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Anpas: assistenza sanitaria in occasione dell’esposizione della Sindone 2015

da Superabile

Dal 19 al 24 aprile. Anpas sarà presente tutti i giorni dalle ore 7 alle 20.30 con ambulanza di soccorso avanzato attrezzata di defibrillatore e con squadra di soccorritori a piedi. Copertura sanitaria in orario serale anche per alcune manifestazioni collaterali

TORINO – In occasione dell’Ostensione della Sindone in programma al Duomo di Torino dal 19 aprile al 24 giugno 2015, Anpas comitato regionale del Piemonte assicurerà l’assistenza sanitaria ai pellegrini e agli operatori. Anpas sarà presente tutti i giorni, per tutta la durata dell’evento, dalle ore 7 alle 20.30, quale orario di servizio, con un’ambulanza di soccorso avanzato attrezzata di defibrillatore (DAE) e con una squadra di soccorritori a piedi dislocata lungo il percorso composta da tre persone, di cui almeno una abilitata all’utilizzo del DAE. Inoltre Anpas fornirà copertura sanitaria in orario serale in occasione di alcune manifestazioni collaterali.

Le Pubbliche Assistenze Anpas che al momento hanno dato la propria disponibilità sono: Croce Verde Arquata (Al); Croce Verde Asti (At); Volontari Soccorso Dogliani (Cn); Var Volontari Ambulanza Roero di Canale (Cn); Croce Bianca Ceva (Cn); Gruppo Volontari del Soccorso di Clavesana (Cn); Croce Bianca Fossano (Cn); Croce Bianca Ormea (Cn); Vapc Onlus Volontari Assistenza Pubblica Ciglianese (Vc); Croce Verde Bricherasio (To); Croce Verde None (To); Croce Bianca Orbassano (To); Croce Verde Pinerolo (To); Croce Verde del Canavese di San Giusto C.se (To); Pubblica Assistenza Sauze d’Oulx (To); Croce Verde Torino (To); Croce Bianca Volpiano (To); Anpas Sociale di Grugliasco (To); Volontari del Soccorso di San Maurizio d’Opaglio (No), Gruppo Volontari Ambulanza del Vergante di Nebbiuno (No).

L’associata Anpas, Radio Soccorso Sociale, facendo parte della Consulta per la Pastorale della Salute della diocesi di Torino, sarà una delle associazioni incaricate dal direttore dell’Ufficio Pastorale della Salute, don Marco Brunetti, a svolgere servizi di accoglienza e accompagnamento, con mezzo attrezzato per il trasporto di persone disabili, presso le strutture che offriranno ospitalità ai pellegrini malati o disabili, l’Accueil Maria Adelaide e l’Accueil Cottolengo.

Andrea Bonizzoli, presidente Anpas Piemonte: “L’Ostensione della Sindone vedrà impegnati i volontari Anpas del Piemonte. Assieme alle altre Organizzazioni di Volontariato ci occuperemo dell’assistenza sanitaria ai pellegrini. Attese moltissime persone, senza dimenticare il 21 e 22 giugno la visita di Papa Francesco e le celebrazioni per il bicentenario della nascita di Don Bosco. I volontari Anpas  ancora una volta sapranno dimostrare le loro competenze e la loro professionalità, che tutti i giorni mettono al servizio della collettività, ma che in queste grandi occasioni meglio si evidenziano”.

Pier Mario Rosso, referente Anpas presso la cabina di regia del Settore sanitario Ostensione 2015: “Siamo felici come Anpas di partecipare con volontari e mezzi di soccorso a un evento tanto importante per Torino e il Piemonte. L’Ostensione 2015 sarà rilevante sia dal punto di vista numerico –  si stimano dai 2.000 ai 2.500 passaggi di pellegrini ogni ora –  sia da quello umano e sociale. Siamo coinvolti non solo per il servizio di assistenza sanitaria, complessivamente turneranno circa 800 volontari Anpas, ma anche attraverso l’ideazione e l’implementazione della piattaforma informatica per la registrazione dei soccorritori”.

Andrea Crosetti, componente della Sala operativa di Protezione Civile Anpas Piemonte ha infatti ideato un database che sarà condiviso con la segreteria del Comitato organizzatore dell’Ostensione 2015 nel quale troveranno posto i dati anagrafici e le relative turnazioni dei volontari soccorritori di tutti gli enti coinvolti nel servizio di assistenza sanitaria: ovvero Anpas, Croce Rossa Italiana, Misericordie d’Italia, Ordine di Malta, Cisom. Il database non solo faciliterà le operazioni di reperimento risorse, ma sarà anche utile strumento per effettuare i necessari controlli ai fini della pubblica sicurezza.

Sergio Sgambetterra, responsabile Medical Services Ostensione Sindone 2015: “Siamo soddisfatti per il clima di grande collaborazione che si è creato in questi mesi tra tutte le associazioni coinvolte nell’Ostensione. Una sinergia che consentirà per la prima volta di redigere un manuale sull’organizzazione dei grandi eventi condiviso fra le stesse associazioni e il Dipartimento Interaziendale Emergenza Sanitaria 118 Regione Piemonte. Inoltre, grazie all’utilizzo di innovativi strumenti informatici e software messi a disposizione dall’Assessorato regionale alla Sanità registreremo gli interventi non più su supporto cartaceo, ma per via informatica ottenendo così anche interessanti dati statistici. L’evento funzionerà da test per un nuovo sistema che potrebbe essere successivamente introdotto come standard per tutti i servizi del 118”.

Rete di informazione europea sulle tecnologie per la disabilità e l’autonomia

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Nuovo Isee, il governo verso l’appello in Consiglio di stato contro il Tar

da Superabile

Nuovo Isee, il governo verso l’appello in Consiglio di stato contro il Tar

Incontro tra il ministero del Lavoro e Politiche sociali, le associazioni e i sindacati. Nessuna decisione ufficiale, ma l’esecutivo è orientato a portare la questione a Palazzo Spada. Intanto le sentenze restano inapplicate. Biondelli: “Affrontare criticità, ma l’impianto del Nuovo Isee non si tocca”

ROMA – Si andrà in appello davanti al Consiglio di Stato, ma non senza aver chiesto la sospensiva delle sentenze del Tar del Lazio che hanno bocciato il nuovo Isee laddove include fra i redditi anche le provvidenze economiche legate alla disabilità. Benché non ci sia ancora una decisione definitiva, dall’incontro di mercoledì 1 aprile presso il ministero del Welfare tra il ministro Poletti, i sottosegretari Biondelli e Bellanova, le associazioni e i sindacati, il futuro del nuovo Isee sembra cominciare a delinearsi in modo più chiaro. “C’è la presa atto di quella che è stata la sentenza del Tar – spiega il sottosegretario al Wefare con delega alla disabilità, Franca Biondelli -, quindi la volontà anche di affrontare le criticità. Naturalmente l’impianto del Nuovo Isee è quello, non si può toccare più di tanto perché è stato fatto un lungo lavoro con le associazioni e i sindacati”.
Secondo quanto riferisce Biondelli, al ministero stanno pensando a “soluzioni più veloci perché i comuni hanno bisogno di certezze”. E tra le ipotesi c’è proprio quella di impugnare la sentenza del Tar davanti a Palazzo Spada. “C’è la volontà di avere due opzioni, quella del ricorso al consiglio di Stato che potrebbe essere una delle opzioni per avere certezze e garanzie su quella che è stata la sentenza del Tar, ma c’è anche la volontà di avere un comitato per affrontare il problema e vedere le criticità emerse. Un comitato di monitoraggio che prima parte e meglio è”. L’unica certezza, al momento, spiega Biondelli, è che “l’impianto dell’Isee 2015 resta. Ieri il ministro ha voluto ascoltare tutti, poi si prenderà una decisione. Si sta valutando se andare sul Consiglio di Stato, ma non è solo quella la scelta. Valuteremo attentamente”.

