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Concorso docenti 2016, Renzi: sarà duro, servono prof bravi

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti 2016, Renzi: sarà duro, servono prof bravi

Il concorso pubblico per oltre 63mila nuovi docenti sarà serio e duro, perché vogliamo selezionare i docenti più bravi: a dirlo è stato il premier Matteo Renzi.

“Questa scelta – ha scritto il presidente del Consiglio nella sua Enews – porterà in cattedra 63.217 professori. Vogliamo che sia una sfida seria, impegnativa, finalizzata a mettere in cattedra i più bravi, i più appassionati, i più tenaci. Per i nostri figli, per i nostri ragazzi, vogliamo semplicemente il meglio. Non possiamo accontentarci di meno”.

Questa scelta, ha scritto il premier, “porterà in cattedra 63.217 docenti, vogliamo i più bravi”.

E ancora: “In questa settimana abbiamo approvato il decreto sulle classi di concorso per la scuola. Fuori dai tecnicismi: dopo che con la Legge 107 del 2015, chiamata Buona Scuola, abbiamo dato un colpo durissimo al precariato come condizione esistenziale per gli insegnanti, adesso abbiamo dato il via libera a un concorso serio, rigoroso e duro”.

Dal Governo, quindi, giungono segnali di forte interesse per la selezione diretta dei docenti: nella stessa giornata, il ministro Giannini ha assicurato che il triplice bando di concorso uscirà nella prima decade di febbraio. Con le prove scritte in programma tra marzo e aprile.

La simulazione 2016 di fisica sarebbe impossibile

da La Tecnica della Scuola

La simulazione 2016 di fisica sarebbe impossibile

Il Ministero, con la simulazione della prova di fisica agli esami di stato, stavolta pare abbia davvero messo in crisi non solo i ragazzi, ma anche i loro insegnanti, tanto che alcune prove sono state persino annullate.

Ma qual era il problema? L’Ansa, che riporta la notizia, sottolinea che i ragazzi potevano svolgerne uno a scelta tra il primo, un problema sul metodo delle parabole di Thomson, e il secondo su un “vecchio arnese” riutilizzato. Elettricità e magnetismo fanno da sfondo a tutta la simulazione, quesiti compresi.

La prova sarebbe stata basata sulle forze all’interno dei campi magnetici. In particolare, nonostante il format presenti ben 8 esercizi, spicca la totale assenza di problemi sulla relatività e sulla fisica quantistica.

Ma come mai il Miur ha redatto una prova tanto difficile?, si sono chiesti gli studenti. Sembra per questo che la  fisica in seconda prova diventi ogni giorno più reale e che il Ministero stia cercando di calibrare il livello di una prova che non è mai arrivata all’esame di Stato fino a oggi.

Prorogata la scadenza delle domande per la pensione al 26 gennaio 2016

da La Tecnica della Scuola

Prorogata la scadenza delle domande per la pensione al 26 gennaio 2016

La scadenza per la presentazione delle domande di pensione del personale docente, educativo e ATA della scuola, dopo le nostre sollecitazioni, è stata prorogata al 26 gennaio 2016.

L’avviso è stato pubblicato nella pagina principale di istanze online: “Si comunica che il termine finale previsto per il 22 Gennaio 2016, per la presentazione, da parte del personale Docente ed A.T.A, delle domande di collocamento a riposo avente decorrenza 1° Settembre 2016, è stato prorogato al 26 Gennaio 2016“.

Slitta al 2020 l’opzione al TFR

da La Tecnica della Scuola

Slitta al 2020 l’opzione al TFR

L.L.

È stata sottoscritta tra Aran e Confederazioni Sindacali l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale quadro per la proroga del termine dell’art. 2, comma 3, dell’AQN 29 luglio 1999 in materia di trattamento di fine rapporto e di previdenza complementare per i dipendenti pubblici.

Entro il 31 dicembre 2015 il personale in regime di TFS avrebbe dovuto esercitare l’opzione al TFR. Tale data è stata prorogata di un ulteriore quinquennio, quindi fino al 31 dicembre 2020.

