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Studenti italiani bocciati in educazione finanziaria

da La Stampa

Studenti italiani bocciati in educazione finanziaria

Alfabetizzazione finanziaria sotto la media Ocse e risultati bassi in lettura e matematica. Se ne parla a Torino
torino

Insegnanti e dirigenti scolastici riuniti a Torino per parlare di cittadinanza economica, legalità e sviluppo delle competenze economiche. La sfida dell’alfabetizzazione non ha perso la sua attualità: se insegnare l’italiano e la matematica è ancora una priorità, oggi è indubbio che i ragazzi debbano affrontare nuovi contesti e imparare nuovi linguaggi.

 

In un mondo dove parole come tasso, mutuo e spread sono di uso comune, diventa fondamentale familiarizzare il prima possibile con questi concetti attraverso l’uso dei molteplici strumenti didattici già disponibili nelle scuole italiane.

 

Il 20 novembre, presso la sede di Banca Regionale, i principali enti impegnati nella diffusione dell’educazione finanziaria (Banca d’Italia, Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza), insieme con Giovanna Pentenero – Assessore Istruzione, Formazione Professionale e Lavoro Regione Piemonte, Fabrizio Manca – Direttore Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte e Riccardo Barbarini, Direttore Generale di Banca Regionale Europea presentano al corpo docente i propri programmi nell’ambito del workshop “La cittadinanza economica nella cornice della Buona Scuola”.

 

Questa iniziativa vuole facilitare l’inserimento di progetti di educazione finanziaria da parte delle scuole, in particolare quelle secondarie di secondo grado, in un percorso educativo organico e sinergico in vista della prossima rilevazione Ocse Pisa sulla financial literacy già programmata per il 2015.

 

L’iniziativa di Torino risponde alle linee guida contenute nel documento “La buona scuola” del Governo Renzi che, nel capitolo 4 “Ripensare ciò che si impara a scuola”, colloca l’educazione economica, insieme alle lingue straniere e al coding, tra le nuove competenze indispensabili ai giovani, ricordando come “l’economia dovrebbe essere una disciplina accessibile agli studenti di tutte le scuole di secondo grado”.

 

Nel corso dell’incontro Carlo di Chiacchio, National Project Manager Ocse Pisa 2012 presenta i dati dell’indagine che nel 2012 ha coperto quasi 20 paesi e un campione di quasi trentamila quindicenni, da cui emerge come l’analfabetismo finanziario dei nostri ragazzi tocchi livelli preoccupanti, con oltre la metà degli studenti che si attestano su un livello di comprensione dei meccanismi economici e finanziari ben al di sotto della media dei paesi monitorati.

 

La rilevazione dimostra come i giovani italiani abbiano scarsissime competenze e attitudini in questo ambito (l’Italia si colloca al 17° posto su 18 paesi partecipanti), ma come gli studenti piemontesi, con 481 punti rispetto alla media nazionale di 466, ottengano punteggi superiori a quelli degli altri studenti italiani.

 

Giovanna Boggio Robutti e Laura Ranca della Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio introdurranno i contenuti e le novità per i diversi gradi scolastici del programma didattico “Economi@scuola”, il cui obiettivo principale è dare ai ragazzi un approccio valoriale all’uso consapevole del denaro.

“Quota 96”, la beffa infinita

da La Tecnica della Scuola

“Quota 96”, la beffa infinita

 

A distanza di due anni dall’entrata in vigore della riforma Fornero, che ha bloccato il pensionamento di 4mila dipendenti della scuola, l’Inps fa sapere che il loro numero sarebbe quasi dimezzato. Quindi anche la copertura per lasciarli andare. In Parlamento, però, la musica non cambia: cade il primo dei tanti emendamenti salva questione. Il motivo? Avrebbe “azzerato il fondo per la protezione dei richiedenti asilo”. Rimangono in vita altre richieste di deroga, però le speranze che vadano avanti sono minime.

Per i “Quota 96” della scuola rimasti intrappolati nelle maglie della legge Fornero non sembra esserci via d’uscita. Se è vero che dei circa 4mila iniziali, a distanza di due anni, sarebbero rimasti ancora in servizio poco più della metà, almeno a detta dell’Inps, dai banchi del Parlamento continuano ad arrivare notizie avverso riguardo ad un provvedimento risolutorio.

Alla Camera, il 19 novembre è infatti arrivato un altro stop: stavolta riguarda un emendamento della Lega Nord al ddl Stabilità sull’accesso alla pensione proprio per chi reclama di lasciare il servizio da due anni. Davanti alla proposta, su cui c’era già il parere contrario di relatore e governo, c’è stato un braccio di ferro in commissione Bilancio tra coloro, tra cui anche il presidente Francesco Boccia, che chiedevano l’accantonamento dell’emendamento per una più approfondita riflessione, e il governo contrario all’accantonamento. Boccia aveva chiesto di “prendere in considerazione l’accantonamento. Mi auguro – ha detto – si arrivi a una soluzione, non è un problema di copertura ma di scelte”.

Ancora una volta, però, ha prevalso l’opposizione al provvedimento. Il motivo? Il solito: la mancanza di soldi. In questo caso la copertura avrebbe “azzerato il fondo per la protezione dei richiedenti asilo”.

“Il governo è consapevole ed è impegnato ad affrontare il tema – ha detto il viceministro all’Economia, Enrico Morando – ma siamo in presenza di un emendamento con una quantificazione degli oneri corretta ma con una copertura che azzera il fondo rifugiati. La mia posizione è contraria, non mi assumo la responsabilità politica di accantonare l’emendamento con parere favorevole del governo”.

