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Risposta a LEDHA

Ho letto con rammarico l’articolo di Giovanni Merlo della LEDA (Lega per i Diritti delle persone con Disabilità) in merito alla sentenza 00659 del TAR per la Lombardia depositata in segreteria in data 06/03/2015.

L’articolo è titolato “MI SPIACE MA SIETE ANDATI FUORI TEMA ….” dopo di che il dott. Merlo scrive “Perchè sono radicalmente contrario alle ragioni del ricorso e alla sentenze del TAR che impone l’obbligo degli educatori di formazione sanitaria nei Centri diurni disabili“.

Io in qualità di  Presidente del M.T.D. ritengo doveroso rispondere e commentare quanto riportato nell’articolo della LEDHA,  visto che proprio noi, da anni, avevamo già sollevato la questione sottoponendola all’ufficio del Difensore civico Regionale  della Lombardia. Io poi sono personalmente coinvolto  nella questione quale padre di un ragazzo Autistico. Mio malgrado, non sono stato posto in condizione di proseguire la decennale frequenza di mio figlio al CDD da quasi 3 anni, in quanto l’ente gestore non era in grado di mettere a disposizione un Educatore Professionale ABILITATO per legge a esercitare la Professione.

Vorrei innanzitutto esprimere la nostra solidarietà a tutti quegli operatori, che sono impropriamente impiegati come Educatori nei CDD, i quali secondo noi sono a loro volta  vittime del sistema e delle pubblicità ingannevoli degli atenei.

Gli operatori impiegati nei CDD e centri semiresidenziali in genere, nella maggior parte dei casi, sono dei lavoratori, di fatto  precari, senza prospettive di crescita professionale. Inoltre quelli non abilitati sono esposti al rischio, non per volontà loro, di essere accusati di commettere il reato  di  abusivo esercizio di professione.

Il dott. Merlo attacca a 360° il principio che colloca l’Educatore dei CDD nell’area della sanità dicendo : “Non si tratta di mettere in discussione le intenzioni dei ricorrenti né quelle del Difensore Civico o dei giudici del TAR. Traspare dietro le parole scritte negli atti la (buona) volontà di garantire alle persone con disabilità il trattamento e la cura adeguata alle loro condizioni. Questo è il punto. Siamo certi che l’adeguatezza degli interventi dei CDD sia da collegarsi al sapere sanitario?”

I ragionamenti esposti sconfinano poi sui concetti di vita indipendente e inclusione nella società chiedendosi “come è possibile includere chi, per definizione, debba essere trattato da professionisti specializzati? ”

Il dott. Merlo dall’alto del suo sapere, travisando, si permette di  attaccare  il Difensore Civico regionale che, nello specifico, difendendo il diritto anche di mio figlio ad avere un Educatore professionale (abilitato per legge), scrivendo al Ministero della Sanità, aveva affermato “credo non debbano esservi dubbi sul fatto che il soggetto autistico abbia necessità di cure sanitarie”.

Il Dottore continua Come movimento associativo dobbiamo chiedere scusa a tutte le persone con disabilità e in particolare alle persone con autismo, di non esserci accorti della pubblicazione di questo parere e di non averlo contrastato con forza. Quello che colpisce è la semplicità con cui questo concetto viene espresso, dato per scontato. Sei autistico? Allora hai bisogno di cure sanitarie!“.

Leggendo l’articolo l’impressione che emerge è che la parola sanità è una bestemmia e deve essere cancellata dal vocabolario relativo ai servizi erogati nei CDD.

Eppure la parola sanità significa STATO DI BENESSERE DELLA PERSONA mentre La parola educatore significa colui che realizza un’azione educativa ovvero che contribuisce alla crescita umana della persona. (wikipedia).

La sintesi delle due parole educatore+sanitario significherebbe colui che contribuisce alla crescita della persona per raggiungere uno stato di benessere.

L’Educatore professionale definito dal DM 520 esercita una professione sanitaria e sociale. Le relative funzioni sono volte alla tutela della salute del singolo e della collettività, e quindi l’educatore professionale contribuisce con le sue prestazioni professionali di tipo intellettuale, a realizzare quanto previsto dall’art. 32 della Costituzione. La salute, come diritto, non consiste solamente in assenza di malattie ed infermità, ma è uno stato di completo benessere sia fisico, sia mentale, sia sociale. L’educatore professionale, pertanto, s’impegna a partecipare all’analisi dei bisogni della persona e alla soluzione dei relativi problemi, non solo sotto gli aspetti somatico e psichico, ma anche in quanto inserita in particolari contesti sociali.

L’Educatore professionale non è autorizzato e non effettua interventi di tipo medico sanitario non somministra medicine non effettua prelievi o terapie fisiche o altro.

E’ dunque falso insinuare che la presenza degli Educatori Professionali (sanitario) trasforma il CDD in un nosocomio dove sono segregati dei malati cronici.

E’ opportuno sottolineare che nulla impedisce l’utilizzo  degli Educatori (L 19)   nei CDD con mansioni diverse da quelle  assegnate per legge all’Educatore Professionale classe SNT2.

Ritengo ora precisare che gli utenti dei CDD  non sono dei disabili con minorazioni fisiche ma la totalità hanno delle limitazioni gravi  di tipo cognitivo e intellettivo alle quali può accompagnarsi disabilità di tipo fisico. Queste persone sono estremamente fragili e la quasi totalità di esse non possono essere lasciate sole ma hanno bisogno di essere sorvegliate continuamente. I disabili la cui fragilità non è cosi marcata non sono da collocarsi nei CDD ma in altre strutture CSE e SFA (Vedi – appunti del Prof. Fossati).

Alla luce di quanto qui sopra esposto è evidente che, vista la fragilità degli utenti, è vitale avere la certezza che le persone che si occupano di loro siano in possesso di titoli regolamentati e protetti dalla Legge. (DM 520/1998)

Non è a caso che i LEA (DPCM 14 febbraio 2001) stabiliscono che il 70% del costo dei servizi semi residenziali (rivolti ai Disabili) venga coperto dal Servizio Sanitario Nazionale mentre il 30% venga coperto dal Comune di residenza, fatta salva la compartecipazione da parte dell’utente prevista dalla disciplina regionale e comunale. Dunque il peso attributo alla componente sanitaria del servizio è predominante ed è per questo motivo che lo Stato stabilisce quali sono i professionisti da impiegare. Se altrimenti fosse non si giustificherebbe perché il Servizio Sanitario Nazionale debba sobbarcarsi il 70% dell’onere. Altrimenti il servizio potrebbe perdere la sua componente sanitaria addossando tutto l’onere sui comuni/utenti.