In questo modo, chi si trova in regime di TFS può ancora continuare ad esercitare l’opzione al TFR e iscriversi ai fondi di previdenza complementare negoziali.

Le parti hanno inoltre ribadito la necessità, entro un anno dalla data di sottoscrizione, di attivare un confronto finalizzato alla verifica delle disposizioni in materia di previdenza complementare e dell’attualità dei contenuti dell’accordo siglato. E si sono anche mostrate concordi sull’utilità di adottare nuove iniziative per accrescere la cultura previdenziale e rafforzare l’attività di comunicazione istituzionale delle amministrazioni pubbliche verso il proprio personale.

Renzi: concorso duro, vogliamo il meglio

da tuttoscuola.com

Renzi: concorso duro, vogliamo il meglio

In questa settimana abbiamo approvato il decreto sulle classi di concorso per la scuola. Fuori dai tecnicismi: dopo che con la Legge 107 del 2015, chiamata Buona Scuola, abbiamo dato un colpo durissimo al precariato come condizione esistenziale per gli insegnanti, adesso abbiamo dato il via libera a un concorso serio, rigoroso e duro“. Lo scrive Matteo Renzi nella sua e-news.

Questa scelta porterà in cattedra 63.217 professori“, prosegue il premier. “Vogliamo che sia una sfida seria, impegnativa, finalizzata a mettere in cattedra i più bravi, i più appassionati, i più tenaci. Per i nostri figli, per i nostri ragazzi, vogliamo semplicemente il meglio. Non possiamo accontentarci di meno“.

Studenti dispersi: 75 mila o un milione?

da tuttoscuola.com

Studenti dispersi: 75 mila o un milione?
Le dichiarazioni del ministro Giannini all’inaugurazione dell’anno accademico al Politecnico di Torino

Intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico al Politecnico di Torino, il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, ha dichiarato che “Nella scuola italiana ci sono 3 punti critici: uno è l’emorragia studenti, abbiamo perso 75mila studenti negli ultimi anni, è un dato drammatico. Il secondo  è l’invecchiamento del corpo docente. Il terzo, ma gerarchicamente è il più importante, è la scarsa occupabilità dei nostri diplomati e laureati”.

Non sappiamo a cosa si riferisca il ministro con quei 75 mila studenti persi negli ultimi anni. Visto che parlava al Politecnico, forse si riferiva all’università e al vistoso calo delle immatricolazioni, perché nella scuola, purtroppo, la dispersione degli studenti, soprattutto negli istituti statali della secondaria di II grado, registra cifre di gran lunga maggiori.

Quest’anno, ad esempio, non siedono più nei banchi delle classi quinte 161.734 ragazzi dei 614.302 iscritti in prima cinque anni prima.

L’anno prima ne risultavano dispersi altri 163.589 e così via di anno in anno disperdendo.

Negli ultimi sei anni l’emorragia complessiva ha superato il milione di ragazzi che, partiti al primo anno delle superiori, non sono arrivati alla fine del percorso.

Si tratta di un problema enorme che riguarda tutto il Paese, anche se il tasso di dispersione attuale è diverso da regione a regione (la Sardegna con il 34,5% ha il tasso più elevato, il Molise con il 17,4% il più basso) e da settore e settore (gli istituti professionali con il 35,5% hanno il tasso più elevato, i licei classici con il 16.9% il più basso).

Non proponiamo una gara in negativo tra tasso di occupabilità tra i diplomati/laureati e tasso di dispersione tra gli studenti delle superiori, ma indubbiamente quel milione e più di ragazzi dispersi che confluiscono quasi sempre tra i neet (non occupati e non impegnati in corsi di istruzione o di formazione) sono una emergenza soprattutto italiana che chiede misure di sistema forti e incisive.

