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Una scuola che include

Una scuola che include”. Sostegno e disabilità nei mille giorni di Renzi

Ventiseimila nuovi posti di sostegno sull’organico di diritto, per un totale di 90 mila insegnanti specializzati. Qualità e continuità le parole d’ordine dell’inclusione scolastica nel progetto del governo

ROMA – “Una scuola che include chi ha più bisogno”: è il capitolo che il documento “La buona scuola”, pubblicato oggi su passodopopasso.italia.it, dedica all’inclusione scolastica e alla disabilità. In una pagina di tre colonne, sono sintetizzati alcuni di quelli che il governo considera i nodi dell’integrazione della disabilità a scuola. “Una scuola aperta – si legge – è una scuola inclusiva anzitutto con coloro che hanno più difficoltà. Per questo sarà importante prestare una particolare attenzione alle politiche di sostegno ai ragazzi che presentano delle disabilità”. Al centro c’è la questione del sostegno, di cui vengono sintetizzate le ultime vicende: “La legge finanziaria del 2007 aveva previsto un tetto massimo nell’assegnazione del contingente sul sostegno, ma la Corte Costituzionale ha riconosciuto nel 2010 il diritto del disabile all’istruzione come un diritto fondamentale. Anche alla luce di questo, con il decreto n. 104 del 2013 è stato previsto un piano triennale di assunzioni per il periodo 2013-2015 che porterà ad un incremento complessivo di circa 26 mila posti di sostegno sull’organico di diritto”.

Grazie alle 13 mila assunzioni di quest’anno, quindi, e con le 8 mila del prossimo, “l’organico di diritto dei docenti di sostegno arriverà complessivamente a circa 90 mila. E tuttavia – precisa il documento – ciò ridurrà solo, senza eliminarlo, il divario tra organico di fatto e organico di diritto sul sostegno, che – senza ulteriori interventi – resterà pari a circa 21 mila insegnanti. Alle GaE (graduatorie ad esaurimento, ndr) dovrebbero essere iscritti oggi circa 14 mila persone con la specializzazione sul sostegno”.
E proprio sull’importanza della specializzazione dei docenti insiste il documento, perché “l’utilizzo di personale specializzato risponde al diritto dell’alunno disabile all’istruzione e alla sua crescita personale e risponde all’esigenza delle famiglie ad avere docenti formati e preparati rispetto alle singole patologie”. Specializzazione, quindi, ma anche continuità, perché “il continuo ricorso a supplenze non sembra aver favorito il rapporto di fiducia tra i docenti, le famiglie e questi ragazzi che hanno più degli altri bisogno di attenzioni e di insegnamenti specifici. La possibilità di un organico di sostegno stabile anche tra reti di scuole potrà aiutare a rispondere alle esigenze di garanzia dei diritti degli alunni e di miglioramento dell’organizzazione territoriale dei rapporti con le famiglie”.

VALUTAZIONE E BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

Brescia. Valutazione e Bisogni Educativi Speciali. Nuove frontiere per una scuola di qualità

Convegno nazionale
Brescia, 12-13 settembre 2014
“VALUTAZIONE E BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI” – Nuove frontiere per una scuola di qualità
– Convegno. Venerdì 12 settembre, ore 15-19,30 presso Aula Magna dell’Università “Cattolica”
– Workshops. Sabato 13 settembre 9.30-12,30 presso il CENTRO PASTORALE PAOLO VI Via G. Calini 30 25121 – BRESCIA
Per informazioni relative al seminario e/o alla disponibilità alberghiera: amministrazione@chiamalascuola.it

https://www.facebook.com/pages/Valutazione-e-Bisogni-Educativi-Speciali/303977683117260

Lego Educational Training Course

Castelfidardo, 27 e 28 settembre 2014: Lego Educational Training Course

Il corso, organizzato da Scuola di Robotica in collaborazione con l’Associazione “Dove Si Incrociano le Vie” di Castelfidardo, si incentrerà sull’utilizzo di due prodotti didattici Lego: WeDo ed EV3. Il corso è progettato per docenti ed educatori dalla scuola primaria alle superiori. I partecipanti potranno far parte della community Lego Education.
Il corso è certificato dalla Lego.

Il corso è pensato per far si che docenti ed educatori possano utilizzare le tecnologie della Lego dedicate alla robotica nel mondo della scuola e dell’educazione.

Nel corso i partecipanti impareranno realmente a utilizzare i kit WEDO ed EV3 per poterli proporre velocemente nelle loro scuole o realtà didattiche.

ISCRIZIONE: 150 euro ENTRO l’8 agosto; 170 euro DOPO 8 agosto. Inclusa nell’iscrizione il kit Lego dedicato agli insegnanti.

PER ISCRIVERSI: La registrazione è considerata valida una volta effettuato il bonifico sul corrente bancario intestato a:
Scuola di Robotica, Banca Prossima, Filiale 05000, p.zza Paolo Ferrari 10, 20121 Milano
IBAN: IT60 F033 5901 6001 0000 0063 175
Inviate per favore copia del bonifico in pdf a info@scuoladirobotica.it indicando la causale.
Per informazioni: info@scuoladirobotica.it — Tel. 348 09 61 616

ALLOGGIO: Di seguito, alcune indicazioni per pensioni e B&B:

tra i 25 e 1 30 euro a notte:

il Covo dei Piccioni, ottima opzione se si cercano camere singole; ha a disposizione di due camere per un prezzo di 20-25 euro a notte. 3206797572
la Terrazza sul Conero, dispone di 1 camera doppia (disponibili anche per uso singolo a circa 30 euro a notte) e di 3 camere dotate di un letto matrimoniale e di un singolo a 60 euro 333 849 2199 (se i clienti stanno 2 notti possono garantire un 10% di sconto)
Latte e Caffe, 1 singola a 25 euro e 1 doppia uso singola per 35 euro 333 8492199
la Locanda del Musone ha 6 camere matrimoniali che possono essere usate anche come singole;  il prezzo dipende da quante persone prenotino 339 1796284
40 euro: hotel la ginestra 071 7206702 singole a 40 euro

PERCHE’ A CASTELFIDARDO? Il corso nasce grazie ai soci dell’associazione Dove si incrociano le vie che stanno organizzando un progetto didattico nelle scuole di Castelfidardo e nel 2015 presso un orfanotrofio in Uganda.