La sentenza 00659/2015 TAR Milano non è l’unica a trattare l’argomento Sul punto si è già pronunciata anche la Corte Costituzionale con la sentenza 153/2016 nel giudizio di legittimità costituzionale della legge della Regione Piemonte n. 1 2004. “Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali …” .

Secondo la Corte la legge della Regione provvedendo ad individuare direttamente le figure professionali, alle quali la Regione fa ricorso per il funzionamento del sistema integrato di interventi e servizi sociali viola il principio fondamentale che assegna allo Stato l’individuazione delle figure professionali.

La Corte ha precisato inoltre “La stessa indicazione, da parte della legge regionale, di specifici requisiti per l’esercizio della professione di educatore professionale, anche se in parte coincidenti con quelli già stabiliti dalla normativa statale, viola senza dubbio LA COMPETENZA DELLO STATO , risolvendosi in un’indebita ingerenza in un settore, quello della disciplina dei titoli necessari per l’esercizio della professione, costituente principio fondamentale della materia.

Deploriamo la gratuita ironia espressa nei confronti del Difensore Civico Regionale ridicolizzandolo riportando la frase “credo non debbano esservi dubbi sul fatto che il soggetto autistico abbia necessità di cure sanitarie”. La frase è stata ripresa da una nota scritta dal Difensore al Ministero della salute chiedendo di far chiarezza sul doppio canale formativo del profilo di educatore (oggetto del contendere).  La nota del Difensore scritta al Ministero e il relativo parere del Ministero sono stati  già pubblicati su questo sito.

Per quanto riguarda le considerazioni espresse nei confronti degli Autistici è vero che esistono una grande varietà di autismi, io personalmente sono un testimone visto che convivo da 33 anni con uno di loro. Ma arrivare addirittura a enunciare “L’unico fatto che le accomuna è certamente il diritto a avere accesso, nei tempi e nei modi opportuni, a percorsi riabilitativi e abilitativi finalizzati con l’insieme di attività educative, formative e sociali alla migliore qualità della vita e alla -Vita Indipendente e Inclusione nella società- così come prescritto dall’articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.” è utopistico ed è fuori dal contesto perche si sta parlando dei ragazzi che frequentano i CDD e non CSE o SFA. Nessun genitore manderebbe il proprio figlio autistico al CDD se ci fosse la minima speranza di autonomia e crescita altrove.

Vita indipendente”-“inclusione” sono solo parole gratuitamente usate. Per i ragazzi autistici che frequentano i CDD, vita indipendente e inclusione sono traguardi irrealizzabili, perciò ci sembrano slogan per darsi importanza e stupire l’ignaro che non conosce il problema.

Per i genitori che convivono con i propri figli disabili con nulla autonomia, il CDD è l’unico aiuto che rimane. Parlare di vita indipendente per i loro figli è una mancanza di rispetto, per favore un po’ di serietà.

Prima di concludere ritengo significativo riportare qui di seguito l’espressione usata dall’ANEP “Associazione Nazionale Educatori Professionali” nel comunicato del 16 luglio 2014 in merito alla deplorevole vicenda sui maltrattamenti al centro socio educativo riabilitativo ” La Casa di Alice” di Grottamare:

Gli operatori coinvolti, poiché di operatori e non di educatori professionali trattasi, risultano non essere soci Anep ma anche e soprattutto privi del relativo titolo abilitante.

L’ educatore professionale è presente in Italia dagli anni’50, la figura è normata da 30 anni e da quasi 16 anni il  profilo prevede una specifica formazione universitaria ed un’abilitazione per svolgere la professione.”

Concludo riportando integralmente i primi 3 commi dell’articolo 16 della Convenzione O.N.U. sul diritto alle Persone con disabilita che ritengo pertinente, il non mettere a disposizione dei servizi appropriati pagati con fondi pubblici è sfruttamento.

ARTICOLO 16 – LIBERTÀ DA SFRUTTAMENTO, VIOLENZA E ABUSO

  1. Gli Stati Parte prenderanno ogni appropriata misura legislativa, amministrativa, sociale, educativa e di altra natura per proteggere le persone con disabilità, all’interno e all’esterno dell’ambiente domestico, da ogni forma di sfruttamento, violenza e abuso, compresi quegli aspetti basati sulla distinzione di genere.

  2. Gli Stati Parte prenderanno altresì misure appropriate per impedire ogni forma di sfruttamento, violenza e abuso, assicurando, tra l’altro, appropriate forme di assistenza e sostegno tenendo conto del genere e dell’età a beneficio delle persone con disabilità, delle loro famiglie e delle persone che si prendono cura di loro, ivi compreso attraverso la messa a disposizione di informazioni e istruzione su come evitare, riconoscere e denunciare episodi di sfruttamento, violenza e maltrattamenti. Gli Stati Parte assicureranno che i servizi di protezione tengano conto dell’età, del genere e della disabilità.

  3. Allo scopo di prevenire il verificarsi dì ogni forma di sfruttamento, violenza e maltrattamento, gli Stati Parte assicureranno che tutte le strutture e i programmi destinati alle persone con disabilità siano efficacemente monitorati da autorità indipendenti.

Il presidente Ing. Arek Filibian

L’altra istruzione

da Superabile

L’INCHIESTA  L’altra istruzione

Quel che resta

In Italia sono una settantina e vengono scelte soprattutto per insoddisfazione verso i percorsi tradizionali. Molte si appoggiano a un centro di riabilitazione. Poi ci sono gli Istituti per l’istruzione dei sordi, le scuole per ciechi e quelle integrate, mentre la filosofia steineriana propone la pedagogia curativa. Ma Belgio, Germania e Olanda preferiscono le scuole differenziali, che spesso rappresentano un’eccellenza

