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17 aprile Pareggio Bilancio in Costituzione

Il 17 aprile l’Aula del Senato, con 235 voti favorevoli, 11 contrari e 34 astensioni, approva definitivamente il disegno di legge che introduce il principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale.

Trattandosi di un provvedimento di revisione costituzionale, come previsto dall’articolo 138 della Costituzione sono state necessarie due deliberazioni da parte di ognuno dei due rami del Parlamento; essendo stato approvato, nella seconda votazione da ciascuna delle Camere, a maggioranza di due terzi dei componenti, non si fa luogo a referendum.

Agenda digitale (1.3.12)

I ministeri che compongono la cabina di regia per lo sviluppo dell’Agenda digitale italiana (Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, Funzione Pubblica, Istruzione, Università e Ricerca, Economia e Finanze, Coesione Territoriale) presentano un documento relativo ad obiettivi e strategie.

23 febbraio Conversione DL Milleproroghe alla Camera

Il 23 febbraio l’Aula della Camera, con 477 voti a favore e 75 contrari, ha votato la fiducia posta dal Governo sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.

Il 21 febbraio torna ora all’esame della Camera il disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, approvato il 15 febbraio dal Senato, con 255 voti favorevoli, 34 contrari e nessun astenuto, nel testo già approvato il 31 gennaio dalla Camera e modificato dall’emendamento1.1000, su cui era stata posta la questione di fiducia.

Il 26 gennaio la Camera, con 469 voti a favore, 74 contrari e 5 astenuti, ha votato la questione di fiducia, posta dal Governo, sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 4865-A/R).

Odg approvato:

La Camera,
Premesso che:
al comma 2-ter all’articolo 14 nella formulazione ultima uscita dal Senato sono state apportate delle modifiche al testo che così come congegnate rappresentano una oggettiva involuzione rispetto a quello recepito dal governo, nella precedente lettura della Camera, sul quale era stata apposta la “fiducia”;
in tal senso, restano intatte le valutazioni già espresse in più occasioni dalla Camera e dalle relative commissioni interessate al provvedimento. In particolare si richiama, oltre all’emendamento n.14.10 al presente atto, a prima firma Antonino Russo, fatto proprio dal governo, anche l’emendamento Pagano n. 9.25 al dl 70/2011 (decreto legge sviluppo) a suo tempo votato all’unanimità;
inoltre, si rileva il bisogno di esplicitare taluni aspetti che paiono ancora poco chiari sotto il profilo dell’interpretazione del testo. In particolare, preoccupano quelle scelte che in più occasioni hanno coinvolto l’amministrazione in numerosi contenziosi e che sono state peraltro sanzionate dalla Corte Costituzionale, in particolare con le sentenze 168/2004 e 41/2011;
per regolamentare, nel dettaglio, la materia è prevista l’emanazione di un decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca per consentire l’inserimento in fascia aggiuntiva nelle graduatorie ad esaurimento, entro l’anno 2012-2013, dei docenti che hanno conseguito l’abilitazione essendo stati iscritti ai corsi universitari abilitanti negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011, presso le Facoltà di Scienze della Formazione, le Università, le Accademie a i Conservatori;
Impegna il governo a:
• inserire nella fascia aggiuntiva tutti i docenti che conseguono l’abilitazione presso le facoltà di scienze della Formazione Primaria entro la data di scadenza delle domande prevista dal  decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca ai sensi del comma 2-ter all’articolo 14;
• inserire nella terza fascia, secondo il rispettivo punteggio delle graduatorie ad esaurimento, i docenti collocati nella fascia aggiuntiva, all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento previsto per l’anno scolastico 2014-2015;
• inserire con riserva, all’atto del decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca ai sensi del comma 2-ter all’articolo 14, coloro che si sono iscritti negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011  presso il corso di laurea in scienze della formazione primaria e a sciogliere tale riserva al momento del conseguimento dell’abilitazione, all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per l’anno scolastico 2014 – 2015;
• consentire lo scioglimento della riserva degli abilitati all’insegnamento con i decreti ministeriali 21/05, 85/05, e 137/07; del semestre aggiuntivo del IX corso Siss; nonché degli insegnanti che, pur abilitati, non hanno rinnovato domanda di inserimento all’atto dell’aggiornamento.

O.d.g. accolti dall’Esecutivo:

La Camera,

premesso che:

il decreto-legge 6 dicembre 2011, n°201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 introduce una nuova disciplina previdenziale e l’articolo 24, comma 14 stabilisce che le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore della legge continuano ad applicarsi ai soggetti che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2011, senza tener conto della particolare specifica normativa che permette, invece, agli insegnanti di accedere al pensionamento esclusivamente in coerenza con il calendario scolastico;
come dimostrano gli ultimi dati ufficiali forniti dal Miur, che collocano i docenti italiani tra i più anziani dei Paesi Europei, gli interventi volti a ridurre le cessazioni del rapporto di lavoro per pensionamento incidono sull’invecchiamento del corpo insegnante,
impegna il Governo
in sede di discussione del primo provvedimento utile a prevedere un intervento normativo volto a introdurre il termine del 31 agosto 2012 per il personale del comparto scuola che ha maturato i requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
9/4865-AR/79 Ghizzoni, Gnecchi, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Melandri, Nicolais, Pes, Rossa, Russo, Siragusa.

La Camera,

premesso che:

il comma 2bis all’articolo 14, prevede l’emanazione di un decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca per consentire l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, entro l’anno 2012-2013, dei docenti iscritti per il conseguimento dell’abilitazione, negli anni accademici 2008/2009, 2009/2010 e 2010/2011, presso le Facoltà di Scienze della Formazione, le Università, le Accademie e i Conservatori,
impegna il Governo
a valutare l’opportunità di consentire, in occasione dell’aggiornamento straordinario, nel rispetto di quanto disposto dall’articolo 1, comma 1bis e dall’articolo 2 della legge n. 143 del 4 giugno 2004, il reinserimento nelle graduatorie dei docenti che hanno ripresentato domanda durante l’ultimo aggiornamento disposto ai sensi del D. M. 44 del 12 maggio 2011, l’inserimento dei docenti che risultavano iscritti ai corsi attivati dalle Università ai sensi del D. M. n. 21 del 9 febbraio 2005 e del D. M. n. 85 del novembre 2005, o comunque, provvisti di un’abilitazione conseguita in Italia all’atto della conversione in legge del decreto legge n. 216 del 30 dicembre 2011; a sciogliere la riserva per il personale docente inserito nelle suddette graduatorie in possesso della relativa abilitazione, e a valutare l’opportunità di consentire, altresì, l’inserimento dei docenti che hanno conseguito l’abilitazione all’estero, accertata la conformità ai principi della direttiva comunitaria 2005/36, da parte del ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Ordine del giorno n. 9/4865-AR/58 Russo

La Camera,

premesso che:

per i soggetti, di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68 e quelli con patologie oncologiche di cui all’articolo 6, comma 3-bis, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80, il diritto alla riserva e l’inserimento di tale titolo nelle graduatorie provinciali di cui all’articolo 1, comma 605, della legge n. 296 del 2006 viene previsto solo al momento dell’aggiornamento delle stesse, ogni tre anni;
ciò lede gli stessi principi sanciti dalle succitate leggi che hanno come finalità la promozione dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato,
impegna il Governo
a valutare l’opportunità di garantire i diritti previsti dalla legge 12 marzo 1999, n. 68 e dall’articolo 6, comma 3-bis, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80, e a consentire l’inserimento del titolo riserva nelle graduatorie provinciali ad esaurimento con cadenza almeno annuale.
9/4865-AR/81.(Testo modificato nel corso della seduta) Bachelet, Siragusa, Ghizzoni, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Melandri, Nicolais, Pes, Rossa, Russo.

Il 23 gennaio l’Aula della Camera comincia l’esame del DdL di conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative

15 febbraio Audizione Ministro Istruzione

Rispettivamente il 10 e l’11 gennaio, nelle 7e Commissioni di Camera e Senato, si svolge l’audizione del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

Il seguito del dibattito nelle 7e Commissioni di Camera e Senato sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca prosegue il 31 gennaio (7a Camera) e 25 gennaio, 8 e 15 febbraio (7a Senato).

(7a Commissione Senato, 11 gennaio 2012) Il ministro PROFUMO osserva anzitutto che, nel panorama delle amministrazioni centrali e periferiche in cui si articola l’organizzazione statale, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca si contraddistingue per alcune peculiarità specifiche tra le quali l’imponenza dell’organizzazione. Non solo esso ha infatti un organico estremamente cospicuo, ma si compone anche di una molteplicità di sedi che ad avviso del Ministro occorre razionalizzare onde ottimizzare spazi e costi. Fra l’altro, ritiene che le Agenzie debbano godere di una terzietà anche geografica.
Egli si sofferma indi sui temi della ricerca, a partire dalle difficoltà riscontrate dall’Italia nell’accedere ai fondi europei e dalla necessità di inserire meglio il Paese nellacompetizione internazionale. Ad esempio, sul VII Programma Quadro, che ha impegnato circa 50 miliardi di euro complessivi, il contributo dell’Italia è stato pari circa al 15 per cento, ma lo sfruttamento non ha superato l’8,5 per cento circa. Il differenziale ammonta quindi a circa mezzo miliardo all’anno che, rispetto alle risorse complessive del settore, non è certo indifferente. In vista dell’VIII Programma Quadro, denominato Horizon 2020, che muoverà risorse per 80 miliardi circa, è dunque assolutamente indispensabile recuperare margini di competitività. I ricercatori italiani sono del resto estremamente brillanti come singoli, ma rilevano difficoltà nell’azione di gruppo. Egli preannuncia quindi l’intenzione di utilizzare i due anni che ci separano dall’avvio del prossimo Programma Quadro per stimolare le capacità dei ricercatori italiani a lavorare insieme su grandi temi, in una sorta di “grande palestra”.
Anche sul fronte delle politiche di coesione, la performance dell’Italia nell’utilizzazione dei fondi strutturali è molto scarsa: il Paese è infatti al penultimo posto, davanti alla Romania, con situazioni particolarmente critiche nelle Regioni della convergenza.
A titolo di ulteriore esempio, il Ministro riporta l’ultimo bando di grant da parte dell’European Research Conuncil per progetti proposti da singoli ricercatori, che rappresenta un’opportunità di grande rilievo, atteso che investe anche le capacità gestionali dei ricercatori, i quali possono decidere dove utilizzare il grant ottenuto. Anche in questo caso l’Italia, pur figurando al primo posto per numero di progetti avanzati, è assai più bassa in classifica in termini di assegnazioni, confermando un dato costante dal 2007. Negli anni di operatività di detti grant, l’Italia se ne è aggiudicati infatti solo 72 in tutto, a dimostrazione dell’evidente difficoltà del sistema a trasformare ottimi progetti in progetti Paese.
Dopo aver illustrato una tabella in cui sono riportate le specifiche azioni in essere e quelle in fase di avvio, il Ministro riferisce di aver avviato, nello scorso mese di dicembre, i progetti FIRB giovani e PRIN, attraverso cui spera si realizzi quella sorta di “palestra” in cui i ricercatori potranno allenarsi in vista di Horizon 2020.
Egli comunica indi di aver stanziato alcune somme residue (pari a 100 milioni del MIUR e 100 milioni dell’Ambiente) per stimolare la trasformazione di alcuni progetti in progetti Paese. In particolare, ritiene che la città rappresenti il centro reale della domanda dei cittadini, rispetto alla quale la digitalizzazione sta diventando dirompente. Occorre pertanto configurare delle città intelligenti, nelle quali sia possibile utilizzare proficuamente la grande quantità di dati esistente, attraverso modalità di comunicazione diverse. L’enorme disponibilità di dati cambia infatti il nostro modo di essere e deve essere gestita in modo intelligente. A tal fine, egli ha individuato sette verticalizzazioni, fra cui la scuola, la sanità, la mobilità, l’ambiente, l’energia e il binomio cultura-turismo. Partendo dalla domanda pubblica in ciascuno di questi settori, occorrerà mettere i dati a disposizione di comunità più ampie attraverso associazioni temporanee di imprese che coprano competenze diverse. Sul territorio opereranno dunque micro imprese per sviluppare i progetti di imprese più grandi. Per superare le difficoltà che esse potranno incontrare nel divenire stabili nel tempo, occorrerà supportarle con capitali di rischio ed incentivarne il lavoro sinergico in distretti. Si tratta di un progetto, prosegue il Ministro, che partirà dal Sud, instaurando un meccanismo virtuoso per tutto il Paese.
Per il medesimo progetto al Centro-Nord è prevista la devoluzione di 700 milioni di euro, di cui una quota parte a fondo perduto e una quota parte sul fondo rotativo.
Passando ai temi dell’università, il Ministro rileva anzitutto come sia necessario ringiovanire le università e assicurare periodicità al reclutamento.
E’ poi necessaria la riforma dei dottorati di ricerca, atteso che attualmente solo il 20 per cento dei dottorati trova sbocco presso l’università o enti di ricerca. Occorre dunque che l’investimento abbia una maggiore ritorno verso la comunità, sia nella pubblica amministrazione che nelle aziende, e si migliori la percezione dei dottorati, allo stato di età troppo elevata e con buona esperienza di laboratorio ma non di gestione. A titolo di esempio cita il bando da lui emesso per quattro figure di consigliere, per le quali ha richiesto proprio un’età giovanile e il possesso del dottorato.
Dopo aver accennato all’obiettivo della valutazione, il Ministro si sofferma sul diritto allo studio, informando che il decreto legislativo previsto dalla legge n. 240 del 2010 sta per essere trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni.
Quanto alla revisione del finanziamento dell’università, egli pone l’accento sulla specificità del Fondo per il finanziamento ordinario (FFO), che rappresenta solo un segmento di un sistema complesso. L’università può infatti contare su tre distinte linee di finanziamento statale: le risorse a copertura delle spese correnti, i fondi infrastrutturali e i fondi per la ricerca. Quanto al primo canale, pari a 7,5 miliardi di euro, esso si compone del FFO, della programmazione triennale e delle economie da turn over, che consentono di liberare molte risorse vincolate. A tale riguardo, egli comunica di aver destinato al FFO 300 dei 400 milioni disponibili sul cosiddetto “fondo Letta”.
Con riferimento al secondo canale, sul quale pure sono dirottate alcune risorse del “fondo Letta”, egli si sofferma in particolare sul Fondo edilizia ed infrastrutture, sul Fondo per le residenze di cui alla legge n. 338 del 2000, sulle risorse per collegi e residenze, nonché sul Piano per il Sud già avviato dagli ex ministri Gelmini e Fitto per 1,2 miliardi di euro. Si tratta in particolare di completare tutte le strutture esistenti e di promuoverne l’ottimizzazione energetica. A tale canale afferiscono anche il PON A3-Rafforzamento strutturale (di cui il 30 per cento è destinato alle università), nonché la rinegoziazione dei mutui con la Cassa depositi e prestiti alla luce della riduzione degli interessi e in vista di un allungamento del debito. Occorre peraltro che le risorse liberate tornino alle università con il vincolo di essere utilizzate per la riduzione del debito. Tale canale assomma complessivamente a 1,7 miliardi di euro. Il terzo canale di finanziamento riguarda, infine, i fondi per la ricerca, per un totale di 3,3 miliardi di euro. Si tratta dei fondi PRIN 2010-2011, FIRB 2012, PON 2 – Distretti e laboratori, PON 1 – Ricerca industriale, distretti Centro-Nord e dottorati di ricerca.
Nel complesso, le risorse disponibili assommano perciò a circa 12,5 miliardi.
Quanto poi al settore dell’istruzione, evidenzia l’urgenza di mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici e dare concretezza all’autonomia scolastica in un’ottica di responsabilità. Atteso che non è realistico un incremento di risorse disponibili nel breve periodo, occorre peraltro utilizzare meglio quelle che ci sono, realizzando le possibili razionalizzazioni. Individua dunque alcune azioni prioritarie di intervento, fra cui innanzitutto ilrilancio e lo sviluppo dell’autonomia nelle scuole; un nuovo modello di governance del servizio scolastico; la revisione delle Indicazioni nazionali e dei curricula, in senso più cooperativo e meno autorizzativo; la valorizzazione della professionalità dei docenti, con adeguati investimenti; lo sviluppo del sistema nazionale di valutazione; ilrecupero delle aree scolastiche più compromesse, di cui sottolinea la complessità; l’integrazione tra i sistemi di istruzione, formazione e lavoro per il rilancio della cultura tecnica e scientifica e il sostegno all’occupazione; la promozione del merito e dell’eccellenza; interventi a favore dell’edilizia scolastica e messa in sicurezza degli edifici scolastici. A questo ultimo riguardo, il Ministro riporta che il patrimonio edilizio scolastico assomma a 64 milioni di metri quadri, di cui il 75 per cento costruita prima degli anni Ottanta. Si tratta perciò di un’edilizia piuttosto povera, di cui il 10 per cento è in affitto e il 30 per cento si trova in aree ad elevato valore immobiliare. Rispetto ad una popolazione di 8 milioni di studenti, il dato è di 8 metri quadri a studente, che risulta addirittura maggiore della media europea (pari a 6 metri quadri). Gli spazi non tuttavia ben utilizzati perché in gran parte originariamente costruiti con altre finalità. Inoltre, quasi tutte le scuole si trovano in classe G dal punto di vista energetico, facendo registrare un costo di 200 euro a metro quadro, per un totale di 12 miliardi, che si scarica sugli enti locali. Se si riuscisse a portare buona parte degli edifici scolastici in classe B, il costo energetico scenderebbe a 60 euro a metro quadro, per un totale di 4 miliardi. Se poi si riuscisse a trasformarli in classe A, il costo energetico scenderebbe addirittura a 35 euro a metro quadro, per un totale di 3 miliardi. Il Ministro assicura pertanto il massimo impegno in questo senso. Fra gli altri interventi prioritari in materia scolastica, egli cita infine la semplificazione delle modalità di finanziamento della scuola paritaria nel sistema pubblico di istruzione e l’innovazione digitale nella scuola.

Dopo un breve dibattito sull’ordine dei lavori in cui intervengono i senatori PROCACCI (PD) e VALDITARA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI), cui risponde il PRESIDENTE, prende la parola il senatore GIAMBRONE (IdV) il quale ringrazia anzitutto il Ministro per la sua ampia esposizione. Chiede tuttavia di chiarire se vi sia un’effettiva inversione di tendenza rispetto al passato e, in particolare, se le politiche formative abbiano finalmente guadagnato il centro dell’azione di Governo. In tal senso, le dichiarazioni del Ministro sulla difficoltà di reperire risorse aggiuntive non sembrano incoraggianti. Gli ultimi anni hanno del resto visto numerosi interventi che hanno falcidiato il mondo dei saperi, dalla riduzione del tempo scuola, all’aumento degli alunni per classe, alla revisione delle classi di concorso. Occorre dunque un cambio di passo, che marchi la differenza con il passato.
Dopo aver apprezzato le parole del Ministro sulla sicurezza nelle scuole, l’oratore chiede che il Ministro si pronunci sull’istituzione di dotazioni organiche aggiuntive, sulla gestione del personale docente in esubero, con particolare riguardo al difficile equilibrio fra giovani e precari, e sulla possibilità di abilitare all’insegnamento musicale coloro che ne sono rimasti esclusi per una normativa irragionevole.
In tema di università, chiede ragguagli in ordine al finanziamento delle borse di studio e alla sorte degli idonei, assicurando il sostegno del suo Gruppo all’azione del Ministro, nella misura in cui saprà segnare una forte discontinuità con il passato.

La senatrice Vittoria FRANCO (PD) non esita a definirsi sconvolta dall’enunciazione del Ministro, che ha illustrato un programma indubbiamente destinato a sconvolgere gli assetti del Paese. Dopo più di due anni caratterizzati da riforme ispirate da intenti punitivi nei confronti della ricerca e dell’università, le parole del Ministro non possono non essere salutate con entusiasmo. La realizzazione del programma illustrato contribuirà infatti certamente alla crescita del Paese.
Ella dichiara poi di condividere l’obiettivo del Ministro di svecchiare l’università e la ricerca italiane e si augura che ciò possa essere conseguito nella fase applicativa della riforma.
Quanto al diritto allo studio, ella auspica l’ampliamento del numero dei diplomati e dei laureati, ponendo l’accento sull’importanza di creare le condizioni affinché tutti possano competere ad armi pari, piuttosto che inseguire la meritocrazia. In proposito, chiede delucidazioni sulle sorti del Fondo per il merito introdotto dalla legge n. 240 e indi trasformato in Fondazione, sottolineando l’esigenza di garantire eguale cittadinanza a tutti. Concorda altresì sull’obiettivo di assicurare periodicità al reclutamento, evidenziando nel contempo la necessità di evitare la formazione di nuovo precariato. Apprezza inoltre l’intenzione di assicurare maggiore dignità ai dottorati di ricerca.
Rivolge indi due domande specifiche al Ministro, di cui la prima sui criteri di assegnazione dei PRIN, che rischiano di penalizzare le scuole di eccellenza e la ricerca di base, nonché sui parametri di valutazione elaborati dall’ANVUR, pur nella sua autonomia.
Quanto alla scuola, ella ritiene infine indispensabile rimotivare i docenti, recuperando il ruolo fondamentale della scuola rispetto ad altre agenzie formative che, negli ultimi anni, hanno contribuito alla diffusione di disvalori.

Il senatore ASCIUTTI (PdL), dopo aver ringraziato il Ministro per la sua esposizione, gli chiede quali siano le sue intenzioni in ordine all’imminente scadenza del mandato di alcuni rettori, a fronte dell’ancora incompiuta riforma delineata dalla legge n. 240.
Sollecita altresì ragguagli in ordine alle nuove assunzioni, tanto più che è ancora vigente il vincolo di non superare il 90 per cento del FFO per la spesa destinata al personale. A fronte delle continue riduzioni del Fondo, tale soglia è stata infatti incolpevolmente sforata da molti atenei, con gravi ripercussioni su un’intera generazione di talenti. Chiede quindi al Ministro di esprimersi al riguardo, con particolare riferimento alle idoneità in scadenza.
Egli evidenzia poi la difficoltà dei docenti che abbiano conseguito un finanziamento privato ad assumere ricercatori e sollecita un aggiustamento della normativa relativa alle borse di studio e di ricerca.
Dopo aver condiviso l’intenzione di valorizzare i dottorati di ricerca, suggerendo di estendere l’azione alle specializzazioni in medicina, si sofferma indi sull’edilizia scolastica, invitando a verificare con attenzione le situazioni di emergenza denunciate.
Quanto infine all’autonomia, ritiene che dovrebbe estendersi alla gestione del personale docente ed in tal senso chiede al Ministro di pronunciarsi sul futuro delle graduatorie.

