Gli insegnanti devono avere stipendi doppi

da Il Messaggero

Gli insegnanti devono avere stipendi doppi

Guadagnano troppo poco i docenti italiani. Tanto che i loro stipendi andrebbero addirittura raddoppiati. A ribadirlo non un rappresentante di categoria ma la ministra all’istruzione, Valeria Fedeli, sottolineando l’importanza del ruolo dell’insegnante in un’intervista televisiva per La7.

Guadagnano troppo poco i docenti italiani. Tanto che i loro stipendi andrebbero addirittura raddoppiati. A ribadirlo non un rappresentante di categoria ma la ministra all’istruzione, Valeria Fedeli, sottolineando l’importanza del ruolo dell’insegnante in un’intervista televisiva per La7. «Credo che quella dell’insegnante – ha spiegato la ministra – dovrebbe essere una delle professionalità maggiormente pagate di questo Paese perché hanno in mano il destino dello stesso. Dovrebbero percepire almeno il doppio di quello che prendono ora». E alla domanda diretta «Quindi 3mila euro?» la titolare di viale Trastevere ha risposto un netto «Sì». Ammettendo però che «attualmente le risorse non ci sarebbero».
IL CONFRONTOUna risposta pesantissima che potrebbe far ben sperare le migliaia di docenti italiani in attesa del rinnovo del contratto, fermo da quasi dieci anni, e di un eventuale possibile aumento. Le trattative sindacali si apriranno a breve ma l’aumento di sicuro non andrà oltre gli 85 euro di media, come previsto per tutti i dipendenti pubblici. E gli insegnanti della scuola non fanno di certo eccezione. «Gli stipendi dei docenti sono assolutamente inadeguati al ruolo che coprono – spiega Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil – stiamo però aprendo le trattative per il rinnovo del contratto nazionale, che risale al 2007, e sappiamo che gli 85 euro mensili di aumento per gli statali in realtà ancora non ci sono: il governo ha assicurato di stanziarli in Legge di Stabilità. Siamo ben lontani quindi dal raddoppio degli stipendi: alla scuola servono risorse straordinarie ma al momento non ci sono».
Il contratto della scuola risale infatti al 2007, fermo quindi da oltre 9 anni, a cui si aggiunge il blocco degli scatti di anzianità attuato in questi 9 anni per mancanza di fondi. Ed è così che, inevitabilmente, lo stipendio dei docenti italiani è precipitato in fondo alle classifiche europee. E il confronto è impietoso. Basti pensare che, secondo dati dell’Indire presentati nel 2013, un insegnante italiano di scuola elementare, con 15 anni di insegnamento sulle spalle, percepisce mediamente poco meno di 33 mila euro l’anno. Il collega in cattedra in Lussemburgo ne guadagnano oltre 93 mila, in Germania 58 mila e in Spagna 48 mila. Come è possibile tanta differenza? Dal rapporto 2016 della rete Eurydice emerge che in Germania, per compensare l’inflazione, i 16 Länder decidono gli stipendi dei dipendenti pubblici e li incrementano regolarmente, in Danimarca gli aumenti salariali e le indennità aggiuntive per tutti gli insegnanti sono previsti dal contratto generale del 2015, nello stesso anno anche in Portogallo il governo ha revocato i tagli degli stipendi approvati nel 2014 e li ha progressivamente eliminati nel corso del 2016. In Spagna la legge finanziaria del 2016 ha stabilito un aumento dell’1% degli stipendi di tutti i dipendenti pubblici, compresi gli insegnanti, mentre nei Paesi Bassi è stato inserito dalla recente riforma l’aumento generale del salario per tutti gli statali. Solo in Italia e a Cipro gli stipendi dei dipendenti pubblici, compresi quindi anche quelli degli insegnanti, sono stati congelati: il governo italiano li ha bloccati nel 2010, inizialmente fino al 2013, ma la misura è stata estesa di anno in anno.
Non solo, l’Italia per quel che riguarda i salari dei docenti resta fanalino di coda anche per il numero di anni di servizio necessari per raggiungere il massimo dello stipendio: la retribuzione più alta quindi, raggiunta in base agli anni di insegnamento, arriva ben oltre i 30 anni di anzianità di servizio. ln Italia si raggiunge lo stipendio massimo dopo 35 anni di carriera, al pari della Croazia, in Spagna dopo 39 anni di insegnamento mentre nella Repubblica Ceca e in Slovacchia dopo 32 anni. Andrebbe rivisto quindi l’intero sistema di retribuzione degli insegnanti italiani: «L’intervento della ministra Fedeli potrebbe dare il via a un cambiamento – commenta Marco Rossi Doria, già consigliere e sottosegretario al Miur e maestro delle elementari dal 74 – andrebbero equiparati gli stipendi dei docenti degli asili, delle scuole elementari, medie e superiori visto che oggi sono tutti laureati. Inoltre le due ore settimanali di programmazione di gruppo alle elementari andrebbero estese anche a medie e superiori. Le elementari funzionano bene proprio per la programmazione in gruppo dei docenti».
Lorena Loiacono