Michela Trigari

Angela ha lasciato la Calabria per iscrivere la figlia disabile alle medie del centro “La nostra Famiglia” di Bosisio Parini (Lecco) «dopo un’esperienza non buona con la scuola ordinaria». Ana, invece, residente a Pesaro ma originaria della Moldavia – dove ha frequentato le scuole speciali per non udenti –, ha scelto l’Istituto statale per l’istruzione dei sordi di Padova «per via della possibilità di seguire le lezioni anche in lingua dei segni». Nell’Italia dell’integrazione scolastica quasi nessuno ne parla, forse perché sono poche o forse perché sono un tabù, ma le scuole speciali, quelle cioè per bambini e ragazzi con disabilità, esistono ancora: sono una settantina (24 solo in Lombardia). A frequentarle circa 1.800 alunni, anche stranieri, su 189.500 studenti disabili nella fascia d’età dell’obbligo formativo, e solo lo 0,3% sono private (dati 2012 dell’Agenzia europea per i bisogni speciali e l’educazione inclusiva). La normativa italiana infatti – dalla legge 118 del 1971 alla legge 517 del 1977 – non le ha abolite: ha semplicemente spinto affinché l’istruzione avvenisse nelle classi “normali” della scuola pubblica, vietando le classi differenziali all’interno del sistema scolastico ordinario e istituendo la figura dell’insegnante di sostegno. Così le scuole speciali sono sopravvissute, dal nido alle superiori fino ai corsi di formazione professionale. Ma le più numerose sono le primarie. Molte si appoggiano a un centro di riabilitazione o a una comunità alloggio, soprattutto quelle per ragazzi con disabilità gravi o plurime

http://www.superabile.it/sfogliatore/index.aspx?pagina=10&anno=2015&mese=04

Poche, iperspecializzate, eccellenti: le scuole per disabili esistono ancora

da Redattore sociale

Poche, iperspecializzate, eccellenti: le scuole per disabili esistono ancora

Sono circa 70 in tutta Italia, ma la maggior parte si trova al Nord. Gli studenti sono 1.800. In alcune le liste d’attesa sono molto lunghe. L’inchiesta del numero di aprile di SuperAbile Inail magazine, che dedica la copertina ad Alex Zanardi

ROMA – Esistono ancora ma nessuno ne parla, quasi fossero un “tabù”. Eppure per alcuni sono l’alternativa più efficace a un percorso formativo deludente. Sono le scuole speciali dedicate ai bambini e ai ragazzi con disabilità. Appena una settantina di istituti, sparsi su tutto il territorio nazionale (anche se una quota consistente si trova in Lombardia), a cui sono iscritti circa 1800 studenti. A loro è dedicata l’inchiesta “L’altra istruzione” del numero di aprile di SuperAbile Inail magazine. Un viaggio alla scoperta dei percorsi di formazione dedicati: dagli Istituti per sordi alle scuole per ciechi fino alla pedagogia curativa di ispirazione steineriana.

Poche ma iperspecializzate. La legislazione italiana non ha mai formalmente abolito le scuole speciali, ha solo spinto affinché l’istruzione dei ragazzi disabili avvenisse nelle classi “normali” della scuola pubblica, vietando le classi differenziali all’interno del sistema scolastico ordinario e istituendo la figura dell’insegnante di sostegno. Così alcune di loro sono sopravvissute, dal nido alle superiori fino ai corsi di formazione professionale. Le più numerose sono, però, le primarie. Molte si appoggiano a un centro di riabilitazione o a una comunità alloggio, soprattutto quelle per ragazzi con disabilità gravi o plurime. Tra i casi raccontati dall’inchiesta quello dei centri “Medea-La nostra famiglia” per cui le liste d’attesa sono molto lunghe. Per poter frequentare una delle loro  scuole c’è chi arriva anche a trasferirsi, come è accaduto alla signora Anna che ha lasciato Reggio Calabria per far studiare la figlia nell’istituto in provincia di Lecco: “Federica ha dei problemi di udito che risolve con le protesi e un lieve ritardo cognitivo – riferisce –. La materna e la primaria pubbliche frequentate nella nostra città non offrivano risposte adeguate e così, per le medie, abbiamo optato per quelle del centro di riabilitazione La nostra Famiglia di Bosisio Parini. Qui lavorano molto sull’autonomia, come anche sull’istruzione, e le classi sono omogenee per grado di disabilità. Siamo contenti dei risultati”. Una storia simile a quella di Vanessa, che ha deciso di iscriversi all’Istituto tecnico commerciale “Antonio Magarotto” di Padova, un istituto statale per l’istruzione specializzata dei sordi, “perché nelle scuole comuni l’insegnante di sostegno o l’assistente alla comunicazione è presente pochissime ore e quindi non avrei potuto seguire la maggior parte delle lezioni”. Anche se sono poche, dunque, le scuole speciali riescono a fornire strumenti di formazione iperspecialistici. E, in alcuni casi, si configurano come delle vere e proprie eccellenze nel campo della didattica. Uno scenario molto diverso da quanto accade negli altri Paesi europei come Belgio e Germania, dove le scuole speciali sono quasi la regola.
Alex Zanardi, campione “insuperabile”: “Voglio tornare a correre in macchina”. La copertina diSuperAbile Inail di aprile è dedicata, invece, ad Alex Zanardi, che si racconta in una lunga intervista. Il campione ripercorre le tappe della sua vita dall’incidente che l’ha reso disabile fino alle nuove sfide nel mondo dello sport paralimpico e della conduzione televisiva. Oggi è presidente della Fondazione Vodafone e a ambasciatore del marchio Bmw: “È un fatto che mi onora perché, comunque tu la voglia vedere, sono una persona disabile – racconta – e pensare che la Bmw, che non ha mai avuto un ambasciatore del brand, abbia scelto di essere rappresentata da un ‘handicappato’ vuol dire tanto”. Proprio con la casa automobilista Zanardi sta mettendo a punto un progetto ad hoc per realizzare un altro dei suoi sogni, quello di tornare a correre in macchina partecipando ad alcune gare con la Z4 GT3. L’ultima di una lunga serie di sfide tutte portate avanti con grande coraggio, manche con molta serenità. D’altronde, come confessa lui stesso: “In questa  vita un po’ diversa, ma non nuova, mi trovo molto comodo”. (ec)

Italia e Germania boicottano il libero accesso dei ciechi al patrimonio librario

Italia e Germania boicottano il libero accesso dei ciechi al patrimonio librario

I governi di Roma e Berlino si opporrebbero alla ratifica, da parte dell’Unione Europea, del Trattato di Marrakech, un documento che stabilisce il quadro giuridico per rendere milioni di libri accessibili a ciechi e ipovedenti di tutto il mondo.

da Redattore sociale
08 maggio 2015

BRUXELLES – I governi di Italia e Germania starebbero bloccando i progressi in materia di eccezioni al diritto d’autore per permettere a milioni di ciechi e ipovedenti in tutto il mondo un accesso più ampio a libri in Braille, in versione elettronica o a caratteri ingranditi.