Per i “Quota 96” rimane comunque uno spiraglio: questa proposta, ha spiegato ancora, “così com’è fatta non va bene. Continueremo la discussione su questo tema quando affronteremo gli altri emendamenti” all’articolo 12 e all’articolo 28 che hanno una copertura diversa.

Secondo il relatore Mauro Guerra (Pd) “non ci sono le condizioni per lavorare in questa fase a una soluzione positiva del tema. Ma auspichiamo che la questione venga affrontata se ci saranno le condizioni nel seguito dell’iter al Senato. Chiedo – ha detto – una riflessione da parte dell’esecutivo”.

L’impressione è che anche per gli altri emendamenti, che i deputati saranno chiamati ad esaminare nei prossimi giorni, non via sia scampo: per i “Quota 96” intrappolati la beffa non sembra ancora essere giunta al capolinea.

JOB&ORIENTA

Il MIUR partecipa alla XXIV edizione della mostra convegno nazionale JOB&ORIENTA, tradizionale appuntamento tra il mondo della scuola e dell’impresa, incentrato sui temi dell’orientamento e della formazione verso il mondo del lavoro.
La rassegna che si svolge a Verona dal 20 al 22 novembre 2014, rappresenta uno dei più importanti appuntamenti per i giovani che vogliono orientarsi nei diversi percorsi formativi e sulle opportunità di studio post diploma e postlaurea. E’, inoltre, occasione di promozione delle numerose e interessanti attività realizzate dalle scuole a livello nazionale e locale sui temi dell’orientamento e dell’acquisizione di attitudini e competenze.
Proprio per questo il MIUR propone un nutrito calendario di appuntamenti culturali presso le sale convegno dell’ente fiera e l’allestimento di un’area espositiva che vede la collaborazione, oltre che dell’Ufficio scolastico regionale per il Veneto con le proprie proposte sulle opzioni attive del territorio, la presenza delle scuole che sono state individuate per i progetti rientranti nelle tematiche che caratterizzano l’edizione 2014 di Job&Orienta.
Uno spazio, in particolare, è dedicato allo sport e al liceo sportivo.

Articolo 9, quasi 600 le classi già iscritte al percorso sulla nostra Costituzione

Articolo 9, quasi 600 le classi già iscritte al percorso sulla nostra Costituzione

Sono già quasi seicento le classi e oltre dodicimila gli studenti italiani e delle scuole italiane all’estero che stanno per intraprendere una nuova avventura ispirata all’articolo 9 della Costituzione: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».

Venerdì 21 novembre alle ore 10, con una lezione al Senato della Repubblica tenuta da Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale, sul tema L’importanza della cultura per la società, la politica e l’economia, parte infatti il ciclo di lezioni della terza edizione del Progetto e Concorso nazionale Articolo 9 della Costituzione, l’iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca-Direzione per gli Ordinamenti scolastici, dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo-Direzione per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, e rivolta alle scuole secondarie di primo e secondo grado con lo scopo di sostenere l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” e di accrescere negli studenti la sensibilità per il valore della cultura. Quest’anno ai ragazzi si chiederà una partecipazione attiva nell’elaborazione di proposte concrete per superare la crisi attraverso il patrimonio storico-artistico.
All’incontro inaugurale interverrà il presidente del Senato Pietro Grasso, che in un articolo pubblicato domenica 16 novembre 2014 sulla «Domenica» de «Il Sole 24 Ore» ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa: «Sono davvero felice che il Senato abbia, ancora una volta, confermato la propria collaborazione a questo progetto che ha il merito di aver costruito un luogo di riflessione e di elaborazione concreta, un laboratorio nel quale non solo si immagina ma si costruisce il futuro, e si guarda alle dinamiche di lungo periodo piuttosto che alle contingenze della quotidianità. […] Confrontarsi con le difficoltà che sta affrontando l’Italia e immaginare soluzioni per risollevarla, a partire proprio dalla cultura, dalla ricerca e dalla tutela del patrimonio, è una sfida affascinante e bellissima. Compito delle istituzioni, in questo caso, sarà ascoltare, con curiosità e grande attenzione, quanto le studentesse e gli studenti avranno da proporci.»

Il tema con cui quest’anno si dovranno confrontare i ragazzi è appunto quello della Cittadinanza attiva per superare la crisi attraverso la cultura e il patrimonio storico-artistico.
Alle scuole si proporrà un percorso di riflessione intorno alla complessa e attuale situazione di crisi, non soltanto economica, e che guarda alle risorse storico-artistiche e culturali, come possibile strumento per affrontarla. L’attività di studio e di ricerca che dovranno svolgere le classi iscritte avrà come fine quello di scoprire e sviluppare, idee e proposte progettuali che tengano conto del patrimonio culturale come grande risorsa e che producano, soprattutto, tra gli studenti, atteggiamenti responsabili e partecipi ispirati ai valori della cittadinanza attiva.

Il progetto si articola come nelle scorse edizioni in due fasi.
Tra novembre e febbraio alcuni dei maggiori studiosi e interpreti della vita culturale nazionale dialogheranno con gli studenti intorno ad alcuni temi, tra i quali: il valore della cultura per la società e l’economia; il concetto di crisi e i suoi aspetti positivi e negativi; la crisi attuale e il confronto con altre del passato; esperienze e protagonisti di iniziative per la crescita culturale, sociale ed economica, nella recente storia italiana [vedi in allegato l’elenco degli incontri, con relatori e titolo dell’intervento].
Le lezioni saranno trasmesse in streaming nel rinnovato sito internet del Progetto www.articolo9dellacostituzione.it, dove rimarranno disponibili insieme ad altri materiali di approfondimento. Sarà possibile seguirle anche nel portale www.istruzione.it

Oltre a Gustavo Zagrebelsky hanno dato la loro adesione: Remo Bodei, Tito Boeri, Raffaele Cantone, Mario Castoldi, Aldo Cazzullo, Cristina Collu, Paolo Conti, Luciano Corradini, Giuseppe De Rita, Paola Dubini, Giuseppe Fiengo, Giovanni Maria Flick, Alessandro Laterza, Marco Magnani, Armando Massarenti, Laura Olivetti, Giulio Sapelli, Francesco Scoppola, Marino Sinibaldi.