Il senatore RUSCONI (PD) ringrazia il Ministro per il messaggio positivo trasmesso, secondo cui la formazione non è più un settore di spesa ma di investimento ed auspica che in questo modo la funzione docente possa recuperare centralità.
Chiede poi al Ministro di precisare come intenda coniugare la promessa attenzione ai giovani con il dovuto rispetto dei diritti acquisiti dai precari in questi anni, augurandosi che il reclutamento venga bandito con costante periodicità biennale.
In merito all’edilizia scolastica rileva che solo il 40 per cento delle scuole ha il certificato di idoneità. Ritiene pertanto che i comuni dove ha sede il restante 60 per cento degli edifici scolastici dovrebbero essere autorizzati a sforare il patto di stabilità.
Sollecita infine procedure più agili per l’accreditamento delle risorse alle scuole.

Il senatore PITTONI (LNP) rivendica al suo Gruppo l’impegno per riequilibrare la situazione delle università sottofinanziate, incrementando la consistenza dei fondi assegnati per merito. A tal fine, mancano tuttavia alcuni decreti attuativi della legge n. 240, come quello sui costi standard per studente, su cui chiede informazioni al Ministro.
Sottolinea poi le disfunzioni legate alla limitazione degli accessi per determinate facoltà, come ad esempio medicina, e ne sollecita un ripensamento.
Dopo aver convenuto sull’urgenza di assicurare la sicurezza nelle scuole, pur con le verifiche sollecitate dal senatore Asciutti, si sofferma sulla problematica del reclutamento degli insegnanti, le cui aspettative sono state finora largamente disattese. Pone quindi in luce la necessità di intervenire con urgenza e dà conto del suo impegno a favore di una proposta, oggetto di ampio confronto con gli operatori del settore, che coniuga merito e capacità nell’interesse di tutti, per migliorare la qualità dei docenti e, di conseguenza, degli studenti.

In considerazione dell’elevato numero degli iscritti a parlare, il PRESIDENTE rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

La seduta termina alle ore 16,20.

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(7a Commissione Senato, 25 gennaio 2012) Seguito del dibattito sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende il dibattito, sospeso nella seduta dell’11 gennaio scorso.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il senatore ASCIUTTI (PdL) chiede che il Ministro anticipi la risposta ad alcuni quesiti urgenti posti nell’ultima seduta, affinché i parlamentari si possano regolare in relazione all’esame del decreto-legge n. 216, cosiddetto “mille proroghe”. Fra gli altri, ricorda il superamento del vincolo del 90 per cento fra spese per il personale e finanziamento ordinario delle università ai fini delle assunzioni, la prossima scadenza dell’idoneità conseguita da molti ricercatori e la imminente conclusione del mandato di numerosi rettori.

Intervenendo anch’ella sull’ordine dei lavori, la senatrice SOLIANI (PD) sottolinea come la Commissione stia procedendo con ritardo alla discussione delle dichiarazioni programmatiche del ministro Profumo. Si augura tuttavia che ragioni di urgenza non impediscano ai commissari di esporre con agio le proprie posizioni politiche, interloquendo con il Ministro in tempi certi e garantiti.

Il PRESIDENTE, accogliendo le sollecitazioni testè espresse, propone che al termine della seduta odierna il ministro Profumo anticipi la risposta ai quesiti più urgenti, fermo restando il diritto di ciascun senatore di intervenire nel dibattito, al cui termine si svolgerà la replica complessiva del Ministro.

Conviene la Commissione.

Nel dibattito interviene quindi il senatore VITA (PD), il quale, approfittando della delega del ministro Profumo sull’innovazione, gli chiede se sia favorevole alla sperimentazione nelle scuole del software libero, che consentirebbe cospicue economie di scala. Con riferimento al progetto delle smart cities, sollecita poi una particolare attenzione al digital divide il quale, se sommato al cultural divide, rischia di diventare esplosivo ed addirittura distruttivo se ad esso si aggiunge anche la povertà economica in senso classico. Egli si sofferma indi sull’attuazione della legge n. 240 del 2010, sottolineandone le incongruenze. In particolare, evidenzia che le nuove abilitazioni nazionali non sono ancora state avviate e rischiano di non esserlo per tutto il 2012, sicché viene a mancare proprio uno degli elementi di maggiore novità della riforma. Chiede quindi ragguagli in proposito, con riguardo fra l’altro all’utilizzazione dei fondi 2012 del Piano straordinario di reclutamento dei professori associati. Passando alla ricerca, chiede al Ministro di precisare i suoi intendimenti per infondere nuova linfa al settore, anche al fine di onorare la prestigiosa tradizione italiana al riguardo. Segnala inoltre il discutibile “criterio della mediana” proposto dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), che rischia di penalizzare i giovani e lamenta una scarsa attenzione per le scienze umane. Dopo aver sollecitato il Ministro ad esprimere la propria opinione sul mantenimento del valore legale del titolo di studio e sui tempi di attuazione della riforma Gelmini, per la parte relativa al diritto allo studio, conclude osservando che per la realizzazione delle misure illustrate dal Ministro occorrono consistenti risorse, che si augura il Governo voglia dedicare ai campi del sapere.

Il senatore DE ECCHER (PdL) rimarca il prevalere, negli ultimi decenni, di un approccio all’istruzione teso a portare il maggior numero di studenti possibile ai massimi livelli formativi, con conseguente scadimento della selezione e dequalificazione dei titoli di studio conseguiti. A questa filosofia egli oppone invece la necessità di una precisa programmazione del fabbisogno, estesa anche alla scuola secondaria superiore, onde evitare di condurre fino alla laurea un numero eccessivo di studenti, una parte dei quali sarebbe inevitabilmente priva di avvenire. Censura poi le difficoltà manifestate dal mondo dell’istruzione ad aprirsi verso i settori produttivi, in un’ottica sostanzialmente autoreferenziale.

Il senatore LEONI (LNP) raccoglie con entusiasmo le idee fortemente innovative illustrate dal Ministro, ad esempio con riguardo all’edilizia scolastica, e si dichiara pronto a seguirle a partire dalla sua città, purchè ne siano chiariti i contorni. Chiede poi al Ministro conferma sulle prospettive di un polo tecnologico a Genova e sollecita la promozione di università di eccellenza, dotate di adeguate infrastrutture.

Il senatore CERUTI (PD) esprime apprezzamento per la cornice culturale delle dichiarazioni programmatiche del Ministro, che dà respiro all’urgenza dei problemi e imprime un cambio di marcia, prefigurando un vero e proprio nuovo umanesimo. Questa sfida stride tuttavia, a suo avviso, con il nostro sistema di istruzione e formazione, che necessità con urgenza di una vera riforma dell’università rispetto al modello a suo tempo delineato. Al di là delle disquisizioni sul valore legale del titolo di studio, egli rileva infatti che manca il necessario contesto di regole sulla competitività. Chiede quindi al Ministro quale ruolo ritenga che debba avere lo Stato nella definizione di detto contesto di regole, che a suo giudizio dovrebbero essere volte a consentire a tutti gli atenei di tendere insieme verso l’eccellenza. In tal senso, pone l’accento sull’opportunità di stimolare le università ad integrarsi, sul modello dei reti territoriali. Egli domanda poi al Ministro se corrisponda al vero che anche nel 2012 saranno congelati gli squilibri nel finanziamento degli atenei, come è già accaduto nel 2011. Al riguardo, richiama l’articolo 11 della legge n. 240, introdotto su iniziativa della Lega, che prevedeva l’attribuzione dell’1,5 per cento del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) agli atenei sottofinanziati. Tale norma è stata disattesa nel 2011 e, a quanto pare, rischia di restare lettera morta anche per il 2012. Alcuni atenei non possono tuttavia competere adeguatamente proprio per un vistoso sottofinanziamento e si ritrovano ai margini della legalità per il mancato rispetto del vincolo percentuale relativo alle tasse di iscrizione degli studenti. Auspica pertanto uno sblocco del sistema di riequilibrio. Passando alla ricerca, egli rammenta che il 27 dicembre scorso il Ministero ha bandito i PRIN e i progetti FIRB, che rappresentano le due leve più importanti per sviluppare la ricerca universitaria, soprattutto a favore dei giovani. Esprime tuttavia perplessità sulla scelta di svolgere una preselezione a livello di ateneo e di adottare criteri di carattere quantitativo. In questo modo, teme infatti che risultino favoriti i grandi atenei a danno di quelli più piccoli e la ricerca scientifica rispetto a quella umanistica. Pone infine l’accento sulle problematiche relative all’Alta formazione artistica e musicale (AFAM), sottolineando l’esigenza di ridefinire con sollecitudine lo stato giuridico dei docenti. Evidenzia altresì la criticità dei titoli di studio dei restauratori.

La senatrice SOLIANI (PD) esprime a sua volta apprezzamento per l’inversione di tendenza impressa dal ministro Profumo, dichiarando di condividerne gli intenti di semplificazione ed essenzialità. Dopo aver rilevato come la finalità fondamentale dell’istruzione consista nel costruire le basi per la democrazia e la cittadinanza, nazionale ed europea, invita il Ministro a fare in fretta per dare quanto prima il segno di un possibile cambiamento. In particolare, si augura che il Ministro possa dimostrare che è possibile, attraverso la scuola, combattere le disuguaglianze e, contestualmente, responsabilizzare i giovani. Ella dichiara poi di condividere le considerazioni del Ministro in ordine alla unicità di Governo e alla ricerca di sinergie con le altre amministrazioni, nazionali ed europee, per un ben preciso “progetto Paese”. In questa prospettiva, ritiene strategico anche un rapporto saldo con le Regioni e gli enti locali ed in tal senso apprezza l’impegno del Ministro a favore del Sud. Dopo aver sollecitato il Ministro a conferire autonomia responsabile alle scuole, attraverso l’erogazione di adeguate risorse di cui controllare l’efficacia con una precisa verifica dei risultati, si sofferma sui problemi di governance, ponendo in luce la connessione con la riforma delle autonomie locali. Auspica indi una effettiva terzietà degli organi di valutazione quali l’ INVALSI e l’ANVUR, sollecitando un approccio che non sia solo di risultato immediato ma anche di lunga gittata. Ella sottolinea altresì il ruolo fondamentale dei docenti, che tuttavia appaiono allo stato sempre più depressi. Si augura quindi che il concorso annunciato dal Ministro per i giovani docenti possa essere l’occasione per rivitalizzare la categoria. Invita tuttavia il Ministro ad adoperarsi affinché il Ministero non compia gli stessi errori del recente passato, quali quelli riscontrati in ordine al concorso per presidi o per insegnanti all’estero. Conclude richiamando le difficoltà della Scuola per l’Europa di Parma, i cui recenti concorsi non sono esenti da criticità e zone d’ombra. Invoca perciò maggiore trasparenza, tanto più in considerazione della dimensione europea in cui opera l’istituzione.

Il senatore VALDITARA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI) osserva in primo luogo come l’orizzonte temporalmente definito del Governo induca a concentrare l’attenzione su poche misure, ma di qualità. In tale prospettiva, egli raccoglie con soddisfazione gli intendimenti illustrati dal Ministro con riguardo all’edilizia scolastica, che rappresenta a suo avviso un settore idoneo a rilanciare la qualità dell’insegnamento e a rimettere in moto segmenti produttivi importanti. Al riguardo, suggerisce peraltro il ricorso al project financing, in analogia a quanto già disposto dal Governo per le carceri. Sollecita altresì il Ministro a dare una risposta al mondo del precariato attraverso la definizione di regole certe, che consentano ai docenti di prefigurare precisi percorsi di carriera. Quanto alla riforma della governance degli istituti, condivide l’esigenza di uno stretto rapporto con gli enti locali ma ritiene fondamentale anche quello con il mondo delle imprese. Il tema di finanziamento privato alla scuola, ricorda, era stato del resto sfiorato nella XV legislatura dall’allora ministro Fioroni, ma poi non adeguatamente perseguito. Reputa invece che la riforma del reclutamento abbia bisogno di tempi più lunghi. Il concorso nazionale preannunciato dal Ministro potrebbe tuttavia rappresentare una prospettiva importante. Dopo aver suggerito che le università virtuose possano superare il vincolo del 50 per cento attualmente imposto al turn over, eventualmente istituendo un fondo ad hoc sul modello francese o tedesco, si sofferma sulle criticità dei PRIN, denunciando criteri spesso insufficienti ad evitare opacità. Chiede altresì quali siano i tempi per i prossimi concorsi universitari e quali incentivi il Ministro abbia in animo di introdurre per inserire i dottori di ricerca nelle imprese. Avviandosi alla conclusione, rammenta che nella riforma Gelmini si erano mantenuti gli scatti meritocratici per i docenti, successivamente abrogati dal ministro Tremonti ma infine recuperati. Al riguardo permane tuttavia negli atenei una qualche incertezza, per cui sollecita il Ministro a fare chiarezza. Auspica infine un deciso impegno del Ministro a favore della internazionalizzazione dell’accademia.

Come convenuto ad inizio di seduta, il ministro PROFUMO risponde quindi ai quesiti più urgenti, riservandosi di intervenire più diffusamente in sede di replica.
Con riguardo alla possibilità per le università che abbiano superato la soglia del 90 per cento nel rapporto fra spese per il personale e finanziamento ordinario, comunica che è in fase di elaborazione finale lo schema di decreto legislativo previsto dalla legge n. 240, che prevede la definizione di nuovi parametri. In particolare, saranno prese in considerazione anche altre categorie di spesa, ad esempio per il personale a tempo determinato e per infrastrutture, nonché altre entrate come le tasse degli studenti e il piano triennale. Verranno così a incrociarsi due parametri, di cui uno relativo alle spese per il personale a tempo determinato e indeterminato, e un altro relativo alle spese per infrastrutture, che consentiranno una maggiore gradualità e una diversa premialità. Le università virtuose potranno infatti superare la soglia del 50 per cento di turn over.
Quanto alla scadenza delle idoneità, di cui sottolinea il legame con le ridotte disponibilità finanziarie delle università, osserva che occorre compiere un’attenta ricognizione e presumibilmente indirizzarsi verso una proroga.

Il senatore PROCACCI (PD), riservandosi di intervenire in discussione generale, chiede al Ministro di esprimersi in ordine all’emendamento, approvato dalle Commissioni I e V della Camera dei deputati al decreto-legge n. 216 del 2011 (“milleproroghe”), che prevede espressamente la possibilità per le università di derogare alla soglia del 90 per cento ai fini delle assunzioni.

Il ministro PROFUMO tiene a precisare la differenza tra i criteri per la distribuzione del FFO e la possibilità per gli atenei di procedere ad assunzioni. Con particolare riguardo all’emendamento, si dichiara favorevole ad una maggiore attenzione per le università in condizioni critiche e quindi ad un conseguente allentamento dei vincoli attuali, sia pure con le opportune differenziazioni.

Il ministro consegna indi alla Commissione una documentazione recante le linee guida della sua azione di Governo.

Il PRESIDENTE avverte che tale documentazione sarà resa disponibile per la pubblica consultazione sulla pagina web della Commissione.

Prende atto la Commissione.

Il PRESIDENTE rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

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(7a Commissione Senato, 8 febbraio 2012) Seguito del dibattito sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende il dibattito, sospeso nella seduta del 25 gennaio scorso.

Interviene il senatore LIVI BACCI (PD), il quale pone l’accento sull’esigenza di una maggiore internazionalizzazione degli atenei. Al riguardo, rileva con rammarico che gli studenti italiani sono fra i minori utilizzatori del programma europeo Erasmus, benché con significativi squilibri a livello territoriale interno. Egli suggerisce pertanto alcune politiche mirate, atte ad aumentare la percentuale di connazionali che usufruiscono del programma. Fra queste cita ad esempio la possibilità di sgravi fiscali alle famiglie che documentino spese connesse al programma, la corresponsione di prestiti d’onore in linea con quanto previsto dal prossimo programma Erasmus per tutti, nonchè un più certo riconoscimento dei crediti acquisiti all’estero ed una loro maggiore spendibilità nel sistema formativo nazionale.
Quanto al finanziamento della ricerca, egli conviene con il Ministro sull’opportunità di sostenere i grandi progetti che vedano la collaborazione di atenei italiani con i loro omologhi stranieri, nonché la messa in rete di collaborazioni fra diverse università nazionali. Ritiene tuttavia altrettanto proficuo incentivare i piccoli progetti, anche individuali, attraverso procedure più snelle.

Il senatore PROCACCI (PD) si sofferma anzitutto sui temi dell’università, dichiarando di condividere le affermazioni del Ministro sulla necessità di ringiovanire del personale docente e assicurare periodicità al reclutamento. Richiama tuttavia l’attenzione del Ministro sul Piano straordinario per l’assunzione di professori di seconda fascia, previsto dall’articolo 29, comma 9, della legge n. 240 del 2010. Su tale atto, entrambe le Commissioni parlamentari hanno espresso un parere, vincolante per legge, che sollecitava il Ministro a superare il criterio del 90 per cento del rapporto fra finanziamento ordinario e spese per il personale ai fini delle assunzioni. Il Ministro non ha tuttavia recepito tale indicazione, limitandosi a calcolare predetta percentuale al 31 dicembre 2010, all’uopo inserendo un’apposita copertura legislativa nel decreto-legge n. 216 del 2011, cosiddetto “milleproroghe”, attualmente all’esame del Senato. Nel corrispondente decreto-legge “milleproroghe” dell’anno scorso, infatti, non era stata inserita analoga norma di adeguamento della soglia al 2011. Egli ricorda tuttavia che il Piano straordinario era stato concepito, nell’ambito della legge n. 240, per consentire assunzioni a tutte le università, mentre l’applicazione del vincolo ha escluso ben 16 atenei, che pure avevano regolarmente bandito i concorsi prima dei tagli imposti nel 2008 dagli allora ministri Tremonti e Gelmini. Ritiene pertanto ingiusto applicare il vincolo a quelle assunzioni, in quanto penalizzerebbe talenti del tutto incolpevoli. Osserva poi che la virtuosità di un’università non può essere considerata solo dal punto di vista finanziario. Occorre infatti tenere conto anche di altri parametri, come il numero degli esoneri, certamente più cospicuo nel Meridione, nonché la consistenza dei finanziamenti privati, senz’altro più rilevante al Nord. Ciò nonostante, la Costituzione impone di tutelare tutti gli studenti meritevoli, ancorché privi di mezzi, e di consentire loro di giungere ai gradi più elevati di istruzione. Tutte le università devono quindi essere poste in condizioni di competere fra loro. Si augura pertanto che il Ministro voglia dimostrare una precisa volontà politica in tal senso, ricusando la prospettiva di accompagnare all’eccellenza solo un ristretto numero di sedi. Sul piano concreto, lo invita a sostenere l’emendamento al decreto-legge n. 216 che egli si accinge a presentare recependo l’indicazione unanime a suo tempo espressa dalla Commissione.
Con riferimento alla scuola, apprezza indi le considerazioni del Ministro circa le aree disagiate del Paese ed auspica una riflessione sull’opportunità di destinare a tali zone un contingente di docenti particolarmente preparati, che potrebbe fra l’altro determinare cospicui risparmi in termini di sicurezza.

La senatrice Mariapia GARAVAGLIA (PD) esprime piena sintonia con le dichiarazioni programmatiche del Ministro. Registra tuttavia con rammarico la scarsa propensione dei giovani laureati a restare in ambito universitario, per assoluta mancanza di prospettive certe. Il percorso di tenure track, individuato dalla legge n. 240, non è infatti sufficiente in assenza di una programmazione triennale dotata di adeguate risorse.
Quanto alla scuola, chiede al Ministro di chiarire come intenda mettere in pratica il tirocinio formativo attivo, manifestando condivisione sull’obiettivo di coniugare autonomia e responsabilità. Concorda altresì sulla prospettiva di tenere le scuole aperte il più a lungo possibile, anche se non può esimersi dal constatare che attualmente il tempo pieno è ridotto e la sicurezza degli edifici non è assicurata. Sollecita inoltre la piena operatività degli strumenti di monitoraggio dell’autonomia, stigmatizzando l’incertezza normativa in ordine all’Agenzia nazionale, ora nuovamente trasformata in Istituto, con una fase di transizione che non giova a nessuno.
Avviandosi alla conclusione, si sofferma sul diritto allo studio e sulla valorizzazione del merito, chiedendo ragguagli sull’apposita Fondazione. Si associa altresì al suggerimento di promuovere le capacità individuali che giudica indispensabili per incentivare la competizione fra atenei.

La senatrice BLAZINA (PD) sottolinea anzitutto l’importanza di incentivare la collaborazione fra università, anche straniere, ad esempio attraverso progetti transfrontalieri, come quelli condotti dagli atenei di Trieste ed Udine.
Pone poi l’accento sulle problematiche delle scuole con lingua di insegnamento slovena e bilingui, che partecipano a pieno titolo al sistema scolastico italiano, presentando tuttavia qualche specificità da tenere nel debito conto. E’ infatti un diritto inalienabile di tutti i bambini essere istruiti nella propria madre lingua. In questi anni, le predette scuole sono state tuttavia oggetto di trasformazione, nell’ambito dei processi di riordino che hanno interessato l’intero sistema nazionale, con conseguenze negative che impongono un’urgente riflessione. Tali scuole hanno peraltro registrato, recentemente, un aumento delle iscrizioni, dovuto a famiglie miste ovvero di lingua italiana che le scelgono come strumento di integrazione. In due comuni della Regione le scuole italiane sono state addirittura trasformate in bilingui e, in un caso, anche trilingue.
Ella evidenzia quindi le problematiche di maggiore rilievo in attesa di soluzione: la formazione iniziale del personale docente, atteso che non è stato ancora emanato il decreto previsto dall’articolo 15, comma 25, del decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 2010; lo stato giuridico di tutto il personale delle scuole bilingue, in assenza del contingente organico specifico; l’istituzione della sezione di lingua slovena presso il conservatorio di Trieste.
Nel ricordare di aver presentato uno specifico disegno di legge in materia, di cui si augura l’approvazione prima della fine della legislatura, sollecita un dialogo costruttivo con il Ministro nell’auspicio che le scuole di lingua slovena rientrino nell’ambito delle innovazioni che egli ha esposto.