Avanzano le responsabilità dei dirigenti scolastici, con la busta paga più leggera

da TuttoscuolaFOCUS

Avanzano le responsabilità dei dirigenti scolastici, con la busta paga più leggera

Sono cominciati con gennaio i mesi di fuoco per i dirigenti scolastici: definizione del Piano triennale dell’offerta formativa, gestione del Comitato di valutazione, assegnazione dei premi per il merito professionale, chiamata dei docenti dagli ambiti territoriali.

Per queste e per altre nuove responsabilità la legge 107/15 ha previsto di incrementare il FUN dei dirigenti scolastici: “In ragione delle competenze attribuite ai dirigenti scolastici, a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016 il Fondo unico nazionale per la retribuzione della posizione, fissa e variabile, e della retribuzione di risultato dei medesimi dirigenti è incrementato in misura pari a euro 12 milioni per l’anno 2015 e a euro 35 milioni annui a decorrere dall’anno 2016, al lordo degli oneri a carico dello Stato. Il Fondo è altresì incrementato di ulteriori 46 milioni di euro per l’anno 2016 e di 14 milioni di euro per l’anno 2017 da corrispondere a titolo di retribuzione di risultato una tantum”. (comma 86, legge 107/15).

Prima dell’arrivo della Buona Scuola il FUN era andato gradualmente calando di anno in anno, passando dai 142,7 milioni di euro del 2011-12 ai previsti 117,7 milioni per il 2014-15.

La legge 107/15 ha cercato di porre rimedio (parziale) a questa flessione retributiva, invertendo la tendenza. Per il 2015 ha incrementato il FUN di 12 milioni e, a decorrere dal 2016, ha aggiunto un ulteriore aumento di 35 milioni annui.

Dal 2016, dunque, il FUN dovrebbe valere 164,7 milioni annui.

Su quei 164,7 la stessa legge ha aggiunto per il 2016 altri 46 milioni una tantum per la retribuzione di risultato, portando l’importo complessivo a 210,7 milioni.

Anche per il 2017 la Buona Scuola, sempre a copertura di precedenti impegni di spesa  ha previsto la erogazione di una tantum di 14 milioni, portando il FUN per quell’anno a 178,7 annui.

Ma per il momento la busta paga dei dirigenti scolastici, alleggerita negli ultimi anni, per previsioni di spesa non adeguatamente finanziate, continua a soffrire nonostante l’effettivo stanziamento di 35 milioni che va letto come un concreto segnale di attenzione alla categoria da parte del Governo.

Tuttoscuola ha predisposto un dossier – presentato in anteprima al  seminario dell’Andis del 22-23 gennaio a Vico Equense – con un confronto analitico tra la retribuzione dei dirigenti scolastici e di dirigenti di altri settori e paesi. Seguite tuttoscuola.com nelle prossime ore per scaricarlo gratuitamente.

Il Ministro Giannini incontra il suo omologo del Marocco Daoudi

Il Ministro Giannini incontra il suo omologo del Marocco Daoudi

Martedì 26 gennaio alle ore 10.30, presso la sede del Miur, in Viale Trastevere 76/a, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini incontra il Ministro dell’Istruzione superiore, della Ricerca scientifica e della Formazione dei quadri del Marocco, Lahcen Daoudi.

Alla presenza dei due Ministri verranno firmati, dai rispettivi Rettori, due accordi tra università italiane e marocchine. L’Università Euro-Mediterranea di Fez sottoscriverà un’intesa per diventare sede di una Scuola di Architettura dell’Università di Firenze. Uninettuno firmerà poi un accordo con l’Università Al Akhawayn à Ifrane per programmi di ricerca, scambio di docenti e per corsi di insegnamento a distanza.

Università: Ministro Giannini e omologo del Marocco Daoudi
presiedono firma accordi tra atenei italiani e marocchini
per creazione corsi di studio e scambio di ricercatori

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e il suo omologo del Marocco, Lahcen Daoudi, hanno presieduto questa mattina un incontro bilaterale, tenutosi presso la sede del Miur, nel corso del quale sono stati firmati due accordi tra università italiane e marocchine.