Alle lezioni con i relatori, in diverse città italiane e in alcuni luoghi-simbolo del patrimonio storico e artistico, grazie alla disponibilità della rete dei Servizi Educativi degli Istituti centrali e periferici del MiBACT, si aggiungeranno visite guidate e attività didattiche orientate, attraverso un’esperienza di fruizione diretta, alla conoscenza delle risorse culturali del proprio territorio e alla ricerca di nuove opportunità di valorizzazione.

In una seconda fase le classi iscritte dovranno realizzare un prodotto originale, in formato video o audio, che documenti il percorso di studio e di ricerca svolto, e l’idea progettuale elaborata.

I prodotti realizzati saranno esaminati in due momenti distinti: una giura composta da studenti o dottorandi provenienti da alcune università italiane selezionerà dapprima, su base territoriale, i lavori finalisti, che saranno sottoposti al vaglio successivo di una giuria nazionale, composta da studiosi ed esperti, e nominata dal Direttore generale della Direzione generale per gli Ordinamenti scolastici Carmela Palumbo.

I prodotti vincitori del Concorso saranno premiati in una cerimonia pubblica a Roma, che quest’anno si terrà presso la Camera dei Deputati.
Tra i premi previsti, oltre a una creazione artistica raffigurante il logo del Progetto, vi sarà anche quest’anno la possibilità di trasmettere gli elaborati prodotti dalle classi attraverso programmi televisivi, radiofonici, social network e altri canali della comunicazione.

Nel sito internet www.articolo9dellacostituzione.it è ancora disponibile, per i docenti e le loro classi, l’intero percorso di riflessione offerto con l’edizione precedente sull’importanza della memoria storica e in particolare sul tema della prima guerra mondiale, in occasione dell’anniversario dei cento anni dal suo inizio.

Il Progetto, si avvale della collaborazione di: Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero per gli Affari Esteri e per la Cooperazione Internazionale, «Domenica» del «Sole 24 Ore»; media partner sono Rai Cultura e Rai Radio3.

Per maggiori informazioni: www.articolo9dellacostituzione.it, info@articolo9dellacostituzione.it

Insegnare per competenze l’educazione fisica

Insegnare per competenze l’educazione fisica

In partenza gli eventi D’Anna Per, dedicati ai docenti e ai laureandi di Scienze motorie. Corsi di aggiornamento per districarsi con agilità tra le nuove normative, la valutazione delle competenze, il CLIL, i BES e l’APA. Udine e Firenze le prime tappe.

FIRENZE, 19 novembre 2014 – “Il benessere dello studente” è il principale obiettivo delle giornate di aggiornamento  organizzate dalla Casa editrice G. D’Anna insieme agli insegnanti di educazione fisica coinvolti nel Progetto Capdi «L’Educazione fisica che vogliamo». I seminari, ormai giunti alla loro 8a edizione, sono il momento creato per dialogare con i docenti e approfondire gli aggiornamenti legati alla materia.

Tra le novità principali del ciclo di eventi 2014/2015, emerge il focus sulle modalità per insegnare l’educazione fisica in inglese. Il CLIL (Apprendimento Integrato di Lingua e Contenuto), entrato in vigore con l’anno scolastico in corso, ha introdotto infatti l’insegnamento di una materia curricolare in lingua nelle scuole superiori. Ampia rilevanza sarà data anche ai BES e alle modalità di approccio didattico nei confronti degli alunni che presentano l’esigenza di un insegnamento personalizzato per diverse ragioni: disturbi specifici evolutivi, difficoltà di apprendimento o derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana. Ai partecipanti all’incontro sarà distribuito il fascicolo sui BES curato dalla psicologa Elisa Niccolai e pubblicato dalla Casa editrice D’Anna. Inoltre si affronterà la tematica dell’APA, l’attività fisica adattata che prevede un’educazione sportiva personalizzata, in grado di valorizzare le capacità di tutti gli alunni, soprattutto di chi si trova in una situazione di disabilità. Il quadro teorico include anche una panoramica sulla normativa europea e italiana per l’insegnamento della materia.

Durante gli incontri sarà presentato il testo “Più che sportivo”, edito dalla Casa editrice D’Anna, in versione digitale per computer e tablet. Secondo la nuova concezione di testo scolastico, “Più che sportivo” amplia le tematiche trattate nel sito web www.imparosulweb.eu, dove è possibile consultare 200 schede di approfondimento interattive, 80 video dedicati all’anatomia e alle discipline sportive, 18 video-lezioni di medici specialistici su temi come doping, alimentazione e problematiche legate allo sport, 20 brani musicali con relative proposte di coreografia da realizzare in palestra, 60 proposte didattiche e questionari.

“Mettiamo a disposizione dei docenti i corsi “D’Anna Per” – spiega Marco Griffa. Direttore generale della Casa editrice – per offrire un momento di formazione qualificato e di spessore a chi è impegnato ogni giorno nella didattica di una materia che si trova ad affrontare esigenze sempre più complesse e diversificate”.

