Archivi categoria: Stampa

Polemica sui fondi per la dispersione scolastica

da tuttoscuola.com

Polemica sui fondi per la dispersione scolastica

I 15 milioni di euro del DL 104/2013, “L’istruzione riparte”, per la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica, nel momento dell’attuazione sta creando qualche polemica.

Il decreto applicativo (dm 87 del 7 febbraio 2014) riporta una tabella con il riparto delle somme assegnate ai singoli uffici regionali.

Sui criteri seguiti dal Miur è piovuta una critica (repubblica.it) perché il riparto sarebbe stato fatto sulla base dell’entità della popolazione scolastica, assegnando, in tal modo, meno risorse a regioni come la Campania e la Sicilia dove è maggiore l’incidenza degli abbandoni e delle ripetenze, a favore di regioni del centro-nord dove il tasso di dispersione risulta minore.

A dir la verità la tabella B del riparto dei 15 milioni agli uffici scolastici regionali non riporta soltanto il numero complessivo degli studenti, ma anche una compensazione a favore delle regioni che registrano un tasso di dispersione sopra la media nazionale.

Il sottosegretario Marco Rossi Doria spiega le ragioni della scelta: “La dispersione scolastica è una grande questione nazionale. E i dati ci dicono che anche nelle periferie urbane del centro-nord gli abbandoni hanno raggiunto e superato i livelli di guardia. Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, inoltre, hanno avuto 50 milioni di fondi europei per il biennio in corso e stanno lavorando già per battere la dispersione“.

Istat, in Italia spesa per l’istruzione bassa e alto numero dei Neet

da tuttoscuola.com

Istat, in Italia spesa per l’istruzione bassa e alto numero dei Neet

In Italia si spende meno per l’istruzione rispetto all’Europa. È quanto emerge dal rapporto Istat ‘Noi Italia’, giunto alla sesta edizione.

In Italia, scrive infatti l’istituto di statistica, “l’incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil è pari al 4,2 per cento, valore ampiamente inferiore a quello dell’Ue27 (5,3 per cento) (2011)“. Nel 2012 “il 43,1 per cento della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha conseguito la licenza di scuola media come titolo di studio più elevato; è un valore molto distante dalla media Ue27 (25,8 per cento) e inferiore solo a quelli di Portogallo, Malta e Spagna. In Italia il 17,6 per cento dei 18-24enni ha  abbandonato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore (12,8 per cento in media Ue), quota che sale al 21,1 per cento nel Mezzogiorno“.

I dati più recenti sul livello delle competenze dei 15enni prossimi alla fine dell’istruzione obbligatoria (indagine Pisa dell’Ocse) evidenziano per i nostri studenti “performance inferiori alla media Ocse e a quella dei paesi Ue che partecipano all’indagine, ma confermano i segnali di miglioramento già evidenziati tra il 2006 e il 2009. La permanenza dei giovani all’interno del sistema di formazione, anche dopo il termine dell’istruzione obbligatoria, è pari all’81,3 per cento tra i 15-19enni e al 21,1 tra i 20-29enni“.

La media Ue21 nelle due classi considerate, secondo l’Istat “è più alta (rispettivamente 87,7 e 28,4 per cento), ponendo l’Italia agli ultimi posti nella graduatoria dei paesi europei. Il 21,7 per cento dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente). Nonostante l’incremento che si osserva nel periodo 2004-2012 (+6 punti percentuali), la quota è ancora molto contenuta rispetto all’obiettivo del 40 per cento fissato da Europa 2020“.

Ammontano infine a due milioni “i giovani 15-29enni (il 23,9 per cento del totale)  non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa. Si tratta di un valore fra i più elevati in Europa. La differenza fra i generi mette in luce una incidenza dei Neet più elevata fra le ragazze, si amplia inoltre lo svantaggio del Mezzogiorno. Solo il 6,6 per cento degli adulti è impegnato in attività formative, un valore che evidenzia il ritardo dell’Italia in materia di apprendimento permanente“.

IV Edizione delle Olimpiadi di Italiano, già 600 istituti iscritti

da tuttoscuola.com

IV Edizione delle Olimpiadi di Italiano, già 600 istituti iscritti

Al via la IV edizione delle Olimpiadi di italiano, presentata questa mattina a Roma nella Sala della Comunicazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. La prima prova della manifestazione, inserita nel programma annuale di valorizzazione delle eccellenze, si svolgerà nelle scuole il prossimo 13 febbraio. Le Olimpiadi si concluderanno poi a Firenze, a Palazzo Vecchio, l’11 e il 12 aprile 2014, nell’ambito di una più ampia iniziativa culturale di valorizzazione della lingua e della letteratura italiana dal titolo “Giornate della lingua italiana”. La manifestazione conclusiva si svolgerà con il patrocinio e il supporto organizzativo del Comune di Firenze.

Le Olimpiadi di Italiano sono state presentate al Miur dal sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, alla presenza del direttore generale per gli Ordinamenti Scolastici, Carmela Palumbo. Hanno partecipato anche il direttore centrale per la Promozione della Cultura e della Lingua Italiana ministro plenipotenziario Massimo Riccardo, in rappresentanza del Ministero degli Affari Esteri, e la Presidente dell’Accademia della Crusca, Nicoletta Maraschio. All’evento sono intervenuti l’assessore alle Politiche giovanili del Comune di Firenze, Cristina Giachi, e il direttore di Rai Radio3, Marino Sinibaldi.

Le Olimpiadi di Italiano sono una competizione relativamente recente rispetto alle gare delle discipline ‘dure’ come la Matematica e la Fisica. Ma la loro IV edizione si annuncia un evento di notevole portata: sono già circa 600 le scuole partecipanti e 15.000 gli studenti iscritti alla prima prova del 13 febbraio, le gare di istituto da cui verranno selezionati i vincitori destinati a cimentarsi nella seconda fase selettiva a livello interprovinciale il 13 marzo. Quest’anno la competizione è allargata, oltre che alle scuole italiane all’estero, anche alle sezioni italiane di scuole straniere e internazionali all’estero e alle scuole straniere in Italia. Come nella scorsa edizione la preparazione delle scuole alle gare sarà seguita dalla trasmissione di Radio3 “La lingua batte”.

Hanno già aderito istituti scolastici da diverse parti del mondo: da Madrid a Casablanca, da Praga a Parigi, da Barcellona a Bruxelles, passando per Sofia, Bratislava, Il Cairo e Asmara, per citarne alcune. Le gare, nelle prime due fasi, si svolgeranno online e potranno contare sulle maggiori potenzialità di una nuova piattaforma informatica più flessibile, in grado di facilitare le operazioni e di rendere più ampia la gamma dei possibili quesiti. Novità di quest’anno è anche il nuovo sito (www.olimpiadi-italiano.it), dalla veste più vivace e moderna.

