DONNE IN GRAVIDANZA NEGATO ACCESSO A ABILITAZIONE

SCUOLA, DONNE IN GRAVIDANZA NEGATO ACCESSO A ABILITAZIONE
 
Roma 9 novembre 2017: “L’Italia non è un Paese per donne lavoratrici, neanche nel mondo della scuola. Prendiamo il caso dei decreti del Miur che regolano l’accesso ai corsi per l’abilitazione all’insegnamento e la specializzazione per il sostegno.  Per la frequenza a entrambi i percorsi non solo è previsto il pagamento di una tassa di iscrizione elevata ma per accedere all’esame di abilitazione è richiesto un alto tasso di frequenza obbligatoria. Nulla si dice sulle donne in congedo per maternità: alle future madri è negato di fatto il diritto all’abilitazione professionale. Future madri, quindi, per il Miur, future disoccupate. E’ ancor più grave che ciò accada sotto un Ministro dell’Istruzione che ha parole , e forse solo con quelle, vorrebbe tutelare le donne”.
 
A denunciarlo è il deputato del Movimento Cinque Stelle, Luigi Gallo, presentando un’interrogazione al ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, a cui si chiede di “intervenire urgentemente per garantire pieni diritti alle donne che in stato di gravidanza non possono accedere, in assenza di specifiche norme, ai corsi di abilitazione all’insegnamento, assicurando loro la massima tutela dei diritti costituzionalmente garantiti in materia di maternità e di pari opportunità tra uomo e donna”.
 
“Voglio capire – continua Gallo –  come si pensa, in questo Paese, di invertire la tendenza che vede l’Italia al 49esimo posto trai paesi analizzati dal World Economic Forum rispetto all’indice di disparità di genere. Per l’Ocse, in Italia una donna su due non lavora e quasi la metà della popolazione femminile rinuncia a lavorare per occuparsi esclusivamente della propria famiglia. Al Sud la situazione è tragica, con picchi che in Regioni come la Sicilia dove solo il 27% delle donne lavora. Se i presupposti sono questi, se anche il mondo della formazione sbatte la porta in faccia alle donne in attesa di un bambino, siamo a pieno titolo in un sistema che alimenta l’arretratezza italiana”.