Ecco alcune informazioni in più rispetto all’associazione Dove si incrociano le vie:

“Dove si Incrociano le Vie” (http://www.dovesiincrocianolevie.org/) è un’associazione con l’ obbiettivo di agevolare e proporre la cooperazione e l’incontro tra le diverse realtà locali e internazionali che promuovono valori di legalità, pace, solidarietà e crescita umana. Ma forse è anche di più, potremmo dire che: è uno stile di vita, un modo di confrontarsi con la realtà di ogni giorno. Le VIE è farsi conquistare dai verbi giusti: ascoltare, osservare, riflettere, parlare, camminare, fare. È perdersi nelle storie, emozionarsi per una bella canzone, indignarsi per una notizia alla TV e pensare di poter fare qualche cosa di buono! È un luogo di arrivo e di partenza insieme.
Nello spazio dell’incrocio, infatti, chi cammina, chi è in viaggio, accetta di contaminarsi con altre vie. E’ qualcosa in più che incontrarsi. Incrociarsi significa “attraversarsi” per un po’ e ripartire mai più uguali a come si era. C’è un prima, da dove si proviene, e un dopo, verso dove si va una volta incrociate altre vie. Nello spazio dell’incrocio, ogni via dona, scambia, riceve, e i progetti di ognuno si evolvono.
In sintesi?! È farsi trasportare in avventure sempre nuove

http://www.scuoladirobotica.it/it/Item/601/Castelfidardo__27_e_28_settembre_2014__Lego_Educational_Training_Course.html

ADHD HOMEWORK TUTOR

ADHD HOMEWORK TUTOR
FORMAZIONE DI FIGURE PROFESSIONALI A SUPPORTO DEL BAMBINO, DELLA FAMIGLIA E DELLA SCUOLA

Il corso permette l’accesso all’albo dei professionisti formati Erickson !

Sede: Trento (Edizioni Centro Studi Erickson)

Date: dal 27 al 30 agosto

Docenti
Francesca Offredi (UO NPI Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, Verona)
Gianluca Daffi (Università Cattolica del Sacro Cuore e NPI Spedali Civili di Brescia)
Giorgia Sanna (Pedagogista, Centro Studi Erickson, Trento)
Silvia Andrich (Centro Studi Erickson, Trento)
Mario Di Pietro (Servizio per l’Età Evolutiva, ULSS 17 di Este/Monselice, Padova)

Presentazione
Il percorso di formazione per «ADHD Homework tutor» è stato pensato per quelle figure professionali che affiancheranno bambini e ragazzi con difficoltà di autoregolazione, e le loro famiglie, in contesto domiciliare. I moduli didattici saranno in parte dedicati specificamente ai disturbi di attenzione/iperattività e in parte affronteranno le metodologie didattiche più significative e gli aspetti emotivo-relazionali e comunicativi.

“Raccontiamo noi l’inclusione”: paure e progetti di genitori di ragazzi disabili

da Redattore Sociale

“Raccontiamo noi l’inclusione”: paure e progetti di genitori di ragazzi disabili

Dall’esperienza di un gruppo di auto mutuo aiuto di famiglie con disabilità, nasce il volume del Gruppo solidarietà, appena pubblicato da Castelpiano. Contiene le testimonianze di persone disabili e di famigliari, accompagnate da riflessioni di studiosi

ROMA – Cosa significa inclusione? E cosa significa, soprattutto, viverla? Un gruppo di genitori di persone disabili prende la parola e prova a raccontarla. “Raccontiamo noi l’inclusione. Storie di disabilità” è il volume che raccoglie questi racconti, edito da Castelpiano e appena pubblicato. Le testimonianze dirette sono accompagnate dalle riflessioni di Andrea Canevaro, Roberto Mancini e Mario Paolini. La trama è quella di un gruppo di auto mutuo aiuto, all’interno del quale si scambiano esperienze e si confrontano pensieri, paure, progetti. “Il volume è il risultato di un progetto che avevamo da tempo – scrive nell’introduzione Gloria Gagliardini – Personalmente avevo la curiosità di conoscere le persone in modo più autentico, più vivo, mettermi in ascolto delle loro storie e capire, indagare, conoscere chi realmente abbiamo attorno e come vivono quella che noi chiamiamo ‘inclusione’. Un’esigenza di spegnere per un attimo le nostre interpretazioni della realtà – scrive ancora Gagliardini – e dare spazio a ciò che mancava: il loro punto di vista, la loro verità”. E’ su questa base che è nato, nel 2008, presso la sede del Gruppo Solidarietà, il gruppo di genitori di persone con disabilità in auto mutuo aiuto.