Alla gara finale, che prevede, oltre ai quesiti a risposta chiusa, prove aperte di scrittura, parteciperanno circa 60 studenti, selezionati in base a un criterio misto che tiene conto sia dei risultati assoluti della graduatoria nazionale, sia delle graduatorie regionali, allo scopo di contemperare la valorizzazione del merito individuale e la rappresentatività territoriale. Parteciperanno anche altri 8 studenti selezionati per le scuole straniere e per le scuole di lingua tedesca e ladina. I premi offriranno agli studenti italiani la possibilità di fruire di stage formativi in centri internazionali di approfondimento dello studio dell’italiano e agli studenti provenienti dall’estero di frequentare stage in centri di ricerca e studio dell’Italiano in Italia.

Il giallo della circolare scomparsa sul posticipo dell’obbligo scolastico

da tuttoscuola.com

Il giallo della circolare scomparsa sul posticipo dell’obbligo scolastico

Diversi organi di stampa e alcune  agenzie hanno riportato ieri la notizia di una nota ministeriale (prot  n.0000338 del 4 febbraio 2014), con la quale si forniscono finalmente  chiarimenti agli Uffici Scolastici Regionali circa la possibilità di  derogare al rispetto dell’obbligo scolastico in quei casi in cui, in  accordo con la famiglia e con le competenti figure professionali, si  ritenga opportuno posticipare l’iscrizione in prima elementare.

Tuttoscuola da tempo condivide tale tesi, come chiarito recentemente anche su questo sito nello spazio del dibattito “Tribuna”.

Il chiarimento ministeriale nasce dal  quesito posto dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto sul caso  di un bambino che, giunto in Italia da poco più di un anno, presentava  una situazione di particolare criticità per cui la famiglia e la scuola  intendevano non iscriverlo alla prima classe della primaria anche se  aveva compiuto il sesto anno di età.

Secondo la Cai (Commissione Adozioni  Internazionali) nel 2012 sono arrivati in Italia oltre tremila bambini  in età per l’ingresso nella scuola primaria.

Il ministero dell’Istruzione, nel tenere  conto dell’elevato e crescente numero di bambini stranieri adottati,  nella nota invitava i responsabili delle istituzioni scolastiche ad  attivare tutte le strategie necessarie per gestire con la dovuta  attenzione anche le situazioni di disagio conseguenti all’adozione e  riconosce, laddove necessario, la possibilità di consentire al minore  che ha compiuto i sei anni di permanere per un altro anno nella scuola  dell’infanzia.

Oltre ai casi dei bambini adottati, a nostro parere, ci sono anche quelli dei bambini malati spedalizzati e dei disabili gravi.

Della nota ministeriale però non c’è  traccia alcuna sul sito del Miur e non se ne trova traccia da nessuna  parte, salvo alcuni siti specializzati. Annullata? Ritirata? C’è un ripensamento o c’è, invece, un  semplice ritardo?

Rassegna Stampa 12 febbraio 2014


in  primo  piano

 
   
il Messaggero  del  12-02-2014  
IL TESORO SI RIPRENDE SEICENTO EURO DAI BIDELLI (A.Campione) [solo_testo] pag. 12  
Avvenire  del  12-02-2014  
SCUOLA DISPERSIONE, 15 MILIONI PER COMBATTERLA [solo_testo] pag. 9  
Tecnicadellascuola.it  del  11-02-2014  
ROSSI DORIA E I FINANZIAMENTI PER LA DISPERSIONE [solo_testo] pag.  
il Mattino  del  12-02-2014  
LE REGOLE SLEGATE DALLA REALTA’ (M.Calise) [solo_testo] pag. 1  
il Sole 24 Ore  del  12-02-2014      
PERSI 1.700 “SPECIALIZZANDI” (Eu.b.) [solo_testo] pag. 37      
       

ministro

     
       
il Mattino  del  12-02-2014
Int. a M.Marrelli: MARRELLI: LARGO AI GIOVANI CHE SANNO DIRE DI NO (M.Pirro) [solo_testo] pag. 37
la Nuova di Venezia e Mestre  del  12-02-2014
COLPO DI SCURE ALL’UFFICIO SCOLASTICO [solo_testo] pag. 10
Tecnicadellascuola.it  del  11-02-2014      
LETTA AL CAPOLINEA, CARROZZA IN DEPOSITO? [solo_testo] pag.      
       

ministero

     
       