Il senatore PITTONI (LNP) coglie l’occasione per segnalare al Ministro le criticità connesse al possibile inserimento di nuovi insegnanti abilitati nelle graduatorie ad esaurimento, previsto da un emendamento approvato dalla Camera dei deputati al decreto-legge “milleproroghe”. In proposito, reputa ingiusto consentire ai nuovi insegnanti abilitati di scegliere la provincia di inserimento conoscendo i punteggi di tutti gli altri candidati già inseriti. Inoltre, in occasione dell’ultimo aggiornamento era stato garantito che le graduatorie sarebbero state bloccate per tre anni senza nuovi aggiornamenti o inserimenti. Assumere ora una decisione in direzione diametralmente opposta lederebbe fortemente i diritti di chi ha scelto una determinata provincia e finirebbe per essere scavalcato da nuovi inseriti, aprendo un contenzioso infinito. Inoltre, diventerebbe difficilissimo, se non impossibile, reclutare docenti attraverso concorso.
Il risultato pratico della norma contenuta nel “milleproroghe” sarebbe dunque, prosegue l’oratore, solo quello di offrire alle associazioni di avvocati specializzate nel settore un’altra occasione di arricchimento, dopo quella conseguente alle incertezze sulle immissioni in coda o a pettine. Né va trascurato il fatto che si ridarebbe così fiato a chi in questi anni ha lavorato contro la riforma del reclutamento in senso meritocratico e vorrebbe boicottare il tentativo di correggere l’accentuata disomogeneità di valutazione sul territorio con un progetto organico. Il salto all’indietro di cinque anni rappresentato dal ritorno di fatto alle liste permanenti, oltre a vanificare il lavoro dell’allora ministro Fioroni, verrebbe peraltro presto affiancato dalla richiesta di recuperare “provvisoriamente” anche i vecchi concorsi, con un salto complessivo all’indietro di ben dodici anni.
A suo giudizio, il problema dei circa 23.000 nuovi abilitati senza collocazione si inserisce invece nella più ampia questione del precariato degli insegnanti, che va affrontata alla radice varando il più presto possibile un nuovo meccanismo di reclutamento. In proposito, egli rammenta il progetto elaborato dalla sua parte politica, che ha da tempo la disponibilità a discuterne della quasi totalità delle forze sindacali e delle parti interessate. Si tratta di una proposta, precisa, in linea con il suggerimento, incluso su sua richiesta nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva svolta dalla Commissione sugli effetti connessi all’eventuale abolizione del valore legale del titolo di studio, di dare meno importanza al punteggio di laurea, privilegiando invece l’esito delle prove di valutazione nella determinazione della graduatoria dei bandi di concorso per assunzione nella Pubblica amministrazione. Anche la summenzionata riforma del reclutamento prevede infatti che l’inserimento dei giovani nuovi abilitati nella “sezione aperta” degli albi a carattere regionale avvenga sulla base della somma di un punteggio, costituito per 1/5 dai titoli e per 4/5 da una valutazione approfondita effettuata a parità di condizioni con gli altri iscritti all’albo regionale, e dei punti del concorso, che dovrebbe vertere su direttive nazionali – uguali per tutti – ma gestito a livello regionale. Libera sarebbe la scelta della regione ove collocarsi. Gli albi regionali avrebbero altresì una “sezione ad esaurimento”, con una diversa percentuale di cattedre assegnate.
Dopo aver sottolineato come il progetto illustrato sia pienamente conforme alla Costituzione e alla normativa europea, egli pone in luce come esso porrebbe al riparo dal rischio di essere scavalcati, in quanto perderebbero appetibilità i corsi on line più o meno fasulli, spesso ridotti a puro “mercato” dei punti, nonché lo scambio di favori tra strutture private e docenti. Tali meccanismi inciderebbero infatti solo su 1/5 del punteggio base e non garantirebbero la preparazione necessaria per ottenere una buona valutazione nelle prove di preparazione, che inciderebbero per i restanti 4/5.

La senatrice BASTICO (PD), anche alla luce delle misure in materia di scuola contenute nei decreti-legge cosiddetti “milleproroghe” e “semplificazione”, sollecita alcuni approfondimenti sui temi dell’autonomia e dell’edilizia scolastica.
Con riferimento al primo, chiede al Ministro se intenda collegare la valorizzazione dell’autonomia con la ridefinizione della governance. Pur comprendendo che spetta al Parlamento l’iniziativa in materia, ritiene infatti utile sapere se la riforma degli organi collegiali rientra fra le priorità del Governo, atteso che la disciplina attuale risale agli anni Settanta e quindi ad un’epoca molto precedente l’autonomia. Ella ritiene altresì che l’autonomia scolastica debba essere fortemente connessa alle autonomie locali, ivi compresi i soggetti del territorio come il volontariato e l’associazionismo. Apprezza indi la scelta del Governo in ordine all’organico funzionale. Chiede tuttavia quale sia il punto di partenza da cui si intendano avviare le nuove modalità. Benché non sia necessario un numero maggiore di docenti quanto piuttosto la stabilizzazione del personale per le funzioni ordinarie, di supplenza, di sostegno, nonché di cura di alcuni progetti di particolare rilievo, risulta infatti cruciale la base da cui si intende partire per la ridistribuzione del personale secondo criteri oggettivi e trasparenti. Invita poi il Ministro ad esprimersi sulla natura che intende attribuire alle reti di scuole. In particolare, vorrebbe sapere se il Ministro le intende giuridicamente strutturate e titolari di contratti, ovvero come mere associazioni.
Passando all’edilizia scolastica, reputa piuttosto centralistico il piano predisposto dal Ministero. Invita pertanto a rifinanziare la legge n. 23 del 1996 e a svincolare gli investimenti in questo settore dal patto di stabilità. Suggerisce inoltre di destinare all’edilizia scolastica una quota dell’8 per mille del gettito IRPEF.
L’oratrice solleva infine alcune tematiche specifiche. Dopo aver chiesto al Ministro le proprie intenzioni in ordine al reclutamento dei docenti, lo interroga sulle sorti della scuola dell’infanzia. Gli organici non sono stati infatti ampliati e molti bambini non hanno avuto accesso quest’anno ad un segmento così importante della loro formazione. Domanda quindi al Ministro se intenda applicare la normativa che dispone la generalizzazione del servizio e come intenda procedere con le sezioni primavera per i bambini dai 2 ai 3 anni, anche alla luce del disegno di legge di iniziativa popolare presentato in materia.
Conclude augurandosi che il Ministro voglia sostenere l’estensione al 31 agosto 2012 del termine per la maturazione dei requisiti di pensionamento per i docenti, in considerazione della specificità del lavoro da loro svolto.

Il senatore MARCUCCI (PD) pone anzitutto in luce il rapporto fra ricerca, innovazione e imprese, stigmatizzando i tempi generalmente troppo lunghi del Ministero per l’approvazione dei progetti di ricerca e l’erogazione degli stanziamenti, che spesso giungono fuori tempo massimo per la realizzazione dei progetti stessi.
Prende indi atto delle dichiarazioni del Ministro circa la difficoltà di destinare risorse aggiuntive alla scuola nei prossimi anni. Sottolinea tuttavia le condizioni di sussistenza in cui si trovano numerose istituzioni scolastiche, ormai prive dei fondi indispensabili per la gestione ordinaria e quotidiana. Fra l’altro, censura la scelta di vietare l’esonero dall’insegnamento per i vice presidi di istituti comprensivi dislocati su più sedi, considerato il carico di lavoro da svolgere. Invita perciò ad attenuare il progressivo depauperamento delle scuole, con particolare riferimento ai territori montani, disagiati e periferici.
Segnala infine l’esperienza positiva dell’Istituto di alti studi di Lucca, che rappresenta a suo avviso un modello da estendere ad altre realtà del Paese.

Il senatore PETERLINI (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) sottolinea l’importanza di integrare la formazione con il mondo del lavoro, come del resto perseguito dalle scuole professionali della provincia di Bolzano che operano secondo un modello duale.
Apprezza altresì le dichiarazioni del Ministro a favore del risparmio energetico nelle scuole richiamando il progetto “casa-clima” della provincia di Bolzano che ha consentito risparmi pari al 90 per cento.
Dopo aver invitato a restituire dignità alla professione docente, attualmente un po’ scolorita, si sofferma su alcuni problemi specifici della provincia di Bolzano. In primo luogo, ricorda che, nel parere sullo schema di regolamento relativo alla riforma degli istituti professionali, su sua richiesta fu inserito un richiamo all’esigenza di consentire alle regioni e province autonome di realizzare corsi annuali per completare la formazione professionale dei ragazzi con l’esame di Stato. Occorre però ora accelerare le previste intese con il Ministero affinché detti corsi possano partire il prima possibile. Rammenta del resto che nel suo territorio gli alunni delle scuole professionali sono pari al 35 per cento della popolazione studentesca, contribuendo in modo determinante a mantenere basso il tasso di disoccupazione.
Evidenzia altresì la necessità di predisporre programmi per la formazione degli insegnanti nelle lingue locali ed a tal fine auspica una delega alla provincia autonoma di Bolzano, in linea con quanto già disposto a favore di Trento.
Invita poi ad attivare rapidamente i tirocini formativi attivi, atteso che nel suo territorio le graduatorie sono esaurite ed è quindi viva l’esigenza di coprire gli organici.
Dopo aver auspicato la facoltà per l’università di Bolzano di prevedere specifiche discipline per l’insegnamento, si sofferma sul reclutamento del personale, raccomandando che possa provenire anche dall’estero. Sollecita inoltre una delega per il riconoscimento delle qualifiche professionali per i docenti e stigmatizza la disparità di trattamento fiscale relativo alle borse di studio. Invita infine ad ammettere i contratti stagionali per l’apprendistato nelle scuole professionali.

Il senatore FIRRARELLO (PdL) lamenta che, a fronte di 500.000 posti, il reclutamento ipotizzato si fermi a 300.000. Prospetta altresì un uso più razionale delle risorse europeea favore della scuola, per esempio per l’adeguamento retributivo del personale precario rispetto a quello di ruolo, nonché per la sua stabilizzazione.
Deplora altresì che le scuole professionali ad indirizzo turistico e alberghiero abbiano perduto ore preziose di insegnamento e invoca una revisione della riforma Gelmini sotto questo profilo.
Dopo aver stigmatizzato le molteplici competenze delle Amministrazioni dello Stato in ordine all’edilizia scolastica, pone in luce le difficoltà a realizzare il tempo pieno al Sud, per mancanza di locali. Analoghi problemi ritiene tuttavia che si registrino anche in altre aree del Paese.
Invoca poi maggiore flessibilità per la refezione scolastica, affinché le scuole possano intervenire con fondi propri.
Accenna indi al numero programmato di accessi a talune facoltà universitarie che, a suo avviso, fa solo gli interessi delle società di formazione. Avanza perciò la proposta di abolire il numero chiuso, lasciando più spazio alla selezione nel corso degli studi.
Denuncia infine una situazione di estrema confusione circa le deroghe al dimensionamento scolastico, raccomandando al Ministro di dettare una linea univoca.

Interviene infine il presidente POSSA (PdL), il quale comunica di aver già chiesto informalmente al Ministro alcuni chiarimenti sulle sue dichiarazioni programmatiche e di aver ricevuto le relative risposte in un documento che si mette a disposizione della Commissione.
Con riferimento al progetto sulle smart cities, considerate le plurime competenze che investono numerose Amministrazioni dello Stato, chiede se per quanto riguarda il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca la partecipazione sarà assicurata attraverso progetti bandiera del CNR, ovvero con altre azioni.
Sollecita altresì una riflessione sulle cifre fornite in ordine al risparmio energetico nelle scuole, che a suo avviso appaiono eccessive.

Il seguito della procedura informativa è indi rinviato.

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(7a Commissione Senato, 15 febbraio 2012) Replica del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca a conclusione del dibattito sulle comunicazioni rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende la procedura informativa, sospesa nella seduta antimeridiana dell’8 febbraio scorso, nel corso della quale – ricorda il PRESIDENTE – si era concluso il dibattito sulle comunicazioni rese dal Ministro.

Agli intervenuti nel dibattito replica il ministro PROFUMO, il quale si sofferma anzitutto sulle considerazioni avanzate in tema di università. Fra queste, cita in primo luogo il diritto allo studio, riconoscendo che l’anno accademico 2011-2012 ha evidenziato difficoltà in numerose regioni. Ciò, da un lato per la riduzione dei fondi statali e, dall’altro, per le minori disponibilità regionali. Occorre tuttavia una soluzione stabile nel tempo, che dia certezze in anticipo agli studenti. Dopo aver riferito che l’apposito schema di decreto legislativo, attuativo della legge n. 240 del 2010, è in attesa del parere della Conferenza Stato-Regioni, anticipa che la quota di investimento del Ministero per il 2012-2013 deve essere aumentata a 170 milioni. Inoltre, occorre un impegno degli studenti che, pur tenendo conto delle diverse esigenze, ammonti a circa 160/170 milioni. Per dare una risposta soddisfacente a tutti gli idonei, per reddito e per merito, è tuttavia necessario anche un impegno delle regioni per ulteriori 50/60 milioni. In tal modo saranno disponibili circa 400 milioni, che consentirebbero di coprire tutte le richieste ammissibili, anche in caso di aumento degli idonei a causa della situazione economica generale.
Passando al dottorato, informa che il relativo schema di decreto è quasi pronto. A suo avviso l’esperienza delle scuole di dottorato è positiva in quanto idonea a conferire una certa uniformità, a sua volta foriera di maggiore trasversalità sulla formazione. Occorre tuttavia porre mente al fatto che, mentre all’inizio degli anni Ottanta vi era rispondenza fra numero di borse e numero di candidati che potevano essere assunti nell’università o nei centri di ricerca, oggi queste condizioni non si verificano più. Lo sbocco dei dottorati negli atenei e negli enti di ricerca copre infatti appena il 15 per cento del numero complessivo. Il restante 85 per cento deve pertanto rivolgersi ad altri settori della società. Il curriculumdei dottorandi deve perciò consentire loro di acquisire professionalità spendibili anche nella Pubblica amministrazione e nelle aziende pubbliche, eventualmente attraverso una formazione differenziata. Non va del resto dimenticato, prosegue, che il sistema industriale italiano ha dimensioni medio piccole ed è quindi inadeguato a svolgere molta ricerca; ha pertanto bisogno di chi sappia dialogare con la ricerca pubblica.
Quanto all’attuazione della “riforma Gelmini”, comunica che a fine febbraio saranno stati rivisti dal Ministero tutti i nuovi statuti degli atenei. In proposito, ritiene che la situazione sia discreta, anche se forse si sarebbe potuto fare meglio. Sarebbe stato infatti preferibile – a suo avviso – un indirizzo di policy più attento, una minore ricerca del dettaglio e una maggiore dose di autonomia responsabile. Comunque, il processo è quasi concluso ed occorre pertanto partire da qui per valutare eventuali profili di criticità e di positività.
Circa l’assunzione dei professori associati, rammenta che erano previste due tranches, rispettivamente per l’anno accademico 2011-2012 e per l’anno accademico 2012-2013. Le risorse della prima tranche sono state assegnate a dicembre. Nel prossimo riparto del Fondo di finanziamento ordinario (FFO), che egli si augura possa essere approvato entro il 31 marzo, saranno comprese le risorse per il 2012-2013. Sottolinea infatti l’esigenza di regolarizzare la contribuzione statale agli atenei onde consentire loro una adeguata programmazione. Sulle modalità di attribuzione dei fondi per l’assunzione degli associati, ricorda che per il 2011-2012 erano previsti 78 milioni, da destinare solo alle università che non avessero sforato la soglia del 90 per cento del finanziamento ordinario rispetto alle spese per il personale. Per il 2012-2013 sono invece stanziati 90 milioni, da ripartire fra tutti gli atenei, utilizzando il vincolo del 90 per cento solo come parametro.
Il Ministro dà conto altresì del suo impegno per accelerare i nuovi concorsi. Al riguardo comunica che tutte le università hanno deliberato i propri regolamenti interni, sui quali egli esprime un giudizio in linea di massima favorevole. Ricorda inoltre che la valutazione sarà riferita a tre categorie: gli abilitati; gli idonei; i trasferiti, a livello nazionale o dall’estero. Pone altresì in luce che un 20 per cento non dovrà appartenere all’università per favorire una maggiore mobilità culturale.
Quanto alla presunta scarsa attenzione alle scienze umane nel finanziamento alla ricerca, egli richiama l’esigenza di utilizzare il biennio 2012-2013, che precede il settennato di programmazione europea 2014-2020, per aumentare la capacità di competizione dell’Italia rispetto al resto d’Europa. Il nostro Paese si caratterizza infatti per grandi talenti, che tuttavia incontrano difficoltà nel confrontarsi con culture più organizzate della nostra. Nel sottolineare come l’Italia perda 500 milioni all’anno sul VII Programma quadro di ricerca, evidenzia che il nuovo Programma Orizzonte 2020 vedrà un aumento considerevole di risorse a disposizione. Se l’Italia non migliora le proprie capacità di partecipazione, rischia quindi di perdere ben 800 milioni all’anno.
Attraverso i PRIN, egli si ripromette pertanto di allenare il Paese a competere in vista di Orizzonte 2020, nei campi previsti da quest’ultimo. In tal modo, l’Italia affinerà le proprie capacità di acquisire fondi europei e potrà dedicare maggiori risorse nazionali ai campi non coperti dalla ricerca europea, come la ricerca di base, ovvero le scienze umanistiche e sociali.
Sul valore legale del titolo di studio, rammenta che il Consiglio dei ministri ha deciso di avviare una consultazione pubblica che rappresenta, a suo avviso, un lodevole meccanismo di democrazia di stampo anglosassone.
Egli afferma indi che le regole di competizione fra atenei devono essere definite ex ante e poi conservate. Non ritiene quindi che debbano essere modificate nel 2012, che rappresenta un anno di transizione, mentre occorrerà lavorarci dal 2013, quando saranno disponibili le valutazioni dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR).
Il Ministro dà conto poi del nuovo programma comunitario Erasmus per tutti, che unifica i precedenti programmi in materia, con riferimento al quale precisa la tempistica prevista. Poiché le prime votazioni sono previste per il prossimo autunno, egli invita il Parlamento a fargli pervenire tutte le osservazioni che ritiene opportune, impegnandosi a farne tesoro in vista della discussione comunitaria.
Passando ai temi della ricerca, ritiene di aver già parzialmente risposto alle osservazioni relative ai PRIN. Aggiunge peraltro che la fase di prevalutazione nelle università si è resa necessaria per scremare l’elevato numero di domande rispetto ai limitati fondi a disposizione. In occasione del bando precedente, sono state infatti presentate 5.000 domande a fronte di risorse pari a 100 milioni di euro. Il bando attuale reca una dotazione di 170 milioni, con una previsione di 7-8.000 domande. Considerato che i fondi scadono al termine del 2012, in queste condizioni il Ministero non è in grado di fare una valutazione seria. La preselezione degli atenei si rende pertanto necessaria. Il Ministro è peraltro certo che essa sarà svolta con il massimo rigore, valorizzando i progetti migliori che potranno giungere al finanziamento.
Sul progetto di un Villaggio tecnologico a Genova, sulla collina degli Erzelli, egli reputa che si tratti una grande opportunità che occorre tuttavia governare con prudenza considerato che coinvolge fondi pubblici. Egli ha pertanto posto alla regione Liguria la condizione che il progetto veda l’integrazione dell’università, della ricerca e del mondo imprenditoriale. Solo così è ipotizzabile il finanziamento pubblico. L’università deve peraltro cambiare missione, andando oltre le tradizionali formazione e ricerca, per comprendere anche il trasferimento delle conoscenze, il servizio al territorio, la messa a disposizione di spazi comuni, in un’ottica di anticipazione dell’ingresso nel mondo del lavoro. Occorre altresì che il progetto sia sostenibile e non si traduca in un indebitamento dell’università. Altre condizioni da soddisfare sono un’adeguata viabilità e un forte sostegno alla ricerca, ai fini di stabilire rapporti continuativi fra università e imprese in una logica di partenariato positivo.
Il Ministro si sofferma indi sulle misure da adottare per promuovere una maggiore internazionalizzazione, osservando che la scarsità delle risorse impone di compiere scelte prioritarie a favore di determinati Paesi. Dopo aver riferito che alcuni atenei, come il Politecnico di Milano, si sono impegnati ad offrire quanto prima tutte le lauree magistrali in inglese per attirare un maggior numero di studenti stranieri, illustra nel dettaglio i quattro interventi promossi dal Ministero: il portale unico dell’offerta formativa di tutti gli atenei del Paese, affinché gli utenti abbiano precise informazioni in ordine ai servizi, ai laboratori, alle relazioni internazionali, agli indicatori di prestazione, oltre che all’offerta formativa, delle diverse sedi; il coinvolgimento contestuale delle strutture diplomatiche, del sistema dei ricercatori e degli studenti all’estero e delle aziende in un’ottica integrata volta ad attirare talenti che poi mantengano strette relazioni con il nostro Paese; riconoscimento dei test di ingresso svolti dall’università di Cambridge (Cambridge assessment) quali certificati spendibili in tutti gli atenei; sostegno all’espletamento delle pratiche burocratiche da parte degli studenti stranieri direttamente presso le università.
Sul progetto “Comunità intelligenti”, riferisce che il primo bando riguarderà le Regioni di convergenza nonché ulteriori quattro Regioni (Sardegna, Basilicata, Abruzzo e Molise). Il secondo bando sarà invece diretto al Centro-Nord, onde coprire tutto il Paese. Il programma prevede che l’hardware resti nei territori, mentre il software sia eliminato dai server e spostato sulla “nuvola”. Altri progetti sono poi indirizzati ai distretti (cluster), con risorse più importanti per sostenere quelli già esistenti e più contenute per avviarne di nuovi.
Con riferimento alla scuola, il Ministro osserva che l’Amministrazione è ancora a carattere fortemente autorizzativo. Reputa invece preferibile unapolicy di obiettivi e valutazione dei risultati. A tal fine è indispensabile un riordino, che egli ha avviato a partire dalla copertura dei due dipartimenti finora scoperti. Circa le nomine effettuate, sottolinea la profonda esperienza specifica del nuovo capo dipartimento per la scuola, nonché l’elevata competenza del nuovo capo dipartimento per l’università, che proviene da un’esperienza europea di altissimo livello. A seguire, occorrerà ridefinire le direzioni generali, iniziando da quella per la ricerca il cui responsabile ha recentemente assunto l’incarico di segretario generale del Ministero dell’ambiente. In proposito, egli rivolge un ringraziamento al direttore generale uscente per il grande contributo offerto in questi anni e si augura che il nuovo incarico sia di stimolo per proficue sinergie fra i due Dicasteri, ad esempio con riguardo all’ottimizzazione energetica delle strutture edilizie universitarie.
Per quanto riguarda invece l’edilizia scolastica, egli richiama l’attenzione sul finanziamento disposto dal CIPE lo scorso mese di gennaio, pari a 550 milioni, di cui 450 destinati a migliorare la sicurezza degli edifici esistenti e 100 per la costruzione di nuove scuole. Egli riferisce altresì che sono in corso intese con enti come l’INAIL per investimenti nel settore. Si tratta di progetti importanti, su cui non mancherà di riferire al Parlamento in un’ottica di piena collaborazione. Sottolinea altresì l’urgenza di conseguire risparmi energetici anche negli edifici scolastici, realizzando un’attenta valutazione delle condizioni di partenza e di quelle finali. Ritiene quindi che il tema debba essere affrontato in una logica integrata fra sicurezza primaria, adeguamento antisismico e ottimizzazione energetica.
Circa l’accreditamento delle scuole, dà conto di recenti misure introdotte in provvedimenti governativi. Ricorda inoltre che l’analogo processo del percorso universitario è stato strutturato, dalla legge Ruberti, in quattro momenti: valutazione, governance, autonomia gestionale e finanziaria, autonomia di reclutamento. Dopo l’autonomia statutaria, quella finanziaria e quella di reclutamento, il processo sta per completarsi peraltro solo ora, con l’entrata in funzione dell’ANVUR. Occorre dunque avviare un analogo percorso per le scuole, con l’apposizione di adeguate risorse.
Un’altra esigenza fondamentale per la scuola, prosegue il Ministro, è la formazione del personale docente, sia iniziale che permanente. A fronte dei rapidi mutamenti della società, serve infatti che gli educatori siano adeguatamente preparati per affrontare con successo le nuove sfide. In tale ottica, lancia la proposta di un ampio momento di confronto con il mondo della scuola sul modello degli “stati generali” già svolti, che possa essere un’occasione di dialogo e partecipazione importante.
Egli registra poi con rammarico la debolezza dell’istruzione e formazione professionale in Italia, nonostante che in passato sia stata al contrario un elemento di forza del nostro Paese. Occorre dunque non solo migliorare l’orientamento sui suoi contenuti, ma anche ripensarne l’articolazione rafforzando la parte pratica di laboratorio e tirocinio. L’eccessiva licealizzazione ha infatti depauperato il segmento delle sue specificità, a danno sia degli studenti sia del Paese nel suo complesso. Ritiene peraltro che gli istituti tecnici superiori debbano essere autonomi rispetto all’università.
Dà conto infine di un progetto in corso con alcuni assessori comunali a favore delle aree a rischio, che egli si augura si possa trasformare presto in un progetto Paese con policy definite a livello nazionale.