Il ciclo di incontri inizia con gli approfondimenti nelle due città in cui si sono svolti i seminari nel 2014: il prossimo 25 novembre a Udine, per poi proseguire a Firenze il 12 dicembre. I seminari “tradizionali” si svolgeranno ad Alessandria, Sassari, Perugia e Bologna a partire da febbraio 2015. Il programma completo degli eventi è disponibile sul sito Edusport al link http://bit.ly/Calendario-DAnna-Per.

L’iscrizione alla giornata può essere richiesta via mail o tramite fax, compilando il modulo presente a questo link http://bit.ly/DAnnaPer.

La scuola ideale per i ragazzi: più sport e orientamento al lavoro

da La Stampa

La scuola ideale per i ragazzi: più sport e orientamento al lavoro

I dati di un’indagine di Telefono Azzurro e Doxa. Gli adolescenti chiedono anche maggiore preparazione
roma

Una scuola con più sport, ma anche più tecnologia, musica, arte cultura e più contatto con il mondo del lavoro. Sognano così gli adolescenti italiani il loro luogo di formazione ideale secondo l’indagine di Sos Il Telefono Azzurro Onlus e Doxa Kids – ”Osservatorio Adolescenti: pensieri, emozioni e comportamenti dei ragazzi di oggi” – presentata a Roma, che ha coinvolto 1500 giovani tra gli 11 e i 19 anni su tutto il territorio nazionale.

 

Alla domanda su cosa desidererebbe nella scuola dei sogni, infatti, un adolescente su 2 (51%) ha risposto che vorrebbe che a scuola ci fosse più sport, oltre che più tecnologia (44%), musica, arte e cultura (42,7%), più attenzione alle emozioni (33,2%).

 

Quasi 1 adolescente su 2 (il 49,6% del totale dei ragazzi intervistati) ritiene che nella scuola dei propri sogni ci dovrebbe essere un maggior orientamento verso il mondo del lavoro e maggiori occasioni di contatto con le aziende.

 

Più di un quarto degli adolescenti intervistati (28,7%), inoltre, vorrebbe che la scuola offrisse una maggiore preparazione. I ragazzi chiedono, dunque, alla scuola una maggiore attenzione alla formazione, all’acquisizione di competenze e all’orientamento, mostrandosi tutt’altro che svogliati, passivi o demotivati: comunicano invece una grande curiosità e voglia di fare, desiderio di parlare del futuro con insegnanti e genitori, di cogliere ogni opportunità che venga loro offerta e di sfruttarla responsabilmente.

Merito e scatti, si apre la partita

da ItaliaOggi

Merito e scatti, si apre la partita

L’anzianità non tutta da eliminare. Intanto, sciopero. Buonascuola, chiusa la consultazione con 200mila giudizi. Ora si passa ai provvedimenti

Alessandra Ricciardi

Chiusa la consultazione on line sabato scorso, la Buona scuola ora dovrà essere tradotta in provvedimenti. Un mese di tempo e poco più, per elaborare i giudizi emersi dal confronto, circa 200mila, decidere in che misura tenerne conto e poi passare alla fase 3, quella operativa. A gennaio, il primo atto atteso, il decreto legge con le misure per le 150 mila immissioni in ruolo.

Ma le «grane» da risolvere nel frattempo non mancano.

A partire dal merito dei docenti, al centro del progetto del governo, e su cui si sono riversate copiose le critiche della categoria. Il premier, Matteo Renzi, nel corso di una puntata di Porta a Porta, si è detto disponibile a dei cambiamenti: «Non è una proposta chiusa la nostra, possiamo parlarne». Pur ribadendo che guai ad illudersi che tutto rimanga così com’è: i docenti dovranno essere valutati e i più bravi pagati di più. L’ipotesi che circola a viale Trastevere è che l’anzianità di servizio, nell’attuale proposta della Buonascuola inutile ai fini della progressione economica, possa in qualche misura essere reintrodotta. E che possa anche essere rivista quella percentuale del 66% dei docenti che ogni tre anni può accedere agli scatti di merito, contro il 34% che resterebbe nella lista dei cattivi e senza un soldo di aumento. Al momento sempre e solo ipotesi, che richiedono un passaggio politico ancora tutto da tenersi con la presidenza del consiglio dei ministri e finanziario con il ministero dell’economia. Già, perché gli aumenti per gli scatti di merito previsti dalla Buonascuola sono finanziati dalle risorse oggi utilizzate per gli scatti di anzianità. Insomma, la coperta è sempre la stessa.

La retribuzione degli insegnanti si inserisce nella più ampia vertenza tra governo e sindacati sul rinnovo dei contratti della scuola e del pubblico impiego. Una vertenza che ha visto chiudersi con un nulla di fatto l’incontro di ieri a Palazzo Chigi: fondi per i contratti nella Stabilità non ci sono. E su cui si sta consumando anche la frattura nel mondo confederale, con la Cgil che su Jobs act e stabilità ha proclamato lo sciopero generale per il 5 dicembre (aderiscono anche l’univiersità e la scuola della Flc-Cgil), e Cisl e Uil che invece hanno detto no. Pronti però ad andare allo sciopero delle sole categorie di scuola e pubblico (la Cisl ha già proclamato lo stato di agitazione) e su richieste ben precise, come il rinnovo del contratto. Quali saranno gli esiti delle diverse mobilitazioni sull’azione del governo lo si vedrà nelle prossime settimane. Quando le scelte dovranno essere messe nero su bianco.

Giannini: valutazione e merito a braccetto

da ItaliaOggi

Giannini: valutazione e merito a braccetto

Siamo disponibili a valutare il meccanismo nel dettaglio, ma comunque alla valutazione va legata la premialità

I dati definitivi comunicati dal ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, parlano di 1 milione e 350 mila contatti sulla Buonascuola, quasi 200 mila «i contatti attivi», che indicano il numero dei questionari compilati e le proposte avanzate. Un esito «superiore alle migliori aspettative», ha detto il ministro. «Il prossimo mese sarà di grande impegno perché la consultazione ci consegna una Buona scuola arricchita e integrata» e con il 2015 arriveranno le prime misure.