Tecnicadellascuola.it  del  11-02-2014      
PARTONO LE OLIMPIADI DI ITALIANO [solo_testo] pag.      
il Sole 24 Ore  del  12-02-2014      
LAVORO – DAL 28 FEBBRAIO A RISCHIO 24MILA LSU [solo_testo] pag. 37      
La Provincia Frosinone  del  12-02-2014      
LSU-SCUOLA, IL SENATORE SCALIA INTERROGA IL GOVERNO LETTA [solo_testo] pag. 8      
Tecnicadellascuola.it  del  11-02-2014    
PANTALEO (FLC-CGIL): “IL RISCHIO CHE IL PRIMO GRADONE VENGA ALLUNGATO E’ MOLTO REALE” [solo_testo] pag.    
Corriere della Sera  del  12-02-2014      
LA DELUSIONE PER I BONUS LIBRI. SIAMO UN PAESE QUALUNQUE (G.Bompiani) [solo_testo] pag. 32      
Libero Quotidiano  del  12-02-2014      
COL BONUS LIBRI SI RISPARMIANO 19 EURO IN 3 ANNI [solo_testo] pag. 12      
la Gazzetta del Mezzogiorno  del  12-02-2014      
ALTRE DUE VITTIME DEL CYBERBULLISMO (Mrs.ing.) [solo_testo] pag. 15      
L’Unita’  del  12-02-2014      
SI SUICIDO’ A 15 ANNI, INDAGATI I PROFESSORI (A.Camuso) [solo_testo] pag. 12      
la Repubblica  del  12-02-2014  
IL BRANCO VIRTUALE (G.Romagnoli) [solo_testo] pag. 1  
il Messaggero  del  12-02-2014  
Int. a F.Tonioni: “I GENITORI DEVONO IMPORRE QUALCHE LIMITE ALL’USO DI INTERNET” (C.gu.) [solo_testo] pag. 13  
Il Tirreno  del  12-02-2014      
RAGAZZINI NEL MIRINO DEI PEDOFILI DELLA RETE [solo_testo] pag. VII      
Avvenire  del  12-02-2014  
QUANDO LA RETE DIVENTA UNA TRAPPOLA PER GIOVANI (L.Ballerini) [solo_testo] pag. 3  
la Repubblica  del  12-02-2014  
LA SCURE DI BERGOGLIO SUL PRETE PEDOFILO “VIA DALLA CHIESA, VERDETTO SENZA APPELLO” (M.Ansaldo/E.Affinito) [solo_testo] pag. 19  
il Giornale – ed. Milano  del  12-02-2014      
I FONDI PER L’INFANZIA USATI DALL’EX ASSESSORE PER GLI SPOT ELETTORALI (L.Fazzo) [solo_testo] pag. 4      
Libero Quotidiano – Ed. Milano  del  12-02-2014      
“CAMPAGNA ELETTORALE COI SOLDI DEI BAMBINI” INDAGATA L’EX ASSESSORE (L.Marinaro) [solo_testo] pag. 45      
la Repubblica  del  12-02-2014  
NEL MONDO DEI BAMBINI DOVE GLI ADULTI SI PERDONO (C.De gregorio) [solo_testo] pag. 51  
il Giornale – ed. Milano  del  12-02-2014      
SCUOLA CIVICA SAN GIUSTO “CHIAREZZA ENTRO VENERDI'” [solo_testo] pag. 3      
Il Fatto Quotidiano  del  12-02-2014      
BANKSY & TOTTI L’ULTIMO DRIBBLING DELLA STREET ART (T.Rodano) [solo_testo] pag. 15      
il Mattino  del  12-02-2014      
ARRIVA IL PATENTINO DEI PROF TRA I BOCCIATI GALLI E SALES (M.Esposito) [solo_testo] pag. 8      
il Sole 24 Ore  del  12-02-2014      
IL CAMPUS SI SCALDA CON LA MICRORETE (R.De forcade) [solo_testo] pag. 34      
Corriere della Sera – ed. Milano  del  12-02-2014      
VAGO: NUOVA STATALE, SVOLTA ANTI BUROCRAZIA LAUREA A GARATTINI (F.Cavadini) [solo_testo] pag. 6      
Il Tempo – Cronaca di Roma  del  12-02-2014      
NEL TOTO-RETTORE ALLA SAPIENZA SPUNTA UNA DONNA (M.Di paolo antonio) [solo_testo] pag. 3      
Avvenire  del  12-02-2014  
IL 16% DI GIOVANI EMIGRA A FRONTE DI UN 3% DI ARRIVI [solo_testo] pag. 18  
la Gazzetta del Mezzogiorno  del  12-02-2014  
MEDICINA, PREMIATA LA RICERCA MADE IN BARI (N.Simonetti) [solo_testo] pag. 20  
la Repubblica  del  12-02-2014  
“FUGGITE , C’E’ LA FRANA” COSI’ UN ALGORITMO CI SALVERA’ DAL DISASTRO (M.Neri/F.Tonacci) [solo_testo] pag. 33  
Corriere della Sera  del  12-02-2014  
MAIS OGM, L’EUROPA VOTA MA NON DECIDE ORA E’ PIU’ VICINA L’AUTORIZZAZIONE A USARLO (L.Offeddu) [solo_testo] pag. 21  
Corriere della Sera  del  12-02-2014  
IN GIAPPONE E’ NATO IL FANTACERVELLO E SUONA LA “SINFONIA” DI QUELLO VERO (M.Piattelli palmarini) [solo_testo] pag. 32  
       

pubblica  amministrazione  e  societa’

     
       
il Sole 24 Ore  del  12-02-2014  
EMERGENTI IN ANSIA LA BCE NO (A.Merli) [solo_testo] pag. 1  
il Sole 24 Ore  del  12-02-2014  
LO SVILUPPO PASSA PER RICERCA, ENERGIA, DIGITALE ED EXPORT (C.De vincenti) [solo_testo] pag. 10  
Giorno/Resto/Nazione  del  12-02-2014  
Int. a S.Camusso: CAMUSSO, ULTIMATUM AL GOVERNO “GIU’ LE TASSE SUL LAVORO. SUBITO” (O.Posani) [solo_testo] pag. 7  
il Sole 24 Ore  del  12-02-2014  
IMPEACHMENT, IL COMITATO ARCHIVIA SOLO M5S VOTA NO [solo_testo] pag. 4  
Corriere della Sera  del  12-02-2014  
E ORA L’ITALICUM SLITTA SI STUDIA L’ALGORITMO PER DISTRIBUIRE I SEGGI (D.Martirano) [solo_testo] pag. 2  
la Repubblica  del  12-02-2014  
NEL PALAZZO E’ GIA’ TOTOMINISTRI ALL’ECONOMIA BOERI O GUERRA E PER LA CULTURA SPUNTA BARICCO (G.Casadio) [solo_testo] pag. 6/7  
il Sole 24 Ore  del  12-02-2014  
COMPENSABILI I CREDITI CON LA PA (A.Sacrestano) [solo_testo] pag. 17  
Italia Oggi  del  12-02-2014  
LO STATO, UN DEBITORE IMPENITENTE (C.Maffi) [solo_testo] pag. 10  
il Messaggero  del  12-02-2014  
I MUSEI ITALIANI RICCHEZZA SPRECATA DELLO STATO (F.Grillo) [solo_testo] pag. 1  
la Repubblica  del  12-02-2014  
UN CLIC COL DAVID FIRENZE SDOGANA IL SELFIE NEI MUSEI (G.Rau) [solo_testo] pag. 32  
la Repubblica  del  12-02-2014  
LA BELLEZZA CI SALVERA’ (S.Settis) [solo_testo] pag. 49  
       
A cura di Giuseppe Colella e Federico Bandi

IV edizione delle Olimpiadi di Italiano

Miur, presentata la IV edizione delle Olimpiadi di Italiano
Già 600 scuole iscritte alla prima prova del 13 febbraio

Scuola, al via la IV edizione delle Olimpiadi di italiano, presentata questa mattina a Roma nella Sala della Comunicazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. La prima prova della manifestazione, inserita nel programma annuale di valorizzazione delle eccellenze, si svolgerà nelle scuole il prossimo 13 febbraio. Le Olimpiadi si concluderanno poi a Firenze, a Palazzo Vecchio, l’11 e il 12 aprile 2014, nell’ambito di una più ampia iniziativa culturale di valorizzazione della lingua e della letteratura italiana dal titolo “Giornate della lingua italiana”. La manifestazione conclusiva si svolgerà con il patrocinio e il supporto organizzativo del Comune di Firenze.

Le Olimpiadi di Italiano sono state presentate al Miur dal sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, alla presenza del direttore generale per gli Ordinamenti Scolastici, Carmela Palumbo. Hanno partecipato anche il direttore centrale per la Promozione della Cultura e della Lingua Italiana Ministro plenipotenziario Massimo Riccardo, in rappresentanza del Ministero degli Affari Esteri, e la Presidente dell’Accademia della Crusca, Nicoletta Maraschio. All’evento sono intervenuti l’assessore alle Politiche giovanili del Comune di Firenze, Cristina Giachi, e il direttore di Rai Radio3, Marino Sinibaldi.