Il PRESIDENTE ringrazia il ministro Profumo per i numerosi e puntuali spunti offerti anche in sede di replica e dichiara conclusa la procedura informativa.

3 febbraio Stellacci e Liberali nuovi Capi Dipartimento MIUR

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, conferisce alla dottoressa Lucrezia STELLACCI l’incarico di Capo di Dipartimento per l’istruzione e al dottor Raffaele LIBERALI l’incarico di Capo di Dipartimento per l’università, l’alta formazione artistica, musicale e coreutica e per la ricerca.

I due nuovi Capi Dipartimento affiancano Giovanni BIONDI, già Capo del Dipartimento per la Programmazione ministeriale e per la gestione ministeriale del Bilancio, delle risorse umane e dell’informazione.

Di seguito il comunicato stampa del MIUR:

Miur, nominati i Capi Dipartimento Istruzione e Università, AFAM e Ricerca

(Roma, 03 febbraio 2012) Il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro Profumo ha nominato stamattina due nuovi Capi Dipartimento del Miur. A dirigere il Dipartimento per l’Istruzione è stata nominata la dott.ssa Lucrezia Stellacci mentre al Dipartimento per l’Università, l’AFAM e per la Ricerca il dott. Raffaele Liberali.

Lucrezia Stellacci, fino ad ora Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico della Puglia ha una lunga esperienza direttiva all’interno dell’amministrazione, dove ha diretto tra gli altri gli uffici regionali di Emilia Romagna, Calabria e Puglia. Raffaele Liberali, fino ad ora direttore per l’Energia presso la Direzione Generale per la Ricerca e l’Innovazione della Commissione Europea, ha invece una consolidata esperienza negli organismi dell’Ue. Il Ministro Profumo, proponendo queste due nomine, ha quindi voluto valorizzare da un lato l’esperienza maturata nei territori a contatto con le diverse problematiche del mondo della scuola, dall’altro portare nell’amministrazione un’esperienza europea, dimensione questa sempre più necessaria nell’attuale fase storica.

3 febbraio DL Semplificazioni in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 3 febbraio, approva in via definitiva il testo del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni e sviluppo.

Di seguito gli articoli riguardanti la Scuola:

Sezione III
Disposizioni per l’istruzione

Art. 50
Attuazione dell’autonomia

1. Allo scopo di consolidare e sviluppare l’autonomia delle istituzioni scolastiche, potenziandone l’autonomia gestionale secondo criteri di flessibilita’ e valorizzando la responsabilita’ e la professionalita’ del personale della scuola, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, sono adottate, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, nel rispetto dei principi e degli obiettivi di cui all’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, linee guida per conseguire le seguenti finalita’:
a) potenziamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, anche attraverso l’eventuale ridefinizione nel rispetto della vigente normativa contabile degli aspetti connessi ai trasferimenti delle risorse alle medesime, previo avvio di apposito progetto sperimentale;
b) definizione, per ciascuna istituzione scolastica, di un organico dell’autonomia, funzionale all’ordinaria attivita’ didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno ai diversamente abili e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico;
c) costituzione, previa intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, di reti territoriali tra istituzioni scolastiche, al fine di conseguire la gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie;
d) definizione di un organico di rete per le finalita’ di cui alla lettera c) nonche’ per l’integrazione degli alunni diversamente abili, la prevenzione dell’abbandono e il contrasto dell’insuccesso scolastico e formativo, specie per le aree di massima corrispondenza tra poverta’ e dispersione scolastica;
e) costituzione degli organici di cui alle lettere b) e d), nei limiti previsti dall’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni e integrazioni, sulla base dei posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilita’ per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve le esigenze che ne determinano la rimodulazione annuale.
2. Gli organici di cui al comma 1 sono determinati, complessivamente, nel rispetto dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, fermo restando quanto previsto dall’articolo 19, comma 7, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e fatto salvo anche per gli anni 2012 e successivi l’accantonamento in presenza di esternalizzazione dei servizi per i posti ATA.
3. Dall’attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 51
Potenziamento del sistema nazionale di valutazione

1. Nelle more della definizione di un sistema organico e integrato di valutazione delle istituzioni scolastiche, dell’universita’, della ricerca e dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, l’INVALSI assicura, oltre allo svolgimento dei compiti di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, e all’articolo 1, comma 613, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, il coordinamento funzionale del sistema nazionale di valutazione di cui all’articolo 2, comma 4-undevicies, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10. A tale fine, in via sperimentale, l’Invalsi si avvale dell’Agenzia per la diffusione di tecnologie per l’innovazione. Le Amministrazioni provvedono all’attuazione del presente comma con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Le istituzioni scolastiche partecipano, come attivita’ ordinaria d’istituto, alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti, di cui all’articolo 1, comma 5, del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 ottobre 2007, n. 176.

Art. 52
Misure di semplificazione e promozione dell’istruzione tecnico-professionale e degli istituti tecnici superiori – ITS

1. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, adottato di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono adottate linee guida per conseguire i seguenti obiettivi:
a) realizzare un’offerta coordinata, a livello territoriale, tra i percorsi degli istituti tecnici, degli istituti professionali e di quelli di istruzione e formazione professionale di competenza delle regioni;
b) favorire la costituzione dei poli tecnico-professionali di cui all’articolo 13 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40;
c) promuovere la realizzazione di percorsi in apprendistato, anche per il rientro in formazione dei giovani.
2. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, adottato d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definite linee guida per:
a) realizzare un’offerta coordinata di percorsi degli istituti tecnici superiori (ITS) in ambito nazionale, in modo da valorizzare la collaborazione multiregionale e facilitare l’integrazione delle risorse disponibili con la costituzione di non piu’ di un istituto tecnico superiore in ogni regione per la medesima area tecnologica;
b) semplificare gli organi di indirizzo, gestione e partecipazione previsti dagli statuti delle fondazioni ITS.
3. Le Amministrazioni provvedono all’attuazione del presente articolo con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 53
Modernizzazione del patrimonio immobiliare scolastico e riduzione dei consumi e miglioramento dell’efficienza degli usi finali di energia

1. Al fine di garantire su tutto il territorio nazionale l’ammodernamento e la razionalizzazione del patrimonio immobiliare scolastico, anche in modo da conseguire una riduzione strutturale delle spese correnti di funzionamento, il CIPE, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, approva un Piano nazionale di edilizia scolastica. La proposta di Piano e’ trasmessa alla Conferenza unificata entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e il Piano e’ approvato entro i successivi 60 giorni.
2. Il Piano di cui al comma 1 ha ad oggetto la realizzazione di interventi di ammodernamento e recupero del patrimonio scolastico esistente, anche ai fini della messa in sicurezza degli edifici, e di costruzione e completamento di nuovi edifici scolastici, da realizzare, in un’ottica di razionalizzazione e contenimento delle spese correnti di funzionamento, nel rispetto dei criteri di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni inquinanti, favorendo il coinvolgimento di capitali pubblici e privati anche attraverso i seguenti interventi:
a) la ricognizione del patrimonio immobiliare pubblico, costituito da aree ed edifici non piu’ utilizzati, che possano essere destinati alla realizzazione degli interventi previsti dal presente articolo, sulla base di accordi tra il Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, l’Agenzia del demanio, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero della difesa in caso di aree ed edifici non piu’ utilizzati a fini militari, le regioni e gli enti locali;
b) la costituzione di uno o piu’ fondi immobiliari destinati alla valorizzazione e razionalizzazione del patrimonio immobiliare scolastico ovvero alla promozione di strumenti finanziari immobiliari innovativi, articolati anche in un sistema integrato nazionale e locale, per l’acquisizione e la realizzazione di immobili per l’edilizia scolastica;
c) la messa a disposizione di beni immobili di proprieta’ pubblica a uso scolastico suscettibili di valorizzazione e dismissione in favore di soggetti pubblici o privati, mediante permuta, anche parziale, con immobili gia’ esistenti o da edificare e da destinare a nuove scuole;
d) le modalita’ di compartecipazione facoltativa degli enti locali.
3. In coerenza con le indicazioni contenute nel Piano, il Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare promuovono, congiuntamente la stipulazione di appositi accordi di programma, approvati con decreto dei medesimi Ministri, al fine di concentrare gli interventi sulle esigenze dei singoli contesti territoriali e sviluppare utili sinergie, promuovendo e valorizzando la partecipazione di soggetti pubblici e privati.
4. Nella delibera CIPE di cui al comma 1 sono inoltre disciplinate le modalita’ e i termini per la verifica periodica delle fasi di realizzazione del Piano, in base al cronoprogramma approvato e alle esigenze finanziarie, potendosi conseguentemente disporre, in caso di scostamenti, la diversa allocazione delle risorse finanziarie pubbliche verso modalita’ di attuazione piu’ efficienti.
5. Nelle more della definizione e approvazione del Piano, al fine di assicurare il tempestivo avvio di interventi prioritari e immediatamente realizzabili di edilizia scolastica coerenti con gli obiettivi di cui ai commi 1 e 2:
a) il CIPE, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, approva un Piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e di costruzione di nuovi edifici scolastici, anche favorendo interventi diretti al risparmio energetico e all’eliminazione delle locazioni a carattere oneroso, nell’ambito delle risorse assegnate al Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca dall’articolo 33, comma 8, della legge 12 novembre 2011, n. 183, pari a cento milioni di euro per l’anno 2012.
b) le disposizioni di cui all’articolo 1, comma 626, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, si applicano anche nel triennio 2012/2014, con estensione dell’ambito di applicazione alle scuole primarie e dell’infanzia, subordinatamente al rispetto dei saldi strutturali di finanza pubblica.
6. Al fine di semplificare le procedure relative alle operazioni di cui al presente articolo, il vincolo di destinazione a uso scolastico e’ acquisito automaticamente per i nuovi edifici con il collaudo dell’opera e cessa per gli edifici scolastici oggetto di permuta con l’effettivo trasferimento delle attivita’ scolastiche presso la nuova sede;
7. Al fine di adeguare la normativa tecnica vigente agli standard europei e alle piu’ moderne concezioni di realizzazione e impiego degli edifici scolastici, perseguendo altresi’, ove possibile, soluzioni protese al contenimento dei costi, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, da emanare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono adottate le norme tecniche-quadro, contenenti gli indici minimi e massimi di funzionalita’ urbanistica, edilizia, anche con riferimento alle tecnologie in materia di efficienza e risparmio energetico e produzione da fonti energetiche rinnovabili, e didattica indispensabili a garantire indirizzi progettuali di riferimento adeguati e omogenei sul territorio nazionale.
8. All’attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
9. Gli enti proprietari di edifici adibiti a istituzioni scolastiche, le universita’ e gli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, adottano entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, misure di gestione, conduzione e manutenzione degli immobili finalizzate al contenimento dei consumi di energia e alla migliore efficienza degli usi finali della stessa, anche attraverso il ricorso, in deroga all’articolo 12 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, ai contratti di servizio energia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 e al decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, secondo le linee guida predisposte dal Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 27 gennaio, esamina un Decreto-Legge relativo a Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni e sviluppo.

Su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e semplificazione, Filippo Patroni Griffi, del Ministro per lo sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, Corrado Passera, e del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, il Consiglio ha esaminato e approvato un decreto-legge in materia di semplificazione e sviluppo.

E’ la terza iniziativa di spessore in due mesi” – ha dichiarato il Presidente del Consiglio Mario Monti – “per dare all’Italia un’economia più produttiva e competitiva e dunque più forte, liberando il suo potenziale di crescita e di occupazione. Questo pacchetto di misure intende modernizzare i rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, puntando sull’agenda digitale e l’innovazione. I cittadini in particolare avranno grandi benefici dalla semplificazione della burocrazia. Il provvedimento dimostra, ancora una volta, l’impegno dell’Italia nelle riforme, in linea con le raccomandazioni dalla Commissione Europea e di altre istituzioni autorevoli, semplificando la burocrazia amministrativa, compreso l’uso delle nuove tecnologie per stimolare la produttività e la crescita”.

Con l’entrata a regime delle disposizioni del provvedimento verranno eliminate dall’ordinamento un numero consistente di leggi che non si giustificano più in un’economia moderna, chiamata a crescere e a creare occupazione.

Le misure del decreto riguardano i cittadini, le imprese e le pubbliche amministrazioni.

Le misure di semplificazione per i cittadini si propongono di migliorare la qualità dei rapporti che ciascuno di noi ha quotidianamente con le strutture pubbliche. Non più, dunque, lunghi tempi di attesa per ottenere un documento, moduli amministrativi complicati e uffici pubblici inaccessibili.

Sarà possibile ottenere attraverso il web con pochi e semplici passaggi :

• il cambio di residenza;

• l’iscrizione nelle liste elettorali;

• i certificati anagrafici o il rinnovo dei documenti di identità

• partecipazione ai concorsi pubblici

Le persone affette da disabilità potranno usare il verbale di accertamento dell’invalidità (anziché le attuali attestazioni medico-legali) per ottenere i contrassegni per parcheggiare nel centro storico. Godranno inoltre dell’esenzione dal bollo e di un regime agevolato di IVA.

Viene previsto anche un nuovo programma di sperimentazione della social card nei Comuni con più di 250mila abitanti. Il programma è finalizzato alla eventuale estensione come strumento di contrasto alla povertà. Con questa finalità, dovrà coinvolgere attivamente soggetti pubblici e non-profit e favorire l’inclusione attiva dei beneficiari.

Particolarmente importanti, sia per le imprese che per i cittadini, in particolare i giovani, le misure riguardanti l’università. Con l’approvazione del decreto-legge si introduce il Portale unico delle università: la verbalizzazione e la registrazione degli esiti degli esami di profitto e di laurea sostenuti dagli studenti universitari si effettuerà esclusivamente per via telematica.

Grande spessore è dato all’agenda digitale. Quest’ultima è stata finora uno dei punti deboli delle politiche di governo. “Semplifica Italia” la rende obiettivo prioritario. Le misure del provvedimento intendono aumentare l’efficienza dell’azione amministrativa, potenziare gli strumenti informatici di negoziazione, alleggerire le procedure di contrattazione per il mercato elettronico della pubblica amministrazione e incrementare la trasparenza, la regolarità e l’economicità della gestione dei contratti pubblici.

L’agenda digitale consta di quattro punti fondamentali:

– Primo, la costituzione di una cabina di regia per lo sviluppo della banda larga e ultra-larga. Ancora oggi, il 5,6 % della popolazione, pari a 3,5 milioni di italiani si trovano in condizione di “divario digitale” e più di 3000 località soffrono un “deficit infrastrutturale” che rende più complessa la vita dei cittadini.

– Secondo, apertura all’ingresso dell’open data, ossia la diffusione in rete dei dati in possesso delle amministrazioni, nell’ottica della totale trasparenza.

– Terzo, utilizzo del cloud, ovvero la dematerializzazione e condivisione dei dati tra le pubbliche amministrazioni.

– Quarto, gli incentivi alle smart communities, gli spazi virtuali in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e, soprattutto, stimolare soluzioni condivise.

Semplificazione per le imprese vuol dire anzitutto crescita. Ci sono agevolazioni per chi intende avviare un’attività imprenditoriale. Si riduce radicalmente il numero di controlli e verifiche per costituire un’impresa. Quelli che, invece, sono già titolari di un’attività imprenditoriale potranno acquisire tutte le informazioni utili per la loro attività accedendo alle nuove banche dati consultabili attraverso i siti degli sportelli unici comunali.

Una parte consistente delle semplificazioni a favore delle imprese riguarda gli appalti pubblici. Oggi, in media, la stessa impresa presenta 27 volte la stessa documentazione. Con “Semplifica” Italia tutti i documenti contenenti i requisiti di carattere generale, tecnico-organizzativi ed economico-finanziario delle aziende vengono acquisiti, e gestiti, dalla Banca dati nazionale dei contratti pubblici. In questo modo, si risparmia due volte. Le amministrazioni avranno la possibilità di consultare rapidamente il fascicolo elettronico di ciascuna impresa ed effettuare i controlli necessari, con un risparmio stimato di circa 1,3 miliardi l’anno. Le piccole e medie imprese risparmieranno sui costi vivi della gestione amministrativa. Il risparmio, per loro, è stimato in oltre 140 milioni di Euro all’anno.

Per le pubbliche amministrazioni, l’obiettivo principale è quello di accelerare i tempi medi di conclusione dei procedimenti amministrativi. Per farlo, si introducono due strumenti:

1) Il primo interessa i manager pubblici. I ritardi e gli inadempimenti incideranno direttamente sulla valutazione della performance individuale dei dirigenti (oltre che sulla responsabilità disciplinare e contabile dei funzionari).

2) Con il secondo strumento si affida ai fruitori dei servizi pubblici – i cittadini e le imprese – il ruolo di “controllori” del buon operato delle amministrazioni. Chiunque, a fronte di un ritardo ingiustificato, potrà rivolgersi a un dirigente diverso da quello responsabile dell’inadempimento. Quest’ultimo avrà il compito di portare a conclusione il procedimento nel minor tempo possibile

Il Governo è consapevole del fatto che la riduzione degli oneri burocratici non può essere realizzata efficacemente in tempi brevi. “Semplifica” Italia lavora sul lungo periodo. Per questo motivo si crea un nuovo sistema di monitoraggio: tutte le amministrazioni dovranno inviare ogni anno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una relazione dettagliata sulle semplificazioni introdotte e sul rispetto dei tempi per i procedimenti. La valutazione negativa da parte del Governo – svolta con la partecipazione delle associazioni di imprenditori e consumatori – determina il taglio automatico degli oneri aggiuntivi per l’amministrazione.

Di seguito, in sintesi, i principali punti del provvedimento, suddivisi per tipologia.

SEMPLIFICAZIONI PER I CITTADINI

1. CAMBI DI RESIDENZA IN TEMPO REALE – Le disposizioni hanno il duplice obiettivo di consentire l’effettuazione del cambio di residenza con modalità telematica e di produrre immediatamente, al momento della dichiarazione, gli effetti giuridici del cambio di residenza in modo da evitare i gravi disagi e gli inconvenienti determinati dalla lunghezza degli attuali tempi di attesa. I cambi di residenza tra Comuni diversi sono circa 1.400.000 all’anno (dati Istat).

2. PROCEDURE ANAGRAFICHE E DI STATO CIVILE PIU’ VELOCI – Oltre 7 milioni di comunicazioni verranno effettuate esclusivamente in via telematica. I cittadini avranno tempi più rapidi nella trascrizione degli atti di stato civile, essenziale a fronte dei fondamentali eventi della vita (nascita, matrimonio e morte), nella cancellazione e iscrizione alle liste elettorali e nei cambi di residenza. Inoltre, con la medesima modalità sono previste le comunicazioni tra Comuni e Questure relative ai cartellini delle carte d’identità e alle iscrizioni, cancellazioni e variazioni anagrafiche degli stranieri. Le comunicazioni telematiche consentiranno un risparmio per le amministrazioni quantificabile in almeno 10 milioni di euro all’anno (tenendo conto solo delle spese di spedizione).

3. DOCUMENTI DI RICONOSCIMENTO SCADRANNO NEL GIORNO DEL COMPLEANNO – la norma intende evitare gli inconvenienti che derivano spesso dal non avvedersi della scadenza.

4. TEMPI PIÙ BREVI PER IL RINNOVO DELLE PATENTI DI GUIDA DEGLI ULTRAOTTANTENNI –Sarà più semplice e veloce, per i guidatori ultraottantenni, rinnovare la patente. Il rinnovo, di durata biennale, potrà essere effettuato direttamente presso un medico monocratico e non più presso una commissione medica locale.

5. BOLLINO BLU – Il “bollino blu”, che oggi deve essere rinnovato annualmente, sarà contestuale alla revisione dell’auto che avviene la prima volta dopo quattro anni e poi con cadenza biennale, con evidenti risparmi di tempo e denaro.

6. PERSONE CON DISABILITÀ – Verranno eliminate inutili duplicazioni di documenti e di adempimenti nelle certificazioni sanitarie a favore delle persone con disabilità. Il verbale di accertamento dell’invalidità potrà sostituire le attestazioni medico legali richieste, ad esempio, per il rilascio del contrassegno per parcheggio e di accesso al centro storico, l’IVA agevolata per l’acquisto dell’auto, l’esenzione dal bollo auto e dall’imposta di trascrizione al PRA.

7. ASTENSIONE ANTICIPATA DAL LAVORO DELLE LAVORATRICI IN GRAVIDANZA – la norma modifica l’articolo 17 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 in materia di interdizione dal lavoro delle lavoratrici in stato di gravidanza prevedendo diverse fattispecie di astensione obbligatoria in presenza di determinate condizioni

8. PRIVACY – eliminato l’obbligo di predisporre e aggiornare il documento programmatico sulla sicurezza (DPS) che, oltre a non essere previsto tra le misure di sicurezza richieste dalla Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, rappresenta un adempimento meramente superfluo. Restano comunque ferme le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente. Il risparmio stimato per le PMI è di circa 313 milioni di euro all’anno.

9. IMPIANTI TERMICI – Si elimina una inutile duplicazione nelle certificazioni di conformità, con un risparmio stimato in oltre 50 milioni all’anno.

10. DISPOSIZIONI DI SEMPLIFICAZIONE IN MATERIA DI AGRICOLTURA E PESCA – fra le altre quelle in tema di fascicolo elettronico dell’impresa agricola e delle imprese di pesca e la semplificazione, rilevante anche ai fini della lotta all’illegalità diffusa nel settore

11. SEMPLIFICAZIONE NELLE ASSUNZIONI DI LAVORATORI EXTRA UE – la norma riduce gli oneri amministrativi connessi alla stipula del contratto di soggiorno per lavoro subordinato per lavoratori stranieri extra comunitari.

12. SEMPLIFICAZIONE ALL’ACCESSO ALLA PROFESSIONE DI AUTOTRASPORTATORE – viene semplificato l’accesso alla professione di autotrasportatore, esentando dall’obbligo dell’esame di idoneità professionale chi ha superato un corso di istruzione secondaria o chi ha diretto in maniera continuativa, per almeno dieci anni, un’impresa del settore.