“Di questo porci in ascolto delle vite ho sempre pensato che fosse importante fare memoria e documentare – riferisce Gagliardini – Sono seguiti poi corsi per familiari anche sulla scrittura di sé e da lì credo di essermi convinta del valore delle storie quando si trasformano in racconto per gli altri: tutte portano con sé qualcosa di misterioso, di grande, da scoprire anche nelle situazioni più complicate. Spesso è stata l’occasione per passare anche un pomeriggio in quella casa, con quei profumi, con quel determinato clima che parla ancor prima delle parole. Le persone che abbiamo intervistato sono persone con disabilità motoria e intellettiva che conosciamo bene, amici che con noi e con la nostra storia si sono fortemente intrecciati. Poi ci sono le testimonianze dei familiari: persone – alcune – conosciute dal Gruppo da 30 anni, altri che abbiamo conosciuto dopo, grazie a un intreccio di altre relazioni. Insomma storie a noi vicine, persone con e grazie alle quali anche noi cresciamo”.

Città intelligenti, città a misura di tutti? L’inclusione al tempo delle smart city

Città intelligenti, città a misura di tutti? L’inclusione al tempo delle smart city è l’evento che apre la decima edizione di Handimatica dal 27 al 29 novembre a Bologna, offrendo una panoramica sul rapporto fra tecnologie digitali e inclusione delle persone, con uno sguardo al passato per capire meglio l’oggi, il tempo delle smart city.

Anche quest’anno il programma si presenta ricco e articolato di proposte con vari livelli di approfondimento, dai convegni di carattere generale e con presenze istituzionali ai seminari su tematiche specifiche e laboratori specializzati anche permanenti.

Il tema del lavoro verrà affrontato nel convegno Lavoro, tecnologie, persone con disabilità, in cui ci si attende la presenza del Ministro Poletti, che già partecipò in passato alla manifestazione come rappresentante del mondo cooperativistico da sempre attento alle problematiche del terzo settore. Nei seminari il lavoro verrà presentato come un elemento molto importante che concorre alla costruzione del contesto di vita della persona disabile per esempio a seguito di traumi con conseguenze permanenti. La tecnologia svolge infatti un  ruolo fondamentale anche nel percorso della conquista/riconquiste delle autonomie e della vita indipendente. Da qui gli approfondimenti dedicati allo sviluppo del “mobile” e all’acquisizione di competenze specifiche, come le Certificazioni Informatiche Europee.

Numerosi gli argomenti dedicati sulla scuola digitale inclusiva, che vedranno in particolare un’attiva partecipazione istituzionale dell’Ufficio Scolastico Regionale-Emilia Romagna, del Ministero dell’Istruzione, Università, Ricerca e di Indire. Una raccolta di esperienze particolarmente significative inoltre è stata fatta attraverso delle apposite “call” che hanno stimolato un grande interesse verso l’innovazione. Tra i temi, quelli più di attualità riguardano i Disturbi Specifici di Apprendimento e l’Autismo, nella didattica esempi di robotica educativa e di software per l’apprendimento.

Il tema degli anziani non autosufficienti è una delle più recenti “piste” che Handimatica e ASPHI hanno iniziato a percorrere portando a frutto i lunghi anni di esperienza nel contatto con le persone con disabilità e con chi si occupa di loro.

Altri aspetti innovativi verranno esplorati nell’area dedicata alle Apps e ai progetti di ricerca che non sempre vengono realizzati nei Centri specializzati o nelle Università, ma sempre più spesso sono frutto di iniziative di persone disabili o di operatori e professionisti che ci lavorano a stretto contatto nella risoluzione dei problemi legati alla quotidianità.

Accanto a queste iniziative, Aziende, Enti, Associazioni saranno presenti in maniera permanente nell’Area Espositiva, a contatto diretto con il pubblico e in particolare per un confronto sui bisogni delle persone con disabilità, sempre più anch’esse orientate all’utilizzo delle nuove tecnologie, alla ricerca di maggiori opportunità per l’apprendimento, la formazione e il lavoro, per il tempo libero e l’accesso alla cultura, nonché per un’attiva partecipazione sociale.

Link al programma sul sito di Handimatica: http://www.handimatica.com/programma/

Expo 2015 e disabilità, l’appello: “Salvare il Mercato al buio”

da Redattore Sociale

Expo 2015 e disabilità, l’appello: “Salvare il Mercato al buio”

Progettato dall’Istituto dei ciechi, è un percorso finalizzato a far comprendere ai visitatori che cosa percepisce un non vedente quando passeggia per le bancarelle. Cancellato due giorni fa, il Pd lombardo ne chiede la reintroduzione

MILANO – Salvate l’esperienza del “Mercato al buio” all’interno del Padiglione Italia di Expo. È una delle dieci proposte che il PD lombardo presenta per migliorare l’offerta turistica per i visitatori che saranno a Milano nel 2015. Il “Mercato al buio” era stato progettato dall’Istituto dei ciechi del capoluogo lombardo come un percorso finalizzato a far comprendere ai visitatori che cosa percepisce un non vedente quando passeggia per bancarelle. Invece che con gli occhi, i visitatori si sarebbero mossi annusando i profumi di frutta e verdura e toccando i prodotti esposti. Poi, il 4 agosto il presidente dell’Istituto, Rodolfo Masto, riceve dal direttore artistico del Padiglione Marco Balich un’email: per motivi di spending review, l’iniziativa salta. “Pensiamo che sia un’iniziativa all’insegna dell’inclusione e che quindi vada valorizzata”, dichiara Fabio Pizzul, consigliere regionale del PD. Le proposte vogliono essere un’indicazione per rendere più efficace lo stanziamento votato in Consiglio regionale di 10 milioni di euro per la promozione delle bellezze della Lombardia.

Sul tema turismo e accessibilità, secondo Pizzul servirebbe “maggiore coinvolgimento delle persone con disabilità nell’accoglienza dei visitatori”. Per altro, se per Milano è chiaro l’obiettivo di testare dieci itinerari sicuri anche per persone con disabilità per raggiungere il polo fieristico, lo stesso non vale per quel che accade nel resto della regione, dove regna l’incertezza sui progetti in corso. “Se sul versante dei contenuti vediamo che si sta lavorando, siamo preoccpuati per quello che si sta facendo per l’accoglienza dei visitatori e per il fuori Expo”, aggiunge il capogruppo del Pd regionale Enrico Brambilla.