Le Olimpiadi di Italiano sono una competizione relativamente recente rispetto alle gare delle discipline ‘dure’ come la Matematica e la Fisica. Ma la loro IV edizione si annuncia un evento di notevole portata: sono già circa 600 le scuole partecipanti e 15.000 gli studenti iscritti alla prima prova del 13 febbraio, le gare di istituto da cui verranno selezionati i vincitori destinati a cimentarsi nella seconda fase selettiva a livello interprovinciale il 13 marzo. Quest’anno la competizione è allargata, oltre che alle scuole italiane all’estero, anche alle sezioni italiane di scuole straniere e internazionali all’estero e alle scuole straniere in Italia. Come nella scorsa edizione la preparazione delle scuole alle gare sarà seguita dalla trasmissione di Radio3 “La lingua batte”.

Hanno già aderito istituti scolastici da diverse parti del mondo: da Madrid a Casablanca, da Praga a Parigi, da Barcellona a Bruxelles, passando per Sofia, Bratislava, Il Cairo e Asmara, per citarne alcune. Le gare, nelle prime due fasi, si svolgeranno online e potranno contare sulle maggiori potenzialità di una nuova piattaforma informatica più flessibile, in grado di facilitare le operazioni e di rendere più ampia la gamma dei possibili quesiti. Novità di quest’anno è anche il nuovo sito (www.olimpiadi-italiano.it), dalla veste più vivace e moderna.

Alla gara finale, che prevede, oltre ai quesiti a risposta chiusa, prove aperte di scrittura, parteciperanno circa 60 studenti, selezionati in base a un criterio misto che tiene conto sia dei risultati assoluti della graduatoria nazionale, sia delle graduatorie regionali, allo scopo di contemperare la valorizzazione del merito individuale e la rappresentatività territoriale. Parteciperanno anche altri 8 studenti selezionati per le scuole straniere e per le scuole di lingua tedesca e ladina. I premi offriranno agli studenti italiani la possibilità di fruire di stage formativi in centri internazionali di approfondimento dello studio dell’italiano e agli studenti provenienti dall’estero di frequentare stage in centri di ricerca e studio dell’Italiano in Italia.

Riconoscere le famiglie omogenitoriali non è una crociata contro padri e madri

da Il Fatto Quotidiano

Riconoscere le famiglie omogenitoriali non è una crociata contro padri e madri

di Rosaria Iardino

Sui moduli di iscrizione alle scuole comunali milanesi, di qualsiasi grado, non ci sarà più scritto “padre” o “madre” ma “genitore”, senza che venga specificato il sesso. È un importante passo avanti, che tiene conto dei tempi ma soprattutto delle esigenze delle tante famiglie omogenitoriali che vivono a Milano.

Ho lavorato mesi per questo risultato, operando come semplice amministratore. Oggi sono fiera di raccoglierne i frutti. La mia non è certo una battaglia contro quel che ‘padre’ e ‘madre’ significano nell’immaginario della gente. Ciascuno è libero di concepire la famiglia come meglio crede. Solo non volevo che nuove sensibilità, che volenti o nolenti oggi sono presenti nella nostra società, diventassero preda di una burocrazia fredda ed incapace di certe sfumature o puntualizzazioni.

Non sono più mosche bianche quelle famiglie composte da due donne o due uomini, che iscrivono i figli avuti da precedenti matrimoni o nati attraverso nuove tecniche di concepimento, alle scuole pubbliche. Per cui, perché costringerli all’umiliazione di moduli nati quando vigeva un solo concetto di famiglia? Situazione contro la quale io stessa ho sbattuto, avendo costituito una famiglia assieme con un’altra donna che ha portato una figlia da una precedente relazione e che mi ha dato, di recente, la grandissima gioia di una nuova maternità, avuta attraverso una gravidanza medicalmente assistita.

La rivoluzione nella modulistica comunale ha già ottenuto un altro risultato importante: il collegamento tra il Registro delle unioni civili e l’Anagrafe comunale. Già dal prossimo 14 febbraio, quando ci si dovrà iscrivere all’anno scolastico a venire, i figli di una coppia regolarmente presente nel Registro, potranno essere inseriti a prescindere che siano biologicamente riferibili alla coppia medesima o in arrivo da relazioni precedenti.

La novità è che anche due genitori dello stesso sesso avranno la loro unione riconosciuta come ‘famiglia’. Potranno così godere di certi diritti, ma anche di precisi doveri. Come accedere, nel caso ci fossero le prerogative, alle agevolazioni previste sulle tariffe che dovranno corrispondere, attraverso il calcolo della loro Isee comune.

L’idea di modificare i moduli d’iscrizione scolastica e il loro collegamento alle Unioni civili, rappresentano un importante precedente, che da Milano potrebbe essere esportato in tutta Italia. Un lavoro svolto con i funzionari del Comune e con i referenti dell’associazione delle famiglie arcobaleno, molto efficiente, che ci ha portato a modificare l’iscrizione alle scuole già da quest’anno, mettendo sullo stesso piano i diritti ed i doveri delle famiglie omogenitoriali con quelle eterosessuali.

Il nuovo sostegno taglia i precari

da ItaliaOggi

Il nuovo sostegno taglia i precari

La creazione dell’area unica inciderà sui trasferimenti

Carlo Forte

L’unificazione delle aree del sostegno nelle scuole superiori si farà già da quest’anno. E con lei sono a rischio moltissimi posti di lavoro nella scuola.

Il ministero dell’istruzione sta spingendo il piede sull’acceleratore e ha già presentato alle organizzazioni sindacali una bozza di accordo.

La proposta dell’amministrazione centrale è diretta a modificare l’ipotesi di contratto sui trasferimenti e sui passaggi siglata il 17 dicembre scorso ed inviata alla funzione pubblica il 22 gennaio.

L’intenzione del dicastero di viale Trastevere è quella di procedere celermente così da chiudere l’accordo in tempo per le prossime operazioni di mobilità.

Che secondo quanto risulta a ItaliaOggi dovrebbero partire nel mese di marzo con la presentazione delle domande on line. Se non ci saranno intoppi, la sottoscrizione definitiva dell’ipotesi di contratto potrebbe avvenire già il 24 febbraio prossimo. Fermo restando che, per l’unificazione delle aree, bisognerà sottoscrivere un accordo a parte, che gli addetti ai lavori chiamano «sequenza contrattuale».

Il testo del nuovo accordo andrà a sostituire l’articolo 30 del contratto sulla mobilità è disporrà l’unificazione delle 4 aree (AD01, AD02; AD03; AD04) in cui attualmente sono suddivise le specialità del sostegno delle superiori. Il tutto in analogia con quanto già avviene nelle scuole secondarie di I grado. In buona sostanza, dunque, l’amministrazione scolastica avrebbe deciso di non attendere la mobilità annuale per dare attuazione all’articolo 13, del decreto legge n. 104/92 (così come modificato dall’art. 15, comma 3 bis, della L. 128/2013).

E ciò, sempre secondo quanto risulta a ItaliaOggi, coinciderebbe con precise indicazioni che sarebbero state impartite direttamente dal ministro, Maria Chiara Carrozza.

