Card del docente: investimento per qualificare o soldi sprecati?

da Tuttoscuola

Card del docente: investimento per qualificare o soldi sprecati?

La legge 107/15 ha portato nel bilancio del Ministero della P.I. una dote annua di 381,137 milioni di euro per finanziare la card del docente a sostegno dell’aggiornamento: 500 di euro pro capite riservati ai 762.274 insegnanti di ruolo delle scuole statali.

Molti sindacati, fin dall’inizio, hanno guardato con una certa freddezza quel benefit non contrattato, calato dall’alto e che li ha un po’ espropriati del loro ruolo contrattuale; un benefit che sembrava volere bilanciare la reintroduzione dell’obbligo di aggiornamento che quindici anni prima in sede contrattuale gli stessi sindacati avevano cancellato, affermando l’esclusività del diritto – soltanto il diritto senza obbligo – all’aggiornamento.

Sarebbe interessante sapere se e come la categoria ha gradito la card inattesa o se la freddezza mostrata dal sindacato corrisponde in modo diffuso anche ai sentimenti dei docenti.

Il ministro Fedeli per il momento ha confermato la card, ma ha anche dichiarato che dovrà esserne valutata con franchezza l’efficacia per sapere se e in che misura l’obiettivo voluto dalla legge (“Al fine di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali”) è stato perseguito.

Alcuni, soprattutto tra i professori delle superiori, pensano che la carta del docente non era necessaria, soldi sprecati che sarebbe stato meglio investire in aumento di stipendio.

Dietro questo giudizio sommario si nasconde forse la convinzione (e qui la cultura del non obbligo ad aggiornarsi sembra avere messo le radici) che il professore non abbia bisogno di puntelli per la sua preparazione, possiede già quanto gli serve per la sua professione, l’esperienza di anni di insegnamento gli valgono più di un corso formativo.

Sentimenti in libertà o stati d’animo diffusi?