Per Sandro Giovannelli, direttore generale dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil), in realtà le volontà sarebbero già molto concrete. “Durante l’incontro di ieri, di fatto non ci sono state decisioni – aggiunge Giovannelli -. È stato un incontro nel corso del quale il ministro ha comunicato che l’orientamento del governo, benché non ancora deciso in maniera definitiva, è quello di proporre un appello contro le sentenze del Tar e passare velocemente all’insediamento del comitato consultivo che è previsto dal regolamento dell’Isee per il monitoraggio: in ambito del comitato potrebbero essere esaminati eventuali aggiustamenti”. Comitato, quindi, che non è una novità né segno d’apertura, visto che è previsto dallo stesso nuovo Isee. Tuttavia, continua Giovannelli, “si velocizzeranno le procedure relative al suo insediamento per consentire di partire subito col monitoraggio e valutare eventuali aggiustamenti che si dovessero rendere necessari”.

Dal ministero del Welfare, però, secondo Giovannelli non sembrano arrivare segnali di ripensamento. “Non abbiamo avuto l’impressione che da parte del ministero ci sia apertura a ridiscutere le parti annullate dal Tar – aggiunge il direttore generale Anmil -. L’impressione è che l’impianto, così come ridisegnato dal precedente esecutivo, vuole essere mantenuto, sia pure apportando qualche accorgimento sulla base dell’esperienza. La sensazione è che le intenzioni del ministero e del governo siano quelle di difendere l’impianto così com’è e conservarlo in questo modo. L’orientamento è quello di presentare appello al Consiglio di Stato presentando la sospensiva delle sentenze emesse dal Tar”.

Orientamento del governo confermato anche dalla Fand, Federazione associazioni nazionali disabili, che insieme alla Fish ha partecipato all’incontro con il ministro. “Il governo non ha ancora preso una decisione definitiva sulla questione Isee rispetto alle sentenze del Tar, anche se l’orientamento è quello di proporre appello al Consiglio di Stato – spiega Franco Bettoni, presidente nazionale Anmil in una nota -. Tuttavia è necessario fugare le incertezze e garantire risposte immediate ai cittadini, risposte che si possono dare anche senza fare appello, ma semplicemente applicando da subito la sentenza del Tar”. Secondo Bettoni, “da questo Isee sono quasi un milione le famiglie delle vittime del lavoro titolari di rendita Inail che restano fortemente penalizzate considerando che inserendo tale rendita nel computo dei redditi significa dare una errata ed ingiusta interpretazione della natura della prestazione erogata la quale ha natura risarcitoria e non previdenziale”.

Allo stato attuale, intanto, la sentenza del Tar è ancora lettera morta, spiega Giovannelli. “La sentenza del Tar in questo momento è inapplicata – aggiunge -. C’è una lettura, quella che viene data dagli ambienti ministeriali, secondo cui la sentenza poneva la questione dell’annullamento, ma formulava anche un invito a rivedere. Si gioca su questa ambiguità”. Intanto l’Anmil non demorde e al mondo della politica nei prossimi giorni presenterà oltre 50 mila firme a sostegno della sentenza, ma se si dovesse arrivare a Palazzo Spada, c’è già una contromisura in lavorazione. “Come associazione andremo a caccia di un caso di un infortunato sul lavoro che deve chiedere una prestazione sociale e non la ottiene per via dell’impostazione del nuovo Isee – conclude Giovannelli – per sollevare la questione davanti ad un giudice e poi, davanti a quel giudice, sollevare le eccezioni di incostituzionalità. L’unico strumento che ci rimane è la Corte Costituzionale”.

Giornata Mondiale Autismo, Giannini-Lorenzin firmano Protocollo intesa

Giornata Mondiale Autismo, Giannini-Lorenzin firmano Protocollo intesa

In occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo, il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin hanno firmato, oggi a Roma, un Protocollo d’Intesa “Per la tutela del diritto alla salute, allo studio e all’inclusione”.

Il Protocollo impegna i due dicasteri a promuovere iniziative di educazione alla salute, rivolte agli studenti di ogni ordine e grado di istruzione, e azioni tese a garantire una presa in carico sempre più efficace degli alunni con disabilità e con disturbi evolutivi specifici, per assicurarne la piena inclusione scolastica.

Promozione della cultura delle vaccinazioni, iniziative per favorire l’individuazione precoce di disabilità e disturbi evolutivi specifici e per la rilevazione degli alunni coinvolti sono fra gli altri obiettivi dell’intesa siglata. Il Protocollo prevede poi la semplificazione della normativa attuale per razionalizzare le procedure di accertamento sia della disabilità che dei disturbi evolutivi specifici. Saranno avviati programmi di formazione per le professionalità coinvolte del mondo della sanità e della scuola. Le strutture sanitarie territoriali daranno supporto alle scuole per la realizzazione di iniziative di promozione della salute rivolte a tutti i bambini ed adolescenti.

L’autismo nelle piazze e in tv: tutti gli eventi della giornata mondiale

da Redattore sociale

L’autismo nelle piazze e in tv: tutti gli eventi della giornata mondiale

Tanti luoghi coinvolti, reali e virtuali, per il 2 aprile. Con le famiglie al centro. Appuntamenti a Roma, dove al Maxxi si incontrano genitori, artisti e ministri. Mentre poco lontano nasce la Fondazione per l’autismo. E poi libri, petizioni, eventi in rete e speciali televisivi per informare e comprendere

ROMA – Ci sono buone speranze che, questa volta, sarà ben più di una celebrazione: la VII Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo si snoderà infatti attraverso una serie di iniziative e appuntamenti in diverse parti d’Italia e non solo. Dall’arte all’approfondimento scientifico, dalla musica alle pubblicazioni, numerose e diverse sono le forme scelte dai vari organizzatori, accomunate tutte, però, da un elemento fondamentale e significativo: il protagonismo delle famiglie. Saranno infatti soprattutto loro, i genitori e i familiari, a provare a raccontare, in diverse “piazze”, reali, televisive e virtuali, e con differenti strumenti, cosa sia davvero l’autismo e cosa questo rappresenti nella quotidianità.
Al Maxxi con Insettopia. Tra le “piazze” che hanno aderito all’iniziativa c’è il Maxxi di Roma, dove la communty Insettopia, con i suoi ragazzi e e le sue famiglie, coordinati dal giornalista Gianluca Nicoletti, papà di Tommy, si sono dati appuntamento per “esporre” le loro opere d’arte. Gli “autistici artistici” si esprimeranno attraverso il colore e arriveranno, con il loro murale, fino a New York. Non solo: prenderanno parte a laboratori e attività, mentre i genitori si intratterranno nel “Bar Camp”, luogo di incontro e di confronto, in cui incontreranno anche due ministre, Giannini e Lorenzin che, alla presenza delle famiglie firmeranno un protocollo d’intesa “per la tutela del diritto alla salute, allo studio e all’inclusione”. E la sera, collegamento in diretta con RaiTre.

All’Auditorium, con la nuova Fondazione. Poco distante dal Maxxi, presso il Parco della Musica, ci sarà l’Angsa (associazione nazionale Genitori soggetti autistici), a presentare ufficialmente la nascita della Fondazione italiana per l’autismo, che ha tra i soci fondatori la stessa Angsa e diverse altre fondazioni e associazioni, tra cui il Miur.. Per l’occasione, si svolgerà l’evento di raccolta fondi: una serata tutta dedicata all’autismo, condotta dalla giornalista Eleonora Daniele.

Scienziati a confronto. Convegno internazionale di approfondimento scientifico, sempre nella capitale, presso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, promosso in collaborazione con Angsa e istituto superiore di Sanità, in cui interverranno medici e rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni.