Il primo accordo, firmato dall’Università di Firenze e dall’Università Euro-Mediterranea di Fez (Uemf), prevede l’attivazione di una Scuola Internazionale di Architettura, Design e Urbanistica all’interno dell’Uemf.

La seconda intesa, siglata dall’Università Telematica Internazionale Uninettuno e dall’Università Al Akhawayn a Ifrane (AUI), è volta a favorire la collaborazione tra i due atenei nel campo della ricerca e nello scambio di docenti, a creare congiuntamente corsi di laurea triennale e magistrale e Master a distanza per le facoltà di Ingegneria, Economia, Lettere, Psicologia, Scienze della comunicazione e ad attivare Corsi professionali (corsi di perfezionamento, master universitari di I e II livello). I titoli conseguiti dagli studenti saranno validi sia in Marocco che in Italia, acquisendo dunque valore anche a livello europeo.

“La firma di questi due importanti accordi – ha sottolineato il Ministro Giannini – evidenzia come la cornice della scienza e dell’alta formazione siano condizioni che potranno garantire uno spazio euro-mediterraneo di stabilità, di pace, di dialogo e anche di ripensamento del ruolo del Mediterraneo nel mondo. Il Ministro Daoudi – ha ricordato – ha molto insistito sulla parte politica e culturale e io stessa sono convinta che questo intenso lavoro di relazioni scientifiche, culturali e formative che stiamo costruendo in tutto il Mediterraneo, in particolare col Marocco, darà dei frutti molto presto. Già queste  – ha concluso Giannini – sono azioni concrete che partono quest’anno e daranno nuove opportunità ai nostri studenti e ai nostri ricercatori”.

Lapiazzaincantata

Scuola, a Napoli cori in festa per ‘Lapiazzaincantata’
Il flash mob il 9 aprile a Piazza del Plebiscito
Possibile iscriversi fino al 29 febbraio

L’obiettivo è da guinness dei primati: portare nella bellissima Piazza del Plebiscito di Napoli 10mila coristi da tutta Italia e da tutta Europa per intonare le più belle arie e le canzoni della migliore tradizione musicale italiana. L’appuntamento? Il 9 aprile prossimo, quando centinaia di cori si ritroveranno uniti in una sola voce ma ciascuno protagonista di questo singolare concerto. Studenti che coltivano la passione per la musica tra i banchi o fuori dalle aule, appassionati e professionisti: a ‘Lapiazzaincantata’ c’è posto per tutti.

Il progetto è promosso nell’ambito delle attività didattiche volute dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per incentivare e valorizzare la pratica musicale nel sistema scolastico italiano. L’iniziativa è sostenuta dal Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della musica del Miur, presieduto da Luigi Berlinguer, dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo -, dalla Regione Campania – in particolare dall’Assessorato all’Istruzione, Politiche Sociali e Sport -, dalla Rai, dalla Feniarco (Federazione Nazionale delle Associazioni Corali Regionali) e dal Conservatorio di San Pietro a Majella.

Ad oggi sono oltre 6.500 i coristi che hanno già aderito. C’è tempo fino al 29 febbraio per decidere di partecipare al massive flash mob di Napoli. Il Miur ha inviato alle scuole una circolare sui contributi attivati dalla regione Campania per le spese di viaggio dei cori scolastici che vogliono aderire.

Lapiazzaincantata è un’iniziativa aperta agli studenti di ogni ordine e grado. Per partecipare è necessario iscriversi attraverso il sito www.lapiazzaincantata.it dove si possono scaricare gli spartiti messi a disposizione per prepararsi all’evento e seguire le video lezioni dedicate. Per gli alunni sarà una giornata di scuola fuori dalla scuola.

Piano occupazionale e precariato storico

Il piano occupazionale contenuto nella legge 107/15 non ha risolto il problema del precariato storico

Il piano occupazionale contenuto nella legge 107/15 non ha risolto il problema del precariato storico lasciando insoluto il dramma dei docenti della seconda fascia dove sono collocati abilitati che da anni insegnano nelle scuole anche in materie come matematica o sostegno, ormai assenti nelle graduatorie a esaurimento. Questi docenti nonostante abbiano maturato già almeno 3 anni di servizio sono stati completamente ignorati dalla pessima legge sulla scuola.