Il rischio che si corre, con l’applicazione della nuova disciplina, è quello di ingenerare una forte riduzione dei posti di lavoro per i docenti a tempo determinato. E la fase più rischiosa per i precari è proprio quella dei trasferimenti. Al momento, infatti, il passaggio sul sostegno (che si configura giuridicamente come un trasferimento) può essere chiesto solo con riferimento all’area di appartenenza. E ciò limita fortemente le probabilità di ottenere il movimento richiesto.

Ma se la possibilità del passaggio sarà consentita su qualsiasi area, a prescindere da quella di appartenenza, il numero dei docenti che otterranno il passaggio è destinato a salire vertiginosamente. Ciò determinerà una forte contrazione delle disponibilità di posti sul sostegno già nell’organico di diritto.

E poi il colpo di grazia interverrà al momento delle utilizzazioni. In tale fase, infatti, oltre ai movimenti e alle conferme dei docenti della Dos (dotazione organica del sostegno) e cioè dei docenti di sostegno di ruolo che insegnano alle superiori, verranno disposti anche più provvedimenti di utilizzazione sul sostegno. Proprio perché, mancando il vincolo dell’area di appartenenza, gli interessati avranno molte più probabilità di ottenere i movimenti richiesti (sulla Dos). E ciò farà diminuire sensibilmente le disponibilità per gli incarichi di supplenza. Di qui il rischio, più che fondato, che molti docenti precari rimangano senza lavoro.

Va detto subito, però, che l’interpretazione del ministero non è indenne da elementi di criticità. Il decreto Carrozza, infatti, nel disporre in generale l’unificazione delle aree del sostegno, reca una serie di disposizioni di dettaglio che sembrerebbero orientare l’interprete nel senso dell’applicabilità delle nuove disposizioni solo ai fini del reclutamento. Per giunta, ai soli concorsi che saranno banditi dopo l’entrata in vigore della riforma. Salvo una graduale applicazione anche alla disciplina delle supplenze da conferire tramite lo scorrimento delle graduatorie di istituto.

Ed è proprio il mantenimento in vita delle disposizioni sul reclutamento, tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento e dei concorsi ordinari già esistenti, che induce a ritenere che gli organici continueranno ad essere compilati recando l’indicazione della tipologia di posto.

E l’assenza di disposizioni di legge modificative dei criteri di compilazione degli organici non fa che confortare la tesi, secondo la quale, i docenti di ruolo che sono stati assunti con il vecchio sistema dovrebbero continuare ad insegnare su posti dell’area per la quale sono stati assunti.

In caso contrario si andrebbe in rotta di collisione con il principio di infungibilità degli insegnamenti. Che preclude la spendibilità in altri insegnamenti dei titoli professionali posseduti dai docenti attualmente in servizio.

Sussistono, dunque, rischi concreti di incrementare il contenzioso. Specie se si pensa che, cambiare le regole del gioco mentre si sta ancora giocando, proprio adesso che il ministero ha emanato la circolare con le disposizioni per le immissioni in ruolo sul sostegno (la n. 362 del 6 febbraio scorso, si veda anche ItaliaOggi di martedì scorso) rischia di mandare in fumo le legittime aspettative di centinaia di precari giunti, dopo anni di attesa, a un passo dall’assunzione.

Studenti meritevoli senza risorse. In tre anni il fondo da 20 milioni è rimasto inutilizzato

da ItaliaOggi

Studenti meritevoli senza risorse. In tre anni il fondo da 20 milioni è rimasto inutilizzato

La Corte dei conti boccia il Miur e il ministero dell’economia sui soldi per gli universitari

Giorgio Candeloro

Poca chiarezza per il futuro, un groviglio di norme contraddittorie, carenza di finanziamenti, mancanza di progettualità.

È netto e duro il giudizio della Corte dei conti su come (e se) si spende in Italia per il sostegno agli universitari meritevoli ma privi di mezzi.

Con una delibera di fine dicembre, resa nota nei giorni scorsi, i magistrati contabili hanno indagato sul Fondo per il sostegno della formazione universitaria e sulla Fondazione per il merito, istituiti nel 2010 dalla riforma Gelmini.

Ne emerge un quadro scoraggiante: lastricata di ottime intenzioni, la strada dell’investimento di risorse per il sostegno ai meritevoli in tre anni non ha portato da nessuna parte.

Doveva essere un progetto di lungo periodo: prima il fondo per promuovere l’eccellenza e il merito con premi e buoni studio da restituire al termine del percorso universitario, poi la fondazione, basata sulla partnership tra pubblico e privato, con un ruolo centrale riservato all’imprenditoria e la possibilità per gli studenti di avvicinarsi al mondo del lavoro già durante gli anni della formazione universitaria.

L’obiettivo? Colmare la mancanza italiana di un sistema di prestiti universitari e avvicinare agli standard europei il nostro modello di sostegno al diritto allo studio.

I magistrati contabili denunciano nella loro indagine che niente di tutto questo è avvenuto: stanziati i venti milioni iniziali, mai spesi, il fondo per il merito non è decollato, mentre la fondazione semplicemente non esiste. Non un euro è finito in questo triennio nelle tasche degli studenti meritevoli.

Mario Monti, in veste di ministro dell’economia, cassò il decreto istitutivo della fondazione, mentre il «decreto del fare» del governo Letta ha dirottato le risorse del fondo verso le borse di studio per gli studenti fuorisede. Due decisioni che hanno obliterato il progetto Gelmini senza elaborarne uno alternativo.

Da qui le bacchettate della corte che ha trasmesso l’indagine alle camere chiedendo provvedimenti legislativi a breve.

Particolarmente dure le critiche all’attuale titolare dell’economia Fabrizio Saccomanni, al quale i giudici contabili chiedono se «sussiste ancora l’interesse del Mef all’istituzione della fondazione per il merito oppure in quali diversi termini si voglia proseguire l’originario progetto che prevede l’impiego di risorse prevalentemente private per premiare i capaci e i meritevoli».

I magistrati della corte ne hanno anche per l’attuale gestione della questione dal parte del Miur, accusato di scarsa vigilanza sul numero dei beneficiari del sostegno per il diritto allo studio, comunque erogato, e sull’effettiva efficacia di questo, e per il Parlamento, responsabile primo della confusione del quadro normativo.

Per i giudici si deve agire in fretta su un ambito fondamentale e delicato come quello del diritto allo studio, sancito solennemente dall’articolo 34 della Costituzione e nel quale regnano ancora la poca chiarezza e l’insufficienza o la cattiva gestione dei fondi. L’indagine evidenzia infatti che troppo spesso «all’incertezza del quadro normativo si aggiunge le riserva che riguarda le risorse finanziarie disponibili, convogliate verso un programma o un altro, senza un piano sistematico e organizzato di sostegno e attuazione del diritto allo studio. Un’accusa in piena regola di improvvisazione e mancanza di visione, trasversale agli ultimi due o tre esecutivi e legislature. Qualcuno agirà per porvi rimedio? Visti i precedenti lo scetticismo sembra d’obbligo.