“Cavalcando il blu”, a villa Borghese. Sempre a Roma, a piazza di Siena, all’interno di villa Borghese, si svolgerà la seconda edizione di “Cavalcando il  blu”, promossa dalle associazioni “L’emozione non ha voce” e “Luca Grisolia onlus”: una trentina di cavalieri autistici, a rotazione, parteciperanno a una serie di attività equestri, con l’affiancamento di un tecnico della riabilitazione equestre o di un operatore “Equitabile®”. Il tutto con la collaborazione dell’Esercito Italiano, del Corpo Forestale dello Stato, della Polizia di Stato ma anche con altre Associazioni e Onlus operanti a Roma nell’ambito dell’ippoterapia, dell’equitazione integrata® e della riabilitazione equestre.

Una “scuola per genitori”…. Famiglie protagoniste a Milano, con l’iniziativa promossa dall’associazione “L’abilità onlus”, che darà voce alle storie dei genitori dei bambini con autismo, che ogni giorno accoglie attraverso due servizi particolari: il “Parent training”, una vera e propria “scuola” per genitori di bambini autistici; e il “case manager”, un operatore che si prende in carico la gestione della famiglia del bambino.

…e la scuola per le Forze dell’ordine. A Modena le Forze dell’ordine vanno a “scuola di autismo”. A livello locale, un appuntamento che merita particolare attenzione è l’incontro, a Modena, presso l’Accademia militare, tra l’associazione “Aut Aut” e le forze dell’ordine, con la collaborazione e la presenza della Asl e del comune di Modena: le famiglie delle persone con autismo istruiranno i rappresentanti della Polizia su quale sia l’approccio più adeguato nell’avvicinar euna persona con autismo. E sarà presentata, tra l’altro, una proposta di collaborazione Forze dell’ordine e rete dei servizi.

La piazza “virtuale”. Accanto alle “piazze” reali, ci sono quelle virtuali: quelle dei social network, che pure risponderano all’appello del 2 aprile. Tra tutti, segnaliamo l’evento “Scatta, scrivi, condividi #Tuttiblu”, promosso in rete dal gruppo Facebook “Io ho una persona con autismo in famiglia”: gli oltre 5 mila membri del gruppo sono stati invitati a raccontare con una foto, un selfie o un video, “che i nostri figli possono essere una risorsa per tutti”. E tanti contributi sono già arrivati.

Un libro per capire, un flash mob per chiedere… Interessanti anche le tre iniziative promosse da Spazio Asperger in occasione del prossimo 2 aprile: l’evento a Roma, in piazza del Popolo, “Abbraccia la neuro diversità”, un flash mob che ha lo scopo di raccogliere firme per la seconda iniziativa promossa: la petizione “12 azioni positive per abbracciare la neuro diversità”. Infine, un libro gratuito, scaricabile on-line: “Lo spettro autistico, risposte semplici”, di David Vagni, che propone una “bonifica semantica dagli stereotipi sull’autismo”.

…il cinema per raccontare… A Torino e nelle Marche, l’autismo parlerà il linguaggio del cinema: documentari, cortometraggi, film e animazioni provenienti da tutto il mondo saranno presentati, in alcuni casi in anteprima italiana, nelle due rassegne Cinemautismo, organizzate dall’associazione Museo nazionale del Cinema, in collaborazione con Gruppo Asperger, Angsa e Fantasia.

…e la tv per informare. Anche la televisione farà la sua parte, dedicando quest’anno un’attenzione inedita all’autismo: si inizierà domani sera, su Laeffe, con la serata speciale (dalle ore 21) “Secondo me”: una riflessione sull’autismo, con l’aiuto del giornalista Gianluca Nicoletti e, a seguire, “Autism: Il Musical”, documentario musicale di Tricia Regan, premiato nel 2007 al Tribeca Film Festival di New York City, in cui la regista  segue per sei mesi Neal, Lexi, Henry, Adam e Wyatt, cinque bambini colpiti da diverse forme di autismo che partecipano al progetto sperimentale Miracle, per stimolare la socializzazione e le forme d’espressione attraverso l’arte. Il giorno successivo, sarà la volta del servizio pubblico, che con RaiTre aderisce alla Giornata mondiale, dedicato asll’autismo la prima serata: in studio, Giovanni Anversa condurrà la trasmissione “Ci siamo”, con collegamenti in diretta con le diverse piazze e iniziative. E , a seguire, in anteprima televisiva il film “Pulce non c’è”.

Appuntamenti nel mondo. Che si tinge di blu. A livello internazionale, l’organizzazione “Autism speaks” sta coordinando la campagna “Ligt it up blue”, che tingerà di blu i monumenti di tante città: l’elenco di quelil che hanno aderito è continuamente aggiornato. Per i più sportivi, invece, la stessa organizzazione “Autism speacks” ha pensato a una serie di appuntamenti, “Walk now for Autism speaks”: delle vere e proprie “maratone” di solidarietà, che si svolgono nei diversi stati americani, per sensibilizzare e raccogliere fondi.

Nel palazzo dell’Onu, “il vantaggio dell’autismo”. Sempre in ambito internazionale, si svolgerà presso la sede delle Nazioni Unite l’incontro dedicato a “Lavoro: il vantaggio dell’autismo”, che ha lo scopo di confrontare le diverse esperienze nazionali, ma anche di sollecitare gli imprenditori a impegnarsi concretamente per l’inserimento lavorativo delle persone con autismo e la valorizzazione delle loro potenzialità.

Il video europeo per “fermare la discriminazione”. Una delle comunicazioni più interessanti arriva, in occasione della Giornata mondiale, dal video della campagna “Autism Europe”, che in poco più di due minuti spiega, attraverso disegni e brevi scritte, perché l’autismo “è una storia differente”, fin dall’infanzia, perché chi ne è colpito “deve fare i conti con la discriminazione in ogni aspetto della propria vita”: una vita di “accessi negati”, dalla formazione, al lavoro, alla socializzazione. Il video si conclude con l’invito ad inviare un messaggio in supporto della Giornata mondiale, per “fermare la discriminazione”.

Autismo

da Redattore sociale

Autismo, il “braccio di ferro” con le amministrazioni che stressa le famiglie
E’ una ”consapevolezza” ancora tutta da costruire quella sull’autismo e sulle condizioni e le esigenze che porta con sé. Due storie emblematiche: la battaglia di una mamma per ottenere il contrassegno disabili e la fatica dei “giardinieri autistici” per avere un pezzo di terra da coltivare

ROMA – L’autismo, si dice, è un problema, o un deficit, di relazione e comunicazione: e lo è in tutti i sensi, a 360 gradi, investendo tutto il sistema di rapporti che circonda la persona con autismo e chi le vive accanto. E proprio da questa difficoltà di comunicazione e di comprensione, derivano quei problemi “collaterali”, apparentemente “piccoli” problemi, che però rappresentano per le famiglie un grande fattore di stress. “Di essere sballottati da un ufficio all’altro siamo stanchi”, dichiara esasperato Enrico Fantaguzzi, papà di un ragazzo autistico e coordinatore di un gruppo di famiglie, rivolgendosi a al Comandante della Polizia locale con cui, da settimane, ha intavolato un vero e proprio braccio di ferro perché sia concesso il contrassegno disabili alla mamma di una ragazza con autismo, cui da tempo viene negato. Una frase emblematica, quella di Enrico, come emblematica è tutta la vicenda, delle difficoltà di comunicazione e di comprensione reciproca tra l’amministrazione, con la sua burocrazia e le sue regole, e l’autismo, con le sue peculiari necessità. “Io quest’anno ho seguito più di 200 casi di famiglie con autismo che si devono interfacciare con le istituzioni – riferisce ancora  Fantaguzzi, che coordina un gruppo di famiglie con autismo – e noto praticamente ovunque questa lontananza fra le esigenze della popolazione e le istituzioni”.