Come è inaccettabile che la legge non abbia preso minimamente in considerazione il potenziamento dell’offerta formativa per i docenti della scuola dell’infanzia già inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e di merito, discriminandoli rispetto agli altri docenti precari. Si vuole proporre a questi docenti un concorso che  per i numeri riguarderà solo il turn over e che quindi non garantirà le stabilizzazioni per tutti.

Le mobilitazioni di questi giorni, le tante vertenze legali aperte e il pronunciamento nei prossimi mesi della Corte Costituzionale sulla sentenza della Corte di Giustizia Europea, richiedono l’apertura immediata di una trattativa per definire prioritariamente un piano pluriennale di immissioni in ruolo coniugato con il concorso pubblico. Solo così è possibile risolvere realmente il problema del precariato.

DdL unioni civili e persone con disabilità

DdL unioni civili e persone con disabilità

“Non possiamo limitare il nostro impegno alle norme di settore. Le persone con disabilità sono Cittadini e quindi, come ci insegna la Convenzione ONU, i principi di uguaglianza e non discriminazione devono essere trasversali a tutte le politiche e norme di un Paese.”

Così spiega Vincenzo Falabella, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, la formale comunicazione inviata alla Commissione Giustizia del Senato che sta analizzando il Disegno di Legge (2081) sulle unioni civili per chiedere specifici emendamenti.

“Sul delicato tema delle unioni civili all’interno della nostra Federazione vi possono essere posizioni e sensibilità diverse, ma vi è unanime convinzione che la norma non possa essere completa se non considera nelle fattispecie previste anche le questioni connesse alla disabilità.”

E in effetti il Disegno di Legge non contempla l’ipotesi che uno dei partner (o entrambi) possano essere persone con disabilità. Questo è evidente dalla mancata previsione dell’estensione alle unioni civili delle agevolazioni lavorative che consentono permessi e congedi per l’assistenza di congiunti (fra i quali il coniuge e i figli) con grave disabilità. “Su tale aspetto, foriero altrimenti di contenziosi in caso di approvazione della norma, sarebbe opportuno uno specifico emendamento.”

“Ma prima ancora – prosegue Vincenzo Falabella – chiediamo che venga espressamente richiamato il rispetto dell’articolo 23 della Convenzione ONU che impone di eliminare le discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità in tutto ciò che attiene al matrimonio, alla famiglia, alla paternità e alle relazioni personali. Abbiamo a mente molti episodi di discriminazione, in particolare, ma non solo, per quanto riguarda l’adozione e l’affido a persone con disabilità.”

In un clima di confronto sui diritti civili non si potrà non tener conto anche di quelli delle persone con disabilità.

VUOI PARLARE ITALIANO?

da RomaIt
25-01-2016 08:44
VUOI PARLARE ITALIANO?
Docenti di italiano L2. Chi sono? Cosa fanno? Perché esistono?
La classe di concorso specifica per insegnare italiano agli stranieri (L2). Sì, ma del tutto inutile e senza docenti specializzati

Finalmente una nuova classe di concorso, la A023, al prossimo concorso docenti. La classe di concorso specifica per insegnare italiano agli stranieri (L2). Sì, ma del tutto inutile e senza docenti specializzati. La classe prevede infatti che possono partecipare solo laureati in lettere, con specifici esami; non sono riconosciuti neanche tutti gli altri certificati universitari.

Chi meglio del Ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, ex Rettore per 10 anni della storica Università per Stranieri di Perugia, conosce e sa di una nutrita flotta di insegnanti che da 20 anni e più hanno insegnato, si sono iper specializzati, aggiornati in tutto il mondo a proprie spese; chi meglio di Lei sa che i docenti spesso, proprio arrivando da indirizzi di laurea diversi, hanno condotto corsi di lingua settoriali, di cultura e tradizioni italiane a tutto tondo, testimoni e ambasciatori di una cultura con tutta una sua specifica comunicazione prossemica, non verbale, in Italia e all’estero. Chi meglio del Ministro sa che sono divenuti formatori nello stesso ambito.