SEMPLIFICAZIONI PER IMPRESE, INFRASTRUTTURE, TRASPORTI

1. ADEMPIMENTI PIÙ CELERI DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – La nuova norma prevede l’obbligo della trasmissione alla Corte dei Conti delle sentenze che accertano l’inadempimento dell’amministrazione all’obbligo di attuare un determinato provvedimento. All’interno di ogni amministrazione viene inoltre prevista una figura di vertice a cui saranno attribuite funzioni sostitutive per la conclusione dei procedimenti, nel caso di inerzia da parte dell’amministrazione stessa.

2. BANCA DATI NAZIONALE DEI CONTRATTI PUBBLICI E AFFIDAMENTO SERVIZI FINANZIARI – Con la nuova normativa, la verifica dei requisiti di ordine generale e speciale richiesti per la partecipazione alle gare di affidamento dei contratti pubblici avverrà attraverso la Banca dati nazionale dei contratti pubblici, istituita presso l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. In questo modo saranno fortemente semplificate le procedure di verifica.

3. MODIFICHE DELLE PROCEDURE AMMINISTRATIVE RIGUARDANTI GLI IMPIANTI PRODUTTIVI – La norma prevede che, dopo un periodo di sperimentazione volontaria in determinate aree del territorio, le procedure amministrative che oggi fanno capo agli sportelli unici per le attività produttive siano radicalmente semplificate tramite decreti del governo. Tutti gli adempimenti dovranno dunque essere aboliti oppure unificati in una procedura unica, rapida e soprattutto semplice, facendo ampio ricorso ad una nuova Conferenza di servizi telematica ed obbligatoria. Grazie ai nuovi strumenti telematici ed alla sinergia fra pubblico e privato le imprese saranno, inoltre, messe in grado di conoscere in modo trasparente gli adempimenti e le opportunità, anche economiche e finanziarie, connesse alle proprie scelte. La norma, proposta dal Ministero dello sviluppo economico e dalla Funzione pubblica e già condivisa dall’Anci e da molte Regioni e associazioni imprenditoriali, mira a creare un clima favorevole alla nascita e allo sviluppo delle iniziative imprenditoriali sul territorio, in un nuovo clima di “amministrazione amica” e di leale cooperazione fra tutti i soggetti coinvolti a livello centrale, regionale e comunale.

4. MODIFICHE DEL TESTO UNICO DELLE LEGGI DI PUBBLICA SICUREZZA E SEMPLIFICAZIONI DEI CONTROLLI – I controlli della pubblica autorità diventano più efficaci e le procedure meno farraginose. Con le modifiche apportate al Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, inoltre, molti controlli sulle imprese diventano successivi e non preventivi rispetto all’inizio delle attività. In questo modo sarà possibile avviare subito l’operatività dell’impresa, sapendo che i necessari controlli di legge saranno effettuati ex post, secondo una tempistica e scadenze congrue. Il governo emanerà appositi regolamenti di delegificazione per far sì che tutti i controlli siano ispirati a criteri di semplicità e proporzionalità. Ogni amministrazione sarà obbligata a pubblicare sul proprio sito (così come su www.impresainungiorno.gov.it) la lista dei controlli a cui è assoggettata ogni tipologia di impresa.

5. AUTORIZZAZIONE UNICA IN MATERIA AMBIENTALE PER LE PMI – Viene introdotta un’unica autorizzazione in materia ambientale, così da concentrare in un solo titolo abilitativo tutti gli adempimenti – al momento di competenza di diverse amministrazioni – cui sono sottoposte oggi le Pmi. L’autorizzazione sarà rilasciata dunque da un unico soggetto attuatore, riducendo di molto le tempistiche e gli oneri che attualmente gravano sulle imprese.

6. PROCEDURE PIÙ SNELLE PER LE IMPRESE AGRICOLE – Per garantire una sempre più ampia liberalizzazione delle attività imprenditoriali, la nuova norma semplifica gli adempimenti amministrativi necessari per l’esercizio dell’attività di vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli in forma itinerante. In particolare, l’imprenditore agricolo potrà iniziare l’attività contestualmente all’invio della comunicazione.

7. IMPRESE DI PANIFICAZIONE APERTE NEI GIORNI FESTIVI – Niente più vincoli per le chiusure domenicali e festive per le aziende di panificazione, in modo da consentire loro di rifornire le altre imprese ed esercizi commerciali che già beneficiano di questo tipo di apertura.

8. CIRCOLAZIONE DEI MEZZI PESANTI E TARATURA DEL TACHIGRAFO – i Divieti di circolazione per i mezzi pesanti potranno riguardare, oltre che le giornate festivi, anche ulteriori giorni individuati contemperati con le esigenze di sicurezza e traffico stradale e gli effetti che tali divieti possono avere sul sistema economico-produttivo nel suo complesso. Inoltre, la taratura del tachigrafo sui veicoli adibiti al trasporto su strada passa da uno a due anni, in linea con gli altri Paesi europei.

8. SCIA – Il Governo, entro il 2012, individuerà in modo tassativo le autorizzazioni da mantenere, le attività sottoposte alla segnalazione certificata di inizio di attività (SCIA) , quelle per cui basta una semplice comunicazione e le attività del tutto libere; verranno di conseguenza abrogate tutte le disposizioni incompatibili assicurando chiarezza e certezza alle imprese. Inoltre saranno attivati, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati, percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa per le imprese, in ambiti territoriali delimitati e a partecipazione volontaria.

9. UNA SOLA AUTORIZZAZIONE AMBIENTALE PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE: oggi le PMI sono tenute a una serie di adempimenti di competenza di diverse amministrazioni (scarichi, emissioni, rifiuti, ecc.) che generano oneri e costi sproporzionati. E’ stato valutato che l’onere burocratico per le imprese supera oggi 1,3 miliardi di euro all’anno.

10. ELIMINAZIONE DI AUTORIZZAZIONI OBSOLETE e adempimenti più leggeri con le modifiche al TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza).

11. COORDINAMENTO E RAZIONALIZZAZIONE DEI CONTROLLI SULLE IMPRESE – in modo da garantire semplicità, efficienza e proporzionalità al rischio: il Governo dovrà provvedere attraverso appositi regolamenti di semplificazione.

12. DELIBERE CIPE PIÙ SNELLE E VELOCI – Via libera a modalità più snelle per l’adozione delle delibere Cipe in modo da semplificarne il funzionamento e ridurre i tempi di attuazione in linea con quanto già disposto dal decreto “Salva Italia” per quanto riguarda i progetti di opere pubbliche.

SEMPLIFICAZIONI PER LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

1. POTERE SOSTITUTIVO – Si prevede che, qualora l’amministrazione non rispetti i tempi di conclusione delle pratiche, cittadini e imprese potranno rivolgersi ad un altro dirigente – preventivamente individuato dal vertice dell’amministrazione – che avrà il compito di provvedere in tempi brevi. Se il funzionario non rispetta i tempi di conclusione delle pratiche, rischia sanzioni disciplinari e contabili.

2. REGULATORY BUDGET: viene introdotto l’obbligo, per le amministrazioni statali, di trasmettere annualmente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una relazione sul bilancio complessivo degli oneri amministrativi, a carico di cittadini e imprese, introdotti e eliminati con gli atti normativi approvati nel corso dell’anno precedente.

Si prevede, inoltre, che il Dipartimento della Funzione pubblica predisponga una relazione complessiva, contenente il bilancio annuale degli oneri amministrativi introdotti ed eliminati, con evidenziato il risultato riferito a ciascuna amministrazione. Il Dipartimento della Funzione pubblica ha stimato in oltre 23 miliardi di euro all’anno gli oneri amministrativi relativi ad 81 procedure particolarmente rilevanti per le imprese, selezionate con la collaborazione delle associazioni imprenditoriali. Gli effetti della norma consentiranno di tagliare i costi della burocrazia per le imprese e disboscare la giungla delle procedure.

3. SCAMBIO DATI TRA AMMINISTRAZIONI IN MATERIA DI SERVIZI SOCIALI – la norma prevede che gli enti erogatori di interventi e servizi sociali inviino unitariamente all’INPS le informazioni sui beneficiari e sulle prestazioni concesse, raccordando i flussi informativi. Lo scambio di dati avviene telematicamente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e nel rispetto del Codice in materia di protezione dei dati personali.

SEMPLIFICAZIONI PER LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

(UNIVERSITA’ E RICERCA)

Di seguito si indicano i principali provvedimenti di semplificazione relativi al sistema universitario e scolastico. Ad esempio il PORTALE UNICO. Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca cura la costituzione e l’aggiornamento di un portale unico, consultabile almeno in italiano e in inglese, per il reperimento di ogni dato utile per la scelta da parte degli studenti. Dall’anno accademico 2013-2014, la verbalizzazione e la registrazione degli esiti degli esami di profitto e di laurea sostenuti dagli studenti universitari avvengono esclusivamente con modalità informatiche. Ci sono inoltre le Misure di semplificazione in materia di ricerca universitaria e di istruzione tecnico-professionale; il potenziamento del sistema nazionale di valutazione: vengono poste le basi per una valutazione “al servizio delle scuole”, adottando quello spirito non giudicante che l’INVALSI ha costruito in questi ultimi anni. Infine, sono previste misure di semplificazione che riguardano l’attribuzione di grant comunitari o internazionali.

AGENDA DIGITALE

Il provvedimento dà ufficialmente il via all’agenda digitale per l’Italia, definendo una “road map” per raggiungere gli obiettivi posti dall’Agenda digitale comunitaria dell’agosto 2010 (COM (2010) 245 f/2. A tal fine è prevista l’istituzione di una cabina di regia per l’attuazione dell’agenda, con il compito di coordinare l’azione dei vari attori istituzionali coinvolti (Governo, Regioni, Enti locali, Authority).

Una parte consistente dei provvedimenti già elencati in precedenza si legano all’innovazione digitale. L’elenco che segue si limita a riepilogare i punti chiave dell’agenda digitale:

1. BANDA LARGA E ULTRA-LARGA – la realizzazione della banda larga e ultra-larga. Quasi 5,6 milioni di italiani si trovano in condizione di “divario digitale” e più di 3000 centri abitati soffrono un “deficit infrastrutturale” che rende più complessa la vita dei cittadini. Le nuove misure intendono abbattere questi limiti e allineare il Paese agli standard europei.

2. OPENDATA – i dati in possesso delle istituzioni pubbliche – le università ad esempio – vengono condivisi attraverso la rete, per garantire la piena trasparenza nei confronti dei cittadini.

3. CLOUD – i dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, de-materializzati, sono condivisi tra le pubbliche amministrazioni.

4. SMART COMMUNITIES – si avvia la creazione di spazi virtuali sul web in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e stimolare soluzioni condivise con le pubbliche amministrazioni.

20 gennaio DL Crescita in CdM

Il Consiglio dei Ministri ha adottato, nel corso della riunione del 20 gennaio, un decreto-legge che introduce un pacchetto di riforme strutturali per la crescita.

Di seguito il comunicato stampa:

Il Consiglio dei Ministri ha oggi adottato con decreto-legge un pacchetto di riforme strutturali per la crescita. Le riforme rientrano nel processo di rimozione di due grandi vincoli che hanno compresso per decenni il potenziale di crescita dell’Italia: l’insufficiente concorrenza dei mercati e l’inadeguatezza delle infrastrutture.
Il primo e più importante pilastro è quello che dà il nome al decreto: la crescita. Le disposizioni che compongono il decreto-legge consentiranno, nel breve periodo, di traghettare l’economia nazionale fuori dalla spirale recessiva e possibilmente, nel medio/lungo periodo, di allinearla ai ritmi di crescita dei partners europei e internazionali.
Analisi condotte dall’OCSE evidenziano infatti come l’adozione di misure di liberalizzazione che conducano a livelli di regolamentazione del settore dei servizi simili a quelli dei Paesi con i migliori standard produrrebbero una crescita significativa della produttività totale dei fattori nei settori che impiegano tali servizi, quantificabile in oltre 10 punti percentuali. Altri studi sulla materia indicano che una riduzione delle rendite nel settore dei servizi al livello medio degli altri Paesi dell’euro si assocerebbe, nel medio periodo, a un aumento del prodotto dell’11%; il consumo privato e l’occupazione crescerebbero fino all’8%, gli investimenti del 18%; i salari reali di quasi il 12% senza effetti negativi sull’occupazione.
Nel decreto la crescita economica è stimolata anzitutto dall’eliminazione dei vincoli burocratici (nulla osta, autorizzazioni, licenze) che oggi ostacolano l’avvio delle attività d’impresa. Crescita vuol dire anche sostegno al tessuto imprenditoriale.
La promozione della crescita si accompagna all’innovazione. Si compie cioè un passo decisivo in direzione di un risultato lungamente invocato e mai portato a compimento: la valorizzazione del merito delle giovani generazioni. Premiando le capacità innovative, l’intraprendenza, la lungimiranza e la preparazione – in una parola: il merito – il decreto mette i giovani in condizione di garantire a sé stessi un futuro solido. Ai giovani sono dedicate le norme volte a facilitarne l’ingresso sul mercato del lavoro, consentendo loro di svolgere tirocini finalizzati all’iscrizione negli albi professionali già durante l’ultimo biennio di studi, prima del conseguimento della laurea specialistica o magistrale.
Sempre alle nuove generazioni si rivolgono le novità in tema di università. Quanto alle università, si potenzia il sistema di valutazione degli atenei e, in particolare, i risultati ottenuti dalle università nella didattica e nella ricerca.
Il decreto apre alla concorrenza in materia di trasporti. Di significativo rilievo sono le misure assunte sul fronte infrastrutturale, che consentiranno di aprire nuovi cantieri e creare nuova occupazione, anche nel settore dell’edilizia. In particolare, si semplifica l’attività delle imprese, anche attraverso il coinvolgimento di capitali privati mediante innovativi strumenti finanziari come i project bond. Spazio anche a misure importanti per il settore dei trasporti, a favore della portualita’, della nautica e dell’autotrasporto.
Quanto ai Taxi, si è stabilito di affidare l’analisi dei fabbisogni all’Autorità dei Trasporti che dovrà svolgere un’attenta istruttoria città per città, sentiti i Sindaci.
Il secondo pilastro, quello dell’equità, è complementare rispetto al primo. Il decretolegge dà spazio alla concorrenza e, nuovamente, al merito. L’apertura al mercato, incidendo in modo diretto sulle politiche aziendali delle imprese (quelle di grandi
dimensioni, ma anche quelle piccole) è in grado di determinare una sensibile riduzione dei prezzi, con vantaggi evidenti per i consumatori.
A tutela dei consumatori sono previste anche misure che incentivano la trasparenza e la semplificazione. Si tratta, anzitutto, dei nuovi provvedimenti che aboliscono le tariffe professionali. Sono, inoltre, comprese le norme che impongono un regime di trasparenza rafforzato in tema di clausole vessatorie. È, ancora, il caso dei nuovi obblighi in tema di assicurazioni r.c. auto e di vendita di medicinali. È il caso, infine, del nuovo regime per l’esercizio delle class action, cui si potrà ricorrere più agevolmente.
Ancora nell’ottica dell’equità, il decreto include anche misure a sostegno dei soggetti più vulnerabili. Sono esemplificativi in tal senso la riduzione degli oneri di accesso ai piani di rateazione dei debiti tributari e la più ampia tutela per i consumatori a fronte di condotte ingannevoli o aggressive da parte di imprese e soggetti erogatori di servizi.
Sono altresì previste misure di particolare rilievo per il settore energetico: si è avviata una procedura di separazione tra operatori e infrastrutture per creare nuove possibilità di investimento e maggiore concorrenza. Dal punto di vista del consumatore le norme introdotte tendono a contenere l’aumento dei prezzi energetici.
Di seguito, in sintesi, i principali punti del decreto approvato dal Consiglio:
A – NORME GENERALI SULLE LIBERALIZZAZIONI
1. Liberalizzazione delle attività economiche e riduzione degli oneri amministrativi delle imprese – La norma dispone l’abrogazione dei limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti di assenso, per l’avvio di un’attività economica, non giustificati da un interesse generale, costituzionalmente rilevante e compatibile con l’ordinamento comunitario. Sono escluse dall’ambito di applicazione della disciplina il trasporto di persone e cose su autoveicoli non di linea, i servizi finanziari e di comunicazione come definiti dall’art. 5 del decreto legislativo 59/2010, nonché le attività specificamente sottoposte a regolazione e vigilanza di apposita Autorità indipendente.
2. Riduzione degli oneri di accesso ai piani di rateazione dei debiti tributari – Si prevede un piano di rateazione dei debiti tributari, con rate inizialmente basse e progressivamente crescenti. Si prevede, inoltre, che in caso di dilazione del pagamento non si proceda ad iscrizione ipotecaria, salvo che il debitore sia moroso per due rate consecutive. La permanenza dell’ipoteca accesa sui beni immobili del debitore d’imposta, infatti, impedisce a quest’ultimo, ancorché in regola con i pagamenti, di accedere al sistema bancario per alimentare attività industriali o commerciali.
3. Accesso dei giovani alla costituzione di società a responsabilità limitata – Con l’inserimento nel codice civile dell’art. 2463-bis, è istituita a favore dei soggetti con età inferiore a 35 anni la “società semplificata a responsabilità limitata”, sottoposta ad un regime agevolato sia per quanto riguarda l’ammontare del capitale (minimo di un euro) che le formalità di costituzione.
4. Norme a tutela e promozione della concorrenza nelle Regioni e negli enti locali e a tutela dei consumatori – E’ attribuito alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il compito di monitorare la normativa regionale e locale al fine di individuare disposizioni in contrasto con la tutela e la promozione della concorrenza ed eventualmente sollecitare l’adozione dei poteri governativi sostitutivi, ai sensi dell’articolo 120 della Costituzione, per la tutela dell’unità giuridica ed economica dello Stato.
B – TUTELA DEI CONSUMATORI
1. Tutela amministrativa contro le clausole vessatorie – Si inserisce nel Codice del consumo l’articolo 37-bis che, posto dopo l’articolo 37 in tema di azione inibitoria concessa alle associazioni dei consumatori nei confronti dei professionisti che utilizzano condizioni generali di cui sia accertata l’abusività, offre un’ulteriore tutela amministrativa contro la vessatorietà delle clausole inserite nei contratti tra professionisti e consumatori. È prevista, al riguardo, l’attribuzione di maggiori poteri all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato.
2. Norme per rendere più efficace l’azione di classe – Sono apportate modificazioni all’articolo 140-bis del Codice del consumo, rimuovendo taluni limiti soggettivi e procedurali nell’esercizio della c.d. class action.
3. Tutela delle microimprese da pratiche commerciali ingannevoli e aggressive – Sono rafforzati gli strumenti di tutela a favore delle imprese di minori dimensioni, estendendo anche alle microimprese (con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo inferiore ai 2 milioni di euro) le tutele attualmente previste dal codice del Consumo in favore delle sole persone fisiche.
4. Contenuto delle carte di servizio – La norma integra in dettaglio il contenuto minimo delle c.d. “carte di servizio” ai concessionari, stabilendo che nelle stesse debbano essere indicati in modo specifico i diritti, anche di natura risarcitoria, che i consumatori e le imprese utenti possono esigere nei confronti dei gestori del servizio.
C – SERVIZI PROFESSIONALI
1. Abrogazione tariffe professionali e obblighi del professionista – La disposizione abroga le tariffe delle professioni regolamentate. Il compenso per le prestazioni professionali è pattuito per iscritto al momento del conferimento dell’incarico professionale. Al cliente è data facoltà di chiedere un preventivo. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico e deve altresì indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività
professionale.
2. Accesso dei giovani all’esercizio delle professioni – Tra i principi di carattere organizzativo che disciplinano l’autonomia delle università, è introdotta la possibilità di prevedere, nei rispettivi statuti e regolamenti, che lo studente possa svolgere il tirocinio o
la pratica, finalizzati all’iscrizione negli albi professionali, nel corso dell’ultimo biennio di studi per il conseguimento del diploma di laurea specialistica o magistrale. Il tirocinio o la pratica sono equiparati a quelli previsti per l’iscrizione agli albi professionali.
3. Estesione ai liberi professionisti della possibilità di partecipare al patrimonio dei confidi – La disposizione è finalizzata ad integrare il comma 7 dell’art. 39 del DL n. 201/2011, che prevede che al capitale sociale dei confidi e delle banche possano partecipare imprese non finanziarie di grandi dimensioni, con la previsione della possibilità anche per i liberi professionisti di poter partecipare al capitale sociale con i medesimi limiti societari previsti per i predetti enti.
4. Potenziamento del servizio di distribuzione farmaceutica, accesso alla titolarità delle farmacie e disciplina della somministrazione dei farmaci generici – Si perseguono varie finalità. In particolare, viene abbassato a 3000 abitanti il “quorum” di popolazione previsto per l’apertura di una farmacia (in luogo di 4000-5000). Si prevede inoltre la possibilità che le Regioni, in deroga al criterio del rapporto farmacia-popolazione, istituiscano nuove farmacie in luoghi maggiormente frequentati. Viene poi abbreviato il periodo in cui una farmacia privata può appartenere a persone non aventi i necessari requisiti professionali.
5. Incremento del numero dei notai e concorrenza nei distretti – Viene aumentata la pianta organica dei notai di 500 posti, da coprire per concorso nel biennio 2012-2014. E’ inoltre assicurata all’utenza un rapporto più diretto ed immediato con il professionista.
D – ENERGIA
1. Misure per la riduzione del prezzo del gas per i clienti vulnerabili – E’ previsto che nel meccanismo con cui l’Autorità per l’energia elettrica ed il gas aggiorna il prezzo del gas per le famiglie e le piccole e medie imprese si riduca gradualmente il riferimento ai prezzi internazionali del petrolio per considerare anche i prezzi sui mercati europei del gas, con effetti di contenimento delle bollette.
2. Misure per ridurre i costi di approvvigionamento di gas per le imprese – Si istituisce un nuovo tipo di servizio di stoccaggio del gas per consentire alle imprese utilizzatrici di approvvigionarsi direttamente all’estero a prezzi più competitivi.
3. Disposizioni in materia di separazione proprietaria – Si riattiva la procedura per definire la separazione della rete gas dall’ENI nella prospettiva di un operatore di rete con proiezione europea che potenzi le capacità di trasporto del gas in Italia e verso l’Europa.
4. Sviluppo di risorse energetiche naturali strategiche – Si introducono vantaggi per i residenti dei territori interessati dagli impianti di estrazione di idrocarburi a valere su una parte delle future entrate fiscali connesse.
5. Distribuzione carburanti – Pluralità di contratti possibili tra gestori degli impianti e compagnie petrolifere, da regolamentare in sede sindacale. Ampliamento delle possibilità di vendita di altri articoli di commercio presso gli impianti di distribuzione. Rimozione dei vincoli non giustificati all’apertura di impianti presso i centri commerciali. Maggiore trasparenza sui prezzi effettivi dei carburanti a vantaggio dei consumatori. Promozione della diffusione del metano per autotrazione presso gli impianti di distribuzione.
6. Mercato elettrico – Aggiornamento della disciplina per tener conto della crescita dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e maggiore integrazione con i mercati elettrici europei a fini di contenimento delle bollette e del prezzo dell’energia per le imprese utilizzatrici. Migliorare la concorrenza aumentando la trasparenza informativa nei rapporti tra imprese e clienti.
7. Smantellamento dei siti nucleari dismessi – Accelerazione delle procedure per smantellare gli impianti nucleari dismessi e rafforzamento della sicurezza dei rifiuti nucleari.
E – SERVIZI PUBBLICI LOCALI
1. Promozione della concorrenza dei servizi pubblici locali – Accelerazione della costituzione di ambiti territoriali ottimali di dimensioni adeguate per una organizzazione più efficiente dei servizi; incentivi per favorire l’aggregazione delle aziende in soggetti imprenditoriali più competitivi. Premialità per gli enti locali che si orientano verso la messa a gara dei servizi e per le aziende che migliorano l’efficienza e la qualità dei servizi.
Rafforzamento dei poteri dell’Autorità Antitrust in materia di servizi pubblici locali.
Previsione delle gare anche per il servizio di trasporto ferroviario regionale alla scadenza dei contratti di servizio in essere.
F – SERVIZI BANCARI E ASSICURATIVI
1. Promozione della concorrenza in materia di conto corrente o conto di pagamento di base – La disposizione applica a regime la norma prevista dall’art. 12 del DL. 201/2011 solo nell’ipotesi di mancata stipula della convenzione tra il Ministero dell’economia e delle finanze, la Banca d’Italia, l’Associazione bancaria italiana, la società Poste italiane Spa e le associazioni dei prestatori di servizi di pagamento, per la definizione delle caratteristiche di conti correnti e conti base, nonché dell’ammontare degli importi delle commissioni da applicare sui prelievi effettuati con carta autorizzata tramite sportelli automatici presso una banca diversa da quella del titolare della carta.
2. Efficienza produttiva del risarcimento diretto e risarcimento in forma specifica – L’articolo: a) sopprime il secondo periodo dell’art. 149 del codice delle assicurazioni private, eliminando la procedura del risarcimento diretto del danno subito dal conducente non responsabile; b) modifica talune disposizioni del codice delle assicurazioni private, introducendo il criterio dell’efficienza produttiva e del controllo dei costi nel sistema di risarcimento diretto; c) riduce del 30% l’ammontare del risarcimento per equivalente, qualora questo sia accompagnato da idonea garanzia, in relazione alle riparazioni eseguite, fatte di validità non inferiore a due anni.
3. Repressione delle frodi – La disposizione introduce l’obbligo, a carico delle imprese assicuratrici autorizzate ad esercitare il ramo responsabilità civile, a trasmettere a cadenza annuale una relazione all’ISVAP, recante informazioni dettagliate sul numero dei sinistri per i quali si è ritenuto di svolgere approfondimenti in relazione al rischio di frodi, oltre ad altre informazioni che pongano l’organo di controllo in grado di valutare l’adeguatezza dell’organizzazione aziendale e dei sistemi di liquidazione dei sinistri nell’ottica di contrasto alle frodi.
4. Ispezioni del veicolo, scatola nera, attestato di rischio, liquidazione dei danni – Mediante modifiche agli articoli 132, 134 e 148 del codice delle assicurazioni private, il complesso delle disposizioni recate dall’articolo tende a rendere più rigido il sistema di accertamento e liquidazione dei danni derivanti dalla circolazione dei veicoli, nella prospettiva, altresì, di potenziare il sistema dei controlli antifrode e di ridurre, in generale, l’entità della spesa nel relativo settore.
5. Sanzioni per frodi nell’attestazione delle invalidità derivanti da incidenti – L’articolo interviene sulla materia delle false certificazioni relative agli stati di invalidità conseguenti ad incidenti stradali, da cui derivi l’obbligo del risarcimento del danno a carico delle società assicuratrici, disponendo che agli esercenti una professione sanitaria, che accertino falsamente un’invalidità, si applicano, oltre che le pene previste al comma 1 dell’art. 55- quinquies, del d.lgs. 30 marzo 2001, n, 165, anche le sanzioni disciplinari di cui al comma 3 dello stesso articolo. Le disposizioni sono estese ai periti assicurativi, in presenza delle medesime fattispecie.
6. Obbligo di confronto delle tariffe r.c. auto – L’articolo vieta alle compagnie assicurative la distribuzione dei prodotti o servizi ai clienti finali, disponendo, nel contempo, che i distributori offrano ai clienti prodotti e servizi assicurativi di più compagnie. Previste sanzioni per le compagnie assicurative che limitano, di fatto o con previsioni contrattuali, la libertà dell’agente nell’offrire servizi e prodotti ritenuti più adeguati.
G – Autorità di regolazione dei trasporti
La norma apporta modifiche all’art. 37 del DL 201/2011, 214, con cui sono state dettate disposizioni in materia di liberalizzazione del settore dei trasporti, individuando nell’Autorità per l’energia elettrica ed il gas (che assume la denominazione di Autorità per le reti) l’Autorità competente ad esercitare funzioni di regolamentazione nei settori autostradale, ferroviario, aeroportuale, portuale e della mobilità urbana collegata a stazioni, aeroporti e porti. La norma definisce inoltre le competenze dell’Autorità negli specifici settori delle autostrade e del servizio taxi.
H- FINANZA DI PROGETTO E NUOVE MISURE PER INFRASTRUTTURE ED EDILIZIA
1) Per incentivare l’attrazione di capitali privati nelle infrastrutture, si è stabilito di:
• rivedere la disciplina in materia di emissione delle obbligazioni da parte delle società di progetto nell’ambito delle operazioni di finanza di progetto, introducendo i cosiddetti “project bond” garantiti, da parte del sistema finanziario e dei fondi privati, anche durante il periodo di costruzione dell’opera, tradizionalmente scoperto;
• introdurre nella finanza di progetto per le infrastrutture strategiche il diritto di prelazione, per incentivare gli investitori privati ad assumere il ruolo di promotore in grandi opere, anche non previste negli strumenti di programmazione;
• individuare il partenariato pubblico-privato quale strumento idoneo per la realizzazione in tempi brevi, e la gestione (ma solo dell’infrastruttura e dei servizi connessi) di nuove strutture carcerarie;
• disporre che i bandi e i piani economico-finanziari per le opere da affidare in concessione siano definiti in modo da assicurare adeguati livelli di bancabilità delle opere, consentendo agli istituti finanziatori di poter contare almeno su un progetto definitivo
dell’opera da realizzare in concessione;
• misure di correzione delle concessioni di costruzione e gestione di opere pubbliche, per aprire nuovi spazi alla concorrenza e rendere più flessibile il meccanismo di subentro.
Non mancano importanti norme di semplificazione e di alleggerimento procedurale, in tema, a titolo di esempio, di approvazione di progetti, affidamento di servizi finanziari, di documentazione a corredo dei piani economico-finanziari.
2) Approvate misure specifiche nel settore dell’edilizia e della casa, in relazione alla possibilità per i comuni di concedere l’esenzione dell’IMU per tre anni sull’invenduto, nonché norme di sterilizzazione dell’Iva in favore dei costruttori di nuove abitazioni e di interventi finalizzati all’housing sociale.
3) Infine sono state approvate le seguenti ulteriori misure:
• destinazione di parte dell’extragettito IVA, relativo alle operazioni riconducibili all’infrastruttura oggetto dell’intervento, alle società di progetto per le opere portuali con conseguente crescita del contributo al PIL nazionale quantificabile in 2,75 euro ogni euro di investimento pubblico o privato;
• anticipo del recupero delle accise per autotrasportatori; la disposizione garantirebbe la pace sociale nel settore dell’autotrasporto che in caso di fermo determinerebbe effetti negativi sul pil con una incidenza di riduzione pari all’1% settimanale; la norma ha un costo per la finanza pubblica pari a 29 milioni di euro, già coperto con le risorse destinate al settore
I- TAXI, STRADE E CONTRATTI FERROVIARI
1. Eliminazione dell’obbligo di applicare i contratti collettivi di settore nel trasporto ferroviario – Viene eliminato l’obbligo, per le imprese ferroviarie e per le associazioni internazionali di imprese ferroviarie che espletano servizi di trasporto sull’infrastruttura ferroviaria nazionale, di osservare i contratti collettivi nazionali di settore, anche con riferimento alle prescrizioni in materia di condizioni di lavoro del personale. Resta ferma invece l’osservanza della legislazione nazionale e regionale.
2. Liberalizzazioni delle pertinenze delle strade – E’ abrogato il comma 5-bis dell’art. 24 del codice della strada, il quale dispone che, per esigenze di sicurezza della circolazione stradale, le pertinenze di servizio relative alle autostrade devono essere previste dai progetti dell’ente proprietario ovvero, se individuato, dal concessionario, e approvate dal concedente. Con l’eliminazione del vincolo della preventiva determinazione delle pertinenze si consente l’individuazione delle pertinenze medesime anche in diverse da quella progettuale.
3. Servizio taxi – Si adeguano i livelli di offerta del servizio taxi, delle tariffe e della qualità delle prestazioni alle esigenze dei diversi contesti urbani, secondo i criteri di ragionevolezza e proporzionalità, allo scopo di garantire il diritto di mobilità degli utenti.
L- FUNZIONAMENTO DEL MERCATO UNICO
1. Repertorio nazionale dei dispositivi medici – La norma elimina la tariffa di 100 euro per ogni registrazione di un dispositivo effettuata nel repertorio, contemporaneamente innalzando – per esigenze di equilibrio di bilancio – il contributo a carico delle aziende che producono o commercializzano in Italia i suddetti dispositivi.
2. Dichiarazione preventiva in caso di spostamento del prestatore di servizi – Viene eliminato l’obbligo del prestatore di servizi transfrontaliero di comunicare l’intenzione di effettuare la prestazione in Italia con un anticipo di almeno trenta giorni, stabilendosi esclusivamente che la comunicazione sia fatta “in anticipo” (secondo le previsioni della direttiva 2005/36/CE).
M- ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA 2009/12/CE CONCERNENTE I DIRITTI AEROPORTUALI
Le norme consentono di dare attuazione completa alla direttiva 2009/12/CE, concernente i diritti aeroportuali, risolvendo così la procedura d’infrazione n. 2011/0608 avviata dalla Commissione europea per mancato recepimento. Viene introdotto un regime vigilato e trasparente di fissazione delle tariffe aeroportuali, prevedendo che in attesa della nuova autorità di regolazione die trasporti le funzioni di vigilanza vengano temporaneamente svolte dall’ENAC.