Ata, soluzione cercasi

da ItaliaOggi

Ata, soluzione cercasi

Il nodo è la restituzione delle somme

Franco Bastianini

Fumata grigia, ma tendente al nero, quella scaturita al termine dell’incontro augli Ata che si è svolto il 30 gennaio tra il Miur e le organizzazioni sindacali. L’incontro doveva servire anche ad individuare una soluzione capace di risolvere positivamente la vertenza in atto che coinvolge direttamente circa 12.000 assistenti amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici titolari della prima o della seconda posizione economica ai quali il ministero dell’istruzione e ministero dell’economia chiedono la restituzione di quanto percepito in forza dell’attribuzione di una delle due predette posizioni.

Una richiesta questa duramente contestata dai sindacati che sostengono, invece, la legittimità dell’attribuzione delle posizioni economiche conferite, a decorrere dal 1° settembre 2011, al personale Ata che aveva frequentato, con esito favorevole, un apposito corso di formazione.

I funzionari ministeriali avrebbero infatti confermato che gli interessati dovranno restituire le somme percepite con decorrenza settembre 2013 ( 6 euro lorde mensili ai collaboratori e 138 euro lorde mensili agli assistenti). Gli stessi funzionari avrebbero invece ribadito che, nelle more della definizione complessiva della materia, resta sospesa la richiesta di restituzione delle somme corrisposte ai titolari delle due posizioni economiche dal 1° settembre 2011 al 31 agosto 2013.

La evidente situazione di stallo venutasi a creare, anche a seguito di un rimpallo di responsabilità tra i due ministeri coinvolti, lascia prevedere la imminente proclamazione, da parte di tutte le organizzazioni sindacali, di mobilitazione della categoria unitamente, come ha dichiarato tra l’altro Massimo Di Menna, segretario generale della Uil-Scuola, all’invito agli interessati di sospendere lo svolgimento di quei compiti dovuti per effetto dell’attribuzione di una delle posizioni economiche(l’ assistenza agli alunni diversamente abili e l’organizzazione degli interventi di primo soccorso, da parte dei collaboratori scolastici; compiti di collaborazione amministrativa e tecnica caratterizzati da autonomia e responsabilità operativa e la sostituzione del DSGA, da parte degli assistenti amministrativi e tecnici

Scuola, comparare non conviene

da l’Unità

Scuola, comparare non conviene

di Benedetto Vertecchi

MENTRE SI CONTINUA A DISCETTARE SULLA POSIZIONE MODESTA (PER USARE UN EUFEMISMO) CHE LE NOSTRE SCUOLE OCCUPANO NELLE GRADUATORIE messe a punto in base ai risultati delle rilevazioni comparative dell’Ocse, non sembra suscitare altrettanto interesse la ricerca delle ragioni del malessere del sistema educativo. Tutti si affannano a dichiarare la centralità dell’educazione per lo sviluppo del Paese, ma pochi si sforzano di superare interpretazioni di breve momento per individuare le radici di un malfunzionamento sempre più evidente. Accade anche di peggio, e cioè che si pretenda di superare la crisi con annunci sempre meno credibili di innovazioni che starebbero per essere introdotte, senza peraltro mai indicare elementi obiettivi che dovrebbero giustificare un atteggiamento di fiducia. Si direbbe che ormai si sia rinunciato a spiegare le ragioni della crisi e si utilizzino cascami interpretativi presi a prestito da altri settori della vita sociale, o si sfruttino gli aloni positivi associati a elementi di razionalità impliciti nello sviluppo tecnologico, per coprire l’assenza di interpretazioni e progetti originali per lo sviluppo del sistema educativo. Eppure, proprio cercando di capire quali siano gli scenari che nei diversi Paesi caratterizzano l’attuale fase di trasformazione dei sistemi educativi, si potrebbero trarre utili indicazioni circa le direzioni verso cui tendere. Anche se in modo schematico, potremmo separare nelle politiche scolastiche alcuni principali orientamenti. Il primo è quello di Paesi in cui l’analfabetismo continua a costituire una piaga diffusa e nei quali la miseria diffusa, unita a condizioni politiche sfavorevoli, impedisce che si promuova la crescita dei sistemi educativi. Un secondo orientamento è quello di Paesi che hanno effettuato scelte per uscire dalla marginalità delle condizioni postcoloniali e seguire un percorso di sviluppo che riguardi insieme la vita civile e politica, il sistema produttivo e l’educazione. Il terzo orientamento è quello che si manifesta in Paesi tesi a un potenziamento dalle strutture produttive che prescinde dal perseguimento di traguardi ugualmente impegnativi nella vita sociale. Infine, c’è da considerare l’orientamento dei Paesi europei e di quelli che, in altri continenti, si pongono in continuità con la medesima tradizione. Le comparazioni Ocse riguardano soprattutto quest’ultimo orientamento. Sono poste in evidenza le diversità che si manifestano tra un Paese e l’altro, ma le graduatorie sulle quali si richiama l’attenzione indicano, bene che vada, che ci sono Paesi che ottengono risultati migliori di altri, ma non che quei risultati sono da considerare di per sé positivi. Ciò ha favorito l’inserimento in chiave concorrenziale nelle posizioni elevate delle graduatorie del terzo orientamento, presente soprattutto in alcuni Paesi dell’estremo Oriente e, dall’ultima rilevazione (2012), in Cina, o almeno nella provincia presa in considerazione, quella di Shangai. Solo per il prevalere nell’attività dell’Ocse di una logica di globalizzazione si è potuto accettare di comporre in un unico quadro modelli educativi tanto lontani fra loro come sono quelli europei rispetto a quelli di alcuni Paesi che recentemente hanno conosciuto un rapido sviluppo dell’educazione scolastica, come quelli che prima sono stati menzionati. In quei Paesi il livello di competitività alla base del successo scolastico è incomparabile rispetto a quello che si osserva in Europa. Il successo è perseguito ad ogni costo, anche a quello di sacrificare altri aspetti importanti dell’educazione scolastica, sono quelli che si collegano alla socializzazione e allo sviluppo affettivo. Gli esami sono fortemente selettivi, e in conseguenza già a quindici anni (l’età presa in considerazione per le comparazioni Ocse) il percorso educativo appare segnato dagli effetti di una competizione esasperata, non di rado all’origine di un’autodistruttività che contraddice il ruolo dell’educazione, quello di favorire l’adattamento alla vita delle nuove generazioni. Ha senso comparare dati sul successo scolastico che si riferiscono a situazioni così diverse? Ma, anche restando all’interno del quarto orientamento, quello della scuola europea, ci si trova di fronte a differenze che riducono fortemente la capacità delle graduatorie di dar conto della capacità dei sistemi educativi di perseguire determinati intenti. Si passa da sistemi scolastici che si sono progressivamente caratterizzati per la loro capacità di organizzare una parte prevalente del tempo di vita degli adolescenti a sistemi che si limitano ad assicurare un certo numero di lezioni, senza tener conto della necessità di radicare l’apprendimento degli allievi attraverso attività che comportino l’esercizio di un saper fare intelligente. Nelle comparazioni internazionali non sono i nostri allievi che scapitano rispetto ai loro coetanei europei, ma è il nostro sistema scolastico che denuncia l’angustia delle scelte effettuate, sul piano della quantità (orari rachitici di funzionamento) e della qualità, ovvero, in primo luogo, dell’uso delle risorse. Quando si fanno annunci mirabolanti sulle prospettive salvifiche di un’innovazione fondata su soluzioni delle quali nessuno è in grado di dimostrare l’efficacia (e spesso è stato, invece, dimostrato che possono indurre effetti negativi), la comparazione non ha nulla a che fare con le prestazioni degli allievi, ma con le scelte dissennate operate a livello del sistema.

