Più risorse ma pochi controlli. Una scuola su quattro fuorilegge

da La Stampa

Più risorse ma pochi controlli. Una scuola su quattro fuorilegge

Il rapporto di Cittadinanzattiva: aule fatiscenti, cortili usati come parcheggi, metà edifici a rischio sismico. Lavori a rilento, in un anno 44 crolli o incidenti. E gli enti locali non riescono ad accedere ai bandi
carola frediani

roma

La messa in sicurezza delle scuole italiane è una corsa contro il tempo. Certo, negli ultimi anni sono cresciuti interventi e soldi stanziati. Ma il lavoro fatto è solo una frazione. Sono ancora 44 i crolli o gli incidenti registrati lo scorso anno, scrive un rapporto di Cittadinanzattiva. E – riferisce una sua indagine a campione – un’aula su quattro ha distacchi di intonaco; una scuola su quattro ha una manutenzione inadeguata, o ha richiesto interventi di tipo strutturale, che però nel 74 per cento dei casi non sono stati mai effettuati dall’ente locale.

Il patrimonio edilizio scolastico ha ricevuto nel tempo iniezioni di liquidità frammentarie. La stessa indagine conoscitiva della commissione Cultura della Camera, lanciata nel 2013, ci ha messo 4 anni per concludersi. Ma il documento approvato lo scorso 2 agosto specifica comunque di non poter offrire «un quadro esaustivo», collezionando le leggi e linee di finanziamento degli ultimi anni. Dal 2014 sono stati stanziati 4,7 miliardi, già disponibili per gli enti locali, tradotti in oltre 10 mila interventi, per circa 7 mila cantieri aperti. Poi ci sono 4,8 miliardi di finanziamenti solo programmati. «I 4,7 miliardi sono già attribuiti a un edificio e talvolta avviati. Gli altri 4,8 devono essere ancora assegnati con programmazioni», conferma Laura Galimberti, coordinatrice della unità di missione per l’edilizia scolastica della presidenza del Consiglio.

Insomma, sulla carta tanti soldi, specie rispetto a prima. Ma in molti casi devono ancora tradursi sul campo. «Tra i soldi già assegnati non tutti sono stati ancora spesi», commenta Adriana Bizzarri di Cittadinanzattiva. Ad esempio, i 292 interventi finanziati con una nuova tranche da 238 milioni di Mutui Bei non partiranno prima del 2018, se va bene. «Diciamo che sono stati raccolti in un unico fondo i soldi dispersi e mai utilizzati, e poi sono stati previsti anche nuovi stanziamenti» commenta Giuseppe Brescia, deputato M5S. «Il problema però ora è far partire i cantieri e monitorare che siano rispettati tempi e lavori».

Controllare che i lavori vengano fatti (e bene) è l’altra grande questione aperta. Le notizie dal territorio non sono rassicuranti. A inizio settembre è crollata parte del tetto dell’istituto Amatucci ad Avellino, poco dopo che erano stati terminati dei lavori. «Abbiamo chiesto ragguagli in Provincia. E poi non è stato l’unico episodio locale», commenta Agata Aufiero, studentessa dell’Unione degli Studenti. E ancora, pochi giorni fa gli studenti dell’Itis Volta di Pescara hanno protestato per gli allagamenti malgrado i lavori effettuati di recente.

Per questo servirebbe un fascicolo di fabbricato di ogni edificio scolastico, che registri puntualmente ogni intervento, per favorire i controlli. Arriverà il prossimo anno, promette Galimberti. Ma intanto il gradino precedente, l’anagrafe dell’edilizia scolastica, ovvero la raccolta di dati sugli edifici, che dovrebbero essere inseriti dagli enti locali, langue. Almeno secondo Legambiente e Cittadinanzattiva. «Nel rapporto dimostriamo che l’anagrafe è statica e non aggiornata. Città come Milano e Roma hanno dichiarato di non aver riversato nel sistema informatico questi dati sugli edifici, che hanno su carta, per mancanza di risorse. E crediamo che anche altri Comuni abbiano lo stesso problema», commenta Bizzarri.

L’anello debole sono spesso gli enti locali, che hanno difficoltà anche ad accedere a certi bandi. Nel caso delle indagini sui solai, finanziate con 40 milioni di euro in circa 7mila scuole (6100 quelle concluse, secondo l’agenzia Agi e Miur), le richieste però non sono mancate, quasi il doppio. «Gli interventi saranno finanziati nei prossimi mesi», spiega Galimberti. «L’indagine fatta è un segnale positivo. Ma hanno comunque ricevuto circa 12mila richieste», precisa Bizzarri. Sei milioni sono stati poi recuperati dai ribassi d’asta e andranno riassegnati per nuove indagini. Quante siano state e di che tipo le criticità rilevate però non è chiaro.

Più in generale, «gli interventi riguardano una percentuale ridotta del fabbisogno, intorno al 20 per cento delle scuole», ammonisce Vanessa Pallucchi di Legambiente. «Per mettere in sicurezza tutte le scuole ci vorranno una decina d’anni», commenta la deputata Pd Mara Carocci. Ma appare già una stima ottimistica.