Da Roma e da Berlino, infatti, ci si opporrebbe alla ratifica, da parte dell’Unione Europea, del Trattato di Marrakech, un accordo internazionale già firmato dall’UE nell’aprile del 2014, che in sintesi stabilisce un regime per lo scambio transnazionale di libri in formato accessibile. Il punto centrale di questo trattato è un articolo che autorizza le organizzazioni e le biblioteche dei ciechi a condividere le proprie raccolte di titoli accessibili con altre comunità parlanti la stessa lingua in tutto il mondo. Per esempio la Spagna e l’Argentina sarebbero in grado di condividere il proprio patrimonio librario accessibile di oltre 150 mila titoli con tutti i paesi dell’America Latina, non appena il governo di ciascun paese beneficiario avrà ratificato e adottato le misure per far entrare in vigore il Trattato.
A denunciare il boicottaggio della ratifica da parte della Germania e dell’Italia sono l’Unione Europea dei Ciechi (Ebu) e l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uici). Le due organizzazioni, in una nota, spiegano che “questa riluttanza non è dovuta tanto a tecnicismi legali, quanto alla carente volontà politica di garantire a tutte le persone non vedenti, ipovedenti e con altre disabilità di lettura il pieno accesso al patrimonio librario dell’umanità indipendentemente dai vincoli del diritto d’autore”.

Dietro al blocco di Germania e Italia ci sarebbe una diatriba su a chi spetti la competenza giuridica riguardante le eccezioni al copyright: dalle due capitali si sosterrebbe che essa sia condivisa fra Ue  e Stati membri, ma il servizio giuridico della Commissione e quello del Consiglio dell’Unione Europea, nonché diversi giudizi della Corte di Giustizia, indicherebbero il contrario, cioè che sia l’UE a avere competenza giuridica esclusiva  in materia (per chi volesse addentrarsi nei tecnicismi legali un blog con maggiori informazioni).

Mario Barbuto, Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS, ha espresso il proprio disappunto per la posizione assunta dal governo italiano il quale, ostacolando la ratifica del Trattato di Marrakech, non rispetta i suoi obblighi nei confronti dei disabili ai sensi dell’art. 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità. “Il nostro governo non trae alcun vantaggio da questa posizione e perde, invece, una grande occasione per porre fine alla “carestia dei libri” assicurando a milioni di persone cieche e ipovedenti in tutto il mondo l’accesso all’educazione, alla cultura e allo svago attraverso la lettura”, ha dichiarato Barbuto.

La nota dell’Uici prosegue: “L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti  non riesce a comprendere le ragioni per cui l’Italia, che ha una legislazione particolarmente avanzata riguardo alle eccezioni al diritto d’autore in favore delle persone disabili, abbia assunto in seno al Consiglio dell’Unione europea una posizione chiaramente contrastante con le esigenze delle persone non vedenti in Europa e nel resto del mondo”

La scorsa settimana la Commissione europea ha proposto un compromesso che rispetta la sovranità dei singoli Stati membri dell’UE per quanto concerne la ratifica del Trattato di Marrakech pur affermando il principio della competenza giuridica dell’Unione europea.

“Respingendo questo compromesso – si legge nel comunicato delle due organizzazioni – i governi dell’Italia e della Germania hanno dimostrato scarsa flessibilità, al punto da compromettere un possibile accordo”.

L’Ebu e l’Uici spiegano che, se dovesse concretizzarsi il blocco della ratifica del Trattato di Marrakech da parte dell’Unione europea le barriere del diritto d’autore all’accesso alla cultura per i non vedenti continueranno ad esistere ancora per molti anni e i cittadini ciechi e ipovedenti dovranno attendere che la Corte di giustizia europea esprima il proprio parere ( (che secondo le due associazioni sarà indubbiamente favorevole alla competenza esclusiva dell’UE riguardo alla ratifica) e che l’UE adotti una nuova normativa quadro comunitaria sul diritto d’autore. Secondo i ciechi europei e italiani, questo ritardo, probabilmente di molti anni, non appare né ragionevole né giustificabile. Maurizio Molinari

Nel Lazio via libera definitivo alla legge per la promozione della Lis

da Superabile

Nel Lazio via libera definitivo alla legge per la promozione della Lis

Il consiglio regionale ha approvato all’unanimità il provvedimento che riconosce la Lingua italiana dei segni: previsto un finanziamento di 100mila euro per il 2015 e di 250 mila euro per ciascuno degli anni 2016 e 2017. Screening neonatale esteso a tutti

ROMA – Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato all’unanimità la legge per la promozione del riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana e la piena accessibilità delle persone sorde alla vita collettiva. Il provvedimento, che può godere di un finanziamento di 100 mila euro per l’anno 2015, più altri 500 mila euro per il 2016 e il per 2017 (250 mila per annualità), prevede l’attivazione in tutti i punti nascita laziali dello screening uditivo neonatale. Il Lazio con questa legge regionale dà attuazione all’articolo 21 della convenzione Onu del 2006 sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009, e alle risoluzioni del Parlamento europeo adottate a partire dal 1998.

Il testo “Disposizioni per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e per la piena accessibilità delle persone sorde alla vita collettiva. Disciplina dello screening uditivo neonatale”, è il frutto di un’iniziativa consiliare che ha raccolto adesioni bipartisan. Si compone di 5 articoli e promuove il riconoscimento, la diffusione, l’acquisizione e l’uso della Lingua dei Segni Italiana (LIS) nel rispetto dei principi della libertà di scelta e di non discriminazione per le persone sorde, o per i loro familiari nel caso di minori e disciplina lo screening uditivo neonatale. In particolare, nell’articolo 1 viene introdotto il principio di progettazione universale, inteso come la progettazione e la realizzazione di prodotti, ambienti, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone indipendentemente dalle caratteristiche fisiche al fine ultimo di garantirne la massima accessibilità. Diversi gli interventi regionali previsti (articolo 2) per garantire la diffusione e l’utilizzo della LIS e di tutti gli altri strumenti di accesso a Istituzioni e/o Enti nei quali sono erogati servizi al cittadino. Tra questi: la possibilità di ricorso alla LIS nei servizi educativi già dalla primissima infanzia (considerando il bilinguismo precoce un vettore importante sia per favorire la costruzione dell’identità, che per garantire un effettivo diritto allo studio); il ricorso alla LIS e alle nuove tecnologie nei percorsi formativi professionali, nei servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche locali, nella comunicazione istituzionale; la promozione, l’organizzazione e lo svolgimento di manifestazioni culturali ed eventi di pubblico interesse che si avvalgano dell’uso della LIS. All’articolo 3 del testo si disciplina l’attivazione dello screening uditivo neonatale per la diagnosi precoce delle disabilità uditive in tutti i punti nascita della Regione Lazio, così da poter intervenire in modo tempestivo ed efficace prevenendo possibili problemi di sviluppo relazionale e del linguaggio.