Anno 2014, fuga dei prof dalla scuola: “Siamo stufi, mandateci in pensione”

da Repubblica.it

Anno 2014, fuga dei prof dalla scuola: “Siamo stufi, mandateci in pensione”

Sono più di 12mila le richieste di pensionamento già arrivate al ministero dell’Istruzione: in aumento del 15 per cento rispetto al 2013. E per fare istanza restano quattro giorni via dalla cattedra

di SALVO INTRAVAIA

BOOM di pensionamenti in arrivo nella scuola. Nonostante la riforma Fornero abbia bloccato in cattedra tantissimi insegnanti pronti a passare la mano ai più giovani, si profila un consistente incremento di uscite dal lavoro a partire dal primo settembre 2014. I dati, che Repubblica è in grado di anticipare, sono ancora provvisori ma in ogni caso abbastanza significativi per descrivere la voglia che hanno gli insegnanti italiani di gettarsi alle spalle un lunghissimo periodo di lavoro nelle classi senza troppe soddisfazioni, almeno dal punto di vista economico. E per presentare domanda ci sarà tempo ancora fino al 14 febbraio, giacché il termine dello scorso sette febbraio è stato prorogato.

L’anno scorso, quando la riforma del governo Monti sulle pensioni fece crollare i pensionamenti nelle scuole, gli insegnanti che abbandonarono la cattedra furono appena 10.860. Quest’anno, stando alle anticipazioni provenienti dagli uffici di viale Trastevere, saranno parecchi di più se sul finire della scorsa settimana le domande online inoltrate avevano già superato le 12mila e 500 unità. Con un incremento del 15 per cento che potrà soltanto incrementarsi visto che il precedente termine del 7 febbraio per inoltrare le domande è stato prorogato al 14 febbraio prossimo.
Ma perché coloro che hanno maturato i requisiti per la pensione non ci pensano due volte a fare largo ai giovani? Secondo il segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima, si tratta di un “chiaro messaggio di stanchezza da parte della categoria”. “Chi va in pensione – continua Scrima – non lo fa a cuor leggero ma, secondo quanto ci risulta ascoltando ogni giorno i docenti, per frustrazione: insegnare oggi richiede fatica e impegno che non vengono riconosciuti. Ecco perché in tanti hanno deciso di andare via dalla scuola. E per questa ragione chiediamo al governo, al parlamento e alla politica di attivare tutte le azioni per il riconoscimento del lavoro degli insegnanti e di aprire il confronto per il rinnovo del contratto di lavoro”.

I docenti e gli Ata (gli amministrativi, i tecnici e gli ausiliari) hanno il contratto scaduto ormai dal 2009, con stipendi tra i più bassi d’Europa. In più, l’ultimo governo Berlusconi e il governo Monti hanno bloccato gli scatti stipendiali automatici previsti dal contratto per consentire almeno un piccolo recupero dell’inflazione. E nei casi in cui gli scatti sono stati pagati, i sei anni tra un avanzamento di stipendio e il successivo si sono dilatati a sette o ad otto. “Gli insegnanti, appena raggiungono il requisito, fuggono dalla scuola”, commenta Domenico Pantaleo, leader della Flc Cgil”. “Il perché è presto detto: tra tagli, disorganizzazione crescente e condizioni di lavoro sempre più gravose il pensionamento è un’ancora di salvataggio”. Ma non solo: “Le persone, insegnanti compresi, temono che si metta mano ancora alla legge Fornero per allungare la permanenza al lavoro. E chi può se ne va”. Opportunità negata anche ai cosiddetti docenti “quota 96” (con almeno 36 anni di servizio e 60 anni di età o 35 anni di servizio e 61 di età) che avendo già maturato i requisiti per andare in pensione con la vecchia normativa sono stati bloccati a scuola fino a 67 anni dall’entrata in vigore della legge Fornero perché non è stato previsto che nella scuola l’anno scolastico termina il 30 agosto e non il 31 dicembre. Una “ingiustizia” alla quale il governo Letta sta cercando di porre rimedio.

Scuola, il pasticcio dei fondi per combattere la dispersione

da Repubblica.it

Scuola, il pasticcio dei fondi per combattere la dispersione

Dal ministero più soldi alle Regioni dove l’emergenza è minore. Il pd  Faraone: “Assurdo, così si allarga il divario tra Nord e Sud”

PER contrastare la dispersione scolastica, il  ministero assegna più fondi alla Lombardia, dove il fenomeno è meno  grave, che alla Campania, regione con una vera emergenza in corso. Il  ministero per l’Istruzione ha pubblicato ieri il decreto che fissa la  ripartizione dei 15 milioni  di euro stanziati col decreto-  scuola per  combattere un fenomeno nel quale, purtroppo,  l’Italia eccelle in  Europa. Spulciando tra i numeri forniti dallo stesso provvedimento,  emerge una situazione paradossale:  alle regioni del mezzogiorno,  dove  abbandoni scolastici  e bocciature abbondano e le competenze in lettura e  matematica  sono tra le più scarse d’Europa, arrivano meno fondi  rispetto alle regioni dell’Italia settentrionale e centrale. Alla Lombardia,  per esempio, dove la dispersione tocca il 15,34 per cento, il decreto  assegna 2,2 milioni di euro, mentre alla Campania, dove il fenomeno  sfiora il 22 per cento, ne dà 1,8.