In vista della Giornata per la consapevolezza sull’autismo, Redattore sociale ha scelto di raccontare due storie, tra tante, che ben rappresentano questo problema: sono quelle di una mamma di Pietra Ligure e di un gruppo di famiglie di Roma. Due storie diverse, anche per l’esito che hanno: il primo ancora incerto, perché la soluzione, finora, non si è trovata. La seconda storia ha invece ha avuto un esito apparentemente positivo: è quella degli “autistici giardinieri” di Insettopia, che hanno iniziato la propria attività, stanno preparando i vasi e la terra e si apprestano a rendere rigoglioso un terreno incolto e abbandonato.
A Pieve Ligure, intanto, il braccio di ferro continua: da una parte la mamma di una ragazza autistica, con la sua richiesta di poter avere il contrassegno che le permetterebbe di parcheggiare nei posti riservati, risparmiandole così la fatica, spesso estenuante, di percorrere lunghi tratti a piedi con la figlia. Dall’altra, il comandante della Polizia locale, con le sue ragioni e il suo “regolamento”: in assenza di una certificazione dell’Inps, che attesti difficoltà nella deambulazione, il contrassegno non si può rilasciare. A mediare tra i due, cercando di rappresentare le ragioni della mamma e di spiegare quanto sia difficile per una persona autistica “deambulare”, pur in assenza di problemi motori, c’è Enrico Maria Fantaguzzi, coordinatore di un gruppo virtuale di quasi 7 mila famiglie. “E’ una situazione complicata – spiega Fantaguzzi – Una mamma sola con tre figlie, di cui una, L., con una forma grave di autismo, regolarmente certificata. Malgrado questo, L. è “l’unica bambina del nostro gruppo – riferisce Fantaguzzi – a non disporre del contrassegno”. Il motivo? Non risulta che abbia difficoltà di deambulazione.

“Il Comune rilascia il contrassegno, previa certificazione medica che ne attesti i requisiti – ci spiega il Comandante della Polizia locale di Pieve Ligure – e pertanto non ha alcun poter discrezionale in merito, ma deve semplicemente prendere atto di quanto ha accertato la Commissione medica. Se sul certificato è indicato che la persona ha ‘capacità di deambulazione impedita, o sensibilmente ridotta’, allora dobbiamo rilasciare il contrassegno, senza tale dicitura non possiamo rilasciarlo”.

Per aggirare l’ostacolo e venire incontra alla richiesta della mamma, il Comandante riferisce di averle suggerito procurarsi una dichiarazione dalla responsabile della struttura di riabilitazione frequentata dalla figlia, per poter almeno ottenere il permesso per la sosta temporanea gratuita nelle aree blu prossime all’istituto. O, in alternativa, di fare ricorso contro il pronunciamento della commissione medica. “Ma i miei consigli – riferisce – non sono stati seguiti”. La sua posizione, quindi, resta ferma: niente certificato, niente contrassegno. Anche se – riconosce il Comandante – “alcune regioni, come la Toscana e il Piemonte e forse anche la Liguria, hanno diramato delle linee guida alle commissioni mediche, perché considerassero il termine ‘non deambula’ in senso più estensivo rispetto al significato letterale. Ma questo riguarda l’aspetto medico, di competenza della Asl”. Per ora, quindi, niente da fare “Non appena verrà consegnata una certificazione medica che attesti il diritto al rilascio del contrassegno – assicura il Comandante – non verrà fatto alcun problema al rilascio, in giornata, dello stesso”.

Indignato, replica Fantaguzzi: “La diagnosi di autismo universalmente viene intesa come diagnosi altamente invalidante – ribatte – Sopratutto in presenza di Articolo 3 comma 3, quindi di massima gravità, come nel caso della ragazza. La capacità di deambulare, nel certificato Asl, è legata ad una valutazione meccanica e non psicologica. Ma se la patologia rende impossibile la deambulazione, questo deve essere tenuto in considerazione. Ora, io mi chiedo: era così difficile alleggerire questa famiglia, oltretutto in presenza di un certificato di una neuropsichiatra che confermava la nostra tesi? Forse, caro comandante, qualche volta lasciare il posto a una comprensione differente renderebbe le amministrazioni più vicine a quei cittadini che hanno in questo momento un carico notevole”. (cl)


Autismo, cosa è importante sapere per 9 persone che lo conoscono bene

Qual è la prima cosa da far sapere? E quale la prima da chiedere e pretendere? Alla vigilia del 2 aprile, lo abbiamo chiesto a genitori, figli, studiosi, medici e associazioni. Non è una vergogna, non è una malattia, è un modo di essere. Ma servono diagnosi e terapie certe e precoci

ROMA – Il 2 aprile è la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’autismo: per brevità, diventa spesso Giornata mondiale dell’autismo, ma quel termine, ”consapevolezza”, ha un peso e un senso ben preciso. Perché dell’autismo, forse più delle altre disabilità, poco si sa, quel poco che si conosce è spesso detto male e la consapevolezza, insomma, è tutta da costruire: una consapevolezza vera, che spazzi via luoghi comuni e credenze e restituisca solo ciò che è vero e reale. Alla vigilia della ricorrenza, abbiamo pensato di fare a diversi interlocutori, protagonisti – a diverso titolo – della giornata di domani, la stessa domanda: “qual è la prima cosa da sapere (perché non si sa, o si sa male) dell’autismo?”. Dalla quale è sorta, spontanea, un’altra domanda: “qual è la prima cosa da chiedere, o da pretendere, in materia di autismo?”. Lo abbiamo chiesto a chi conosce l’autismo direttamente: due mamme, due papà, una ragazza autistica, studiosi e rappresentanti delle associazioni e del mondo medico-scientifico.

“Non è una vergogna”. Per Gianluca Nicoletti, giornalista e papà di Tommy, molto impegnato in queste ore nelle diverse iniziative previste per la Giornata mondiale, “la prima cosa da sapere è che avere un figlio autistico non è una vergogna: prima si accetta e più si fa per un suo futuro dignitoso. La prima cosa da pretendere, invece, è una diagnosi accompagnata da terapie adeguate e non fantasiose. E che l’inclusione scolastica sia reale, gli insegnanti di sostegno siano formati a trattare i nostri figli. Infine, dobbiamo pretendere una vita dignitosa per i nostri figli, quando noi saremo morti”.

“Non perdere tempo”. Per Patrizia Aleandri, mamma di Matteo, “la prima cosa da sapere è che l’autismo manifesta i suoi primi sintomi verso i due anni e che è fondamentale non aspettare e non perdere tempo prezioso, ma rivolgersi subito a un neuropsichiatra infantile, fin dai primi sospetti”. La prima “cosa da chiedere”, invece, è “una sensibilizzazione che deve partire dalla scuola”.
“Non sono anaffettivi”. Per Enrico Maria Fantaguzzi, papà di un ragazzo autistico e coordinatore di un gruppo virtuale di quasi 7 mila famiglie, “non è vero che i nostri figli autistici sono anaffettivi: esprimono invece sentimenti allo stato puro, talmente cristallini che noi non siamo in grado di vederli. L’autismo è un modo differente di vedere la realtà: solo unendo la visione dei nostri figli a quella delle persone senza autismo, avremo una definizione completa della realtà. La prima cosa da chiedere è un’accoglienza consapevole e un’informazione adeguata”.

“L’autismo non è una malattia”. Per Stefania Stellino, mamma di un ragazzo autistico e presidente di Angsa Lazio, “la prima cosa di cui prendere consapevolezza è che l’autismo non è una malattia, ma un diverso modo di esperire il mondo, di sentire e di comunicare. La prima richiesta riguarda invece l’educazione alla diversità fin dalla scuola materna e la preparazione adeguata delle persone che devono interfacciarsi con i nostri bambini e ragazzi. Domani, al Quirinale, chiederemo al presidente della Repubblica che ci aiuti ad abbattere la barriera dell’ignoranza, nel senso etimologico del termine; la barriera della discriminazione, la barriera dello stigma”.