Nel pacchetto degli interventi figurano manifestazioni culturali ed eventi di pubblico interesse con l’uso della Lis o attraverso altri supporti tecnologici per rendere fruibile la cultura alle persone sorde. E ancora: la promozione di servizi di informazione e sensibilizzazione sulle differenti modalità di comunicazione, sulla Lis e sulle problematiche legate alla sordità, nonché forme di collaborazione con associazioni di tutela delle persone sorde, con le associazioni delle figure professionali qualificate in materia di disabilità uditive o con organismi ed enti e soggetti del terzo settore che operano nella ricerca, formazione progettazione ed erogazione di servizi nell’ambito della sordità.

“Il Consiglio Regionale del Lazio, ha fatto, con l’approvazione della legge per la promozione del riconoscimento della LIS, un passo davvero importante, colmando così un vulnus, non solo legislativo, per tutti i suoi cittadini”, dice il consigliere del Lazio Eugenio Patanè che aveva presentato la proposta. “Una legge che intende dare piena attuazione al diritto di tutte le persone sorde alla comunicazione, all’accesso alle informazioni, alle attività culturali e educativo-formative realizzate sul territorio, ai servizi della pubblica amministrazione, cosi come sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti delle persone con disabilità ratificata nel 2009. Una legge che allo stesso tempo ha tra i suoi obiettivi la prevenzione e la tutela della salute. Nel nostro Paese ogni anno 1 bambino su 1000 nasce sordo: una diagnosi precoce delle disabilità uditive, possibile grazie allo screening uditivo neonatale che verrà attivato in tutti i punti nascita del Lazio, può consentire di intervenire in modo tempestivo e efficace. La giornata di oggi, segna la conclusione di un percorso articolato e ampiamente condiviso, che abbiamo portato avanti insieme a tutti i colleghi del Consiglio Regionale e in particolare agli altri componenti della V Commissione, agli Assessori competenti e alle molte associazioni audite. A tutti va il mio ringraziamento: senza il loro impegno e l’attenzione dimostrata nei vari passaggi, non saremmo giunti al risultato di oggi.”

Dove sono i forti, dove sono i deboli

Moie di Maiolati
(Biblioteca La Fornace)

Venerdì 15 maggio 2015, ore 17.30
presentazione del nuovo libro del Gruppo Solidarietà

Dove sono i forti, dove sono i deboli
I servizi sociosanitari nelle Marche

con Fabio Ragaini, curatore del libro
introduce Samuele Animali, Campagna “Trasparenza e diritti”

Echi della Campagna, con: Roberto Amici, Tribunale della salute, Ancona, Paola Fabri, Coop. Progetto Solidarietà, Senigallia, Roberto Frullini, Fondazione Paladini, Ancona, Vittorio Ondedei, Coop. Labirinto Pesaro, Giorgia Sordoni, Coop. Papa Giovanni XXIII, Ancona

L’incontro si snoderà con la presentazione da parte del curatore delle motivazioni che hanno portato alla realizzazione del libro, insieme ai principali contenuti del testo. Successivamente alcuni dei protagonisti della Campagna offriranno le loro riflessioni e anticiperanno il successivo dibattito

Contenuti. Il libro, riprende il filo del volume “Trasparenza e diritti. Soggetti deboli, politiche e servizi nelle Marche” e documenta il percorso di quasi due anni di lavoro del Gruppo Solidarietà all’interno della Campagna “Trasparenza e diritti”. Il testo presenta Il lavoro comune di tante organizzazioni che si sono trovate unite nel rifiutare il “modello assistenziale”, proposto dalla regione Marche nel quale alla centralità della persona si sostituisce quella della struttura e nel quale la cosiddetta “sostenibilità” diventa incompatibile con “inclusività”. Un modello agli antipodi di quello comunitario al quale tante organizzazioni ispirano il loro lavoro.

Lis, a Roma un corso di italiano per studenti stranieri, sordi e udenti, livello base

da Superabile

Lis, a Roma un corso di italiano per studenti stranieri, sordi e udenti, livello base

Iniziativa dell’associazione Passaparola e dell’Istituto statale per sordi di Roma. Il corso, gratuito, si svolgerà a Centocelle ogni lunedì e mercoledì, dalle ore 18 alle 20, nei mesi di maggio e giugno. Il 6 e 9 maggio “giornate di accoglienza”

ROMA – L’associazione Passaparola Italia e l’Istituto Statale per sordi di Roma (ISSR), in collaborazione con l’Istituto comprensivo di Via dei Sesami 20, presentano un corso di italiano per studenti stranieri, sordi e udenti, livello base.
Il corso sarà gratuito per tutti i partecipanti e si svolgerà a Centocelle ogni lunedì e mercoledì, dalle 18 alle 20, per i mesi di maggio e giugno. Il corso è finanziato nell’ambito dei progetti del Piano Regionale di Integrazione Linguistica e Sociale degli stranieri nel Lazio (Prils Lazio) del Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi e rilascia una attestazione di formazione linguistica valida ai fini dell’Accordo di Integrazione tra lo straniero e lo Stato (D.P.R. n.179 del 14/09/2011). Le lezioni si divideranno in momenti in classe, apprendimento a distanza su piattaforma e-learning offerta dall’Issr e visite didattiche per la città, con la guida di un docente di italiano e di un interprete italiano-Lis. Per ricevere l’attestato sarà necessaria la frequenza dell’80% delle ore totali di lezione.

Per maggiori informazioni è possibile partecipare alle “giornate di accoglienza” che si terranno a Centocelle, in Via dei Sesami 20, il 6 e 9 maggio. Mercoledì 6 maggio gli operatori saranno disponibili dalle 17.30 alle 20.30 e sabato 9 maggio dalle 10.00 alle 12.00. Durante gli incontri sarà possibile incontrare le docenti dei corsi, chiedere maggiori informazioni sulle modalità di svolgimento delle lezioni, conoscere altri studenti stranieri, sordi e udenti, e iscriversi.