Difficile capire quale sia la logica che arruolerebbe proprio a scuola, nuovi docenti con un solo tipo di laurea; difficile pensare che in Italia siano necessari soltanto 500 docenti; difficile pensare che, per questa classe di concorso, non esista un corso di idoneità per l’abilitazione per i circa 10.000 insegnanti con 30-40-50 pagine di Curriculum Vitae, un Pas come per tutte le altre classi di concorso; difficile capire l’opportunità di quella firma su perfezionamenti e sulle altre certificazioni di Perugia. Difficile pensare che la lingua italiana non sia formata da lessici di ambito; difficile pensare che tutti i docenti che fino ad ora hanno riempito le graduatorie universitarie, i progetti con i Fondi Europei, le scuole private, non abbiano alcun titolo per partecipare ad un concorso per insegnare nella scuola statale. Insegnanti schiacciati da illogiche prese di posizione. Indicazioni che maggiormente ora non devono e non possono cadere come sempre dall’alto e scritte dentro una stanzetta lontanissima dalla realtà.

Chi meglio del Rettore dovrebbe conoscere lo stato dei docenti di lingua italiana all’università statale, che intorno agli anni 2000 sono stati chiamati Cel “collaboratori esperti linguistici” per pareggiarli a dei tecnici amministrativi e dunque per non riconoscere che svolgevano e svolgono docenza a tutti gli effetti: programmazione, didattica e valutazione come i loro colleghi Docenti, entrati qualche anno prima. Una situazione per cui la stessa Corte Europea si è pronunciata. Chiarissimo fatto di diritti negati, di boicottaggio professionale, di ostruzionismo e della professionalità docente. Ma la domanda è: possibile che non si dia a Cesare quel che è di Cesare, tra l’altro, nostro avo!

Docenza fatta non solo di programmazione, didattica e valutazione ma di aggiornamento e di esperienza, di costruzione di materiali didattici quanto più vicini alla realtà; Un modus operandi particolarmente delicato e nello stesso tempo pane quotidiano; da sempre hanno a che fare con classi multiculturali al 100% e non al 30% o al 10%. Molti di loro hanno scritto tantissimo, sono autori degli stessi libri di testo adottati anche nei CPIA ex CTP, dove i corsi di italiano si svolgono per adulti gratuitamente. Molti di loro sono impegnati da sempre nell’intercultura vera, non fatta di peloso buonismo o accoglienza lanosa ma di rispetto identitario profondo.

Ufficiali specializzazioni per uno specifico insegnamento. Nulla. L’esultanza è durata una frazione di secondo: le braccia sono cadute, la delusione ha tolto le forze e il viso rosso di rabbia. Non ci si aspettava una simile situazione proprio ora con un Ministro ex Rettore di una formazione e istruzione tutta interna a questo discorso. Una Tabella di titoli per l’ammissione al concorso che dice “non vi conosco”.”

E pensare che a sua firma abbiamo preso miriadi di certificazioni; si sono tenuti migliaia di corsi specializzanti, e ora? Non abbiamo fatto nulla!!” A detta loro, dalla tabella pubblicata di riconoscimento dei titoli, per partecipare al concorso per la classe A023, il 90% di insegnanti specializzati saranno tagliati fuori. Come dire: non esistete.

Chiediamo urgentissimamente un incontro per fermare questo scempio; proporre le nostre soluzioni e idee; fare delle dirette domande al Ministro su diversi punti a noi cari; Non ci fermeremo! Non possiamo fare la gavetta ancora per altri 50 anni!” Questo lo sfogo, con mesto entusiasmo di uno dei tantissimi docenti che ama questo lavoro e che non digerisce l’amaro boccone.

