Come l’epoca la vita
di Antonio Stanca
È stata ora ristampata dalla casa editrice Adelphi di Milano, con la traduzione di Ada Vigliani, la novella Paura dello scrittore austriaco di origine ebrea Stefan Zweig (Vienna 1881 – Petrópolis, Rio de Janeiro, 1942). Di agiata famiglia Zweig si diplomò a Vienna e qui iniziò gli studi universitari di filosofia che completò a Berlino. Come gli altri giovani del momento fu attirato dai problemi politici e sociali allora discussi e la sua fu sempre una posizione moderata. Scrisse la novella nel 1925, nel periodo, cioè, del suo maggiore successo letterario, seguito alla prima guerra mondiale e durato fino agli anni ’30. Allora Zweig fu autore molto letto, tradotto e ammirato anche se la sua produzione era cominciata in precedenza, ai primi del ‘900, ed aveva mostrato i generi sui quali egli sarebbe tornato più volte durante la sua non lunga vita. Molto avrebbe scritto e in particolare novelle, poesie, drammi, saggi, biografie romanzate, sarebbe stato traduttore soprattutto di moderni poeti francesi, autore di un romanzo ed infine di un’autobiografia completata nel 1941, un anno prima di darsi la morte insieme alla seconda e più giovane moglie con la quale si era rifugiato in Brasile per sfuggire alle persecuzioni naziste.
Anche molti viaggi farà Zweig in quell’Europa del primo ‘900 che, pur essendo attraversata da tensioni belliche, mostrava di tendere, nella cultura e nell’arte, ad una spiritualità superiore ai limiti della materia e diffusa oltre i confini delle nazioni e dei popoli. I viaggi permetteranno a Zweig di conoscere i maggiori autori del momento e le più importanti espressioni artistiche, di maturare una sensibilità che lo facesse sentire partecipe di un’anima mitteleuropea, di un’idealità che stava oltre le singole realtà. La voce di Zweig autore sarà anche quella di tutti gli autori che aveva conosciuto, studiato, tradotto o ricostruito nelle biografie e che come lui il conflitto tra realtà e idea avevano risolto a vantaggio della seconda. Si suiciderà Zweig per non rinunciare all’idea, per non assistere alla fine di quel mondo, di quell’epoca, di quella cultura, di quell’arte, di quella vita che della vecchia Europa e soprattutto della vecchia Vienna erano state la migliore espressione.
Anche la Irene di Paura penserà di suicidarsi dopo aver visto distrutto, a causa di una sua colpa, quanto da sempre aveva fatto parte della sua vita, del suo mondo. Anche lei si era convinta che niente fosse più possibile di tutto ciò che le era appartenuto. E invece piccola risulterà quella colpa di fronte alla sua intenzione di recuperare, minimo il suo reato di fronte al perdono che le sarà elargito. È lo Zweig del periodo di successo, lo scrittore che risente della corrente letteraria viennese detta Jungwein, che si distingue, cioè, per la finezza del linguaggio e la sottile analisi dei sentimenti. Mai egli, nella novella, interrompe quell’indagine psicologica volta a mostrare i continui, interminabili risvolti avvenuti nell’animo della protagonista prima di giungere alla soluzione del suo dramma. Profondo conoscitore dell’animo umano si rivela lo scrittore, capace di renderlo nei più remoti riflessi, nei più oscuri momenti. Sempre riesce a chiarire, ad esporre in maniera appropriata, pertinente quanto sta succedendo tra i pensieri, i sentimenti della donna. La salverà, infine, dal pericolo che sta correndo, le perdonerà l’azione negativa compiuta in vista di tante altre positive da compiere, le rimetterà la colpa di adulterio in vista della futura funzione di moglie e di madre.
È lo Zweig che ha “paura” ma ancora spera, ancora crede possibile salvarsi, ancora pensa che la società della Belle Époque non sia finita. Altre opere, racconti, drammi, saggi, biografie, proveranno le qualità dello scrittore e la fiducia dell’uomo nonostante la prima guerra mondiale avesse mostrato le tante debolezze, i tanti pericoli di quella società. In Zweig il pacifismo, l’umanesimo continuavano ad animare la vita, l’opera, lo tenevano legato all’idea di un’Europa multietnica, multiculturale nella quale i diversi popoli potevano ritrovare i loro tratti comuni. Dovrà insorgere la dittatura nazista, dovranno verificarsi le prime persecuzioni, le prime invasioni perché egli rinunci alle sue aspirazioni, perché si convinca che un’epoca è finita e con questa fine faccia coincidere quella della sua vita.
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