Quanto ai contenuti, la Giannini ha messo i puntini sulle «i». Il piano di assunzioni previsto «consentirà di eliminare la distinzione tra chi ha la cattedra e chi non ce l’ha e consentirà di avere un organico funzionale unico che la scuola poi dovrà gestire al meglio». E poi, il cruciale, e da molti criticato, capitolo della valutazione. «Siamo disponibili a valutare il meccanismo nel dettaglio, ma comunque alla valutazione va legata la premialità» ha ribadito a scanso di equivoci il ministro che ritiene la valutazione il «pilastro di una scuola che vuole essere competitiva, non nel senso poco nobile di un insegnante contro l’altro armato ma di scuola che vuole riacquistare uno slancio verso l’alto».

La proposta, ha spiegato il ministro, prevede un mix: l’autovalutazione delle scuole e una valutazione esterna anche con visite ispettive. «Il risultato di ciò deve essere, a livello di istituto, la possibilità di riconoscere quel plafond di insegnanti che nel triennio hanno dato risultati migliori», ha detto la Giannini e poi ha precisato: «Nessuno vuole fare pagelle individuali ma è evidente che le squadre sono fatte di individualità. Se premio il risultato finale spingo tutta la squadra a dare il meglio».

C’è giustizia Ue per i precari

da ItaliaOggi

C’è giustizia Ue per i precari

Nei prossimi giorni la sentenza della Corte. Il governo mette le mani avanti con la Stabilità

Carlo Forte

Conto alla rovescia in vista della sentenza della Corte di giustizia europea sulla questione della reiterazione dei contratti di supplenza oltre i 3 anni. La pronuncia è prevista per il 26 novembre prossimo. E tutti si aspettano la condanna dell’Italia, il cui ordinamento interno consente di reiterare i contratti di supplenza senza limiti, contro i 36 mesi tassativamente previsti dalla normativa europea.

Il governo si sta preparando da tempo a parare il colpo. Ma la soluzione trovata dall’esecutivo rischia di scontentare tutti: sia i precari che i docenti di ruolo.

Il piano di assunzioni anticipato nel rapporto Renzi su la Buona Scuola, e poi recepito nella legge di Stabilità, parla di 150mila immissioni in ruolo dal 1° settembre 2015. Ma non dice che le 150mila assunzioni saranno spalmate su più anni, a copertura del turn over e, comunque, dei soli pasti vacanti e disponibili. E non dice nemmeno che per trovare i soldi per le assunzioni saranno tagliati gli esoneri dei collaboratori dei dirigenti, i comandi presso altre amministrazioni e gli esoneri presso le associazioni che si occupano della cura dei tossicodipendenti. Queste previsioni, infatti, sono contenute nel disegno di legge di stabilità, all’esame della camera dei deputati, e nelle schede illustrative predisposte ad uso dei deputati dal centri studi di Montecitorio. A ciò va aggiunto il blocco della contrattazione collettiva fino al 2018 e la cancellazione degli scatti di anzianità (i cosiddetti gradoni).

E il divieto di disporre le supplenze brevi dal primo giorno di assenza. Tutto nero su bianco del disegno di legge di stabilità (AC 2670 bis) che giovedì scorso ha superato indenne il vaglio della commissione istruzione della camera. Senza il benché minimo tentativo di presentare emendamenti per proporre modifiche. Quanto agli effetti delle nuove disposizioni, essi vanno esaminati sotto vari profili. Prima di tutto quello dei precari, ai quali sembrerebbe rivolgersi la maggiore attenzione del legislatore. Attenzione inevitabile. Perché se la Corte di giustizia dà torto all’Italia sulla faccenda della reiterazione dei contratti, l’effetto non potrà che essere quello della rivisitazione dell’intero istituto del reclutamento dei supplenti nel senso indicato dalla Corte. Tanto più che una censura da parte dei giudici di Bruxelles avrebbe come effetto una ulteriore sentenza della Corte costituzionale italiana, nel senso della illegittimità costituzionale dell’intero impianto.

Il giudizio in corso davanti alla Cge, infatti, è stato promosso dalla Corte costituzionale, a sua volta richiesta del suo parere da un giudice di merito. Di qui l’effetto domino di una eventuale sentenza sfavorevole all’Italia. Perché se la disciplina del reclutamento dei supplenti fosse dichiarata incompatibile con l’ordinamento comunitario, ciò comporterebbe l’incostituzionalità delle disposizioni interne che regolano tale istituto. L’incostituzionalità discenderebbe per contrasto con l’articolo 117 della Costituzione, che dispone una sorta di inserimento a pettine delle norme dei trattati stipulati in sede di Unione europea. I giuristi chiamano le clausole di questi accordi norme interposte. Proprio perché si inseriscono automaticamente nell’ordinamento interno dei paesi che abbiano sottoscritto tali trattati. Nel caso dell’Italia, direttamente in Costituzione: «La potestà legislativa», recita il primo comma dell’articolo 117, «è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali».