“L’autismo è un modo di esserci”. La pensa allo stesso modo Rosi Pennino, mamma di una ragazza autistica e vicepresidente del comitato “L’autismo parla”, la prima cosa da sapere sull’autismo è che “non si tratta di ritardo mentale, ma di un meccanismo di funzionamento. L’autismo è un modo di essere, è un modo di esistere al mondo. La prima cosa da fare – aggiunge – è creare servizi di supporto domiciliare alle famiglie e ai ragazzi. Questa può essere la salvezza, un sostegno reale: incentivare la terapia domiciliare, come già si fa in America e in altre parti del mondo”.

Non disabili, ma “neuro diversi”. Per Vita Capodiferro, presidente della onlus “Progetto Gian Burrasca” di Spoleto, “la prima consapevolezza da diffondere è che è importante socializzare, costruire percorsi comuni per bambini e famiglie con autismo e non. E poi, dobbiamo stare attenti alle parole: non bisogna parlare di disabilità, rischiando generalizzazioni e fraintendimenti. Si parla di persone ‘neuro diverse’. Niente facili generalizzazioni, dunque, per portare tutti verso una  comprensione vera dell’autismo”.

No ai ciarlatani, serve una “linea blu”. Per Carlo Hanau, docente di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari all’Università di Modena e Reggio Emilia e membro del comitato scientifico dell’Angsa (Associazione nazionale genitori soggetti autistici), “bisogna innanzitutto sgomberare il campo da malintesi ancora imperanti: come quello per cui l’autismo sarebbe della colpa della mamma e del suo guscio difensivo. Si tratta di un problema organico, neurologico, che deriva da diverse malattie diverse, tutte rare. E bisogna guardarsi bene dai ciarlatani che parlano di intossicazioni inesistenti o diete miracolose”. La prima cosa da chiedere, invece, “è un centro di riferimento serio a cui affidarsi, con un indirizzo preciso da parte di una linea dedicata, come la Linea Blu che presto nascerà grazie alla nuova Fondazione”.

Un disturbo del neuro sviluppo, che deve essere trattato presto. Per Luigi Mazzone, medico ricercatore in neuropsichiatria infantile presso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, la prima cosa da sapere è che l’autismo “è un disturbo del neuro sviluppo, in cui la diagnosi precoce e di conseguenza un trattamento precoce possono realmente cambiare il percorso evolutivo di un bambino autistico. Una cosa da chiedere? Due: la prima, mettere in convenzione i trattamenti cognitivo-comportamentali che, come indicato dalle linee guida Iss, sono la prima scelta terapeutica; e la seconda, pretendere una formazione sull’autismo da parte di psichiatri e operatori sanitari che si occupano dell’età adulta”.

“Noi autistici sappiamo far felici gli altri”. Infine per Clelia, una ragazza con una forma di autismo, la prima cosa da sapere sull’autismo è che “non bisogna prenderla male, è un dono di Dio, non è una malattia da curare. Con l’autismo si nasce e non si può evitare. La prima cosa da chiedere, invece, è di non isolarci dal resto del mondo, perché noi autistici non siamo numeri da circo, siamo speciali e sappiamo far felice gli altri durante la vita”. (cl)

Corsi di formazione per Tecnici ABA

Corsi di formazione per Tecnici ABA
Una figura professionale emergente nel nostro Paese che opera con persone con autismo nei contesti di vita quotidiana.

Corso base: Trento, dal 22 al 25 giugno 2015

Studi e ricerche sulla validazione empirica dell’efficacia dei Programmi di Intervento Intensivo Precoce nell’ambito dei disturbi pervasivi dello sviluppo e nelle varie forme di autismo assegnano un ruolo fondamentale al Tecnico ABA, un professionista che, utilizzando l’Applied Behavior Analysis, fa fronte alle sfide poste quotidianamente dall’interazione con la persona con disturbi dello spettro autistico.

Questo corso, organizzato dal Centro Studi Erickson in collaborazione con l’Istituto Walden di Roma, mira a fornire le basi teorico-metodologiche che sottendono gli interventi comportamentali alla base dei programmi ABA per ottimizzare l’operato del Tecnico ABA.

Il corso permette l’accesso all’Albo dei Professionisti formati da Erickson

Il corso per Tecnici ABA è a numero chiuso, esauriti i posti disponibili non sarà più possibile iscriversi.

Corso avanzato: Trento, dal 22 al 25 giugno 2015

A seguito della formazione di base e l’avvio dell’esperienza pratica di applicazione dei metodi e delle tecniche ABA-VB, la formazione di secondo livello per Tecnici ABA permette l’approfondimento di tematiche quali ad esempio l’assessment funzionale, i sistemi di CAA e lo sviluppo delle autonomie, contando sulla risorsa del gruppo composto da persone che hanno maturato un’esperienza di intervento nel campo dello spettro autistico, ricorrendo al patrimonio ABA-VB.

La frequenza al corso avanzato è propedeutica per sostenete l’esame di idoneità a Tecnico ABA-VB.

Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo

Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo, al Miur conferenza stampa del Sottosegretario Faraone: “ Basta classi ghetto e studenti isolati. Il Miur in prima linea per l’inclusione scolastica”

 

L’1 aprile, alle 11, nella Sala CNPI del Miur, in viale Trastevere 76/A, il Sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, in occasione del 2 aprile, Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo indetta dall’Onu, presenterà in conferenza stampa le iniziative di promozione dell’inclusione scolastica attivate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Durante l’incontro, il Sottosegretario farà il punto su tutti i progetti avviati dal Miur per favorire l’integrazione degli studenti autistici nella scuola e nella società, a partire dalla presentazione della Fondazione italiana per l’autismo, ente che riunisce associazioni e società scientifiche che si occupano del tema in Italia. 

“Il Miur sarà protagonista del 2 aprile, così come è sempre stato protagonista e promotore dell’inclusione scolastica dei ragazzi disabili. La scuola italiana – ricorda Faraone – è all’avanguardia ma, nonostante questo, leggiamo ancora di classi ghetto e di ‘stanze del silenzio’. E’ quindi importante sensibilizzare tutta la società sul tema dell’autismo e per questo saremo in prima linea sia il 2 aprile con diverse iniziative, che in futuro con azioni di sistema per favorire l’inclusione scolastica degli studenti disabili”.

Autismo, un convegno per riflettere sul passaggio adolescenza-età adulta

da Redattore sociale

Autismo, un convegno per riflettere sul passaggio adolescenza-età adulta

Se ne parlerà giovedì 2 aprile a Firenze nell’incontro promosso da dal Dipartimento salute mentale dell’Azienda sanitaria di Firenze e dall’associazione Ulisse Onlus

FIRENZE – Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta degli autistici. È qui che si concentrano varie problematiche per le persone con Disturbo dello spettro autistico, in sigla il DSAut.
Di questo in particolare si parlerà nel convegno che si terrà giovedì 2 aprile dalle 8.30 alle 19 all’auditorium dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, in via Folco Portinari 5r, in occasione della Giornata mondiale dell’autismo.

Nella fase di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, infatti, viene a mancare, con la fine della scuola, la strutturazione della giornata che per tanti anni ha contenuto gli autistici. Si modifica l’ambiente conosciuto, vengono a mancare insegnanti e assistenti scolastici dedicati, mutano le opportunità di scambio sociale. E ancora vengono a diminuire progressivamente i supporti offerti dalla Asl. SI passa ai servizi per adulti della salute mentale che però non sono ancora così strutturati da far pienamente fronte a quelle particolari esigenze. Infine si aprono le questioni relative agli inserimenti lavorativi, sempre molto rari, all’equilibrio tra scuola e lavoro, all’accoglienza nei centri diurni o residenziali.
I servizi per l’infanzia e l’adolescenza dell’Azienda sanitaria di Firenze hanno in carico circa 325 minori con diagnosi di Disturbo dello spettro autistico, di cui 170 nel capoluogo regionale. Fra questi una decina hanno superato i 18 anni ma frequentano ancora la scuola.
Il convegno del 2 aprile è organizzato dal Dipartimento salute mentale dell’Azienda sanitaria di Firenze e dall’associazione Ulisse Onlus. All’inaugurazione saranno presenti la vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi e il vicepresidente dell’Ente CRF Pierluigi Rossi Ferrini, che ha finanziato numerosi progetti in questo settore.