Nunzia Latini

Mancano all’appello 60mila profili tecnici

da Il Sole 24 Ore

Mancano all’appello 60mila profili tecnici

di Claudio Tucci

Dei tanti paradossi italiani ce ne è uno che è particolarmente grave perché tocca da vicino i giovani e il lavoro: il nostro Paese, a novembre scorso (ultimo dato ufficiale dell’Istat), ha fatto registrare un tasso di disoccupazione degli under25 del 38,1 per cento. Un numero elevatissimo, che sta iniziando a diminuire, ma che potrebbe scendere molto più velocemente se si considera che, ancora nel 2015, le imprese non sono riuscite a trovare sul mercato circa 60mila profili tecnici da assumere. Un peccato mortale, soprattutto adesso che si intravedono i primi segnali di ripartenza e il settore produttivo ha bisogno di manodopera specializzata per uscire dalla crisi.

Al danno (già di per sé cospicuo) si aggiunge addirittura la beffa: il dato che ci anticipa AlmaDiploma evidenzia che a un anno dal titolo il 44% dei diplomati tecnici lavora, con punte del 48,7% tra i geometri e del 46,6% tra i periti industriali. Eppure, come in un incomprensibile dialogo tra sordi, le iscrizioni a questa importantissima filiera di istruzione secondaria non sfondano e restano intorno al 32% sul totali delle scuole superiori (si pensi che nel 1990 erano il 46% delle iscrizioni complessive).

Più volte su questo giornale ex ministri come Luigi Berlinguer e Mariastella Gelmini, esperti e, da ultimo – in ordine di tempo -, una rigorosa ricerca condotta dalle associazioni TreeLLLe Fondazione Rocca su come innovare l’istruzione tecnica in Italia, chiedono più attenzione al settore. Un primo passo in questa direzione è la possibilità, dallo scorso settembre, di poter svolgere obbligatoriamente esperienze di alternanza con il lavoro. «È questo un passaggio di grande rilevanza compiuto in Italia – sottolinea Ivan Lo Bello, vice presidente di Confindustria per l’Education e numero uno di Unioncamere -. È una vera rivoluzione che ci mette al passo con i sistemi europei e che riconosce finalmente al lavoro e soprattutto all’impresa il loro ruolo educativo». In quest’ottica le opportunità che offre la filiera tecnico-professionalizzante sono concrete: il 20% dei contratti offerti chi si diploma negli istituti tecnici è di natura stabile, con al top, al 26,4%, i periti industriali. Ecco perché, aggiunge Lo Bello, «è necessario che i ragazzi, che fino al 22 febbraio dovranno scegliere il proprio percorso formativo, siano consapevoli che la strada che con maggior probabilità aprirà loro un futuro passa attraverso l’acquisizione di competenze tecniche di cui le imprese italiane hanno particolarmente bisogno».

A fronte di queste prospettive è ancora più urgente un maggior investimento sugli istituti tecnici, che faticano a scrollarsi di dosso l’etichetta ingenerosa di scuole di “serie B”. La riforma del 2008, nonostante i buoni propositi, non è riuscita a decollare: «Le norme e l’apparato burocratico rendono difficoltoso attuare autonomia e flessibilità – spiega Giorgio Allulli, esperto di politiche formative -. Si sono poi ridotte le ore laboratoriali, e in genere la componente specialistica della didattica, mentre nel primo biennio c’è un eccessivo carico di discipline. Ed è del tutto mancata la formazione degli insegnanti».

Anche il ministero dell’Istruzione è consapevole della necessità di fare un check up a queste scuole: «Apriremo una riflessione – risponde Carmela Palumbo, dg per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del Miur -. Non c’è dubbio che le materie nel primo biennio sono troppe, e c’è bisogno di introdurre realmente, attraverso la flessibilità curriculare, più insegnamenti pratici e laboratoriali. L’alternanza con il lavoro è già una realtà da quest’anno, grazie alla legge 107».