Oltre al recupero del “Mercato al buio”, il Pd regionale propone di potenziare la rete wireless sui treni regionali, attrezzare aree di sosta per camper anche in prossimità di mete turistiche, utilizzare (come proposto da Stefano Boeri) il tesoro di quadri non esposti della Pinacoteca di Brera per mostre diffuse in città, munire di display per i sottotitoli i teatri e i cinema milanesi, allungare nel 2015 i cartelloni delle compagnie di spettacoli dal vivo per sfruttare anche i mesi estivi, varare un bando per promuovere attività di giovani artisti, integrare la segnaletica cittadina con cartelli in inglese, disporre finanziamenti ad hoc alle società sportive per promuovere eventi e rendere fruibili gli impianti sportivi in città anche agli stranieri. (lb)

Le funzioni esecutive nei disturbi e nelle difficoltà di apprendimento

Le funzioni esecutive nei disturbi e nelle difficoltà di apprendimento
Il corso prevede 18 crediti ECM!

Sede del corso: Trento (Edizioni Centro Studi Erickson)

Data e orari:
venerdì 5 e sabato 6 settembre 2014: dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00

Docente: Luigi Marotta (Logopedista, IRCSS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma e Università LUMSA, Roma)

Presentazione
Il corso, dal taglio prevalentemente pratico-operativo, fornirà ai partecipanti i protocolli di diagnosi condivisi ai sensi della Consensus Conference sui DSA del 2010, e permetterà di lavorare sulle attività di trattamento delle principali Funzioni Esecutive coinvolte nell’apprendimento di lettura, scrittura e calcolo, operando direttamente su casi clinici.

Fondi sociali: aumenteranno nella legge di stabilità?

Fondi sociali: aumenteranno nella legge di stabilità?

Il disegno di legge delega sul Terzo settore varca il primo traguardo: la presentazione ufficiale in una conferenza stampa di questa mattina. Presente il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti.

Il testo che riordina – e non poco – l’ambito del Terzo settore ha raccolto un sostanziale apprezzamento del Forum del Terzo Settore cui aderiscono moltissime associazioni noprofit fra le quali anche la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.

“La normativa era ormai datata e frammentata. Era necessario fissare nuovi criteri che consentano di premiare e incentivare un settore straordinariamente dinamico, ma anche di fissare regole di trasparenza a garanzia dei singoli e della collettività” – commenta Vincenzo Falabella, Presidente della FISH – “Alcuni elementi potranno essere aggiustati in sede di discussione parlamentare. Uno fra tutti la ambigua e un po’ inquietante indicazione di ‘razionalizzare le categorie di lavoratori svantaggiate’ a proposito delle imprese sociali. Ci auguriamo sia una ‘svista’, un errore nella stesura destinato ad essere rivisto.”

Soddisfazione per le dichiarazioni di Poletti riguardo al futuro dei Fondi sociali (politiche sociali, non autosufficienze, povertà…). Il Ministro riconosce che rispetto al 2008 l’importo dei Fondi è drasticamente diminuito. La destinazione attuale è aumentata rispetto agli anni precedenti, ma è ancora al di sotto delle reali necessità. L’impegno del Ministro è di aumentare, in occasione della prossima legge di stabilità, l’importo destinato a quei Fondi.

“È quello che auspichiamo. – conferma Falabella – La spesa per la disabilità dell’Italia è molto al di sotto della media europea. Si spende poco e in maniera scarsamente efficace. Ci auguriamo che il trend si inverta. Di certo FISH svolgerà un monitoraggio continuo sulla discussione della legge di stabilità.”

NetQ6 sulla Prima Educazione per Bambini Svantaggiati

Padova, 11-12 settembre 2014: NetQ6 sulla Prima Educazione per Bambini Svantaggiati

L’istruzione di qualità nella prima infanzia, soprattutto per i bambini a rischio, incoraggia la loro motivazione, la fiducia e lo sviluppo cognitivo e linguistico. Attraverso la creazione di una rete di cooperazione con altre istituzioni educative in Europa, i partner affrontano le sfide sociali che si presentano nello sviluppo della prima infanzia 0-6 anni, e guidano i loro passi per trovare soluzioni per le nuove realtà e bisogni speciali.
Il progetto europeo Network per la Qualità dell’educazione della prima infanzia dai 0 ai 6 anni (NetQ6) studia l”istruzione di qualità nella prima infanzia, soprattutto per i bambini a rischio, per incoraggiare la loro motivazione, la fiducia e lo sviluppo cognitivo e linguistico.
L’11 e il 12 settembre a Padova si terrà la Terza Conferenza Internaionale di NetQ6: tra i Relatori Immacolata Nappi del Comitato Scientifico di Scuola di Robotica sulla Robotica Creativa (http://www.netq6.org/paduaconference/index.php/conference-keynote-speakers/33-immacolata-nappi.html)