Successivamente sono stati approvati i seguenti provvedimenti:
su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Profumo:
– un decreto legislativo in attuazione della delega conferita al Governo per riformare il sistema universitario, teso a disciplinare l’introduzione di un sistema di accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio universitari; la previsione di un sistema di valutazione e di assicurazione della qualità, dell’efficienza e dell’efficacia della didattica e della ricerca, nonché il potenziamento del sistema di autovalutazione della loro qualità ed efficacia Gli obiettivi da raggiungere sono: meccanismi premiali a favore degli Atenei virtuosi, per mirare alla realizzazione degli obiettivi qualitativi, pervenendo così
gradualmente ad una nuova e più attenta disciplina della distribuzione delle risorse pubbliche; l’attribuzione dei compiti di valutazione ad un ente esterno al Ministero, distinto ed indipendente, con personalità giuridica pubblica; la verifica dei risultati raggiunti, in termini di qualità, efficienza ed efficacia dalle strutture universitarie, da parte dell’ANVUR che valuta gli Atenei più virtuosi, da riconoscere a livello nazionale mediante accreditamento e da premiare con le risorse pubbliche; il monitoraggio degli obiettivi programmati dalle Università tramite un sistema di controllo interno che viene potenziato e collegato con gli obiettivi definiti dall’ANVUR. Sul testo sono stati acquisiti i pareri delle Commissioni parlamentari;
(…)
Il Consiglio è terminato alle ore 18,30.

31 dicembre Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica

(Palazzo del Quirinale, 31/12/2011) Buona sera e buon anno. E innanzitutto, grazie. E’ un grazie che debbo a tanti di voi, a tanti italiani, uomini e donne, di tutte le generazioni e di ogni parte del paese, per il calore con cui mi avete accolto ovunque mi sia recato per celebrare la nascita dell’Italia unita e i suoi 150 anni di vita. Grazie per la partecipazione sentita e significativa a quelle celebrazioni, per lo spirito di iniziativa che si è acceso nelle più diverse istituzioni e comunità, accompagnando uno straordinario risveglio di memoria storica e di mobilitazione civile, e portando le celebrazioni del Centocinquantenario a un successo, per quantità e qualità, superiore anche alle previsioni più ottimistiche.

Il mio è, in sostanza, un grazie per avermi trasmesso nuovi e più forti motivi di fiducia nel futuro dell’Italia. Che fa tutt’uno con fiducia in noi stessi, per quel che possiamo sprigionare e far valere dinanzi alle avversità : spirito di sacrificio e slancio innovativo, capacità di mettere a frutto le risorse e le riserve di un’economia avanzata, solida e vitale nonostante squilibri e punti deboli, di un capitale umano ricco di qualità e sottoutilizzato, di un’eredità culturale e di una creatività universalmente riconosciute.

Non mi nascondo, certo, che nell’animo di molti, la fiducia che ho sentito riaffiorare e crescere nel ricordo della nostra storia rischia di essere oscurata, in questo momento, da interrogativi angosciosi e da dubbi che possono tradursi in scoraggiamento e indurre al pessimismo. La radice di questi stati d’animo, anche aspramente polemici, è naturalmente nella crisi finanziaria ed economica in cui l’Italia si dibatte.

Ora, è un fatto che l’emergenza resta grave : è faticoso riguadagnare credibilità, dopo aver perduto pesantemente terreno ; i nostri Buoni del Tesoro – nonostante i segnali incoraggianti degli ultimi giorni – restano sotto attacco nei mercati finanziari ; il debito pubblico che abbiamo accumulato nei decenni pesa come un macigno e ci costa tassi di interesse pericolosamente alti. Lo sforzo di risanamento del bilancio, culminato nell’ultimo, così impegnativo decreto approvato giorni fa dal Parlamento, deve perciò essere portato avanti con rigore. Nessuna illusione possiamo farci a questo riguardo. Ma siamo convinti che i frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili. Specie se l’economia riprenderà a crescere : il che dipende da adeguate scelte politiche e imprenditoriali, come da comportamenti diffusi, improntati a laboriosità e dinamismo, capaci di produrre coesione sociale e nazionale.

Parlo dei sacrifici, guardando specialmente a chi ne soffre di più o ne ha più timore. Nessuno, oggi – nessun gruppo sociale – può sottrarsi all’impegno di contribuire al risanamento dei conti pubblici, per evitare il collasso finanziario dell’Italia. Dobbiamo comprendere tutti che per lungo tempo lo Stato, in tutte le sue espressioni, è cresciuto troppo e ha speso troppo, finendo per imporre tasse troppo pesanti ai contribuenti onesti e per porre una gravosa ipoteca sulle spalle delle generazioni successive.

Nella seconda metà del Novecento, il benessere collettivo è giunto a livelli un tempo impensabili portando l’Italia nel gruppo delle nazioni più ricche. Ma a partire dagli anni Ottanta, la spesa pubblica è cresciuta in modo sempre più incontrollato, e ormai insostenibile. E c’è anche chi ne ha tratto e continua a trarne indebito profitto : a ciò si legano strettamente fenomeni di dilagante corruzione e parassitismo, di diffusa illegalità e anche di inquinamento criminale. Né, quando si parla di conti pubblici da raddrizzare, si può fare a meno di mettere nel mirino l’altra grande patologia italiana : una massiccia, distorsiva e ingiustificabile evasione fiscale. Che ci si debba impegnare a fondo per colpire corruzione ed evasione fiscale, è fuori discussione. Sapendo che è un’opera di lunga lena, che richiede accurata preparazione di strumenti efficaci e continuità : ed è quanto si richiede egualmente per un impegno di riduzione delle disuguaglianze, di censimento delle forme di ricchezza da sottoporre a più severa disciplina, di intervento incisivo su posizioni di rendita e di privilegio.
Ma mentre è giusto, anzi sacrosanto, fare appello perché si agisca in queste direzioni, è necessario riconoscere come si debba senza indugio procedere alla puntuale revisione e alla riduzione della spesa pubblica corrente : anche se ciò comporta rinunce dolorose per molti a posizioni acquisite e a comprensibili aspettative.

Per procedere con equità si deve innanzitutto stare attenti a non incidere su già preoccupanti situazioni di povertà, o a non aggravare rischi di povertà cui sono esposti oggi strati più ampi di famiglie, anche per effetto della crescita della disoccupazione, soprattutto giovanile. Ma più in generale occorre definire nuove forme di sicurezza sociale che sono state finora trascurate a favore di una copertura pensionistica più alta che in altri paesi o anche di provvidenze generatrici di sprechi.

Bisogna dunque ripensare e rinnovare le politiche sociali e anche, muovendo dall’esigenza pressante di un elevamento della produttività, le politiche del lavoro : per la fondamentale ragione che il mondo è cambiato, che l’epicentro della crescita economica – e anche di quella demografica – si è spostato lontano dall’Europa, e non solo il nostro paese, ma il nostro continente vedono ridursi il loro peso e i loro mezzi, e debbono rivedere il modo di concepire e distribuire il proprio benessere, e concentrare i loro sforzi nel guadagnare nuove posizioni e opportunità nella competizione globale. Senza mettere in causa la dimensione sociale del modello europeo, il rispetto della dignità e dei diritti del lavoro.

Mi si consenta una piccola digressione personale : vengo da una lontana, lunga esperienza politica concepita e vissuta nella vicinanza al mondo del lavoro, nella partecipazione alle sue vicende e ai suoi travagli. Mi sono formato, da giovane, nel rapporto diretto, personale con la realtà delle fabbriche della mia Napoli, con quegli operai e lavoratori. E’ un sentimento e un’emozione che ho visto rinnovarsi in me ogni volta che ho visitato da Presidente una fabbrica, incontrandone le maestranze. Comprendo dunque, e sento molto, in questo momento, le difficoltà di chi lavora e di chi rischia di perdere il lavoro, come quelle di chi ha concluso o sta per concludere la sua vita lavorativa mentre sono in via di attuazione o si discutono ancora modifiche del sistema pensionistico. Ma non dimentico come nel passato, in più occasioni, sia stata decisiva per la salvezza e il progresso dell’Italia la capacità dei lavoratori e delle loro organizzazioni di esprimere slancio costruttivo, nel confronto con ogni realtà in via di cambiamento, e anche di fare sacrifici, affermando in tal modo, nello stesso tempo, la loro visione nazionale, il loro ruolo nazionale.

Non è stato forse così negli anni della ricostruzione industriale, dopo la liberazione del paese? Non è stato forse così in quel terribile 1977, quando c’era da debellare un’inflazione che galoppava oltre il 20 per cento e da sconfiggere l’attacco criminale quotidiano e l’insidia politica del terrorismo brigatista?

Guardiamo dunque con questa consapevolezza alle grandi prove che abbiamo davanti : come superare i rischi più gravi di crisi finanziaria per il nostro paese, e come reagire alle minacce incombenti di recessione. L’Italia può e deve farcela ; la nostra società deve uscirne più severa e più giusta, più dinamica, moralmente e civilmente più viva, più aperta, più coesa.

Rigore finanziario e crescita. Crescita più intensa e unitaria, nel Nord e nel Sud, da mettere in moto con misure finalizzate alla competitività del sistema produttivo, all’investimento in ricerca e innovazione e nelle infrastrutture, a un fecondo dispiegarsi della concorrenza e del merito. E’ a queste misure che ha annunciato di voler lavorare il governo, nel dialogo con le parti sociali e in un rapporto aperto col Parlamento. Obbiettivo di fondo : più occupazione qualificata per i giovani e per le donne.

Si è diffusa, ormai, la convinzione che dei sacrifici siano inevitabili per tutti : ma la preoccupazione maggiore che emerge tra i cittadini, è quella di assicurare un futuro ai figli, ai giovani. E’ questo obbiettivo che può meglio motivare gli sforzi da compiere : è questo l’impegno cui non possiamo sottrarci.
Perseguire questi obbiettivi, uscire dalle difficoltà in cui non solo noi ci troviamo è impossibile senza un più coerente sforzo congiunto al livello europeo. E’ comprensibile che anche in Italia si manifesti oggi insoddisfazione per il quadro che presenta l’Europa unita. Ma ciò non deve mai tradursi in sfiducia verso l’integrazione europea.

Quel che abbiamo costruito, insieme, tenacemente, è stato decisivo per garantirci sempre di più pace e unità nel nostro continente, progresso in ogni campo, crescente benessere sociale, salvaguardia e affermazione nel mondo dei nostri comuni interessi e valori europei.
E oggi, ben più di cinquant’anni fa, solo uniti potremo ancora progredire e contare come europei in un quadro mondiale radicalmente cambiato. All’Italia tocca perciò levare la sua voce perché si vada avanti verso una più conseguente integrazione europea, e non indietro verso anacronistiche chiusure e arroganze nazionali. Occorrono senza ulteriori indugi scelte adeguate e solidali per bloccare le pressioni speculative contro i titoli del debito di singoli paesi come l’Italia, perché il bersaglio è l’Europa, ed europea dev’essere la risposta.

Risposta in termini di stabilità finanziaria e insieme di rilancio dello sviluppo. E non ci siamo. Particolarmente sottovalutata è la prospettiva della recessione, con tutte le sue conseguenze. In quanto all’Italia, è tempo che da parte di tutti in Europa si prendano sul serio e si apprezzino le dimostrazioni che il nostro paese ha dato e si appresta a dare, pagando prezzi non lievi, della sua adesione a principi di stabilità finanziaria e di disciplina di bilancio, nonché del suo impegno per riforme strutturali volte a suscitare una più libera e intensa crescita economica. Abbiamo solo da procedere nel cammino intrapreso, anche per far meglio sentire, in seno alle istituzioni europee – in condizioni di parità – il nostro contributo a nuove, meditate decisioni ed evoluzioni dell’Unione.

In questo senso sta svolgendo il suo mandato il governo Monti, la cui nascita ha costituito il punto d’arrivo di una travagliata crisi politica di cui il Presidente del Consiglio, on. Berlusconi, poco più di un mese fa, ha preso responsabilmente atto. Si è allora largamente convenuto che il far seguire precipitosamente, all’apertura della crisi di governo, uno scioglimento anticipato delle Camere e il conseguente scontro elettorale, avrebbe rappresentato un azzardo pesante dal punto di vista dell’interesse generale del paese. Di qui è venuto quel largo sostegno in Parlamento al momento della fiducia al governo, con una scelta di cui va dato merito a forze già di maggioranza e già di opposizione.

E’ importante ora che l’Italia possa contare su una fase di stabilità e di serenità politica. Ciò non toglie che ogni partito mantenga la sua fisionomia e si caratterizzi in Parlamento con le sue proposte rispetto all’azione che l’esecutivo deve portare avanti. Soprattutto, un vasto campo è aperto per l’iniziativa dei partiti e per la ricerca di intese tra loro sul terreno di riforme istituzionali da tempo mature. Queste sono necessarie anche per creare condizioni migliori in vista di un più costruttivo ed efficace svolgimento della democrazia dell’alternanza nello scenario della nuova legislatura dopo il ritorno alle urne.
Mi auguro che i cittadini guardino con attenzione, senza pregiudizi, alla prova che le forze politiche daranno in questo periodo della loro capacità di rinnovarsi e di assolvere alla funzione insostituibile che gli è propria di prospettare e perseguire soluzioni per i problemi di fondo del paese. Non c’è futuro per l’Italia senza rigenerazione della politica e della fiducia nella politica.

