M. Oggero, La ragazza di fronte

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Come amare…

di Antonio Stanca

La professoressa e scrittrice Margherita Oggero è nata a Torino nel 1940 e qui ha cominciato a svolgere la sua attività di docente. Ora ha settantasette anni e scrittrice si è rivelata quando ne aveva sessantadue, quando nel 2002 scrisse il primo romanzo La collega tatuata, dal quale Davide Ferrario avrebbe tratto il film Se devo essere sincera. Sarebbero seguiti altri romanzi, alcuni avrebbero fatto parte della serie dedicata alle vicende della professoressa Camilla Baudino. Anche di suoi racconti ci sarebbe stata una serie dalla quale sarebbe derivata quella televisiva intitolata “Provaci ancora prof!” con Veronica Pivetti.

Da quando ha cominciato a scrivere non ha più smesso la Oggero e in diverse direzioni si è mostrata impegnata la sua scrittura. Anche di gialli per bambini è stata autrice. Al 2015 risale la prima edizione del romanzo La ragazza di fronte che ora è stato ristampato da Mondadori nella serie “Oscar Bestsellers”. Con questo romanzo nel 2016 la Oggero vinse il Premio Bancarella.

Come altre volte, in altri romanzi o racconti o altra sua scrittura, anche qui la scrittrice mostra di attingere dalla vita, di trasferire nell’opera quanto avviene nella realtà di ogni giorno, le tante vicende delle tante persone che della vita fanno parte, la costituiscono, la muovono, la godono, la soffrono, rappresentano le sue voci, le sue forme, le sue luci, i suoi colori.

Quella della scrittrice non rimane, però, una semplice cronaca, non è soltanto un riporto del vissuto ma diventa una rappresentazione che si propone degli scopi, che persegue delle finalità, cogliere il senso, il significato di quanto succede e farne un motivo di riflessione, ricavarne un insegnamento, una lezione. Di carattere esistenziale, filosofico, morale sono gli obiettivi che la Oggero scrittrice si propone e per ottenerli continui sono i rapporti, i confronti tra ambienti, tempi, luoghi diversi che avvia nelle sue opere. Ad un confronto anche di esperienze diverse fa assistere la scrittrice che, tra tanto movimento, mostra di condividere quei luoghi, quei tempi, quelle esperienze che sanno di semplice, di giusto, di buono, di vero. Da un passato di questo tipo viene lei e a quello tende pur tra i tanti aspetti che il presente ha assunto.

Anche ne La ragazza di fronte avviene questo: si tratta di una lunga, lunghissima storia d’amore verificatasi nella Torino dei tempi moderni, di quando, cioè, i giovani avevano creduto, si erano convinti che ogni problema di condizione economica, sociale, di famiglia, d’istruzione, di lavoro, di rapporti, fosse finito per sempre, che non al futuro bisognava pensare ma soltanto al presente, che lo si doveva cogliere, vivere in ogni pur minimo aspetto, che l’amore era stato sostituito dal sesso, la famiglia dalla convivenza, la scuola dalla vita, la morale dal piacere. Di questa vita scanzonata, dei giovani che l’hanno vissuta e per i quali la famiglia era spesso d’impaccio, la Oggero offre nel romanzo un’ampia rappresentazione. Attraverso quelle dei due protagonisti, Michele e Marta, la scrittrice percorre tante altre esperienze e insieme a queste i luoghi, le strade, le piazze, le case, i locali pubblici di quella Torino dove sono avvenute.

Sicura, rapida si muove la sua scrittura, niente trascura ma è pure attraverso quei protagonisti che la Oggero fa trasparire una nota d’inquietudine, d’insoddisfazione, una condizione di disagio interiore. Michele e Marta si sono conosciuti o meglio si sono appena visti quando erano bambini, si sono sentiti attirati l’uno dall’altro ma poi sono stati lontani, si sono persi di vista per tanti, per molti anni, durante i quali sono vissuti come gli altri coetanei, cioè tra il lavoro, la casa, gli amici, i locali notturni, le cene, lo sport, gli amori di breve durata, le delusioni, i tradimenti e tutto quanto fa parte della vita dei giovani moderni. A differenza di questi, però, Michele e Marta non si sono mai sentiti appagati, altro avrebbero voluto. Entrambi andranno a quel ricordo lontano, a quando erano bambini, e crederanno che ritrovarsi possa significare risolvere il loro problema. Ma quando succederà si accorgeranno che difficile è diventato stare insieme, volersi bene, amarsi poiché il loro amore non è stato coltivato, alimentato, praticato, vissuto.

E’ questo il senso, il significato che la Oggero ha perseguito nel romanzo e che è riuscita ad esprimere. Ampia è la storia che ha saputo costruire intorno a questo motivo, esteso si è rivelato il suo sguardo, molto ha saputo cogliere perché più chiaro risultasse come pur in una vita rinnovata, dove i sentimenti sembravano assenti, amare significa vivere l’amore.