Autismo, emergenza e soccorsi: ci pensa una app

Redattore Sociale del 12-07-2017

Autismo, emergenza e soccorsi: ci pensa una app, creata da una mamma poliziotta

Si chiama “AutismTalk” ed è stata sviluppata negli Stati Uniti, per aiutare le persone con autismo in caso di emergenza. Basata sulla comunicazione tramite immagini, permette a chi viene soccorso di indicare facilmente il punto in cui sente dolore.

ROMA. Soccorrere una persona con disturbo dello spettro autistico può esser particolarmente complicato, per via soprattutto delle sue difficoltà di comunicazione. Per questo, negli Stati Uniti è stata sviluppata una app dedicata: si chiama Autism Talk e si basa interamente sulla comunicazione tramite le immagini. Il suo compito è aiutare soccorritori e forze dell’ordine a prestare soccorso in modo adeguato a chi ha problemi comunicativi: l’applicazione è infatti dotata di manuali guidati, che si riferiscono alle parti del corpo, in modo tale da permettere a chi viene soccorso di indicare il punto in cui ha subito un trauma o una ferita. C’è anche un dettagliato grafico “universale” del dolore, che rendere più semplice la comunicazione tra chi deve essere soccorso e chi cerca di aiutarlo.

Dietro la app c’è una donna, Stephanie Cooper, che da circa un anno si occupa di insegnare a poliziotti, medici e vigili del fuoco come intervenire di fronte a persone con autismo: una condizione che conosce bene, in quanto mamma di un ragazzo colpito da questo disturbo. “Ho progettato questa app – spiega – perché per un genitore come me è importante sapere che se mi succedesse qualcosa, se fossi coinvolta in un incidente e mio figlio non fosse in grado di parlare, l’agente che arriva sul posto sia in grado di capire rapidamente cosa è accaduto e come intervenire”.

Sempre Cooper è infatti l’autrice di “Alert”, un vero e proprio training sull’autismo dedicato alle Forze dell’ordine. Questo suo impegno è stato raccontato tempo da su Mighty: “Come ex ufficiale di polizia e madre ad un bambino sullo spettro dell’autismo, Stephanie Cooper sa quanto sia importante per gli agenti di polizia poter riconoscere l’autismo. Per contribuire ad assicurare interazioni più sicure tra la polizia e le persone con autismo, Cooper ha avviato la formazione di ALERT, un programma di formazione per gli agenti di polizia, che fornisce agli ufficiali dei kit sensoriali destinati a aiutare le persone autistiche”. È importante, per Cooper, che gli agenti di polizia siano consapevoli del fatto che “il loro approccio tipico, di fronte a una persona con disturbo dello spettro autistico, potrebbe non funzionare”. E proprio dopo aver visto un poliziotto interagire con suo figlio, ooper ha pensato di dar vita ad ALERT: “Quando l’ufficiale è arrivato – racconta la donna – mio figlio stava avendo un sovraccarico sensoriale. L’ufficiale ha fortunatamente capito e mi ha aiutato a mantenere David calmo. Ma mi sono chiesta cosa sarebbe successo se l’ufficiale non avesse conosciuto l’autismo”.

Ora, tramite il programma ALERT, Cooper insegna ai poliziotti come riconoscere una persona con autismo, quali comportamenti possa esibire, quali tipi di chiamate possano arrivare e offre consigli so come interagire. “I poliziotti devono sapere che una persona autistica può fuggire quando viene avvicinata da un ufficiale, o non rispondere all’ordine di fermarsi – spiega Cooper – E non dovrebbero interpretare nessuna di queste azioni come motivo per usare maggiore forza. Gli agenti devono il loro tempo, di fronte a un individuo con autismo, consentire risposte ritardate, parlare lentamente e chiaramente ed essere consapevoli che le persone autistiche reagiscono a modo loro”. Una volta completato il programma di formazione, gli ufficiali ricevono un kit pieno di oggetti destinati a aiutare le persone con autismo, come le schede di comunicazione visiva e una serie di elementi sensoriali calmanti.

Ed è sempre Mighty che, adesso, racconta la nuova impresa di Stephanie Cooper: la app “AutismTalk”, che si ispira al programma di formazione ALERT. “Questa applicazione è importante per me come genitore – spiega a Mighty la Cooper – Se mi accadesse un incidente stradale, fossi ferita e non potessi parlare al posto di mio figlio, i soccorritori dovrebbero essere in grado di capire e avere uno strumento di supporto che permetta loro di comunicare rapidamente con lui”.