Oggi DIS-leggo E leggo un libro

AID Asti. Oggi DIS-leggo E leggo un libro

Dal mese di febbraio presso la biblioteca di Asti è stato attivato lo SPORTELLO d’ASCOLTO – “Oggi DIS-leggo un libro” un servizio gratuito di consulenza sui problemi concernenti la Dislessia e gli altri Disturbi Specifici di Apprendimento.
Il servizio è offerto, grazie all’intervento volontario di Soci AID, sia ai genitori degli alunni con diagnosi di DSA sia ai genitori che si trovano di fronte a inaspettate difficoltà dei propri figli nella lettura, nella scrittura o nel calcolo.
LO SPORTELLO SARA’ APERTO, SOLO SU APPUNTAMENTO, IL 2° ED IL 4° MARTEDI’ DI OGNI MESE, DALLA ORE 9 ALLE ORA 12 PRESSO LA BIBLIOTECA ASTENSE.
Per appuntamento scrivere a asti@didlessia.it

Disabilità intellettiva, la parola ai politici: online cinque interviste

da Redattore sociale

Disabilità intellettiva, la parola ai politici: online cinque interviste

Iniziativa Aipd. Confronto con i politici sul Programma d’azione biennale, sulla situazione generale delle persone disabili, su temi concreti come lavoro, residenzialità, diritto di voto. Online le interviste al sottosegretario al Welfare Franca Biondelli e ai parlamentari Eugenia Roccella (Ncd), Giulia Di Vita (M5S), Maria Cecilia Guerra (Pd) e Antonio Palmieri (Forza Italia)

ROMA – Cinque interviste ad altrettanti esponenti politici per riflettere sui diritti delle persone con disabilità intellettive: è l’iniziativa portata avanti dall’Aipd (Associazione Italiana Persone Down), che sulla scia del progetto europeo “L’essenziale è invisibile agli occhi”, pubblica a partire da oggi, sui propri canali social, i “faccia a faccia” con i protagonisti. Nelle interviste si fotografa la situazione delle persone con disabilità oggi in Italia, si fa il punto sull’attuazione del Programma di azione biennale che il governo è chiamato da applicare, si affrontano tutta una serie di temi – dalla residenzialità al lavoro, passando per il diritto di voto – dai quali dipende l’integrazione reale delle persone con disabilità intellettiva.

La prima intervista è quella di Franca Biondelli, sottosegretario al ministero del Lavoro e Politiche sociali, alla quale è stata assegnata la delega alle politiche per la disabilità. Con lei, è stata ascoltata anche Maria Cecilia Guerra, oggi senatrice del Partito Democratico, che in passato aveva a sua volta curato le politiche della disabilità come viceministro (nel governo Letta) e come sottosegretario (nel governo Monti) dello stesso ministero del Lavoro e Politiche sociali. Terza interlocutrice Eugenia Roccella, oggi deputata del Nuovo Centro Destra (Ncd) e vicepresidente della Commissione Affari sociali, ma in passato (ultimo governo Berlusconi)  sottosegretario ai ministeri della Salute, Lavoro e Politiche sociali con delega alla disabilità. Per il Movimento Cinque Stelle è stata intervistata Giulia Di Vita, anche lei impegnata in Commissione Affari sociali a Montecitorio, mentre per Forza Italia è stato sentito Antonio Palmieri, deputato della commissione Cultura e grande esperto di comunicazione politica.

Le interviste nascono dalle sette raccomandazioni politiche che sono state elaborate all’interno del progetto europeo “L’essenziale è invisibile agli occhi”, conclusosi a gennaio 2015 con l’elaborazione di un nuovo modello pedagogico che propone un nuovo atteggiamento da parte degli operatori che lavorano con le persone con disabilità intellettiva in situazione di gravità. I risultati più che positivi della sperimentazione hanno dimostrato la validità del modello che promuove una relazione adulta su base di parità tra la persona che assiste e quella assistita e presuppone la responsabilizzazione (empowerment) della persona con disabilità intellettiva. Tale responsabilizzazione, come anche la promozione di una vita indipendente e autonoma da parte delle persone con disabilità intellettiva, non costituiscono solo un modello per gli operatori e coloro che in generale gestiscono I servizi sociali e assistenziali ma, allo stesso tempo, rappresentano un messaggio per chi ha responsabilità politiche e legislative, di non ostacolare l’emancipazione delle persone con disabilità intellettiva.

Le raccomandazioni sollecitano una riflessione sulle responsabilità politiche e legislative e puntano a promuovere (e non ostacolare) l’emancipazione delle persone con disabilità intellettive. La prima raccomandazione è quella di adottare una pratica educativa e assistenziale individualizzata e centrata sulla persona; la seconda è quella di “convertire“ la tutela giuridica in sostegno attivo al processo decisionale della persona con disabilità; la terza raccomandazione è quella di garantire la libertà di movimento, di decisione sul luogo dove vivere e lavorare della persona con disabilità; la quarta è incoraggiare la partecipazione delle persone con disabilità intellettiva nelle decisioni politiche senza restringere il loro diritto di voto; la quinta è riconoscere il loro il diritto di avere un proprio partner e una famiglia; la sesta è garantire un ambiente mentalmente accessibile, a cominciare dagli uffici pubblici e dai servizi di base e applicando tale principio anche nei servizi alla persona, la settima è aprire uno spazio per la partecipazione della persone con disabilità intellettiva in situazione di gravità nella vita “normale”.

Tempo di gite scolastiche, una “prova d’integrazione” che a volte funziona

da Redattore sociale

Tempo di gite scolastiche, una “prova d’integrazione” che a volte funziona

Sono tante le esperienze positive, ma non mancano quelle negative: famiglie costrette a pagare la quota per l’accompagnatore, o mamme che devono accompagnare il figlio in gita con la classe. Ma la legge cosa prevede? “Partecipazione garantita e assistente a carico della scuola”

ROMA – Primavera, tempo di gite scolastiche. Nonostante i fondi che scarseggiano e le crescenti difficoltà economiche, è difficile trovare una classe che, dalla scuola dell’infanzia in poi, non organizzi almeno una gita durante l’anno. Quasi sempre, in questo periodo. In pullman, a piedi, più difficilmente con i mezzi pubblici; al mare, in fattoria, a un museo o a un parco divertimenti, tante e diverse possono essere le scelte, variabili i costi, simili le modalità: la maggior parte della classe partecipa e, se qualcuno ha difficoltà economiche, spesso i genitori ci spartiscono la sua quota, perché nessuno resti escluso. Proprio nessuno: neanche chi ha una disabilità, più o meno grave, sia essa motoria o psichica. Le difficoltà, però, non mancano. E le soluzioni possono essere diverse,così come il livello di vera integrazione che queste osservano. Accanto ai casi estremi, che spesso hanno meritato l’attenzione dei media, di bambini disabili a cui la gita è stata letteralmente vietata, o addirittura neanche proposta, ci sono quelli, meno gravi ma altrettanto significativi, di famiglie costrette ad accollarsi la spesa dell’accompagnatore, obbligatorio per legge, ma che, sempre secondo la legge, dovrebbe essere a carico della scuola. E non mancano, fortunatamente, le esperienze positive.