Disabilità, nuova vita dopo un infortunio. Tecnologie e umanità per vincere

Disabilità, nuova vita dopo un infortunio. Tecnologie e umanità per vincere

Viaggio in 68 pagine alla scoperta dei volti di chi, dopo un incidente sul lavoro, ha il coraggio e la forza di ricominciare, tra difficoltà e speranze. Nuovo numero monografico di SuperAbile Magazine sui Centri Inail di Vigorso di Budrio e Volterra

da Redattore Sociale
04 agosto 2014

ROMA – “Realizzare un numero monografico esempre una scelta impegnativa per una rivista che, pur con il passo lento del mensile, ha l’ambizione di seguire le infinite svolte dell’attualita. Bisogna abbandonare l’agenda per fare un tuffo nelle storie che si escelto di approfondire”. È la premessa della redazione del mensile “SuperAbile Magazine”, che nelle pagine di agosto-settembre propone ai lettori un viaggio nei Centri Inail di Vigorso di Budrio e di Volterra “per mettere in luce quel lato umano che troppo spesso rimane in secondo piano rispetto all’eccellenza tecnologica. Perche´ dietro le sperimentazioni di avanguardia nel campo delle protesi e della riabilitazione si nasconde un esercito di tecnici, operatori, scienziati sempre al servizio delle esigenze del paziente. Professionisti abituati a mettere in discussione il loro lavoro, perche´ sanno bene che anche l’ausilio piu avveniristico non serve a nulla senza la profonda convinzione di chi se ne servira`”.

Dalle mani cinematiche di legno degli anni Sessanta agli attuali arti robotici, ne ha fatta di strada il Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio, in provincia di Bologna: officina protesica fiore all’occhiello del made in Italy. Una struttura dove artigianato, ricerca, sfida, innovazione sono all’ordine del giorno. E dove al centro di tutto c’esempre il paziente, che spesso entra demotivato e sconsolato ed esce con una speranza in piu: quella di poter tornare a una vita normale. Ma Vigorso e` anche un crocevia di storie dove utenti, operatori, tecnici percorrono insieme un importante tratto di strada. Alla ricerca di una soluzione unica e personalizzata, che vada bene per ogni singolo caso.

Al Centro di riabilitazione motoria Inail di Volterra si arriva dopo un incidente in fabbrica, una caduta dalle impalcature, un infortunio lungo il tragitto casa-lavoro. “Ma la struttura non euna fucina di disperazione. Bensi un laboratorio di speranza dove la rassegnazione puotrasformarsi in voglia di vivere. Grazie a una tecnologia di ultima generazione in continuo aggiornamento e, soprattutto, a operatori che conoscono l’importanza della relazione tra personale sanitario e pazienti. E a volte accade il miracolo. Che non e tornare a camminare, ma comprendere e accettare la nuova condizione. Imparando a dare importanza ai valori fondamentali della vita

Il numero ospita anche una serie di storie di infortunati sul lavoro che, con l’aiuto dell’Inail, sono riusciti a riprendere in mano la propria vita sconvolta dall’incidente. Persone di varia etae provenienza geografica e sociale che testimoniano l’infinita ricchezza dell’esperienza umana, anche dopo lo shock di ritrovarsi improvvisamente in un corpo diverso. E che a volte sono riuscite a fare della disabilita sopraggiunta un’occasione di cambiamento ed esplorazione di nuovi mondi. “Lungo tutto questo viaggio ci ha accompagnato un fotografo, Riccardo Venturi, che ha immortalato nei suoi scatti il lavoro, le emozioni, l’impegno di tutti quelli che abbiamo incontrato. E che si sono prestati volentieri a raccontarci le loro esperienze – sottolinea la redazione del Magazine –. Anche quando si trattava di ripercorrere momenti difficili delle loro esistenze, andando a toccare ferite ancora aperte”. (lab)

Pregiudizi? Una risata vi seppellirà. L’ironia per conoscere la disabilità

da Redattore Sociale

Pregiudizi? Una risata vi seppellirà. L’ironia per conoscere la disabilità

L’handicap non riguarda la persona, ma l’ostacolo che le si costruisce intorno. Nel volume “Mi girano le ruote” la trentanovenne varesina Angela Gambirasio bacchetta stereotipi e luoghi comuni sulla disabilità. Con l’aiuto di un’arma fuori dagli schemi: l’ironia per superare la diffidenza

BARI – “Come ti è successo? Perché sei diventata così? Questa è una domanda che davvero non sopporto di sentirmi rivolgere, perché capace di creare la distanza”. Angela Gambirasio, 39 anni, colpisce fin dal primo scambio di parole per la schiettezza e l’abilità di arrivare al cuore delle questioni, tralasciando ciò che le appare superfluo. Ed è così che si racconta a Sara Mannocci, nell’intervista per il numero 6 di SuperAbile magazine, la rivista sulla disabilità edita da Inail. Ha circa 15 anni quando smette di camminare, a causa della progressione della patologia che le aveva consentito fino a quel momento di muoversi, seppur male, attraverso l’uso di tutori. “Molti non sanno rapportarsi alle persone con disabilità – sottolinea – ma noi siamo come tutti gli altri, non è una questione di definizione”. Varesina, una laurea in psicologia messa in pratica presso il Centro per l’orientamento dell’Università degli studi di Milano, in questo periodo sta attraversando l’Italia per presentare il suo “Mi girano le ruote. Una storia che non si regge in piedi”, il percorso della sua vita raccontato in chiave ironica per sfatare alcuni dei pregiudizi e luoghi comuni sull’essere disabili.

Si tratta della chiave che ispira anche il suo blog “Ironicamente diversi”. Il libro come è nato?
Non c’è stata l’intenzione precisa di dare vita a un libro. Ho sempre scritto molto, da quando ero bambina, come un modo per interpretare le cose intorno a me. Poi ho capito che, usando l’arma dell’ironia, riuscivo a far capire meglio agli altri quello che vivevo, superando la barriera di diffidenza. Il materiale scritto l’ho trasferito via via in un blog che ha cominciato a essere conosciuto, poi c’è stato l’incontro con le editrici che mi hanno proposto di pubblicare un volume. Il blog ha continuato a esistere in modo autonomo, aggiornato periodicamente.