Un accordo di collaborazione didattica e scientifica tra Ledha e Università Bicocca

da Superabile

Un accordo di collaborazione didattica e scientifica tra Ledha e Università Bicocca

La partnership, della durata di tre anni, mira a promuovere lo sviluppo di percorsi formativi, l’elaborazione di ricerche e tesi di laurea sui temi della disabilità, l’aggiornamento professionale e culturale degli operatori Ledha

ROMA – Ledha, Lega per i diritti delle persone con disabilità e l’Università degli Studi Milano-Bicocca siglano un accordo di collaborazione scientifica e didattica della durata di tre anni. L’accordo prevede una partnership tra il Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’ateneo milanese e l’associazione che tutela i diritti delle persone con disabilità per promuovere lo sviluppo di percorsi formativi, l’elaborazione di ricerche e tesi di laurea relativi al tema della disabilità, favorire l’aggiornamento professionale e culturale degli operatori di Ledha.
Ledha metterà a disposizione gratuitamente degli studenti e dei ricercatori dell’Università degli Studi Milano-Bicocca le proprie competenze tecnico-scientifiche per lo svolgimento di tesi di laurea e progetti didattici, per l’organizzazione di incontri e seminari in cui approfondire temi specifici, per l’esecuzione di analisi su dati, studi e ricerche a completamento delle attività didattiche. “La possibilità di lavorare in sinergia con il mondo accademico e della ricerca è sempre una grande opportunità – commenta Maria Villa Allegri, già presidente di Ledha, che nelle scorse settimane ha siglato l’accordo -. Ci sono una varietà di temi legati al mondo della disabilità che possono essere oggetto di studio e di ricerca. Dalla presa in carico alla vita indipendente, dal dettato normativo alla nuova riforma dell’Isee”.

“Questa occasione di collaborazione – ha dichiarato Maria Tognetti, presidente del consiglio del corso di laurea in Servizio Sociale – sarà molto utile per gli studenti che, oltre a seguire seminari e laboratori sul tema, avranno la possibilità di confrontarsi direttamente con la disabilità, durante eventuali stage e tirocini. Così come sarà importante condurre ricerche sui vissuti e sulle criticità legate alla disabilità”.

“Finalmente un’occasione propizia per intrecciare ambiti differenti, saperi, pratiche e vissuti. Con questa collaborazione si va nella direzione di lasciarsi interrogare dalla disabilità, con l’intento di costruire più solide strumentazioni e chiavi di lettura per affrontarla”, commenta Matteo Schianchi, storico e dottorando presso l’Ecole des Hautes Etude en Science Sociales di Parigi, già autore dei libri “La terza nazione del mondo” e “Storia della disabilità. Dal castigo degli dèi alla crisi del welfare”.

Impotenti o “ladri di bambini”: gli assistenti sociali secondo i media

da Superabile

Impotenti o “ladri di bambini”: gli assistenti sociali secondo i media

Come sono rappresentati gli assistenti sociali nei media? Una ricerca condotta in Germania, Regno Unito e Italia ha provato a rispondere a questa domanda. I risultati presentati oggi in un seminario organizzato dal Consiglio nazionale degli assistenti sociali. “Troppo spazio alla tv del dolore”

ROMA – Sui media italiani viene dato grande spazio alla cosiddetta ‘tv del dolore’ dove la fanno da padrone l’enfatizzazione e la raffigurazione strumentale e spettacolare del dolore, un marcato eccesso patemico nel racconto e nella narrazione, una sorta di processo virtuale mediatico dall’esito scontato e a svantaggio della figura dell’assistente sociale che si accompagna spesso a un accanimento verso alcuni soggetti deboli. Il tutto sotto l’ala protettiva della tv di servizio e del (finto) intento pedagogico che sfocia in indignazione e sdegno ed è presentata come apporto investigativo. È la fotografia degli assistenti sociali sui media italiani che emerge dalla ricerca “Le rappresentazioni del Servizio sociale nei media” condotta da studiosi e docenti universitari in Germania, Gran Bretagna e Italia per capire come sono rappresentati i social workers su giornali e in tv, partendo dal presupposto che, in tutta Europa, il Servizio sociale non gode di una buona reputazione con conseguenze sia sui professionisti che sugli utenti. La ricerca è stata presentata oggi a Roma in un seminario internazionale organizzato dal Consiglio nazionale degli assistenti sociali.

La rappresentazione della professione. La professione dei social worker è quasi sempre rappresentata in modo parziale e stereotipato. In Italia la ricerca ha riguardato il tema della violenza domestica e assistenti sociali sui quotidiani “la Repubblica” e “Il Giornale” nel periodo 2012/2013. Ciò che emerge è che gli assistenti sociali “allargano le braccia” a voler segnalare la loro impotenza di fronte a certi episodi, non vanno a casa dei cittadini (“ci avevano detto che sarebbe arrivato un assistente sociale ma non si è visto nessuno”), conoscono il pericolo che corrono le donne ma non fanno nulla (“Sapevano da tempo, ma nessuno ha fatto nulla”), sono considerati ladri di bambini. Negli articoli dei quotidiani, quasi sempre, mancano i riferimenti a leggi e politiche sociali che regolano gli interventi degli assistenti sociali e compaiono pochi riferimenti espliciti e diretti agli assistenti sociali che spesso sono citati come operatori del Comune (“il sindaco manda sul posto gli assistenti sociali”).

Analizzando i programmi tv che trattano fatti di cronaca che hanno per protagonisti i servizi sociali, la situazione appare ancora peggiore. Per quanto riguarda la tv italiana, sono stati esaminati i programmi a contenuto informativo in cui sono stati trattati argomenti di cronaca nera o giudiziaria o vicende di disagio individuale o sociale di 7 reti televisive nazionali (Rai 1, Rai 2 e Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1 e La7) tra il 15 settembre e il 15 dicembre 2014. Nonostante non si tratti di programmi rivolti a bambini e adolescenti, vanno in onda in fasce orarie in cui si presume che i minorenni guardino la tv senza la presenza di un adulto (tra le 16 e le 19) come previsto dal Codice Tv e minori e propongono spesso racconti di particolari macabri e raccapriccianti. Ciò che è emerso è che raramente gli assistenti sociali sono invitati a partecipare alle trasmissioni tv in qualità di esperti, al loro posto siedono invece psicologi, psichiatri, giudici, avvocati. Nei pochi casi in cui vengono invitati è come se partecipassero senza partecipare: vengono interpellati solo sul caso trattato in trasmissione senza poter allargare la prospettiva di analisi a problemi e temi di cui quello costituisce solo un esempio.

In sostanza, la rappresentazione dell’assistente sociale è riduttiva e spesso distorta, nonostante rivesta un ruolo sempre più importante e indirizzato verso un’attenzione globale a persone, gruppi, forme diverse di famiglia, comunità locali, soggetti deboli, anziani, minorenni, migranti. Una professione, quindi, che non fa della visibilità mediatica la sua mission e che sconta, sul piano dell’immagine pubblica, una presenza debole, intermittente, schiacciate da luoghi comuni e stereotipi. La sfida, come è emerso dal seminario, è quindi quella di comunicare il lavoro dei social worker per decostruire rappresentazioni negative sedimentate nel tempo.