Del resto tra istituti tecnici e imprese un legame già c’è nei territori: Confindustria ha radunato nel Club dei 15 i migliori istituti che collaborano da anni con le aziende soprattutto al Centro Nord. Ma anche in Umbria, Puglia, Campania e Calabria esistono realtà di eccellenza che formano periti esperti. Pure i presidi sono convinti che l’intera filiera vada supportata di più: «La necessità di rivalutare la cultura e l’istruzione tecnica è fondamentale – afferma Mauro Borsarini, dirigente dell’Archimede di San Giovanni Persiceto (Bo) – anche perché valorizza competenze specialistiche e trasversali sempre più ricercate dalle aziende».

Pa, licenziamenti solo nel 3% dei procedimenti

da Il Sole 24 Ore

Pa, licenziamenti solo nel 3% dei procedimenti

di Marzio Bartoloni

In attesa di verificare l’effetto del pugno di ferro appena varato del Governo che promette licenziamenti lampo per i furbetti del cartellino il ministero della Funzione pubblica ieri ha aggiornato al 2014 i suoi dati sui procedimenti disciplinari a carico dei dipendenti della Pa.

Scorrendo le tabelle messe a punto dall’Ispettorato si scopre così che i licenziamenti sono leggermente cresciuti nel 2014 raggiungendo quota 227 (nel 2013 sono stati 219). Circa un terzo (84) riguarda proprio le assenze ingiustificate o non comunicate per tempo (erano 99 nel 2013) mentre in altri 72 casi (il 32% del totale) il dipendente pubblico è stato licenziato perché ha commesso dei reati, seguono 63 “espulsioni” per cattiva condotta (in forte crescita rispetto al 2013: +80%). Infine 8 casi (il 3%) riguardano attività extralavorative non autorizzate, in pratica il doppio lavoro. Numeri questi che mostrano come si ricorra alla sanzione più grave – il licenziamento appunto – solo in pochissimi casi, poco più del 3% sui 6.935 procedimenti disciplinari avviati. Una percentuale che diventa infinitesimale se si considera il fatto che i 227 licenziamenti riguardano una platea che supera i tre milioni di lavoratori pubblici.

Le norme appena licenziate dal Governo intervengono in particolare su una delle fattispecie del licenziamento – quella legata alla falsa attestazione della presenza in servizio – con un inasprimento delle sanzioni contro i dipendenti “infedeli” che, oltre alla sospensione in 48 ore e l’immediato procedimento disciplinare, potranno essere chiamati a rispondere anche per i «danni d’immagine». Nel mirino finiranno anche i dirigenti responsabili, che in caso di inerzia – attualmente ci vogliono fino a 200 giorni per concludere un provvedimento disciplinare – rischiano a loro volta il licenziamento, oltre a una accusa per omissione d’atti d’ufficio.

Per il resto i dati sembrano abbastanza in linea con gli anni precedenti, per cui su quasi 7mila procedimenti avviati quelli che si concludono con sanzioni gravi – licenziamenti o sospensioni – sono circa un quarto (in tutto 1.561). Guardando ai settori si registrano più licenziamenti nella scuola (81), seguita da ministeri e agenzie (77) ospedali (34), enti pubblici (19) e università (14) . Solo due i licenziamenti nei Comuni, ma qui il ministero ricorda che la trasmissione dei dati non è obbligatoria.

Tra gennaio e dicembre 2014, nella Pa ci sono stati poi 1.334 provvedimenti di sospensione dal servizio: in 859 casi la sanzione ha avuto una durata inferiore ai 10 giorni, in 475 casi è stata superiore. Sono state 254 (19%) le sospensioni per assenze ingiustificate o non comunicate in tempo, 110 (8%) quelle connesse a reati, 65 (5%) quelle per doppio lavoro, 21 (2%) derivanti da irreperibilità a visita fiscale e 884 (66%) le sospensioni per negligenza o comportamento scorretto. Infine sono state 2.858 le sanzioni minori comminate.

Su un totale di 6.202 procedimenti disciplinari avviati e conclusi nel 2014, oltre la metà ha coinvolto personale delle scuole (3.397), 1.119 i dipendenti di ministeri e agenzie e 984 quelli di asl e aziende ospedaliere.