Quanto agli effetti nei confronti dei docenti di ruolo, oltre al blocco degli importi delle retribuzioni, che ormai hanno perso il circa il 10% del potere di acquisito, va aggiunto anche l’effetto sulla mobilità. La cancellazione degli esoneri e dei comandi, infatti, farà diminuire di molto gli spazi per le utilizzazioni, le assegnazioni provvisorie provinciali e interprovinciali. Che vengono disposte in organico di fatto, anche e soprattutto sui posti che si rendono disponibili per gli esoneri

Renzi: la riforma della scuola è pronta per arrivare in Parlamento col consenso generale

da La Tecnica della Scuola

Renzi: la riforma della scuola è pronta per arrivare in Parlamento col consenso generale

Improvvisa accelerata del premier sulle linee guida della ‘Buona Scuola’: la consultazione su come cambiare partendo dal basso ha visto una partecipazione molto positiva, 1 milione e 300mila accessi, 20mila cittadini attivi, 2mila dibattiti sul territorio, ma non mi accontento. Dopo riunioni chilometriche, appuntamenti quasi in tutti i comuni, chiacchierate e litigate serrate, adesso si decide. A contestare l’introduzione del merito è solo una parte minoritaria dei prof. Ma è proprio così?

Le norme per riformare la scuola sono pronte per essere presentate in Parlamento e la maggior parte degli insegnanti, dirigenti, studenti e genitori è d’accordo con il modo di procedere del Governo. È quanto sostiene il premier Matteo Renzi nelle e-news del 18 novembre, alcune delle quali affrontano anche il tema della scuola.

Secondo il presidente del Consiglio, “la consultazione su come cambiare la scuola partendo dal basso e non con progetti di riforma imposti dal governo ha visto una partecipazione molto positiva: 1 milione e trecentomila accessi, 200.000 cittadini attivi, 2.000 dibattiti sul territorio. Devo confessare che non mi accontento. La riforma della scuola deve diventare oggetto di dibattito ancora di più, ovunque”.

Renzi ricorda che “lo ripeto fino alla noia, solo cambiando la scuola si cambia un Paese. Gli economisti e gli esperti dibattono spesso di misure per la crescita: bene, personalmente ritengo che non ci sia una misura più importante dell’investimento educativo, sul capitale umano”, spiega il premier ricordando di aver “partecipato ad alcuni dibattiti, anche televisivi, sull’argomento”.

E, rileva, “mi colpiscono due approcci diametralmente diversi. Il primo, minoritario, è tipico di quella parte dei professori che contestano l’introduzione di criteri di merito e – in fin dei conti – dicono che è stato un errore aver aperto la consultazione su “La buona scuola” a tutti. Chi di voi ha seguito Porta a Porta di qualche giorno fa ha ben presente di cosa stia parlando. Il secondo, largamente maggioritario, è quello di chi ci crede. Quello dei prof, dei presidi, ma anche dei genitori e dei ragazzi, e che si fidano del nostro tentativo di cambiare le cose. Ed è pronto ad accettare con curiosità e passione una discussione vera”.

Renzi paventa sicurezza sull’iter di riforma. “Adesso tocca a noi. Abbiamo avuto riunioni chilometriche, appuntamenti quasi in tutti i comuni, chiacchierate informali e litigate serrate: bene, adesso si decide. I soldi li abbiamo messi in legge di stabilità, come promesso. Gli strumenti legislativi sono pronti, adesso si può provare finalmente a partire anche in Parlamento con la riforma più seria e più importante: quella che riguarda il futuro dei nostri figli”.

Non troppe settimane fa, però, lo stesso premier aveva annunciato che i tempi di realizzazione della riforma sarebbero stati ben più lunghi. Dell’accelerata sarebbero stato informati anche i rappresentanti del Governo: ad iniziare dai suoi ministri più vicini. Come Maria Elena Boschi, titolare del dicastero delle Riforme, la quale appena terminata la fase di consultazione sulla ‘Buona Scuola’ ha annunciato che i risultati sarebbero stati resi noti già in questi giorni.

I motivi del cambio di marcia non si conoscono. Sul consenso che può avere questo modo di procedere verso l’approvazione delle linee guida di riforma, a base di stop and go, ma anche improvvise accelerate, è lecito avere più di un dubbio.

Forse in partenza i corsi di riconversione su sostegno

da La Tecnica della Scuola

Forse in partenza i corsi di riconversione su sostegno

L.L.

Ad oltre un anno dalla presentazione delle domande da parte dei docenti degli insegnamenti in esubero, pare che si vada verso lo sblocco della situazione ormai in stallo da troppo tempo

“Finalmente, dopo oltre un anno dalla presentazione delle domande da parte dei docenti interessati (circolare 11235 del 22 ottobre 2013) e a due anni di distanza dal decreto direttoriale (DD 7 del 16 aprile 2012) che li aveva istituiti, pare che il MIUR abbia sbloccato la situazione dei corsi di riconversione su sostegno”.

Ne dà notizia la Flc Cgil, comunicando che il nuovo Direttore del personale ha informato i sindacati che i corsi si avvieranno a breve per concludersi tutti entro questo anno scolastico.

La notizia interessa, ad oggi, 5.203 docenti degli insegnamenti in esubero, a cui potrebbero aggiungersi, secondo le richieste dei Sindacati, anche coloro che sono risultati ora in esubero nell’organico del 2014/2015. Per tale personale la Flc Cgil chiede la riapertura delle procedure per la presentazione delle domande, che ovviamente non erano state presentate un anno fa.

Legge di Stabilità, si apre anche all’assunzione di dirigenti e Ata?

da La Tecnica della Scuola

Legge di Stabilità, si apre anche all’assunzione di dirigenti e Ata?

Lo indicherebbe un emendamento alla Legge di Stabilità, approvato il 18 novembre dalla Commissione Bilancio della Camera. Ma la prima firma della modifica, Maria Coscia (Pd), sostiene che il “nostro intendimento” era solo “quello di introdurre la formazione per i docenti e i dirigenti”. Eppure si tratterebbe di un’integrazione chiesta da molti.