Quali sono i pregiudizi con cui ha dovuto scontrarsi finora nella sua vita?
I media veicolano ancora un’immagine distorta della disabilità. In realtà l’handicap è l’ostacolo costruito intorno alla persona, non la persona stessa. Rimossi gli ostacoli, le persone sono uguali. Posso avere difficoltà, per esempio, a provarmi e comprare un vestito, se manca un camerino adeguato, altre volte la realtà diventa tragicomica facendo scoprire a chi è in sedia a rotelle un mondo ignorato da chi cammina. E poi ci sono le barriere culturali: quando vado al mare tutti pensano che la persona che mi sta accanto sia mio fratello, e non mio marito. Non si aspettano, forse, che essendo disabile, io possa avere accanto un compagno, magari anche un bell’uomo. Sarebbe normale invece aspettarsi di trovare vicino a me un’altra persona con disabilità.

L’ironia è un’arma di difesa?
Sì, all’inizio sicuramente lo è stata, ma oggi il mio sforzo è di educare gli altri a conoscere la disabilità, ad avvicinarsi, facendo capire che noi stessi come persone disabili siamo in grado di riderci su. Nel libro il capitolo che preferisco è quello che raccoglie le varie storie che ho inventato per spiegare di volta in volta come sono finita su una sedia a rotelle. Tanti, anche se non tutti, si sono resi conto che era una presa in giro.

Ha affermato che durante la sua crescita non ha mai frequentato centri o associazioni, e che il contatto con altre persone disabili è stato limitato solo al periodo della fisioterapia. Oggi qual è il suo atteggiamento?
Ho sempre sentito la necessità di dimostrare che ero come gli altri, quindi vivevo il fatto di stare insieme ad altri disabili come una ghettizzazione. Continuo a pensare che l’associazionismo funziona se riesce a non rimanere chiuso in se stesso, quindi non per mettere i disabili insieme, ma “usando” la disabilità per aprirsi e comunicare con l’esterno.

I pregiudizi, lo abbiamo visto, permangono. Secondo il suo punto di vista negli anni non è cambiato nulla nel modo di rapportarsi alla disabilità?
C’è più coraggio, da parte delle stesse persone disabili, nell’esigere il rispetto dei propri diritti, non in senso pietistico o di carità. La legge c’è già, non è da cambiare ma da applicare. Uno scalino, quindi, va abbattuto non in risposta a un sentimento di bontà ma perché è illegale che sia lì. Un grande aiuto è stato dato attraverso l’associazionismo, ma non può bastare solo quello.

Che cosa ha dato alla sua vita questo libro?
Devo ammettere che prima ero molto concentrata sul lavoro e non ho mai pensato di poter invece trovare soddisfazione anche in un altro modo, di contribuire ad aiutare persone in difficoltà. Qualche passo importante lo si sta facendo con l’idea della pagina Facebook “ Adotta una barriera e abbattila”: l’invito è a impegnarsi concretamente, con i propri mezzi, creando rete e smuovendo le amministrazioni, a far rimuovere un ostacolo della vita quotidiana e a condividere una foto dei risultati ottenuti. Piccoli successi che concorrono a incrementare la “bacheca dei miracoli”. A Venezia, per esempio, non è troppo lontano dalla realtà il progetto di una gondola accessibile alla sedia a rotelle, mentre ad Alberobello, in Puglia, esiste oggi una mappa con i percorsi senza barriere per visitare i trulli ed è possibile anche prenotare carrozzine motorizzate in grado di affrontare le strade del paese in salita. Davvero, con la buona volontà qualcosa si riesce a fare.

Autismi 2014

Autismi

Percorsi di formazione specialistica
Proposte operative per scuola e servizi

Autismi 2014

14 e 15 novembre 2014
Palacongressi di Rimini

Temi del Convegno:
DSM-5: le novità; Famiglia e Progetto di vita adulta; Indicatori precoci, diagnosi e intervento; Affettività e sessualità; Sindrome di Asperger; Buone prassi a scuola e nei servizi; Sviluppo delle autonomie; Tecnologie

Concorso Lucy Braille, edizione 2014

Concorso Lucy Braille, edizione 2014

La Fondazione Lucia Guderzo organizza la terza edizione del concorso Lucy Braille, in collaborazione con il Liceo Classico “Pilo Albertelli” di Roma.
Per la sezione che riguarda la lettura Braille, questi sono i dati significativi:
Partecipanti: bambini e ragazzi fino ai 17 anni di eta’, delle primarie e secondarie di 1° e 2° grado, divisi in due categorie: fino agli 11 anni e dai 12 ai 17 anni.
Prove: per i ragazzi fino a 11 anni, lettura di un brano su carta, della lunghezza massima di 2 pagine braille formato A4; per i ragazzi da 12 a 17 anni: lettura di un brano su display braille della lunghezza massima di 2000 battute. I brani saranno scelti da una commissione formata da membri della Fondazione e personale del Liceo.
Premi: saranno premiati i primi tre classificati di entrambe le categorie: Euro100,00 al terzo, Euro 200,00 al secondo, Euro 500,00 al primo.
Luogo e data della prova di lettura: Aula magna del Liceo Classico Statale “Pilo Albertelli” (Roma), il 13 dicembre 2014 a partire dalle ore 10.00. La premiazione avverra’ il giorno stesso.
Iscrizioni: con il modulo online al link: http://www.winlucy.it/formail.html oppure via mail a: segreteria@fondazioneluciaguderzo.it .
Scadenza: 31 ottobre 2014.
Il bando completo si trova sul sito della Fondazione: http://www.fondazioneluciaguderzo.it/ita/news/progetti/lucy-braille-2014.php

Fermate questo massacro!

da Superando

Fermate questo massacro!

