano la nostra vita: quel rettangolo magico in cui tutto sembra facile e alla portata di mano, in cui i corpi contano più dei pensieri e delle parole, in cui il feticcio del successo appare come un diamante alla portata di ogni mano appena un poco scaltra e lesta. Ma che ci sta a fare la scuola in questa propagazione di falsi miti? La mia impressione è che la Istituzione scuola si stia disgregando: incapace ormai di formare il bravo cittadino, impaurita dalle novità, si chiude in se stessa. Per fortuna esiste una fitta rete di insegnanti responsabili e generosi che credono nel carattere missionario del loro lavoro, dedicano le proprie energie a insegnare la consapevolezza e la responsabilità, qualità carenti nel nostro Paese. Per mia esperienza, lì dove gli insegnanti danno il buon esempio, mettendosi in dialogo con gli studenti, aiutandoli a diventare protagonisti dell’arte dell’apprendimento, i ragazzi rispondono più che bene. Mancando un progetto condiviso del futuro comune, in una scuola privata di prestigio e libertà, ogni insegnante è costretto ad andare per conto proprio, inventandosi la nuova scuola. Peccato che ce ne siano molti che, scoraggiati, si sono arresi e chiudono ogni comunicazione. Ma gli altri, quelli che resistono e si spendono con generosità, andrebbero ringraziati, perché è merito loro se la scuola ancora vive.