La preoccupazione dei genitori in vista del ritorno a scuola? Il bullismo

da La Stampa

La preoccupazione dei genitori in vista del ritorno a scuola? Il bullismo

fabio di todaro

I primi a tornare a scuola saranno gli studenti di Bolzano: convocati tra i banchi di scuola per il 5 settembre. Gli ultimi i coetanei che risiedono in Emilia Romagna, in Toscana, nelle Marche e in Puglia: per cui le vacanze dureranno dieci giorni in più e l’inizio sarà soft, visto che il primo giorno di lezioni coinciderà con un venerdì. A prescindere dalle differenze regionali, quelle in corso sono giornate scandite dall’avvicinarsi della ripresa dei ritmi invernali. Oltre a essere concentrati sulla ripresa della propria attività lavorativa, gli adulti devono pensare anche all’anno che attende i loro figli. Se le vacanze instillano alcune preoccupazioni, non molto più rassicurante appare il ritorno alla vita in città. Vero è che il tempo libero si riduce e alcune insidie vengono meno con la fine delle vacanze. Ma non per questo le mamme e i papà si sentono pronti a dormire sonni tranquilli fino alla prossima estate.

IL BULLISMO È LO SPAURACCHIO DEL TERZO MILLENNIO

A fotografare il loro stato d’animo, in particolare in questo periodo dell’anno, è una ricerca condotta dagli specialisti del Mott Children’s Hospital di Ann Harbor, afferente all’Università del Michigan. Gli autori, analizzando le risposte fornite da 2051 adulti, di cui 1505 genitori di ragazzi con meno di 18 anni, hanno voluto redigere la «top ten» delle problematiche sanitarie che i genitori riconoscono con maggiore frequenza come un’insidia per i propri figli. Il quadro che è emerso è un’istantanea fedele dei nostri tempi. Mamme e papà che hanno figli in età scolare hanno riconosciuto il bullismo come il pericolo più imminente per la loro salute.

L’atteggiamento del bullo vecchio stampo può fare il paio con la tecnologia, dando vita così al cyberbullismo : ovvero quel fenomeno che porta la violenza a traslocare sul web, dove l’amplificazione attraverso i social network non conosce confini. Quest’aspetto è stato rimarcato soprattutto dalle famiglie afroamericane, spaventate dalla possibilità che i propri figli possano finire ai margini del gruppo per il colore della pelle. Ma in realtà l’emergenza è sentita a tutte le latitudini, se da una recente indagine condotta dalla Società Italiana di Pediatria, condotta durante lo scorso anno scolastico su oltre diecimila giovani di età compresa tra 14 e 18 anni, è emerso che un ragazzo su tre ha subìto un atto di bullismo in silenzio, mentre il 12 per cento degli intervistati ha dichiarato di essere stato intimorito attraverso la rete.

Se c’è chi di questi episodi è stato vittima, c’è pure chi li ha commessi. Un adolescente su tre s’è dichiarato autore di un atto di bullismo. Risultati che confermano come «l’adolescenza sia un’età difficile, con la differenza che, rispetto al passato, le difficoltà emotive e comportamentali emergono più precocemente», afferma Alberto Villani, responsabile del reparto di pediatria generale e malattie infettive all’ospedale Bambin Gesù di Roma e presidente della Società Italiana di Pediatria. «L’attività di prevenzione, rivolta tanto ai bambini quanto ai genitori, deve avvenire con qualche anno di anticipo rispetto all’esordio dell’età adolescenziale».

LE CONSEGUENZE DEL BULLISMO A LUNGO TERMINE

Le preoccupazioni dei genitori sono giustificate anche dai possibili effetti a lungo termine del bullismo sulla salute. Come rimarcato nel corso dell’ultimo congresso della Società Europea di Psichiatria, dal punto di vista della salute mentale, la quota dei bambini esposti a violenze e maltrattamenti che sviluppano successivamente disturbi mentali è molto elevata: oscillante tra il cinquanta e l’ottanta per cento. Atti, questi, che sviluppano conseguenze importanti in età adulta: tendenza al suicidio raddoppiata o triplicata rispetto alla popolazione generale, al pari del possibile sviluppo di depressione maggiore, disturbi da stress post-traumatico, deficit della crescita, disturbi d’ansia.

A questi si aggiunge una predisposizione maggiore all’obesità, a comportamenti aggressivi e sessuali a rischio, all’abuso di alcol e sostanze e a una più alta esposizione a malattie croniche. «Recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che le esperienze traumatiche nell’infanzia e nell’adolescenza attivano i sistemi ormonali e neurochimici dello stress, al punto che la risposta di tali sistemi diviene tossica – dichiara Silvana Galderisi, ordinario all’Università Luigi Vanvitelli di Napoli (ex Sun) e presidente della Società Europea di Psichiatria -. Le conseguenze possono essere molteplici: dai danni strutturali e funzionali al cervello e ad altri organi all’interferenza con la risposta del sistema immunitario. Fino alla compromissione, parziale o totale, della capacità della persona di rispondere in modo adeguato agli eventi stressanti che si presentano nel corso della vita».

Al novero dei comportamenti a cui prestare attenzione c’è anche il «Blue Whale ». «La dinamica è simile a quella del bullismo – sostiene lo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione nazionale dipendenze tecnologiche e cyberbullismo -. In questo caso si assiste in poco tempo a un vero e proprio stato depressivo dei ragazzi, con un graduale distacco dalla realtà, che amplifica la mancata percezione del rischio e attiva gli adolescenti a reagire a questo stato attraverso la sfida».

LE ALTRE PREOCCUPAZIONI

Ecco spiegato perché il bullismo, con la sua variante «cyber», sia il primo timore che alberga nella mente dei genitori statunitensi. A seguire, mamme e papà d’oltreoceano si sono dichiarati preoccupati per la sicurezza informatica dei dispositivi che ogni giorno maneggiano i propri figli. Una risposta che fa il paio con la prima, in ragione dello spettro più ampio dei rischi a cui i giovani possono ritrovarsi esposti, se non adeguatamente educati. «Ecco perché di sicurezza informatica si dovrebbe parlare mentre i figli frequentano i primi anni di scuola – hanno messo nero su bianco i ricercatori statunitensi -. Una semplice strategia efficace prevede di escludere le informazioni strettamente personali dai social network e dalle piattaforme di gioco condiviso». Soltanto alle spalle si collocano le altre possibili insidie per la loro salute: come lo stress, gli incidenti stradali, la depressione, la dieta sbilanciata, la sedentarietà, l’uso di sostanze stupefacenti e il «sexting» (invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o telefono cellulare).