Fermate questo massacro!

di Giampiero Griffo

«Gli sforzi di tanti cooperanti internazionali – scrive Giampiero Griffo, reduce qualche mese fa proprio da una serie di incontri di formazione con associazioni di persone con disabilità della Palestina -, per migliorare la condizione di vita dei cittadini palestinesi, rischiano di essere resi vani dalla guerra che tutto cancella, lasciandosi dietro solo odio, sofferenze e macerie. Bisogna fermare questo massacro di inermi civili a Gaza!»

Giampiero Griffo (secondo da destra), durante il recente incontro a Gaza, con l’associazione sportiva Peace Sport Club for Persons with Disabilities

Si può morire mentre si vede una partita dei Mondiali di Calcio? È accaduto a Gaza durante la partita Argentina-Olanda: una nave israeliana ha lanciato un missile sul litorale, centrando un bar dove si stava appunto assistendo alla Semifinale del Campionato del Mondo, uccidendo nove persone, tra cui alcuni bambini, e ferendone quindici… Che orrore!
Possono quattro bambini essere uccisi mentre giocano? È accaduto nel porto di Gaza City, dove un capanno in cui giocavano quattro bimbi palestinesi è stato centrato dalle bombe israeliane… Che cosa assurda!
Si può essere svegliati in piena notte da una voce che dice: hai cinque minuti per uscire di casa altrimenti morirai? È quello che accade ai palestinesi che abitano nella Striscia di Gaza, colpita dai bombardamenti israeliani ogni notte… Che incubo!
Si può bombardare un istituto per persone con disabilità, un ospedale, un orfanatrofio e un centro di assistenza per anziani non autosufficienti? È accaduto a Ben Lahia, a Gaza City e nelle vicinanze, durante i bombardamenti israeliani di questi ultimi giorni… Che crudeltà!

In queste ultime settimane mi angoscia la condizione del popolo palestinese. Sono reduce da una missione nell’àmbito di un progetto dell’organizzazione EducAid (Cooperazione e Aiuto Internazionale in Campo Educativo) in Cisgiordania e a Gaza, indirizzato all’empowerment [“crescita dell’autoconsapevolezza”, N.d.R.] delle organizzazioni di persone con disabilità locali. Ho potuto quindi costatare quali siano le condizioni di vita di queste persone e come sia possibile applicare la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Autorità Palestinese il 2 aprile scorso [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.].
Ero tornato con due contrastanti impressioni: da un lato la vitalità dell’associazionismo (come in tutto il mondo il movimento delle persone con disabilità è presente nel Paese e attivo, anche se il suo peso nei processi decisionali è scarso); dall’altro lato una percezione di impotenza rispetto alle questioni che dividono Israele e Palestina. Ma proviamo a entrare maggiormente nei dettagli.

Il progetto, o meglio, i progetti gestiti da EducAid, con la presenza della RIDS* (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), sono finanziati dall’Unione Europea e dalla Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del nostro Ministero degli Esteri. Essi sono indirizzati all’empowerment delle organizzazioni della società civile, con particolare attenzione alle donne con disabilità a Gaza e in Cisgiordania.
Nel corso della mia missione, ho partecipato a quattro percorsi di formazione (tre in Cisgiordania, a Ramallah, Betlemme e Nablus e uno a Gaza City), a due convegni (Ramallah e Gaza City) e al lancio del progetto in Cisgiordania (quello di Gaza era partito l’anno scorso).
Il risultato di questa intensa attività di informazione sulla Convenzione ONU è stato senz’altro positivo: sulla Convenzione stessa, infatti, si è attivata la società civile (ai due convegni che hanno seguito i training hanno partecipato rispettivamente settanta e sessanta persone di tutte le Associazioni coinvolte) e nonostante l’Autorità Palestinese non abbia ancora attivato le procedure per implementare il Trattato dell’ONU, sono stati chiariti i passaggi procedurali da seguire (definizione del focal point; creazione di un meccanismo di coordinamento; costruzione di un sistema di monitoraggio) e avviato un percorso dal basso, per arrivare ad avere un’unica voce del movimento che possa interloquire con le autorità competenti.
Come in molti Paesi, infatti, le organizzazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie sono frammentate in tante Associazioni e non hanno ancora un sistema democratico e capillare di coordinamento. Qualche esperienza esiste, ma essa coinvolge solo alcune Associazioni.

Il porto di Gaza City

L’approccio basato sui diritti umani della Convenzione tocca molteplici limitazioni in Palestina alla partecipazione e al godimento dei diritti e delle libertà fondamentali. Non vi sono servizi sanitari sufficienti e professionalmente competenti; l’accessibilità è molto problematica (nessun mezzo di trasporto accessibile; moltissimi edifici pubblici e privati con barriere architettoniche, di orientamento e comunicazione; assenza di arredo urbano fruibile…); il diritto allo studio è garantito a poche persone con disabilità motoria, in poche scuole speciali per sordi e per ciechi e quasi totalmente impedito alle persone con disabilità intellettiva; il tasso di disoccupazione è molto elevato (circa il 90% a fronte di circa la metà nel mercato ordinario), mentre la legge locale che prevede il collocamento obbligatorio nel 5% dei posti di lavoro pubblici è largamente disattesa; e infine, gli altri diritti tutelati dalla Convenzione sono molto problematici da esigere.
Non esistendo risorse locali – e non potendo esistere, per la particolarità di essere da cinquant’anni territori occupati da Israele – non esiste un welfare e laddove vi sia qualche sostegno pubblico o privato, questo dipende dai donatori esterni.
Un esempio l’ho avuto quando ho visitato il Centro Riabilitativo di Jaballa nella Striscia di Gaza, struttura che assiste prevalentemente minori sordi. Essa ha un’utenza che si aggira sui 3.500 bambini all’anno cui vengono forniti gratuitamente assistenza riabilitativa e ausili per l’udito. Il piccolo laboratorio interno è in grado infatti di fabbricare e personalizzare in loco apparecchi acustici per i bambini sordi. Da quest’anno, però, a causa della mancanza di materie prime (in tutta l’area della Palestina e in particolare a Gaza, qualsiasi prodotto è soggetto al controllo e all’autorizzazione di Israele), il laboratorio è inoperoso e i bambini non ricevono gli ausili di cui hanno bisogno.