Nata da una partnership tra i corsi di laurea in Servizio Sociale e Dipartimenti di Servizio sociale delle Università del Regno Unito (Università di Hertfordshire), Germania (Università Cattolica di Colonia, Alice Salomon Hochshule, Berlino) e Italia (Università del Piemonte Orientale), la ricerca coinvolge anche le 3 associazioni di assistenti sociali presenti nei Paesi (Ordine italiano degli assistenti sociali, British association of social workers e Deutscher Berufsverband für Soziale Arbeit) ed è finanziata dalla Iassw (International association of school of social work). (lp)

(5 maggio 2015)

Piazzabile.it, il portale dell’usato per disabili

da Redattore sociale

Piazzabile.it, il portale dell’usato per disabili

L’idea è di Monica Gavazzeni, ispirata dalla cugina affetta da distrofia muscolare: un sito su cui è possibile vendere, comprare, scambiarsi, regalare tutti gli strumenti – e le competenze – che potrebbero tornare utili alle persone disabili. “Il nostro motto è: condividere moltiplica le attività”

BERGAMO – “All’inizio volevo costruire una casa grande, tutta a vetri, perché i ragazzi disabili potessero vedere senza fatica albe e tramonti. Poi, ho ridimensionato l’ambizione, ed è nato Piazzabile”: Monica Gavazzeni, 43 anni, è un’informatica bergamasca. Con il compagno e la cugina, 34enne affetta da distrofia muscolare (“la mia fata”, la chiama Monica) hanno dato vita a un portale dell’usato per disabili. Vendita, scambio e regalo di tanti strumenti utilissimi alle persone disabili ma spesso molto costosi: “Comprare tutto ciò che serve può essere una bella spesa: la mia famiglia lo sa bene, e le problematiche sono note. Così, è nata l’idea di una piattaforma per lo scambio di materassi antidecubito, sedie a ruote, apparecchi acustici”. Ma on line si trovano in vendita anche auto mediche, ambulanze, mezzi per il trasporto dei disabili; chi cerca, invece, cerca soprattutto assistenti familiari e babysitter: “Siamo nati lo scorso novembre e ogni giorno abbiamo annunci nuovi, da tutta Italia: ci piacerebbe, un giorno magari non troppo lontano, diventare un punto di riferimento”. Nel sito, anche la sezione ‘In regalo’: letto con sponde, collarini, tutori, sollevatori idraulici manuali: “Non siamo un sito di e-commerce, tutt’altro: siamo una bacheca a disposizione. Molte persone si appoggiano su di noi per donare gratuitamente: un gesto solo apparentemente piccolo, ma che per alcuni fa la differenza”.

I gestori del sito non prendono nessuna commissione: Monica, semplicemente, controlla che i prezzi – e gli annunci – siano coerenti, poi acquirente, che prima si deve registrare sul sito, e venditore si mettono d’accordo direttamente. “Se Piazzabile.it dovesse funzionare bene, magari potremmo inserire spazi pubblicitari, cominciare a stringere accordi con qualche azienda. In questo modo, daremmo vita al secondo step del progetto: comprare noi direttamente attrezzature. Penso alle sedie a ruote da mettere a disposizione nelle spiagge, bagni per disabili da posizionare ai concerti. Bagni che, per esempio, potremmo donare alle associazioni: tornerebbero utili per il concerto di Vasco, prima, e per la serata della pizzica, poi, per esempio. Ci piacerebbe aiutare a realizzare i sogni: magari aiutare un pittore disabile a esporre, oppure sostenere una squadra di ragazzi disabili nell’organizzazione di un torneo. Il nostro motto è: condividere moltiplica le attività”.
Ispiratrice del progetto, la cugina di Monica: “Lei è la nostra consulente. Lei c’è, sempre. Mi continua a ripetere: ‘se fossi stata una fotomodella non ti sarebbe venuto in mente niente, invece, così, guarda che bella cosa hai creato’. E ha ragione, perché nella vita non conta solo il profitto. Una mano tesa, spesso, vale molto di più”. (Ambra Notari)

Soggiorno-studio in Spagna per il perfezionamento della lingua inglese

Comunicato Numero: 43

Oggetto: Soggiorno-studio in Spagna per il perfezionamento della lingua inglese (scadenza 27.5.2015)

Data: 05/03/2015

Ufficio: EST

Protocollo: 3185

Questo comunicato e’ presente in forma digitale sul Sito Internet: http://www.uiciechi.it/documentazione/circolari/main_circ.asp

Oggetto: Soggiorno-studio in Spagna per il perfezionamento della lingua inglese (scadenza mercoledi’ 27 maggio 2015)