Com’è possibile? La ripartizione   dei fondi è stata effettuata  non tenendo conto delle cifre  della  dispersione, ma in base  al numero di alunni iscritti in ogni singola  regione. Così la Sicilia,  che ha più alunni del Lazio e una dispersione  di 10 punti più alta – 25 contro 13 per cento  – riceve 1,56 milioni  contro il milione e 361mila della regione Lazio. Il sottosegretario  Marco Rossi Doria spiega le ragioni di questa scelta: «La dispersione  scolastica è una grande questione  nazionale. E i dati ci dicono  che  anche nelle periferie urbane del centro-nord gli abbandoni  hanno  raggiunto e superato  i livelli di guardia. Campania,  Calabria, Puglia e  Sicilia, inoltre, hanno avuto 50 milioni di fondi europei per il  biennio in corso e stanno lavorando già per battere la dispersione. Il  bando punta a rispondere alle diverse esigenze dei territori, fra cui  anche l’integrazione e il successo formativo degli alunni  di  cittadinanza non italiana  ».

Ma il decreto non convince  i sindacati,  che «non sono stati neppure interpellati per progetti che con tutta  probabilità  vedranno impegnati anche i docenti interni alle scuole». E  contro quelle tabelle si schiera anche Davide Faraone, responsabile   welfare nella segreteria  pd di Matteo Renzi:

«Nella ripartizione dei  fondi – attacca Faraone – si è tenuto conto più della popolazione  scolastica che della dispersione: così facendo  però il divario tra  scuola del Nord e del Sud non si ridurrà mai. Il Pd propone invece una  vera e propria task force sul mezzogiorno che studi le realtà più a  rischio e tenga conto di tutte le problematiche esistenti  e, sulla base  di questi dati, trovi  soluzioni mirate e ad hoc».

Miur: un bando per i progetti contro la dispersione

da La Stampa

Miur: un bando per i progetti contro la dispersione

15 milioni di euro per attività integrative e pomeridiane
roma

Al via il Programma di didattica integrativa e innovativa per il contrasto della dispersione scolastica.

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha firmato, a seguito dell’accordo in Conferenza Unificata, il decreto ministeriale previsto dal decreto legge “L’Istruzione riparte” (articolo 7) che punta a rafforzare gli strumenti a disposizione delle istituzioni scolastiche per diminuire il fenomeno degli abbandoni precoci dei percorsi di studio, a ridurre le ripetenze e i debiti formativi.

Le scuole potranno presentare la propria candidatura agli Uffici Scolastici Regionali entro il prossimo 28 febbraio. Apposite commissioni valutatrici selezioneranno i progetti migliori. Il finanziamento totale a disposizione è di 15 milioni di euro.

Le attività didattiche proposte dovranno essere avviate nel corso di questo anno scolastico e proseguire nell’anno scolastico 2014-15. Le scuole – anche in rete fra loro – potranno proporre azioni finalizzate alla prevenzione del disagio causa di abbandoni scolastici precoci, al rafforzamento delle competenze di base, all’integrazione degli alunni di cittadinanza non italiana. Una progettazione partecipata, anche in raccordo con il territorio e le famiglie, la predisposizione di percorsi personalizzati, incentrati sui bisogni e le potenzialità di ogni alunno, con particolare attenzione ai bisogni degli studenti di recente immigrazione e a quelli di seconda generazione, dovranno essere al centro dei progetti presentati.

Possono candidarsi tutti gli istituti comprensivi e le scuole secondarie di secondo grado (queste ultime per azioni rivolte alle classi del biennio iniziale). I progetti verranno selezionati sulla base dell’impatto previsto sugli indicatori del rischio di dispersione scolastica, del grado di innovazione didattica, della trasferibilità delle azioni proposte e della solidità delle partnership.

Particolare attenzione verrà rivolta a quelle azioni che sono già state sperimentate con successo e che vedono il coinvolgimento diretto degli Enti Locali. I progetti selezionati riceveranno un finanziamento destinato alla realizzazione di percorsi didattici personalizzati e per piccoli gruppi di studenti a rischio abbandono e ad attività integrative rivolte a tutti gli studenti, anche attraverso il prolungamento dell’orario scolastico. Gli Uffici Scolastici Regionali predisporranno staff di accompagnamento e monitoraggio dell’andamento dei progetti finanziati.

Docenti, l’entrata gratuita ai musei non si sblocca. L’ira della Uil: 30 giorni di ritardo per due firme

da Tecnica della Scuola

Docenti, l’entrata gratuita ai musei non si sblocca. L’ira della Uil: 30 giorni di ritardo per due firme
di A.G.
La mancanza del decreto attuativo della Legge 128/13 ha “bruciato” il primo mese di beneficio. Tante le occasioni di arricchimento culturale che i prof italiani, con gli stipendi tra i più bassi d’Europa, sono costretti a finanziarsi: dalla ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, a Bologna, ad Alberto Giacometti in dialogo coi marmi di Bernini e Canova a Roma; dalla mostra ‘Leger’ al Museo Correr di Venezia, fino ai capolavori di Andy Warhol esposti a Palazzo Reale a Milano. Ma la burocrazia è più forte delle leggi?
Anche questa settimana gli insegnanti, che avrebbero potuto – in virtù del ‘Decreto Istruzione’ – entrare gratuitamente, hanno invece pagato il biglietto perché il decreto attuativo non è pronto: occorrono due firme, dei dicasteri dell’Istruzione e dei Beni Culturali. Ma a 30 giorni dalla scadenza prevista dalla legge, ancora non arrivano. E senza il decreto interministeriale la legge non parte. Così per il primo mese di beneficio previsto dal legislatore si vanifica.
“Sono queste le contraddizioni di un’Italia dove le rare opportunità – mette in evidenza il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna – per incomprensibili cavilli burocratici, non si possono utilizzare. Oltre all’opera di denuncia abbiamo dato mandato legale per individuare eventuali responsabilità rispetto alla mancata applicazione di una legge molto chiara.
Sempre il sindacato Confederale si è rammaricato per le tante occasioni mancate di accesso ai musei italiani per i docenti delle scuola. Ecco alcuni esempi.
A BOLOGNA, in fila per ore per vedere La ragazza con l’orecchino di perla, capolavoro di Vermeer, per la prima volta in Italia. Un evento di rilevanza nazionale con prenotazioni che hanno spinto gli organizzatori ad ampliare gli orari di apertura. A ROMA alla Galleria Borghese dove è allestita la più grande mostra italiana dedicata al genio di Alberto Giacometti, in dialogo con i marmi di Bernini e Canova. A VENEZIA, in fila per la grande mostra ‘Leger’, la visione della città contemporanea 1910-1930’ al Museo Correr. A MILANO a vedere la mostra a Palazzo Reale di Andy Warhol.
“Sono opportunità per gli insegnanti – commenta ancora Di Menna – per attivare percorsi didattici che possono rappresentare stimoli positivi per i loro studenti. La visita ad un museo, oltre che stimolo culturale personale, per un insegnante è parte del proprio aggiornamento professionale. E’ questo il fondamento della norma: dare una occasione concreta alla professione docente e riconoscerne lo status”. Un obiettivo che a parole sanno raggiungere in tanti. Ma nei fatti si raggiunge solo in rare occasioni. Nemmeno quando a stabilirlo è una legge dello Stato.