Sta creando più di un imbarazzo la decisione della Commissione Bilancio della Camera di allargare il piano straordinario di 150mila assunzioni nella scuola anche al personale non docente: la V Commissione ha infatti approvato un emendamento alla Legge di Stabilità, riformulato e a prima firma Maria Coscia (Pd), che prevede che la stabilizzazione non sia più limitata ai docenti.

La notizia era nell’aria, visto che prima della sua approvazione era stata anticipata dal Sole 24 Ore. Ma qualcosa nella riformulazione finale deve essere andato storto. Almeno a sentire la prima firmataria dell’emendamento, l’on. Coscia: “non è nelle nostre intenzioni – ha detto Coscia – ampliare ai non docenti” la stabilizzazione ma il “nostro intendimento è quello di introdurre la formazione per i docenti e i dirigenti”. “Provvedimenti successivi – ha detto ancora l’on. Del Pd – chiariranno questo punto che può essere ambiguo così come formulato”.

La sottolineatura dell’on. Coscia non farà di certo piacere al personale non docente. Nei giorni scorsi da più parti si erano alzati cori di protesta, in particolare a nome del personale Ata, per la mancata inclusione nel vasto piano di immissioni in ruolo. In particolare, proprio ieri, 17 novembre, l’Anief chiedeva il “motivo per cui sia nel piano Governo della ‘Buona Scuola’, sia nella Legge di Stabilità, non vi sia traccia di personale amministrativo, tecnico e di collaboratori scolastici. La loro presenza stabile nella scuola, oltre un diritto, risulta infatti fondamentale ai fini didattici ed organizzativi, tanto che senza il lavoro dei quali il nostro sistema di istruzione non potrebbe funzionare. Ma nella legge di bilancio di fine 2014 si parla solo di “realizzazione di un piano straordinario di assunzioni” dei 150mila “docenti” (articolo 3). Come nella bozza di riforma del settore si punta su “carriera” e “merito”, oltre che su un piano di assunzioni, sull’indizione di “un nuovo concorso” e di “aggiornamento e di formazione in servizio” (capitolo 2), ma sempre e solo riservati al corpo docente”.

“Si tratta di una ‘dimenticanza’ davvero inspiegabile: poiché quest’anno – continua l’Anief – sono state assegnate circa 19mila supplenze, tra annuali e fino al termine delle attività didattiche, sottraendovi i 2.020 posti, per assicurare allo Stato “una riduzione nella spesa di personale pari ad euro 50,7 milioni a decorrere all’anno scolastico 2015/2016” (comma 10, art. 28 della Legge di Stabilità 2015 ora all’esame della Camera), resta da capire cosa attende il Governo per annunciare e procedere ai decreti di assunzione di 17mila precari”.

Tra l’altro, ha ricordato il presidente Anief, Marcello Pacifico, “il paradosso è che cinque anni fa ad avviare la causa alla Corte di Giustizia dell’Ue contro l’abuso di precariato, furono proprio dei lavoratori Ata: se l’Italia, come probabile, verrà condannata per la mancata adozione della direttiva UE 1999/70/CE e costretta ad assumere a titolo definitivo quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, lo si dovrà così anche a loro. A quella categoria di dipendenti della scuola che però – conclude Pacifico – ad oggi non risulta ancora inserita nel piano di stabilizzazione”.

Dirigenti scolastici: taglio agli stipendi

da La Tecnica della Scuola

Dirigenti scolastici: taglio agli stipendi

Il Ministero dell’Economia sta bloccando da tempo i contratti integrati regionali sulla retribuzione accessoria dei dirigenti scolastici provocando di fatto una decurtazione significativa degli stipendi. Adesso la questione è arrivata anche in Parlamento.

La questione covava sotto la cenere già da molto tempo, ma adesso sta esplodendo: il fondo unico nazionale che serve a pagare la retribuzione accessoria dei dirigenti scolastici sta diminuendo rispetto agli anni passati e questo sta provocando di fatto una riduzione degli stipendi nell’ordine di 150/200 euro al mese.
Il problema è molto complesso e si trascina da almeno un paio di anni; in estrema sintesi il fatto è che il FUN (Fondo unico nazionale) è alimentato dalla RIA (retribuzione individuale di anzianità dei dirigenti cessati dal servizio per collocamento in pensione) ed è oggetto di contrattazione regionale integrativa.
Secondo il MEF, però, il FUN non può più essere incrementato perchà l’articolo 9 del decreto legge 78/2010 stabilisce che le retribuzioni individuali dei dipendenti statali non possono aumentare; i sindacati sostengono però che utilizzare la RIA dei dirigenti andati in pensione non determina nessun aumento di spesa.
L’Ufficio Centrale del Bilancio è di parere opposto e in questi anni ha bloccato la maggior parte dei contratti integrativi regionali.
Non più tardi di un mese fa l’ANP aveva usato parole pesanti e aveva parlato di scippo ed esproprio e aveva definito predatorio il comportamento dell’Amministrazione.
Nel frattempo tutti i sindacati dell’area V hanno proclamato lo stato di agitazione e adesso la questione è arrivata anche in Parlamento perché due deputati del PD (Maria Grazia Rocchi e Mara Carocci) hanno anche presentato una interrogazione chiedendo al Governo di chiarire cosa intende fare per affrontare e risolvere il problema.
Le due parlamentari non sono tenere con il Ministero e sottolineano che “oltre alla consistente perdita retributiva, appare intollerabile una situazione nella quale si cumulano gli effetti di interpretazioni restrittive dell’Ufficio Centrale per il Bilancio e quelli di comportamenti ‘fai da te’ degli Uffici scolastici Regionali”.
Adesso si attende la risposta del Ministro.