Questo quadro assai drammatico – come in molti Paesi in cerca di sviluppo – è aggravato da un contesto assolutamente allucinante. Dal 1948, infatti, quando cioè le grandi potenze decisero di dare al popolo ebraico un territorio, occupando una parte dei terreni in cui prima vivevano i palestinesi, il problema della coabitazione tra i due popoli è diventato di anno in anno più problematico. Prima con un incremento dei territori assegnati dall’ONU (guerra 1948-49), poi con l’occupazione dei territori palestinesi (1956) e infine con la Guerra del Sinai (1967), meglio nota come “Guerra dei Sei Giorni”.
Da allora Israele occupa la gran parte dei territori destinati ai palestinesi, che sono costretti a dipendere dalle Istituzioni israeliane per uscire ed entrare dai propri stessi territori e per circolare sulle strade (vi sono check-point su tutte le strade palestinesi, attivati in maniera spesso arbitraria da Israele); inoltre, tutta l’economia dei territori (circa il 95%) dipende da Israele, dal cibo a qualsiasi prodotto di uso quotidiano. Pochissime, infatti, sono le industrie locali. E anche l’erogazione dell’acqua subisce la stessa condizione, con Israele che si è appropriata delle fonti idriche presenti nei territori palestinesi e che rivende l’acqua palestinese agli stessi palestinesi a costi aggiuntivi; a Gaza, poi, l’acqua dei rubinetti non è potabile ed è maleodorante.
E ancora, nonostante gli impegni presi a suo tempo, la Striscia di Gaza non è collegata alla Cisgiordania, per cui la Palestina è uno Stato non incluso in un unico confine. Da Gaza, del resto, è praticamente impossibile uscire per un palestinese, talché superare il check-point è un’esperienza decisamente poco consigliabile: il capannone dove è ubicato pare una grande camera a gas, le procedure da seguire per una persona in sedia a rotelle sono umilianti e assolutamente inadeguate.

Giampiero Griffo (primo a destra), durante il training di formazione condotto a Ramallah in Cisgiordania

«Il popolo palestinese di Gaza è in una “prigione a cielo aperto”», si dice comunemente. Immaginate: non solo sono bombardati a tutte le ore del giorno e della notte, non solo sono invasi dai tank e dai carri armati, ma non possono scappare da nessuna parte.
L’Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite, l’UNRWA [United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East, N.d.R.] ha accolto nelle proprie scuole circa quarantamila persone negli ultimi giorni, rifugiati, però, dentro alla striscia di Gaza, a fianco dei palazzi bombardati…

Gli sforzi che tanti cooperanti internazionali di migliorare la condizione di vita dei cittadini palestinesi, gli stessi obiettivi dei progetti di EducAid cui chi scrive ha contribuito rischiano di essere resi vani dalla guerra che tutto cancella, lasciandosi dietro solo odio, sofferenze e macerie.
E la situazione peggiora di ora in ora: il 18 luglio scorso, Rafiah, una delle persone in sedia a rotelle incontrata a Gaza nella sede dell’Associazione Sportiva Peace Sport Club for Persons with Disabilities, studentessa universitaria, ci ha scritto su Facebook, nel suo inglese incerto: «Ho paura… hanno distrutto con un bombardamento il palazzo a fianco del mio…».
E perché tutto questo? Perché il governo israeliano – senza alcuna prova – ritiene che sia stato qualche militante di Hamas [il Movimento Islamico di Resistenza, N.d.R.] a sopprimere tre ragazzi trovati uccisi nei pressi di Hebron. Senza identificare gli assassini, con un’assurda estensione razzista della legge del taglione di biblica memoria, si criminalizza tutto un popolo e lo si bombarda, uccidendo soprattutto civili, donne e bambini… È una faida disumana e infinita, in cui combattono Davide e Golia…

Anni fa, nel mio primo viaggio in Palestina – era il 1989 – incontrai una persona cui erano state amputate ambedue le gambe durante la prima Intifada, a causa delle bastonate ricevute da soldati israeliani. Alla mia domanda («Senti di essere discriminato come persona con disabilità?»), mi rispose: «Sono discriminato come palestinese!».
Dice David Grossman, famoso scrittore israeliano: «Nel popolo di Israele c’è un vuoto di azioni e di coscienza in cui si verifica un’efficace sospensione del giudizio morale». Purtroppo questa sospensione non riguarda più solo Israele, ma tutta la comunità internazionale che non è in grado di fermare questo massacro indegno.
Dice ancora Grossman, pensando alla società israeliana, che essa è «una democrazia compiaciuta di se stessa, con pretese di liberalità e di umanesimo, ma che da decenni si impone su un altro popolo, lo umilia e lo schiaccia». Una gigantesca violazione dei diritti umani di un popolo si perpetua da decenni, con un’escalation insostenibile in queste settimane: fermate questo massacro!

*La RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), è stata voluta nel 2011 dall’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), da DPI Italia (Disabled Peoples’ International), da EducAid e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

Componente dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ Inrternational) e della RIDS (rete Italiana Disabilità e Sviluppo). Il presente testo – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – viene pubblicato per gentile concessione dell’Agenzia Internazionale NENA (Near Est News Agency – “Agenzia Stampa Vicino Oriente”).

22 luglio 2014