Solo così ci porteremo, nei prossimi anni, all’altezza di quei problemi di fondo che sono ardui e complessi e vanno al di là di pur scottanti emergenze. Avvertiamo quotidianamente i limiti della nostra realtà sociale, confrontandoci con la condizione di quanti vivono in gravi ristrettezze, con le ansie e le incertezze dei giovani nella difficile ricerca di una prospettiva di lavoro. E insieme avvertiamo i limiti del nostro vivere civile, confrontandoci con l’emergenza della condizione disumana delle carceri e dei carcerati, o con quella del dissesto idrogeologico che espone a ricorrenti disastri il nostro territorio, o con quella di una crescente presenza di immigrati, con i loro bambini, che restano stranieri senza potersi, nei modi giusti, pienamente integrare.
Ci si pongono dunque acute necessità di scelte immediate e di visioni lungimiranti. Occorre una nuova “forza motivante” perché si sprigioni e operi la volontà collettiva indispensabile ; occorrono coraggio civile e sguardo rivolto “con speranza fondata verso il futuro”. Questo ci hanno detto nei giorni natalizi alte voci spirituali. Esse si sono in effetti rivolte al più vasto mondo in cui si collocano i travagli della nostra Italia e della nostra Europa. Un mondo nel quale sono emerse di recente nuove correnti e forze portatrici di aspirazioni alla libertà e alla giustizia, ma anche difficoltà e tensioni, e ancora feroci repressioni. Mentre restano aperti antichi focolai di contrapposizione e di conflitto, e si manifestano ciechi furori religiosi, fino a dar luogo a orribili stragi di comunità cristiane.

L’Italia non può restare, e non resta, estranea a ogni possibile iniziativa di pace e umanitaria : come dice la nostra partecipazione – anche con dolorosi sacrifici di giovani vite – a quelle missioni militari e civili internazionali che vedono migliaia di nostri connazionali farsi onore. Nel salutarli e ascoltarli in occasione del Natale, ho colto accenti confortanti di alto senso di responsabilità e di forte vocazione al servizio del bene comune.

Sono accenti che colgo, qui in Italia, in tante occasioni di incontro con le molteplici espressioni dell’universo della solidarietà, del volontariato, dell’impegno civile. Sono accenti che trovo in lettere toccanti che mi vengono indirizzate da persone anziane, da giovani e ragazzi, da uomini e donne che raccontano i loro propositi operosi e le loro esperienze. Lasciatemi dunque ripetere : la fiducia in noi stessi è il solido fondamento su cui possiamo costruire, con spirito di coesione, con senso dello stare insieme di fronte alle difficoltà, dello stare insieme nella comunità nazionale come nella famiglia.

E allora apriamoci così al nuovo anno : facciamone una grande occasione, un grande banco di prova, per il cambiamento e il nuovo balzo in avanti di cui ha bisogno l’Italia.

A voi tutti, con affetto, buon 2012 !

27 dicembre Nuovo Capo di Gabinetto MIUR

Il 27 dicembre Luigi Fiorentino diventa il nuovo Capo di Gabinetto del MIUR

Di seguito il comunicato stampa del MIUR:

Governo, Luigi Fiorentino nuovo Capo di Gabinetto del Miur

(Roma, 27 dicembre 2011) Luigi Fiorentino è il nuovo Capo di Gabinetto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo. Fiorentino, 52 anni, si è laureato in giurisprudenza ed ha conseguito il Diploma di perfezionamento in Diritto Amministrativo e scienza dell’Amministrazione presso l’Università di Napoli. Dal 1° agosto 2007 è stato Segretario Generale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, dove ha ricoperto il ruolo di Capo di Gabinetto dal 10 marzo 2005 al 31 luglio 2007.

Dal 15 giugno 2004 al 9 marzo 2005 è Capo del Dipartimento per le risorse umane e strumentali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e, dal 1 ottobre 2002 al 14 giugno 2004, Capo del Dipartimento per le risorse strumentali. E’ stato reggente del Dipartimento per le risorse umane e l’organizzazione dal 1 al 14 giugno 2004.

Già Vice Capo di Gabinetto dei Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica Ciampi e Amato dal 20 dicembre 1998 al 25 aprile 2000, è stato Direttore del Servizio centrale per gli affari generali, la qualità dei processi e dell’organizzazione del Ministero dell’economia e delle finanze dal 5 novembre 1998 al 30 settembre 2002. In tale veste ha promosso l’adozione di un sistema integrato di gestione dei servizi e della manutenzione (c.d “global service”) per l’edificio demaniale di via XX Settembre a Roma. Ha fatto parte inoltre del gruppo di start-up Consip – Ministero del tesoro del bilancio e della programmazione economica.

Provveditore generale dello Stato dal 1° agosto 2000 fino all’entrata in vigore del Dpr del 22 marzo 2001, che ha soppresso il Servizio Centrale del Provveditorato generale dello Stato e ha disposto l’assorbimento delle relative competenze da parte del Servizio Centrale per gli affari generali e la qualità dei processi e dell’organizzazione.

23 dicembre Prorogato il CNPI

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 23 dicembre; approva un decreto-legge che proroga alcuni termini previsti da disposizioni legislative: prorogati al 31 dicembre 2012 (art. 14) il Consiglio nazionale della pubblica istruzione ed il Consiglio nazionale per l’alta formazione artistica e musicale.

22 dicembre Senato approva DdL conversione Manovra Finanziaria

Il 22 dicembre il Senato con 257 voti favorevoli e 41 contrari ha votato la fiducia posta dal Governo sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici, già approvato il 16 dicembre dalla Camera con 495 voti favorevoli e 88 contrari.

28 novembre Nomina Sottosegretari di Stato

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta del 28 novembre, ha provveduto alla nomina del prof. Filippo Patroni Griffi come ministro senza portafoglio per la pubblica amministrazione e per la semplificazione e di 28 sottosegretari di Stato (contro i 40 del precedente esecutivo), di cui 4 presso la Presidenza del Consiglio.

Questi i nuovi Sottosegretari di Stato:

Alla Presidenza del Consiglio:
– Rapporti con il Parlamento, Giampaolo D’Andrea e Antonio Malaschini
– Editoria, Carlo Malinconico
– Informazione e Comunicazione, Paolo Peluffo
Agli Affari esteri, Marta Dassù e Staffan de Mistura
All’Interno, Carlo De Stefano, Giovanni Ferrara, Saverio Ruperto
Alla Giustizia, Salvatore Mazzamuto e Andrea Zoppini
Alla Difesa, Filippo Milone e Gianluigi Magri
All’Economia e Finanze, Vittorio Grilli (Vice Ministro), Vieri Ceriani e Gianfranco Polillo
Allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti e Massimo Vari
Alle Politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Braga
All’Ambiente, tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli
All’Infrastrutture e trasporti, Mario Ciaccia (Vice Ministro) e Guido Improta
Al Lavoro e alle Politiche sociali, Michel Martone (Vice Ministro) e Cecilia Guerra
Alla Salute, Adelfio Elio Cardinale
All’Istruzione, Università e Ricerca, Elena Ugolini e Marco Rossi Doria
Ai Beni e Attività culturali, Roberto Cecchi.

18 novembre Crisi di Governo

Il 18 novembre il nuovo esecutivo ottiene anche la fiducia dalla Camera con 556 voti favorevoli e 61 contrari.
Il 17 novembre il Presidente del Consiglio dei Ministri svolge le sue comunicazioni al Senato ed ottiene la fiducia con 281 voti favorevoli e 25 contrari.

Legislatura 16º – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 637 del 17/11/2011

MONTI Mario, presidente del Consiglio dei ministri e ministro dell’economia e delle finanze ad interim. Signor Presidente, onorevoli senatrici, onorevoli senatori, è con grande emozione che mi rivolgo a voi, come primo atto del percorso rivolto ad ottenere la fiducia del Parlamento al Governo ieri costituito. L’emozione è accresciuta dal fatto che prendo oggi la parola per la prima volta in quest’Aula, nella quale mi avete riservato qualche giorno fa un’accoglienza che mi ha commosso. Sono onorato di entrare a far parte del Senato della Repubblica.

Desidero rivolgere un saluto deferente al Capo dello Stato, presidente Napolitano; che con grande saggezza, perizia e senso dello Stato ha saputo risolvere una situazione difficile, in tempi ristrettissimi, nell’interesse del Paese e di tutti i cittadini. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS e dei senatori Colombo, Astore e Del Pennino). Vorrei anche rinnovargli la mia gratitudine per la fiducia accordata alla mia persona, per il sostegno e la partecipazione che mi ha costantemente assicurato nei miei sforzi per comporre un Governo che potesse soddisfare le richieste delle forze politiche e, al contempo, dare risposte efficaci alle gravi sfide che il nostro Paese ha di fronte a sé.

Rivolgo il mio saluto ai Presidenti emeriti della Repubblica, ai senatori a vita e a tutti i senatori.

Mi auguro di poter stabilire con ciascuno di voi anche un rapporto personale come vostro collega, sia pure l’ultimo arrivato. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS e dei senatori Colombo, Astore e Del Pennino).

Il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di Governo, lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto della vita democratica. Al Parlamento vanno riconosciute e rafforzate, attraverso l’azione quotidiana di ciascuno di noi, dignità, credibilità e autorevolezza. Da parte mia, da parte nostra, vi sarà sempre una chiara difesa del ruolo di entrambe le Camere quali protagoniste del pubblico dibattito.

Un ringraziamento specifico e molto sentito desidero, infine, esprimere al vostro, al nostro, Presidente. Il presidente Schifani (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore, Del Pennino e dai banchi del Governo) ha voluto accogliermi, fin dal primo istante di questa mia missione – come potete immaginare, non semplicissima – svoltasi, in gran parte, a Palazzo Giustiniani, con una generosità e una cordialità che non potrò dimenticare. (Applausi dai Gruppi PdL e PD).

Rivolgo, infine, un pensiero rispettoso e cordiale al presidente, onorevole dottor Silvio Berlusconi (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, Misto-MPA-AS e dei senatori Colombo, Astore, Del Penninoe dai banchi del Governo), mio predecessore, del quale mi fa piacere riconoscere l’impegno nel facilitare in questi giorni la mia successione nell’incarico.

Il Governo riconosce di essere nato per affrontare in spirito costruttivo e unitario una situazione di seria emergenza. Vorrei usare questa espressione: Governo di impegno nazionale. Governo di impegno nazionale significa assumere su di sé il compito di rinsaldare le relazioni civili e istituzionali, fondandole sul senso dello Stato. È il senso dello Stato, è la forza delle istituzioni, che evitano la degenerazione del senso di famiglia in familismo, dell’appartenenza alla comunità di origine in localismo, del senso del partito in settarismo. Ed io ho inteso, fin dal primo momento, il mio servizio allo Stato non certo con la supponenza di chi, considerato tecnico, venga per dimostrare un’asserita superiorità della tecnica rispetto alla politica; al contrario, spero che il mio Governo e io potremo, nel periodo che ci è messo a disposizione, contribuire, in modo rispettoso e con umiltà, a riconciliare maggiormente – permettetemi di usare questa espressione – i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica. (Prolungati applausi dai Gruppi PdL, PD, CN-Io Sud-FS, IdV, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore, Del Pennino e dai banchi del Governo).

Io vorrei, noi vorremmo, aiutarvi tutti a superare una fase di dibattito – che fa naturalmente parte della vita democratica – molto, molto, acceso, e consentirci di prendere insieme, senza alcuna confusione delle responsabilità, provvedimenti all’altezza della situazione difficile che il Paese attraversa, ma con la fiducia che la politica che voi rappresentate sia sempre più riconosciuta, e di nuovo riconosciuta, come il motore del progresso del Paese.

Le difficoltà del momento attuale. L’Europa sta vivendo i giorni più difficili dagli anni del secondo dopoguerra. Il progetto che dobbiamo alla lungimiranza di grandi uomini politici, quali furono Konrad Adenauer, Jean Monnet, Robert Schuman e – sottolineo in modo particolare – Alcide De Gasperi (Applausi dai Gruppi PdL, PD, CN-Io Sud-FS, IdV, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore e Del Pennino), e che per sessant’anni abbiamo perseguito, passo dopo passo, dal Trattato di Roma – non a caso di Roma – all’atto unico, ai Trattati di Maastricht e di Lisbona, è sottoposto alla prova più grave dalla sua fondazione.

Un fallimento non sarebbe solo deleterio per noi europei. Farebbe venire meno la prospettiva di un mondo più equilibrato in cui l’Europa possa meglio trasmettere i suoi valori ed esercitare il ruolo che ad essa compete, in un mondo sempre più bisognoso di una governance multilaterale efficace.

Non illudiamoci, onorevoli senatori, che il progetto europeo possa sopravvivere se dovesse fallire l’Unione monetaria. La fine dell’euro disgregherebbe il mercato unico, le sue regole, le sue istituzioni. Ci riporterebbe là dove l’Europa era negli anni Cinquanta.

La gestione della crisi ha risentito di un difetto di governance e, in prospettiva, dovrà essere superata con azioni a livello europeo. Ma solo se riusciremo ad evitare che qualcuno, con maggiore o minore fondamento, ci consideri l’anello debole dell’Europa, potremo ricominciare a contribuire a pieno titolo all’elaborazione di queste riforme europee. Altrimenti, ci ritroveremo soci di un progetto che non avremo contribuito ad elaborare, ideato da Paesi che, pur avendo a cuore il futuro dell’Europa, hanno a cuore anche i lori interessi nazionali, tra i quali non c’è necessariamente un’Italia forte.

Il futuro dell’euro dipende anche da ciò che farà l’Italia nelle prossime settimane. Anche: non solo, ma anche. Gli investitori internazionali detengono quasi metà del nostro debito pubblico. Dobbiamo convincerli che abbiamo imboccato la strada di una riduzione graduale ma durevole del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Quel rapporto è oggi al medesimo livello al quale era vent’anni fa, ed è il terzo più elevato tra i Paesi dell’OCSE.

Per raggiungere questo obiettivo, intendiamo far leva su tre pilastri: rigore di bilancio, crescita ed equità.

Nel ventennio trascorso l’Italia ha fatto molto per riportare in equilibrio i conti pubblici, sebbene alzando l’imposizione fiscale su lavoratori dipendenti e imprese, più che riducendo in modo permanente la spesa pubblica corrente. Tuttavia, quegli sforzi sono stati frustrati dalla mancanza di crescita. L’assenza di crescita ha annullato i sacrifici fatti. Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio, sulla discesa del rapporto tra debito e PIL. Ma non saremo credibili, neppure nel perseguimento e nel mantenimento di questi obiettivi, se non ricominceremo a crescere.

Ciò che occorre fare per ricominciare a crescere è noto da tempo. Gli studi dei migliori centri di ricerca italiani avevano individuato le misure necessarie molto prima che esse venissero recepite nei documenti che in questi mesi abbiamo ricevuto dalle istituzioni europee. Non c’è nessuna originalità europea nell’aver individuato ciò che l’Italia deve fare per crescere di più. È un problema del sistema italiano riuscire a decidere e poi ad attuare quanto noi italiani sapevamo bene fosse necessario per la nostra crescita.

Non vediamo i vincoli europei come imposizioni. Anzitutto, permettetemi di dire, e me lo sentirete affermare spesso, che non c’è un “loro” e un “noi”. L’Europa siamo noi! (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore, Del Pennino e dai banchi del Governo). E sono per lo più, quelli che poi ci vengono, in un turbinio di messaggi, di lettere e di deliberazioni dalle istituzioni europee, provvedimenti volti a rendere meno ingessata l’economia, a facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita, migliorare l’efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne, le due grandi risorse sprecate del nostro Paese. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, IdV, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore, Del Pennino edai banchi del Governo).

L’obiezione che spesso si oppone a queste misure è che esse servono, certo, ma nel breve periodo fanno poco per la crescita. È un’obiezione dietro la quale spesso si maschera – riconosciamolo – chi queste misure non vuole, non tanto perché non hanno effetti sulla crescita nel breve periodo (che è vero che non hanno), ma perché si teme che queste misure ledano gli interessi di qualcuno. Ma, evidentemente, più tardi si comincia, più tardi arriveranno i benefici delle riforme. Ma, soprattutto, le scelte degli investitori che acquistano i nostri titoli pubblici sono guidate sì da convenienze finanziarie immediate, ma – mettiamocelo in testa – sono guidate anche dalle loro aspettative su come sarà l’Italia fra dieci o vent’anni, quando scadranno i titoli che acquistano oggi.

Quindi, non c’è iato tra le cose che dobbiamo o fare oggi o avviare oggi, anche se avranno effetti lontani, perché anche gli investitori, che ci premiano o ci puniscono, agiscono oggi, ma guardano anche agli effetti lontani.

Riforme che hanno effetti anche graduali sulla crescita, influendo sulle aspettative degli investitori, possono riflettersi in una riduzione immediata dei tassi di interesse, con conseguenze positive sulla crescita stessa.

I sacrifici necessari per ridurre il debito e per far ripartire la crescita dovranno essere equi. Maggiore sarà l’equità, più accettabili saranno quei provvedimenti e più ampia – mi auguro – sarà la maggioranza che in Parlamento riterrà di poterli sostenere. Equità significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme non solo sulle componenti relativamente forti della società, quelle che hanno la forza di associarsi, ma anche sui giovani e sulle donne. Dobbiamo renderci conto che, se falliremo e se non troveremo la necessaria unità di intenti, la spontanea evoluzione della crisi finanziaria ci sottoporrà tutti, ma soprattutto le fasce più deboli della popolazione, a condizioni ben più dure.

La crisi che stiamo vivendo è internazionale: questo è ovvio, ma conviene ripeterlo ogni volta, anche ad evitare demonizzazioni. (…) È internazionale, ma l’Italia ne ha risentito in maniera particolare. Secondo la Commissione europea, al termine del prossimo anno il prodotto interno lordo dell’Italia sarebbe ancora quattro punti e mezzo al di sotto del livello raggiunto prima della crisi. Per la stessa data, l’area dell’euro nel suo complesso avrebbe invece recuperato la perdita di prodotto dovuta alla crisi. Francia e Germania raggiungerebbero il traguardo di riportarsi al livello precrisi nell’anno in corso.

La relativa debolezza della nostra economia precede l’avvio della crisi. Tra il 2001 e il 2007 il prodotto italiano è cresciuto di 6,7 punti percentuali, contro i 12 della media dell’area dell’euro, i 10,8 della Francia e gli 8,3 della Germania. I risultati sono deludenti al Nord come al Sud. E non vi propongo un paragone con la Cina o con altri Paesi emergenti, ma con i nostri colleghi ed amici stretti della zona euro.

La crisi ha colpito più duramente i giovani. Ad esempio, nei 15 Paesi che componevano l’Unione europea fino al 2004, tra il 2007 e il 2010 il tasso di disoccupazione nella classe di età 15-24 anni è aumentato di cinque punti percentuali; in Italia, di 7,6 punti percentuali.

Il nostro Paese rimane caratterizzato da profonde disparità territoriali. Il lungo periodo di bassa crescita e la crisi le hanno accentuate. Esiste una questione meridionale: infrastrutture, disoccupazione, innovazione, rispetto della legalità (Applausi dal Gruppo PD). I problemi nel Mezzogiorno vanno affrontati non nella logica del chiedere di più, ma di una razionale modulazione delle risorse. Esiste anche una questione settentrionale: costo della vita, delocalizzazione, nuove povertà, bassa natalità. (Applausi del senatore Valditara).

Il riequilibrio di bilancio, le riforme strutturali e la coesione territoriale richiedono piena e leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali. Occorre riconoscere il valore costituzionale delle autonomie speciali, nel duplice binario della responsabilità e della reciprocità. (Applausi dei senatori Fosson, Peterlini e Garavaglia Mariapia).

In quest’ottica, per rispondere alla richiesta formulata dalle istituzioni territoriali che, devo dire, ho ascoltato con molta attenzione (…), ho deciso di assumere direttamente in questa prima fase le competenze relative agli affari regionali. Spero in questo modo di manifestare una consapevolezza condivisa circa il fatto che il lavoro comune con le autonomie territoriali debba proseguire e rafforzarsi, nonostante le difficoltà dell’agenda economica. In tale prospettiva, si dovrà operare senza indugio per un uso efficace dei fondi strutturali dell’Unione europea.

Sono consapevole che sarebbe un’ambizione eccessiva da parte mia e da parte nostra pretendere di risolvere in un arco di tempo limitato, qual è quello che ci separa dalla fine di questa legislatura, problemi che hanno origini profonde e che sono radicati in consuetudini e comportamenti consolidati. Ciò che ci prefiggiamo di fare è impostare il lavoro, metterndo a punto gli strumenti che permettano ai Governi che ci succederanno di proseguire un processo di cambiamento duraturo.

Per questo il programma che vi sottopongo oggi si compone di due parti, che hanno obiettivi e orizzonti temporali diversi. Da un lato, vi è una serie di provvedimenti per affrontare l’emergenza, assicurare la sostenibilità della finanza pubblica, restituire fiducia nelle capacità del nostro Paese di reagire e sostenere una crescita duratura ed equilibrata. Dall’altro lato, si tratta di delineare con iniziative concrete un progetto per modernizzare le strutture economiche e sociali, in modo da ampliare le opportunità per le imprese, i giovani, le donne e tutti i cittadini, in un quadro di ritrovata coesione sociale e territoriale.

In considerazione dell’urgenza con la quale abbiamo dovuto operare per la formazione di questo Governo – ed in questo senso voglio ringraziare le diverse forze politiche che, nei miei confronti, figura estranea al vostro mondo, si sono gentilmente e con sollecitudine apprestate all’ascolto e all’offerta di contributi, dei quali ho cercato di tenere conto – quello che intendo fare oggi è semplicemente presentarvi gli aspetti essenziali dell’azione che intendiamo svolgere. Se otterremo la fiducia del Parlamento, ciascun Ministro esporrà alle Commissioni parlamentari competenti le politiche attraverso le quali, nei singoli settori, queste azioni verranno avviate.

È in discussione in Parlamento una proposta di legge costituzionale per introdurre un vincolo di bilancio in pareggio per le amministrazioni pubbliche, in coerenza con gli impegni presi nell’ambito dell’Eurogruppo. L’adozione di una regola di questo tipo può contribuire a mantenere nel tempo il pareggio di bilancio programmato per il 2013, evitando che i risultati conseguiti con intense azioni di risanamento vengano erosi negli anni successivi, come è accaduto in passato. Affinché il vincolo sia efficace, dovranno essere chiarite le responsabilità dei singoli livelli di governo.