La O.N.C.E. (Organizzazione Nazionale Spagnola dei Ciechi) ha programmato anche per quest’anno un soggiorno-studio per il perfezionamento della lingua inglese che si svolgera’ presso il suo Centro di Risorse Educative di Pontevedra (Spagna) dal 27 luglio al 7 agosto 2015. Il giorno di arrivo sara’ il 26 luglio nel pomeriggio e il giorno di partenza sara’ il 7 agosto nel pomeriggio. Potranno candidarsi per la partecipazione al soggiorno giovani ciechi o ipovedenti di eta’ compresa tra i 15 e 17 anni (che abbiano gia’ compiuto 15 anni alla data del 26 luglio 2015 e non abbiano ancora compiuto 18 anni alla data del 7 agosto 2015). Durante il soggiorno i partecipanti seguiranno un corso intensivo di inglese di livello intermedio-alto (60 ore), oltre a partecipare a varie attivita’ ludico-sportive e culturali.
A carico dei partecipanti sono previste le spese di viaggio dal luogo di residenza fino all’aeroporto di Vigo, che e’ l’aeroporto piu’ vicino a Pontevedra, e ritorno. Le spese di soggiorno, di studio e il transfer dall’aeroporto di Vigo a Pontevedra e viceversa sono a carico della O.N.C.E.
Come requisito imprescindibile, il possesso delle abilita’ linguistiche per accedere al corso dovra’ essere attestato dall’insegnante di lingua inglese della scuola di provenienza di ciascun candidato sulla base dello schema grammaticale allegato alla presente. Per garantire la partecipazione di candidati adeguatamente qualificati, si invita caldamente a inviare unicamente le candidature di quei ragazzi che possiedano effettivamente il livello di competenza linguistica indicato. In fase di selezione, sara’ comunque somministrato ai candidati un test scritto a distanza e gli idonei verranno contattati telefonicamente da un esaminatore per una verifica ulteriore del livello di conoscenza della lingua inglese.
Altra condizione importante per la partecipazione al soggiorno-studio e’ essere in possesso di una ragionevole autonomia nelle attivita’ della vita quotidiana e nella mobilita’ (ossia la capacita’ di muoversi in un ambiente dopo averlo conosciuto).
I candidati dovranno pervenire all’Ufficio Affari Internazionali di questa Unione tramite le Sezioni Provinciali dell’Unione (http://www.uiciechi.it/organizzazione/regioni/indiceregioni.asp), la seguente documentazione entro mercoledi’ 27 maggio p.v.:
– dichiarazione di assenso da parte dell’esercente la potesta’ parentale alla candidatura del/la ragazzo/a al soggiorno-studio di cui al presente comunicato, completata dai dati anagrafici e della disabilita’ visiva del candidato (diagnosi come da verbale di accertamento sanitario dell’invalidita’ civile), da un numero di telefono e un indirizzo e-mail di contatto. E’ importante notare che il corso e’ destinato a giovani ciechi o ipovedenti come definiti negli articoli 2, 3, 4, 5 e 6 della legge 3.4.2001, n. 138)
– attestato dell’insegnante di lingua inglese della scuola di provenienza del candidato relativo al buon grado di possesso da parte di quest’ultimo delle competenze linguistiche indicate nell’allegato schema. L’attestato, che deve essere sottoscritto dall’insegnante e che puo’ essere rilasciato su carta libera, deve indicare in maniera leggibile: nome e cognome dell’insegnante, nome e tipo di scuola frequentata dal candidato, anni di studio della lingua inglese del candidato presso quell’istituto.
– copia di eventuali certificati o diplomi che attestino lo studio della lingua inglese da parte del candidato anche presso altri istituti (scuole di lingue, etc.) con l’indicazione del livello del corso frequentato.
Si auspica una sollecita diffusione presso i potenziali interessati e le loro famiglie.
IMPORTANTE: la procedura di far pervenire le candidature attraverso le Sezioni Provinciali e’ finalizzata a coinvolgerle maggiormente nelle iniziative della Sede Centrale e offrire loro l’opportunita’ di far conoscere i propri servizi; si riportano di seguito alcune indicazioni pratiche, ma il personale dell’Ufficio Affari Internazionali (tel: 0669988388/375, fax: 0669988328, email: inter@uiciechi.it) resta comunque a disposizione per chiarimenti e sostegno:
– entro la data di mercoledi’ 27 maggio 2015, le Sezioni trasmetteranno ai recapiti indicati piu’ sopra dell’Ufficio Affari Internazionali le candidature ricevute sia da parte di soci UICI sia di non soci. E’ importante che la Sezione riceva conferma di ricezione della trasmissione dei documenti
– le Sezioni non sono tenute alla verifica di conformita’ dei documenti di candidatura, poiche’ tale verifica verra’ comunque effettuata dall’Ufficio Affari Internazionali; e’ opportuno pero’ che le candidature vengano trasmesse all’Ufficio Affari Internazionali appena possibile in modo da permettere la possibile correzione o integrazione dei documenti.
Cordiali saluti.
IL SEGRETARIO GENERALE
(dr. Alessandro Locati)

Bellezza in tutte le sue forme”: così i ragazzi Down diventano parrucchieri

da Redattore sociale

Bellezza in tutte le sue forme”: così i ragazzi Down diventano parrucchieri

Nato in Brasile dalla partnership di una ong locale con l’azienda italiana Alfaparf, che ha sedi in tutto il mondo. Sono sei i ragazzi ora in formazione, ma questo è solo l’inizio. Rispetto ad altri progetti, oltre al corso prevede l’inserimento lavorativo

MILANO – Testa italiana e cuore carioca. “Bellezza in tutte le sue forme” è un progetto di formazione destinato a ragazzi tra i 18 e i 25 con la sindrome di down per aiutarli a trovare un lavoro come parrucchieri. Lo ha lanciato in Brasile nel 2013 l’azienda di parrucchieri Alfaparf, sede centrale in provincia di Bergamo, insieme all’ong brasiliana Istituto Meta Social. Sono così cominciati due progetti di formazione a Rio de Janeiro e a San Paolo, ciascuno con sei ragazzi alla volta. Nella stagione 2013/2014 in 47 ragazzi hanno conseguito il diploma di parrucchiere e 22 hanno trovato lavoro. In Italia, da febbraio, hanno cominciato i primi sei. “La loro ultima lezione sarà il 23 aprile, poi cominceranno con gli stage in aziende”, spiega Flora Ordura, formatrice del progetto.

Alfaparf è tornata in Italia dopo aver trovato in Aipd – Associazione Italiana Persone Down Bergamo un partner interessato. “Ci sono diversi studi in Italia che dimostrano quanto sia difficile creare non solo opportunità di formazione ma anche di lavoro per ragazzi con la sindrome di down”, aggiunge Ordura. E questo è il grande punto a favore di “Bellezza in tutte le sue forme”, che conta una squadra di quattro formatori Alfaparf e due educatrici da Aipd. La parte più complessa del progetto è sviluppare nuove capacità motorie nei ragazzi che partecipano: “Il livello di partenza cognitivo e quello della manualità non è uguale per tutti – commenta la formatrice – servono spesso esercizi di psicomotricità per migliorarsi”.
I sei ragazzi in formazione in Italia hanno già partecipato a Cosmoprof, fiera della bellezza tenutasi a marzo a Bologna. Prossimo obiettivo Rimini il 25-26 ottobre, alla fiera dove parteciperanno 4700 parrucchieri da tutto il mondo. (lb)

ADOS

Sede Firenze
ADOS-2 Clinico 11–12 -13 giugno 2015
ADOS-2 Integrativo 13 giugno
ADOS-2 Avanzato 15-16 giugno
ADI-R Clinico 17 giugno
ADI-R Avanzato 18 giugno

Sede Roma
ADOS-2 Clinico 5-6-7 ottobre
ADOS-2, Integrativo 7 ottobre

Sede Palermo
ADOS-2 Avanzato 1-2 dicembre
ADI-R Clinico 3 dicembre
ADI-R Avanzato 4 dicembre

Le iscrizioni si chiuderanno il 20 maggio 2015

Per richieste di informazioni è possibile contattare la segretaria organizzativa dei corsi, dott.ssa G. Scafidi, mandando una e-mail a corsiayala@hotmail.com