Mobilità 2015-2016: contrattazione al via, ma in ritardo

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2015-2016: contrattazione al via, ma in ritardo

La contrattazione per la mobilità ha preso avvio ma con molto ritardo. Sindacati e Miur hanno però già deciso di procedere rapidamente in modo da recuperare il tempo perduto.

Di norma, i primi incontri per la mobilità dei docenti e del personale scolastico avvengono già i primi giorni di ottobre; quest’anno, forse per il cambiamento di molte figure tecniche e dirigenziali del Miur, il primo incontro si registra oltre la metà di novembre. Tuttavia è con grande ansia che molti docenti attendono di avere notizie su come sarà la mobilità per l’anno scolastico 2015-2016. Ci saranno molte novità o resterà tutto pressoché inalterato, rispetto agli anni passati? Apprendiamo dal sito della Flc Cgil che le parti hanno convenuto sull’esigenza di procedere con incontri serrati al fine di recuperare il ritardo con cui si è iniziato e pervenire alla sottoscrizione della pre-intesa entro, massimo, i primi giorni di dicembre.
Si ricorda che è necessario arrivare in tempi stretti, entro la prima decade di dicembre, alla firma di ipotesi del contratto, in quanto bisognerà anche attendere i tempi biblici per avere l’autorizzazione alla sottoscrizione definitiva da parte dei ministeri dell’Economia e della Funzione Pubblica. Si è parlato tra l’altro, in questo primo incontro interlocutore, dei punteggi del servizio pre-ruolo che dovrebbero essere valutati alla stessa stregua di quello di ruolo.
Su questo argomento, quasi certamente, interverrà anche la decisione della sentenza sui precari della scuola che uscirà il prossimo 26 novembre dalla Corte di giustizia europea. La Flc Cgil e la Gilda degli insegnanti propongono di equiparare la valutazione  del servizio a tempo determinato a quello a tempo indeterminato ai fini della mobilità, in modo da superare l’attuale disparità di trattamento tra servizi.
Per quanto riguarda invece la questione di dare la possibilità di integrare successivamente il contratto stesso in presenza di novità sul versante della prevista attivazione per il prossimo anno scolastico dell’organico funzionale, anche il Miur ha convenuto questa opportunità. Nei prossimi giorni continueranno gli incontri che porteranno all’intesa definitiva di dicembre, cercheremo di seguire tutte le novità che saranno prese sulla prossima mobilità.

Immissioni in ruolo anche da graduatorie d’istituto

da La Tecnica della Scuola

Immissioni in ruolo anche da graduatorie d’istituto

 

Assunzioni anche da graduatorie d’istituto. E’ questa una delle proposte del M5S, in particolare dell’on. Silvia Chimienti, che ha presentato moltissimi emendamenti alla Legge di Stabilità.

Prioritariamente all’articolo 3 i grillini chiedono che alle assunzioni delle Gae seguano quelle della II e poi della III fascia delle graduatorie d’istituto (emendamenti 3.29, 3.35)

E’ necessario infatti investire quasi il doppio delle risorse che stanzia Renzi e finalizzare queste risorse a un piano straordinario di immissioni in ruolo.

E’ giusto, infatti, escludere Pas e Tfa, diplomati magistrale e SFP dalle future assunzioni? Oltre che iniquo, escludere queste persone dal ruolo costituirebbe uno spreco enorme di risorse già investite e di competenze già ampiamente testate, proprio in un momento di enorme crisi per l’Italia come quello attuale.

C’è poi un emendamento a costo zero (3.19) che fa valere il principio per cui a partire dal 2016 (dopo le 150mila immissioni da Gae) tutti i posti liberati dal turn over dovranno essere ricoperti per scorrimento di graduatorie da docenti iscritti nella II fascia e poi nella III fascia delle graduatorie d’istituto. Questo emendamento è logico e di buon senso, mira a riconoscere il valore formativo dei Tfa e dei Pas nonché l’esperienza acquisita sul campo insegnando: ma anche qui i Cinque stelle sono ansiosi di vedere come voterà il PD.

Il terzo emendamento segnalato (3.34) è quello che va a eliminare la scellerata norma Tremonti del 2008 che ha innalzato di un punto il rapporto alunni docente in classe, tagliando 90mila cattedre e generando i due fenomeni disastrosi delle classi pollaio e del precariato perenne. Vero è che servono 2 miliardi, ma sarebbero due miliardi ben spesi in termini di sicurezza degli allievi nelle classi, di qualità e continuità didattica nonché della possibilità di assorbire in pochissimo tempo anche i precari delle graduatorie d’istituto, ingiustamente esclusi dal piano di Renzi.

Di particolare rilievo è poi l’articolo 21 con cui il M5S avanza importanti richieste:

– sblocco del contratto dei docenti e avvio di una sessione negoziale entro la fine di quest’anno (emendamenti 21.93 e 21.97);

– pagamento degli scatti stipendiali del 2013, ancora bloccati;

– pagamento degli scatti stipendiali e ricostruzione di carriera per i precari;

– pagamento delle ferie non fruite dei precari;

– equiparazione del trattamento economico del personale precario e di ruolo.

Altri emendamenti mirano a eliminare il taglio di risorse operato dal Governo sul comparto scuola, in particolare il taglio di 2.020 posti Ata e delle supplenze brevi.

Assunzioni anche da graduatorie d’istituto, pagamento degli scatti stipendiali, ricostruzione di carriera e pagamento delle ferie non fruite per i precari. Sono punti nodali della questione scuola. Vedremo che cosa accadrà alla discussione della Legge di Stabilità in Commissione Bilancio prevista per questa calda settimana.