E. Carrère, Limonov

“Limonov“ un romanzo di Emmanuel Carrère
Adelphi 2012

di Mario Coviello

“…. La sua vita romanzesca e spericolata racconta qualcosa non soltanto di lui (Limonov), ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale..”, così scrive Emmanuel Carrère per spiegare perché ha dedicato quattro anni della sua vita per scrivere la storia di Eduard Limonov.

Limonov, pseudonimo di Eduard Veniaminovich Savenko ,è uno scrittore e politico russo. Fondatore e leader del Partito Nazional Bolscevico, si descrive come un nazionalista moderato, socialista “della linea dura” e attivista dei diritti costituzionali.

Come avversario politico di Vladimir Putin e alleato dell’ex campione mondiale di scacchi Garry Kasparov, Limonov è uno dei leader del blocco politico “L’Altra Russia”.

In 356 pagine, con un prologo, un epilogo e 9 capitoli, dall’Ucraina del 1943, passando per Mosca, New York, Parigi, Vukova, Sarajevo, le montagne dell’Altai e le prigioni di Lefortovo, Sarotov ed Engels del 2003, Carrere racconta la vita di Limonov. Teppista, poeta, vagabondo, maggiordomo, e quasi criminale nelle guerre dei Balcani, capo di un partito nazionalbolscevico nella Russia del postcomunismo e per questo imprigionato per tre anni nelle carceri sovietiche.

Limonov nasce a Dzerzhinsk nel 1947 e trascorre un’adolescenza turbolenta nelle periferie di Kharkov, frequenta bande di strada, restando coinvolto in piccoli reati che non gli costano il carcere grazie all’influenza del padre ufficiale. In questo periodo Limonov comincia a scrivere i primi versi e adotta il suo nom de plume.

Si trasferisce a Mosca nel 1967 , svolge i più svariati lavori, entra in contatto con gli ambienti letterari della città e riesce a vendere i suoi primi libri, pubblicati a sue spese.

Dopo aver raggiunto una certa notorietà lui e la sua compagna Tanja lasciano l’Unione Sovietica nel 1974 per stabilirsi a New York.

Qui lavora per un giornale in lingua russa come correttore di bozze e occasionalmente intervista emigranti sovietici.

A New York frequenta circoli punk e avant-garde, conosce la musica di Lou Reed e comincia a scrivere il suo primo romanzo, Io, Édichka, che uscirà nel 1979 (in Italia verrà pubblicato nel 1985 col titolo Il poeta russo preferisce i grandi negri).

Nel 1982 si separa dalla moglie e si trasferisce a Parigi con la modella, cantante e scrittrice Natalya Medvedeva, che sposa l’anno successivo. Collabora con vari giornali: da L’Humanité, organo ufficiale del Partito Comunista Francese, al nazionalista Le Choc du mois, ma in particolare con L’Idiot international che ha alimentato la sua reputazione di “rosso-bruno” (fascio-comunista) o nazional-bolscevico.

Alla caduta dell’URSS nel 1991, Limonov torna in Russia e si dedica soprattutto alla politica. Ha fondato un giornale chiamato Limonka e un partito politico, il Partito Nazional Bolscevico . Attualmente la sua ultima moglie è l’attrice Ekaterina Volkova, da cui ha avuto due figli.

“Bisogna dare atto di una cosa a questo fascista: gli piacciono e gli sono sempre piaciuti soltanto quelli che sono in posizione di inferiorità. I magri contro i grassi, i poveri contro i ricchi, le carogne dichiarate, che sono rare, contro le legioni dei virtuosi, e il suo percorso, per quando ondivago possa sembrare, ha una sua coerenza perché Eduard Limonov si è schierato sempre, senza eccezioni dalla loro parte.” (pag 299)

E quando Limonov, dopo una lunga intervista riportata alla fine del libro, chiede a Carrere “perché vuole scrivere un libro su di me ?”, Carrer gli risponde perché ha — ha avuto – una vita appassionante. Una vita romanzesca, pericolosa, una vita che ha accettato il rischio di calarsi nella storia.” E Eduard “con la sua risatina brusca, senza guardarmi: “ Già, una vita di merda”.

Limonov ha morso la vita sin da piccolo. Non si è tirato indietro mai soffrendo la fame, amando le quattro donne della sua vita e tante altre. Con la rigida disciplina trasmessa dall’educazione militare, ha sempre curato il suo corpo, fatto ginnastica, e esercitato il controllo della mente con la meditazione, giungendo in prigione al nirvana. Ha bevuto, si è drogato, ha amato superare i limiti, nel sesso come nella vita. Consapevole della sua intelligenza Limonov ha cercato il successo, la fama prima come scrittore, poi come politico.

Sempre dentro i fatti sapeva giudicare e giudicarsi, senza fare sconti a sé e agli altri, alla ricerca di una “purezza” estrema.

“La vita di Eduard Limonov è innanzitutto un romanzo di avventure: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro, sorprendente, e irresistibile. Perché Carrère riesce a fare di lui un personaggio a volte commovente, a volte ripugnante  – a volte perfino accattivante. Ma mai, assolutamente mai, mediocre. Che si trascini gonfio di alcol sui marciapiedi di New York dopo essere stato piantato dall’amatissima moglie o si lasci invischiare nei più grotteschi salotti parigini, che vada ad arruolarsi nelle milizie filoserbe o approfitti della reclusione in un campo di lavoro per temprare il “duro metallo di cui è fatta la sua anima”, Limonov vive ciascuna di queste esperienze fino in fondo… (da “Internazionale”).

Carrère è narratore presente ai fatti e scrive pagine radicate nella realtà e molto documentate. Limonov, il suo libro più venduto, è la biografia di un leader dissidente russo che diventa uno strumento di analisi della Russia putiniana.