A questo proposito, e anche in considerazione della complessità della regola – ad esempio, con riguardo all’aggiustamento per il ciclo – sarà opportuno studiare l’esperienza di alcuni Paesi europei che hanno affidato ad Autorità indipendenti la valutazione del rispetto sostanziale della regola, dato che in questa materia la credibilità nei confronti di noi stessi e del mondo è un requisito essenziale. Sarà anche necessario attuare rapidamente l’armonizzazione dei bilanci delle amministrazioni pubbliche. Opportunamente la proposta di legge in discussione in Parlamento già prevede l’assegnazione allo Stato della potestà legislativa esclusiva in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici.

Nell’immediato, daremo piena attuazione alle manovre varate nel corso dell’estate, completandole attraverso interventi in linea con la lettera di intenti inviata alle autorità europee. Nel corso delle prossime settimane valuteremo la necessità di ulteriori correttivi.

Una parte significativa della correzione dei saldi programmata durante l’estate è attesa dall’attuazione della riforma dei sistemi fiscale ed assistenziale. Dovremmo pervenire al più presto ad una definizione di tale riforma e ad una valutazione prudenziale dei suoi effetti. Dovranno inoltre essere identificati gli interventi, volti a colmare l’eventuale divario rispetto a quelli indicati nella manovra di bilancio.

Di fronte ai sacrifici che sono stati e che dovranno essere richiesti ai cittadini, sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi. I soggetti che ricoprono cariche elettive, i dirigenti designati politicamente nelle società di diritto privato finanziate con risorse pubbliche, più in generale quanti rappresentano le istituzioni ad ogni livello politico e amministrativo dovranno agire con sobrietà e attenzione al contenimento dei costi, dando un segnale concreto ed immediato. Si dovranno rafforzare gli interventi effettuati con le ultime manovre di finanza pubblica, con l’obiettivo di allinearci rapidamente alle best practices europee.

Per quanto di mia diretta competenza, avvierò immediatamente una spending review del Fondo unico della Presidenza del Consiglio.

Ritengo inoltre necessario ridurre le sovrapposizioni tra i livelli decisionali e favorire la gestione integrata dei servizi per gli enti locali di minori dimensioni. Il riordino delle competenze delle Province può essere disposto con legge ordinaria. La prevista specifica modifica della Costituzione potrà completare il processo, consentendone la completa eliminazione, così come prevedono gli impegni presi con l’Europa. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, IdV e Misto-MPA-AS).

Per garantire la natura strutturale della riduzione delle spese dei Ministeri, decisa con la legge di stabilità, andrà definito rapidamente il programma per la riorganizzazione della spesa previsto dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, in particolare per quanto riguarda l’integrazione operativa delle agenzie fiscali, la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell’amministrazione dello Stato, il coordinamento delle attività delle forze dell’ordine, l’accorpamento degli enti della previdenza pubblica, la razionalizzazione dell’organizzazione giudiziaria. Gli interventi saranno coordinati con la spending review in corso, che intendo rafforzare e rendere particolarmente incisiva con la precisa individuazione di tempi e responsabilità.

Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Ma il nostro sistema pensionistico rimane caratterizzato da ampie disparità di trattamento fra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio.

Il rispetto delle regole e delle istituzioni, e la lotta all’illegalità, riceveranno attenzione prioritaria da questo Governo. Per riacquistare fiducia nel futuro dobbiamo avere fiducia nelle istituzioni che caratterizzano uno Stato di diritto. Quindi, lotta all’evasione fiscale e all’illegalità. Non solo per aumentare il gettito (il che non guasta), ma anche per abbattere le aliquote. Questo può essere fatto con efficacia prestando particolare attenzione al monitoraggio della ricchezza accumulata (ho detto monitoraggio) e non solo ai redditi prodotti.

L’evasione fiscale continua a essere un fenomeno rilevante: il valore aggiunto sommerso è quantificato nelle statistiche ufficiali in quasi un quinto del prodotto. Interventi incisivi in questo campo possono ridurre il peso dell’aggiustamento sui contribuenti che rispettano le norme. Occorre ulteriormente abbassare la soglia per l’uso del contante, favorire un maggior uso della moneta elettronica, accelerare la condivisione delle informazioni tra le diverse amministrazioni, potenziare e rendere operativi gli strumenti di misurazione induttiva del reddito e migliorare la qualità degli accertamenti.

Il decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011 prevede per il 2014 l’entrata in vigore dell’imposta municipale che assorbirà l’attuale ICI (escludendo tuttavia la prima casa) e l’IRPEF sui redditi fondiari da immobili non locati, comprese le relative addizionali. In questa cornice intendiamo riesaminare il peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare. Tra i principali Paesi europei, l’Italia è caratterizzata da un’imposizione sulla proprietà immobiliare che risulta al confronto particolarmente bassa. L’esenzione dall’ICI delle abitazioni principali costituisce, sempre nel confronto internazionale, una peculiarità – se non vogliamo chiamarla anomalia – del nostro ordinamento tributario.

Il primo elenco di cespiti immobiliari da avviare alla dismissione sarà definito nei tempi previsti dalla legge di stabilità, cioè entro il 30 aprile 2012. La lettera di intenti inviata alla Commissione europea prevede proventi di «almeno 5 miliardi all’anno nel prossimo triennio». A tale scopo verrà definito un calendario puntuale per i successivi passi del piano di dismissioni e di valorizzazione del patrimonio pubblico.

Ma è necessario volgere tutte le politiche pubbliche, a livello sia macroeconomico sia microeconomico, a sostegno della crescita, sia pure nei limiti che sono determinati dal vincolo di bilancio.

La pressione fiscale in Italia è elevata nel confronto storico e in quello internazionale (nel testo scritto che avrete a disposizione si danno ulteriori elementi). Nel tempo, e via via che si manifesteranno gli effetti della spending review, sarà possibile programmare una graduale riduzione della pressione fiscale. Ma anche prima, a parità di gettito, la composizione del prelievo fiscale può essere modificata in modo da renderla più favorevole alla crescita. Coerentemente con il disegno della delega fiscale e della clausola di salvaguardia che l’accompagna, una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull’attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI e IdV).

Dal lato della spesa, un impulso all’attività economica potrà derivare da un aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture. Gli incentivi fiscali stabiliti con legge di stabilità sono un primo passo, ma è anche necessario intervenire sulla regolamentazione del project financing, in modo da ridurre il rischio associato alle procedure amministrative. Occorre inoltre operare per raggiungere gli obiettivi fissati in sede europea con l’Agenda digitale.

Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro, per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, IdV e Misto-MPA-AS).

Le riforme in questo campo dovranno avere il duplice scopo di rendere più equo il nostro sistema di tutela del lavoro e di sicurezza sociale e anche di facilitare la crescita della produttività, tenendo conto dell’eterogeneità che contraddistingue in particolare l’economia italiana. In ogni caso, il nuovo ordinamento che andrà disegnato verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro per offrire loro una disciplina veramente universale, mentre non verranno modificati i rapporti di lavori regolari e stabili in essere. (Applausi dai Gruppi PdL e PD).

Intendiamo perseguire lo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro, come ci viene chiesto dalle autorità europee e come già le parti sociali hanno iniziato a fare. Questo va accompagnato da una disciplina coerente del sostegno alle persone senza un impiego volta a facilitare la mobilità e il reinserimento nel mercato del lavoro, superando l’attuale segmentazione. Più mobilità tra impresa e settori è condizione essenziale per assecondare la trasformazione dell’economia italiana e sospingerne la crescita. È necessario colmare il fossato che si è creato tra le garanzie e i vantaggi offerti dal ricorso ai contratti a termine e ai contratti a tempo indeterminato, superando i rischi e le incertezze che scoraggiano le imprese a ricorrere a questi ultimi. Tenendo conto dei vincoli di bilancio, occorre avviare una riforma sistematica degli ammortizzatori sociali, volta a garantire a ogni lavoratore che non sarà privo di copertura rispetto ai rischi di perdita temporanea del posto di lavoro. Abbiamo da affrontare una crisi, abbiamo da affrontare delle trasformazioni strutturali, ma è nostro dovere cercare di evitare le angosce che accompagnano questi processi. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, IdV e Misto-MPA-AS). È necessario, infine, mantenere una pressione costante nell’azione di contrasto e di prevenzione del lavoro sommerso.

Uno dei fattori che distinguono l’Italia nel contesto europeo è la maggiore difficoltà di inserimento o di permanenza in condizione di occupazione delle donne. Assicurare la piena inclusione delle donne in ogni ambito della vita lavorativa, ma anche sociale e civile, del Paese è una questione indifferibile. È necessario affrontare le questioni che riguardano la conciliazione della vita familiare con il lavoro, la promozione della natalità (Applausi dei senatori Carloni e Peterlini) e la condivisione delle responsabilità legate alla maternità, o alla paternità, da parte di entrambi i genitori, nonché studiare l’opportunità di una tassazione preferenziale per le donne. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI e IdV).

C’è poi un problema legato all’invecchiamento della popolazione, che si traduce in oneri crescenti per le famiglie. Andrà quindi prestata attenzione ai servizi di cura agli anziani, questioneche oggi è una preoccupazione sempre più urgente nelle famiglie, in un momento in cui esse affrontano difficoltà crescenti. (Applausi dal Gruppo PD).

Infine, un’attenzione particolare andrà assicurata alle prospettive per i giovani; io direi «in fine», nel senso di fine come di tutta la nostra azione. Questa sarà una delle priorità di azione di questo Governo, nella convinzione che ciò che restringe le opportunità per i giovani si traduce poi in minori opportunità di crescita e di mobilità sociale per l’intero Paese. Dobbiamo porci l’obiettivo di eliminare tutti quei vincoli che oggi impediscono ai giovani di sfruttare le proprie potenzialità in base al merito individuale, indipendentemente dalla situazione sociale di partenza. Per questo, ritengo importante inserire nell’azione di governo misure che valorizzino le capacità individuali ed eliminino ogni forma di cooptazione. L’Italia ha bisogno di investire sui suoi talenti: deve essere lei, Italia, orgogliosa dei suoi talenti, e non trasformarsi in un’entità di cui i suoi talenti non sempre sono orgogliosi. Per questo la mobilità è la nostra migliore alleata: mobilità sociale, ma anche geografica, non solo all’interno del nostro Paese, ma anche e soprattutto nel più ampio orizzonte del mercato del lavoro europeo e globale.

L’ultimo punto che desidero brevemente presentarvi – ed è una caratteristica spero distintiva del nostro Esecutivo, se consentirete al nostro, o vostro, Governo di nascere – è quello delle politiche microeconomiche per la crescita.

Un ritorno credibile a più alti tassi di crescita deve basarsi su misure volte a innalzare il capitale umano e fisico e la produttività dei fattori.

La valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale. Sarà necessario mirare all’accrescimento dei livelli di istruzione della forza lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole e sulle aree in ritardo – identificando i fabbisogni anche mediante i test elaborati dall’INVALSI – e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti. Nell’università, varati i decreti attuativi della legge di riforma approvata lo scorso anno, è ora necessario dare rapida e rigorosa attuazione ai meccanismi d’incentivazione basati sulla valutazione previsti dalla riforma.

Gli investimenti in infrastrutture, di cui tante volte e giustamente si è parlato negli corso degli anni, sono fattori rilevanti per accrescere la produttività totale dell’economia. A questo scopo, abbiamo per la prima volta valorizzato in modo organico nella struttura del Governo le politiche di sviluppo dell’economia reale con l’attribuzione ad un unico Ministro delle competenze sullo sviluppo economico e sulle infrastrutture e i trasporti. Questo vuole indicare quasi visivamente e in termini di organigramma del Governo che pari attenzione e centralità vanno attribuite a ciò che mantiene il Paese stabile, la disciplina finanziaria, e a ciò che ad esso consente di crescere e, quindi, di restare stabile a lungo termine, cioè appunto la crescita.

Occorre anche rimuovere gli ostacoli strutturali alla crescita, affrontando resistenze e chiusure corporative. In tal senso, è necessario un disegno organico, volto: a ridurre gli oneri e il rischio associato alle procedure amministrative; a stimolare la concorrenza, con particolare riferimento al riordino della disciplina delle professioni regolamentate, anche dando attuazione a quanto previsto nella legge di stabilità in materia di tariffe minime. Intendiamo anche rafforzare gli strumenti d’intervento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato in caso di disposizioni legislative o amministrative, statali o locali, che abbiano effetti distorsivi della concorrenza; accrescere la qualità dei servizi pubblici, nel quadro di un’azione volta a ridurre il deficit di concorrenza a livello locale; ridurre i tempi della giustizia civile in modo tale da colmare il divario con gli altri Paesi, anche attraverso la riduzione delle sedi giudiziarie; rimuovere gli ostacoli alla crescita delle dimensioni delle imprese, anche attraverso la delega fiscale.

Un innalzamento significativo del tasso di crescita è condizione essenziale non solo del riequilibrio finanziario, ma anche del progresso civile e sociale. In tal senso, una strategia di rilancio della crescita non può prescindere da un’azione determinata ed efficace di contrasto alla criminalità organizzata e a tutte le mafie, che vada a colpire gli interessi economici delle organizzazioni e le loro infiltrazioni nell’economia legale. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV e Misto-MPA-AS).

Il risanamento della finanza pubblica e il rilancio della crescita contribuiranno a rafforzare la posizione dell’Italia in Europa e, più in generale, la nostra politica estera. Vocazione europeistica, solidarietà atlantica, rapporti con i nostri partner strategici, apertura dei mercati, sicurezza nazionale e internazionale rimarranno i cardini di tale politica. Voglio qui ricordare i nostri militari impegnati in missioni all’estero, le Forze armate e i rappresentanti delle forze dell’ordine, che sono in prima linea nella difesa dei nostri valori e della democrazia. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS e dai banchi del Governo). L’Italia ha bisogno di una politica estera coerente con i nostri impegni e di una ripresa di iniziativa nelle aree dove vi siano significativi interessi nazionali.

Dimenticavo di dirvi, a proposito di militari impegnati in missioni all’estero, che se non vedete ancora in questi banchi il nostro collega Ministro della difesa è perché l’altra sera l’ho svegliato alle tre di notte in Afghanistan, pensando che fosse a Bruxelles dove si trova la sua sede ordinaria di lavoro. Ho notato prima una certa esitazione e poi grande entusiasmo nell’accettazione della proposta. (Applausi dai Gruppi PdL e PD). Ecco un esempio di militare impegnato all’estero che sta facendo i salti mortali per arrivare a giurare nelle mani del Capo dello Stato nelle prossime ore. Scusate quindi la sua assenza.

La gravità della situazione attuale richiede una risposta pronta e decisa nella creazione di condizioni favorevoli alla crescita, nel perseguimento del pareggio di bilancio, con interventi strutturali e con un’equa distribuzione dei sacrifici.

Il tentativo che ci proponiamo di compiere, onorevoli senatori, e che vi chiedo di sostenere, è difficilissimo. E’ difficilissimo, sennò ho il sospetto che non mi troverei qui oggi. I margini di successo sono tanto più ridotti, come ha rilevato il Presidente della Repubblica, dopo anni di contrapposizioni e di scontri nella politica nazionale.

Se sapremo cogliere insieme questa opportunità per avviare un confronto costruttivo su scelte e obiettivi di fondo, avremo l’occasione di riscattare il Paese e potremo ristabilire la fiducia nelle sue istituzioni. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore, Del Pennino e dai banchi del Governo. Congratulazioni.)

Il 16 novembre il presidente incaricato Mario Monti si reca al Quirinale ed accoglie il mandato conferitogli dal Capo dello Stato.
Alle ore 17,oo si svolge il giuramento del nuovo esecutivo. Dopo il passaggio delle consegne con il precedente presidente del consiglio si svolge il primo Consiglio dei Ministri.

Questa la composizione del nuovo esecutivo (17 ministeri):
– 12 ministeri con portafoglio:
Economia, Mario Monti (interim)
Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata
Interno, Anna Maria Cancellieri
Giustizia, Paola Severino
Difesa, Giampaolo Di Paola
Sviluppo-Infrastrutture, Corrado Passera
Agricoltura, Mario Catania
Ambiente, Corrado Clini
Lavoro-Pari Opportunità, Elsa Fornero
Salute, Renato Balduzzi
Istruzione, Francesco Profumo
Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi
– 5 ministeri senza portafoglio:
Affari Europei, Enzo Moavero Milanesi
Turismo-Sport, Piero Gnudi
Coesione Territoriale, Fabrizio Barca
Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda
Cooperazione Interna e Internazionale, Andrea Riccardi
– Sottosegretario alla presidenza del consiglio Antonio Catricalà

Il 15 novembre proseguono le consultazioni del presidente incaricato con le forze politiche, le rappresentanze delle parti sociali, della Rete Nazionale delle Consigliere e dei Consiglieri di Parità, della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dell’ANCI e dell’UPI e del Forum nazionale dei giovani.

Il 14 novembre si svolgono le consultazioni delle forze politiche da parte del neo incaricato Mario Monti.

Il 13 novembre si svolgono le consultazioni del Presidente della Repubblica che si concludono con il conferimento dell’incarico di costituire un nuovo esecutivo al senatore Mario Monti, che accetta con riserva.

Il 12 novembre, chiuso l’iter parlamentare di esame e di approvazione della legge di stabilità e del bilancio di previsione dello Stato, al termine del Consiglio dei Ministri, il presidente del Consiglio rassegna le dimissioni del Governo al Capo dello Stato che si riserva di decidere ed invita il Governo dimissionario a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti.

12 novembre Camera approva definitivamente Manovra Finanziaria 2012

Il 12 novembre la Camera approva, con 380 voti favorevoli, 26 voti contrari e 2 astenuti, in via definitiva la manovra di finanza pubblica nei testi già approvati l’11 novembre dal Senato (con 156 voti favorevoli, 12 voti contrari e 1 astenuto).

1. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012)

2. Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014

Di seguito la parte della Legge di Stabilità 2012 che riguarda specificatamente il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca che, come previsto dall’art. 36, entrerà in vigore a partire dal 1º gennaio 2012:

Art. 4 (Riduzioni delle spese non rimodulabili dei Ministeri)
(…)
67. Concorrono al raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca le disposizioni di cui ai commi da 68 al 83. Le riduzioni degli stanziamenti relativi allo stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, previste dall’articolo 3 e dai commi di cui al primo periodo operano in deroga all’articolo 10, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e successive modificazioni.
68. All’articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, e successive modificazioni, la parola: «cinquecento» è sostituita dalla seguente: «trecento».
69. All’articolo 19, comma 5, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, la parola: «500» è sostituita dalla seguente: «600» e la parola: «300» è sostituita dalla seguente: «400».
70. All’articolo 19 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, dopo il comma 5 è inserito il seguente:
«5-bis. A decorrere dall’anno scolastico 2012-2013, alle istituzioni scolastiche autonome di cui al comma 5 non può essere assegnato in via esclusiva un posto di direttore dei servizi generali ed amministrativi (DSGA); con decreto del Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale competente il posto è assegnato in comune con altre istituzioni scolastiche, individuate anche tra quelle cui si applichi il medesimo comma 5. Al personale DSGA che ricopra detti posti, in deroga all’articolo 9, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, è riconosciuta, a seguito di specifica sessione negoziale, una indennità mensile avente carattere di spesa fissa, entro il limite massimo del 10 per cento dei risparmi recati dal presente comma».
71. Il riscontro di regolarità amministrativa e contabile presso le istituzioni di Alta formazione e specializzazione artistica e musicale, di cui all’articolo 2 della legge 21 dicembre 1999, n. 508, è effettuato da due revisori dei conti nominati con decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e designati uno dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e uno dal Ministero dell’economia e delle finanze. Ai revisori dei conti presso le istituzioni di Alta formazione e specializzazione artistica e musicale non si applica l’articolo 26, quarto comma, della legge 18 dicembre 1973, n. 836. L’incarico di revisore dei conti presso le istituzioni di Alta formazione e specializzazione artistica e musicale dà luogo a rimborsi spese secondo le regole previste per i funzionari dello Stato.
72. Per l’anno 2012 si applica l’articolo 48, comma 1-ter, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31.
73. Per il personale degli enti, accademie ed istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica statali (AFAM), il periodo dal 1º gennaio 2012 al 31 dicembre 2014 non è utile ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti.
74. Il personale docente del comparto dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, può usufruire di permessi per attività di studio, di ricerca e di produzione artistica nel limite di dieci giorni per anno accademico, compatibilmente con le attività programmate dalle Istituzioni di appartenenza e senza riduzione dell’impegno orario di servizio definito dal Contratto collettivo nazionale di lavoro di comparto.
75. I giorni di permesso previsti dalle disposizioni contrattuali relative al comparto AFAM non goduti entro l’anno accademico 2010-2011 non sono più cumulabili e possono essere fruiti fino al loro esaurimento nel limite di trenta giorni per anno accademico.
76. L’assenza del docente per i periodi di permesso di cui ai commi 74 e 75 non può essere coperta con contratti di lavoro a tempo determinato.
77. I permessi eventualmente già autorizzati per l’anno accademico 2011-2012 sono revocati qualora eccedenti il limite annuo di cui al comma 75.
78. Le autorizzazioni di cui all’articolo 17, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, di cui all’articolo 10 della legge 18 marzo 1958, n. 311, e di cui all’articolo 8 della legge 18 marzo 1958, n. 349, possono essere concesse al medesimo soggetto per un periodo complessivamente non superiore ad un anno accademico in un decennio e non oltre il compimento del trentacinquesimo anno di anzianità di servizio. Nel concedere le autorizzazioni, il Rettore tiene conto delle esigenze di funzionamento dell’Università ivi incluso il contenimento della spesa per la didattica sostitutiva. I conseguenti risparmi di spesa rimangono alle università.
79. Le disposizioni di cui ai commi da 74 a 78 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dalla data di entrata in vigore della presente legge.
80. Nel caso di esonero dalle attività didattiche dei docenti incaricati della Direzione, le Istituzioni di Alta formazione artistica, musicale e coreutica individuano, nell’ambito della propria dotazione organica del personale docente, il posto da rendere indisponibile alla copertura a tempo determinato per l’intera durata dell’incarico.
81. Allo scopo di evitare duplicazioni di competenza tra aree e profili professionali, negli istituti di scuola secondaria di secondo grado ove sono presenti insegnanti tecnico-pratici in esubero, è accantonato un pari numero di posti di assistente tecnico.
82. A decorrere dall’anno 2012, conseguentemente alle economie di spesa recate dai commi da 68 a 70 e da 73 a 81 e non destinate al conseguimento dell’obiettivo di cui all’articolo 10, comma 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, è iscritto nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca un Fondo di parte corrente denominato «Fondo da ripartire per la valorizzazione dell’istruzione scolastica, universitaria e dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica», con lo stanziamento di euro 64,8 milioni nell’anno 2012, 168,4 milioni nell’anno 2013 e 126,7 milioni a decorrere dall’anno 2014, destinato alle missioni dell’istruzione scolastica, dell’istruzione universitaria e della ricerca ed innovazione. Al riparto del fondo tra le relative finalità si provvede con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
83. All’articolo 8, comma 14, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, dopo il primo periodo è inserito il seguente: «Alle stesse finalità possono essere destinate risorse da individuare in esito ad una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato e nel rispetto degli obiettivi programmati dei saldi di finanza pubblica».