Come dovrebbe essere…Abbiamo raccolto alcune brevi testimonianze, di segno diverso, per raccontare l’esperienza di alcune famiglie con bambini disabili di fronte a questa complessa “prova d’integrazione”. Al tempo stesso, abbiamo chiesto a Salvatore Nocera, avvocato e autore, pochi giorni fa, di un e-book dedicato a “Il diritto alla partecipazione scolastica”, cosa prevede la legge in materia di gite scolastiche e quali tutele offre agli alunni con disabilità che vogliano prendervi parte. “Gli alunni con disabilità hanno diritto a partecipare alle gite scolastiche – ribadisce Nocera – Una circolare ministeriale le definisce momento fondamentale di crescita nell’inclusione scolastica. Qualora il Consiglio di classe ritenga necessaria la presenza di un accompagnatore, questo non deve essere necessariamente essere l’insegnante di sostegno, ma qualunque membro della comunità scolastica. O, in ultima istanza, un familiare: soluzione che però va scoraggiata, soprattutto per le scuole medie e ancora più alle superiori, quando i ragazzi, ormai grandi, non possono continuare ad essere seguiti dall’angelo custode”. Per quanto riguarda le spese per l’accompagnatore, la legge parla chiaro: “devono essere a carico della scuola – afferma Nocera – Se fossero addebitate alla famiglia, ci troveremmo di fronte a un caso di discriminazione, perseguibile in base alla legge 67/2006”.

… e come è. La realtà, però, è spesso più difficile di quanto la norma contempli: “le scuole hanno sempre meno fondi – ammette Nocera – e spesso non possono permettersi di pagare la quota dell’accompagnatore Allora, propongo due possibili soluzioni: o la ricerca di uno sponsor, o la suddivisione della quota dell’accompagnatore tra tutti i partecipanti. Infine – conclude Nocera – il dirigente è tenuto a garantire mezzi e siti accessibili, qualora alla gita prenda parte un alunno con disabilità”. Di fatto, “tante segnalazioni mi arrivano, da parte di famiglie a cui la scuola ha chiesto di pagare la quota dell’accompagnatore, pensa l’esclusione del figlio dalla gita: quando però hanno al dirigente quanto previsto dalla legge 67, la scuola si è accollata la spesa”.

Le storie: le “buona prassi”… Una terza soluzione ancora è la “buona prassi” che proviene dal Circolo velico di Policoro, che all’accompagnatore offre l’ingresso gratuito. Lo racconta soddisfatta Francesca, mamma di un ragazzo disabile dell’Itaf Garibaldi di Roma. “per la prima volta, quest’anno, la gita ha funzionato perfettamente: un’esperienza di vera integrazione, in cui mio figlio ha potuto partecipare a tutte le attività, assistito dal personale della struttura, tutto opportunamente formato anche sui temi della disabilità. E assistito dal suo accompagnatore, per il quale non abbiamo dovuto pagare nulla. Tutte le altre volte, ci eravamo dovuti far noi carico della quota dell’assistente”. Esperienze positive arrivano anche da altre famiglie: “Alessio ha partecipato alla scuola-natura con la sua classe, organizzata dal comune di Milano, diverse volte e sempre senza problemi. Ora che è alle scuole medie è stato due giorni in Svizzera: anche in questo caso, è andato tutto bene e abbiamo pagato quanto gli altri”.

… la mamma in gita con la classe… Meno positiva l’esperienza di Danielle, che l’anno scorso ha accompagnato il figlio al campo scuola, perché un’altra soluzione proprio non si trovava: “Siamo stati fuori tre notti e quattro giorni: è stata un’impresa tutt’altro che facile, con il dirigente che non voleva che mio figlio partisse e accampava mille scuse. Poi mi sono rivolta a un’associazione, che mi ha mostrato quanto prevede la normativa: sono tornata dal preside, legge alla mano, mettendolo con le spalle al muro. Ma sono dovuta partire io, come accompagnatore, pagando la sua e la mia quota. Non mi pento di averlo fatto, perché per mio figlio è stata un’esperienza bella e importante”. Bilancio positivo anche per altre due mamme: “Mia figlia va ovunque – racconta Emanuela, di Varese – Con la sua classe e le sue insegnanti spettacolari: quest’anno, in quarta elementare, è andata due volte a Milano e una a Genova, con i suoi compagni che la amano”. Tutte esperienze positive anche per Stefania “dalla scuola elementare ad oggi. Mio figlio – racconta – ha sempre partecipato, insieme all’accompagnatore della scuola o anche a un genitore volontario. Ed è sempre andato tutto bene”.

… Clelia “la sfida con me stessa”. Nessun accompagnatore invece per Clelia, che ha una forma di autismo ma “alle superiori ho partecipato alle gite da sola- racconta – Siamo andati in mezzo ai boschi a vedere delle opere fatte con il materiale naturale. E’ stata un’esperienza super positiva: potevo contare su me stessa, era una sfida per vedere se riuscivo a cavarmela da sola, ad aver fiducia nelle mie possibilità e nei miei compagni”.

Lavoro, tempi e procedure certe per l’assunzione dei disabili nella P.A.

da Superabile

Lavoro, tempi e procedure certe per l’assunzione dei disabili nella P.A.

Approvato, con il parere favorevole della ministra Madia, l’emendamento Guerra che prevede la nomina del responsabile dei processi di inserimento in tutti gli enti pubblici con più di 200 dipendenti

ROMA – Finalmente tempi e procedure certe per l’assunzione dei lavoratori disabili nella pubblica amministrazione e per la nomina del responsabile dei processi di inserimento in tutti gi enti pubbici con più di 200 dipendenti. E’ stato approvato oggi l’emendamento Guerra (altri firmatari Maturani, Lo Moro, Fornaro, Gatti, Granaiola, Manassero Mattesini Crimi, Morra e De Pretis), con il parere favorevole della ministra Marianna Madia.

Si legge nel testo: “Al fine di garantire un’efficace integrazione in ambiente di lavoro di persone con disabilità di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68, previsione della nomina, da parte delle pubbliche amministrazioni con più di 200 dipendenti, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e con le risorse umane disponibili a legislazione vigente, di un responsabile dei processi di inserimento, definendone i compiti con particolare riferimento alla garanzia dell’accomodamento ragionevole di cui all’articolo 3, comma 3-bis, del decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, introdotto dall’articolo 9 della legge 9 agosto 2013, n. 99; previsione di un obbligo di trasmissione annuale da parte delle pubbliche amministrazioni ai Ministri per la semplificazione e la pubblica amministrazione e del lavoro e delle politiche sociali oltre che al Centro per l’impiego territorialmente competente, non solo della comunicazione relativa alle scoperture di posti riservati ai lavoratori disabili, ma anche di una successiva dichiarazione relativa a tempi e modalità di copertura della quota di riserva prevista dalla normativa vigente, nel rispetto dei vincoli normativi assunzionali delle pubbliche amministrazioni, nonché previsione di adeguate sanzioni per il mancato invio della suddetta dichiarazione, anche in termini di avviamento numerico di lavoratori con disabilità, da parte del Centro per l’impiego territorialmente competente”.

Soddisfazione viene espressa dal presidente del Forum terzo settore Pietro Barbieri, che parla di “una buona notizia” che “fa bene”. (ep)


Emendamento assunzione disabili nella PA, Fish: “Così si sana il gap”

Il presidente nazionale Falabella: “Recepite nostre indicazioni. Ora strada in discesa. Importante la nuova figura del responsabile dei processi di inserimento e anche le novità introdotte in materia di scoperture”

ROMA – Esprime apprezzamento positivo la Fish per l’approvazione oggi dell’emendamento (di cui prima firmataria è Maria Cecilia Guerra e che conta sull’avallo del ministro Madia) che assicura tempi e procedure certe per l’assunzione dei disabili nella pubblica amministrazione e che prevede la nomina di un responsabile dei processi di inserimento in tutti gli enti pubblici con più di 200 dipendenti.

“Nella seduta di ieri pomeriggio la Prima Commissione permanente (Affari costituzionali) del Senato, esaminando il disegno di legge “Riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche” (A. S. 1577), ha approvato un importante emendamento che riguarda il diritto al lavoro delle persone con disabilità. Al centro della discussione l’articolo 13: “Riordino della disciplina del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”. Il Paramento ha recepito le indicazioni della Federazione – evidenzia il presidente della Fish Vincenzo Falabella – nell’ottica di una maggiore inclusione dei lavoratori e di un’attenzione maggiore delle pubbliche amministrazioni che devono provvedere a sanare il gap creatosi in merito alle assunzioni dei lavoratori disabili. Ci auguriamo tempi brevi”.

“Le difficoltà di accesso al lavoro, gli alti tassi di scopertura da parte delle Pubbliche amministrazioni che finiscono per non rispettare le indicazioni della legge 68/1999, sono note a tutti e da noi denunciate da anni, ma – fino ad oggi – mancavano misure tanto stringenti da rendere effettiva l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità presso il principale datore di lavoro italiano: lo Stato.”

L’emendamento – ricorda Falabella – inserisce una nuova indicazione in funzione delle delega legislativa attribuita al Governo in tema di pubblico impiego. Il successivo decreto legislativo dovrà prevedere, presso le Pubbliche Amministrazioni con più di 200 dipendenti, la nomina di un responsabile dei processi di inserimento che renda effettiva un’efficace ed adeguata inclusione lavorativa delle persone con disabilità.

“Ma – sottolinea la Fish – importante è anche la novità in materia di scoperture (posti di lavoro che dovrebbero essere assegnati ai disabili iscritti alle liste di collocamento). Sarà imposto l’obbligo di trasmissione annuale da parte delle Pubbliche Amministrazioni ai Ministri per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione e del Lavoro e delle Politiche sociali, oltre che al Centro per l’impiego territorialmente competente, non solo della comunicazione relativa alle scoperture di posti riservati ai lavoratori disabili, ma anche di una successiva dichiarazione relativa a tempi e modalità di copertura della quota di riserva prevista dalla normativa vigente. Quindi tempi certi”.

Lo stesso decreto dovrà fissare adeguate sanzioni per il mancato invio della dichiarazione, anche in termini di avviamento numerico di lavoratori con disabilità, da parte del Centro per l’impiego territorialmente competente.

Conclude il presidente Fish:”È un passo importante e la strada verso l’approvazione definitiva è in discesa. Un passo importante che dovrebbe rendere effettivo ed efficace un principio sancito già nel 1999 dalla legge 68. Un passo importante che potrebbe aprire le porte del mondo del lavoro a migliaia di persone con disabilità”. (ep)

Disabilità, cure ad hoc e tempi ridotti: a Budrio il futuro delle “assistive technology”

da Redattore sociale

Disabilità, cure ad hoc e tempi ridotti: a Budrio il futuro delle “assistive technology”

Tecnologie e riabilitazione dell’arto superiore. Sono i due progetti di ricerca portati avanti da Centro Protesi Inail di Budrio, Azienda Usl Bologna e Asl Romagna. Lucibello: “La nostra mission è la qualità della vita dei lavoratori infortunati”

BUDRIO (Bologna) – La parola chiave è “sinergia”, tra i soggetti coinvolti e tra i dispositivi già esistenti. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita dei pazienti in carico, perché tornino a essere parte integrante e attiva della società. Come? Dando loro la possibilità di avere le cure migliori e di recuperare nel minor tempo possibile. Queste le linee guida emerse dall’incontro di questa mattina nell’Auditorium di Budrio ‘Progetti di ricerca per la salute in Emilia-Romagna’, con al centro la qualità della vita nelle collaborazione tra Centro protesi Inail, Azienda sanitaria locale di Bologna e Azienda unità sanitaria locale della Romagna.
“Davanti a numerosi esempi di sprechi, Inail ha scelto la strada dell’estrema attenzione alla qualità della vita dei lavoratori infortunati seguiti – ha spiegato Giuseppe Lucibello, direttore generale Inail –. 50 anni fa, qui a Budrio è stata progettata la prima protesi a comando elettrico: quanti passi avanti sono stati fatti da allora. Oggi, grazie a una rete estesa anche ad alcuni degli istituti di ricerca più importanti d’Italia, come l’Istituto italiano di tecnologia di Genova o la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, si possono raggiungere ulteriori traguardi. Con partner d’eccellenza si ottengono risultati eccellenti”. Perché, come ha detto Giulio Pierini, sindaco di Budrio, in apertura di convegno, “il risultato finale è molto più della somma dei singoli”.
L’incontro è stato l’occasione per raccontare le sinergie avviate sul territorio per lo studio delle attività tecniche, sanitarie, riabilitative e d’integrazione sociale riguardanti dispositivi, metodiche e tecnologie innovative. Per l’occasione, sono stati presentati due progetti nati e portati avanti proprio grazie a questa innovativa collaborazione. Il primo ha come oggetto i dispositivi tecnici, che includono sia i meccanismi che possono essere applicati su un paziente, sia quelli esterni (sedie a ruote, cuscini). Il metodo prevede progettazione, prova e valutazione di tutte le “assistive technology”, le tecnologie informatiche ed elettroniche al servizio delle persone con disabilità. Il progetto durerà 3 anni e prenderà corpo sul territorio: esperti si recheranno nelle case, negli ambienti dei pazienti per capire esattamente di cosa essi abbiano bisogno, per fornire loro la soluzione adeguata (dalla casa domotica, all’interfaccia vocale, per esempio). Perché ogni persona ha necessità specifiche, che devono essere soddisfatte con taglio artigianale, sartoriale. A portare avanti questa idea, oltre al Centro protesi Inail e all’Asl di Bologna, l’Associazione Glic, la rete nazionale dei centri ausili indipendenti. Cosa significa? Significa che queste tre realtà si mettono al completo servizio del disabile, trovando per lui gli ausili tecnologici adeguati. I centri Glic – 27 in 14 Regioni – sono totalmente indipendenti da qualsiasi interesse commerciale: sono pubblici e gratuiti, e hanno il solo scopo di suggerire i dispositivi migliori. Le prime regioni in cui partirà questa sperimentazione saranno Lombardia, Veneto, Toscana, Puglia, Campania, Lazio ed Emilia-Romagna. Al termine dei 3 anni sarà possibile riportare i risultati ottenuti a Inail, perché possa modularsi secondo le varie esigenze rilevate.

Il secondo progetto presentato riguarda lo sviluppo di strumenti per la valutazione funzionale e la riabilitazione delle patologie della spalla, a partire da un numero e da qualche interrogativo: nel 2012, il 6 per cento degli infortuni totali riguardavano l’arto superiore. Tre le domande del lavoratore infortunato: quanto tempo servirà per recuperare? Cosa riuscirò a fare veramente? Riuscirò a tornare a lavorare? Per dare risposte efficaci, serve una riabilitazione non generica, ma personalizzata. Così, il Centro protesi Inail e l’Azienda Usl di Bologna hanno scelto di collaborare con l’Ospedale Cervesi di Cattolica, leader per tutte le patologie della spalla. Nel Laboratorio di biomeccanica intitolato a Marco Simoncelli (il giovane pilota nacque proprio in quella struttura), un’equipe di chirurghi e di fisioterapisti lavorano insieme per misurare numericamente la qualità del movimento e aiutare la successiva diagnosi, che sarà il più calzante possibile e sarà in grado di prevedere tempi e margini di recupero. A Inail saranno forniti strumenti semplici di valutazione da diffondere nelle unità territoriali, perché tutti possano disporre del trattamento migliore, ottimizzando i tempi.

“Il Centro protesi Inail, la sua collaborazione con il pubblico e i due progetti presentati rappresentano un’eccellenza – ha commentato il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini –: un’eccellenza di cui andare ancora più fieri perché alle cure unisce la ricerca, contribuendo così alla crescita occupazionale. La mission di queste realtà è dare speranza alle persone, per questo non un solo euro sarà tagliato rispetto agli anni passati. Gli 8 miliardi da destinare alla sanità sono confermati, cosi come i 460milioni per il welfare. Qualità e attenzione delle persone: nel vostro lavoro c’è molta Emilia-Romagna”. (Ambra Notari)