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Spending review colpisce ancora la scuola: meno fondi per i libri alle famiglie in crisi

da Repubblica.it

Spending review colpisce ancora la scuola: meno fondi per i libri alle famiglie in crisi    

Il taglio ai costi per la politica regionale, deciso da Monti e attuato da Letta, va a danneggiare gli stanziamento per l’acquisto dei testi dei nuclei meno abbienti. Il contributo pro-capite passa da 163 euro a 85 euro. La maggior parte dei danneggiati al meridione

di SALVO INTRAVAIA

IL GOVERNO taglia i costi della politica regionale ma ci vanno di mezzo gli studenti meno abbienti. È un po’ difficile comprenderne le motivazioni, ma da quest’anno per gli alunni appartenenti alle famiglie che stentano ad arrivare a fine mese, comprare i libri di testo scolastici sarà un problema ancora più grosso dello scorso anno. Perché, mentre con una mano il governo assegna alle scuole 8 milioni di euro per l’acquisto di volumi in comodato d’uso, con l’altra ne taglia 50 che fino al 2012/2013 andavano a rimpinguare il capitolo di spesa che serviva per assegnare un contributo alle famiglie con figli alla scuola media o al superiore per l’acquisto dei libri scolastici. Contributo che viene assegnato ogni anno attraverso le regioni, in base al reddito familiare.
Ma per quest’anno le risorse si sono praticamente dimezzate e il contributo medio per studente in difficoltà passa da 163 euro – con cui era possibile acquistare da 6 a 7 libri – ad appena 85 euro a testa, che bastano a malapena per tre libri al massimo. Il resto dei testi scolastici dovranno sobbarcarselo le famiglie. Si tratta, secondo le stime effettuate dallo stesso ministero dell’Istruzione di più di 647mila studenti, appartenenti a nuclei familiari “con reddito inferiore ad 15.493,71 euro”. Famiglie che abbondano soprattutto nelle regioni meridionali. Nell’anno scolastico 2012/2013 il ministero erogò alle regioni ben 103 milioni di euro che per il 2013/2014 diventano 53.560.000.
Ma è la motivazione della sforbiciata che lascia perplessi. Nel 2012 il governo Monti emanò un decreto legge per tagliare i costi della politica nelle regioni. Una norma che, per il capitolo relativo all’acquisto dei libri di testo per gli studenti meno abbienti, rimase in stand by per qualche tempo. Poi arrivò il governo Letta che lo scorso 29 maggio, attraverso il suo ministero dell’Economia, ha operato “un accantonamento di 49.440.000, effettuato, in via cautelativa, nelle more dell’applicazione dell’articolo 2 del decreto-legge” sul taglio dei costi della politica regionale. Il decreto montiano che intendeva limitare vitalizi, indennità e gettoni di presenza degli amministratori locali finisce così per colpire gli studenti meno abbienti.
È soprattutto nelle regioni meridionali che abita la maggior parte degli studenti meno abbienti, sempre secondo viale Trastevere. Qualcosa come un milione e 721mila studenti di medie e superiori corrispondenti al 41 per cento del totale degli studenti poveri censiti dal ministero. Le regioni più penalizzate saranno quelle che hanno la percentuale più alta di studenti appartenenti a nuclei familiari in difficoltà rispetto al totale della popolazione scolastica regionale: Sicilia, Basilicata e Campania nell’ordine. In Sicilia, dove gli studenti meno abbienti ammontano al 29,1 per cento, verranno a mancare quest’anno risorse per 8 milioni e 600mila euro. In Campania, gli studenti poveri dovranno accontentarsi di 8 milioni in meno.

Scuola in reggenza: soluzione vicina

da Tecnica della Scuola

Scuola in reggenza: soluzione vicina
di R.P.
Ma solo in tre regioni: Abruzzo, Campania e Lombardia. In quest’ultima regione si potranno attribuire esoneri anche nelle scuole sottodimensionate. Restano irrisolti i problemi di molte scuole di altre regioni.
Si sta avviando a soluzione il problema delle scuole affidate in reggenza in Lombardia, Abruzzo e Campania. Se ne è parlato pochi giorni fa al Ministero nel corso di un incontro al quale hanno preso parte anche le organizzazioni sindacali dell’Area V. Secondo quanto previsto dal recentissimo decreto legge 104 (articolo 17, commi 5,6 e7) sarà possibile fin da subito esonerare dall’insegnamento i docenti collaboratori dei dirigenti scolastici nelle regioni in cui i concorsi non sono ancora conclusi. Innanzitutto il Ministero ha fornito i dati numerici: i posti interessati sono 355 in Lombardia, 36 in Abruzzo e 36 in Campania. L’applicazione della norma creerà però situazioni di disparità fra le diverse regioni. Infatti in Lombardia in un bel numero delle regioni affidate in reggenza, i collaboratori sono già stati comunque esonerati dall’insegnamento in relazione al numero di classi facenti parte dell’istituzione scolastica. Per questo motivo i 355 posti a disposizione della Lombardia potranno essere usati per esonerare anche scuole sottodimensionate affidate a reggenza. Al contrario in tutte le altre regioni ci sono scuole anche piuttosto grandi affidate in reggenza in cui però il collaboratore vicario non ha alcun esonero. C’è sa dire che questa situazione potrebbe cessare anche in corso d’anno in quanto la legge prevede che gli esoneri termineranno non appena verranno nominati i dirigenti scolastici vincitori del concorso. Resta del tutto aperto il problema del pagamento dei supplenti che dovranno sostituire i docenti esonerati: le risorse arriveranno dai risparmi di costo dei posti dirigenziali non attivati e, se questi non dovessero essere sufficienti, anche dal fondo unico nazionale destinato alla retribuzione di risultato dei dirigenti scolastici servizio.

DL 104: a rischio l’applicazione delle norme sui libri testo

da Tecnica della Scuola

DL 104: a rischio l’applicazione delle norme sui libri testo
di R.P.
L’articolo 6 prevede un decreto ministeriale per la distribuzione dei fondi alle scuole (meno di 3milioni di euro). Doveva essere firmato non più tardi del 19 settembre, ma ad oggi non ce n’è traccia.
La prima sfida contenuta nel DL 104 “La scuola riparte” è già stata persa. Entro giovedì 19 settembre il ministro Carrozza avrebbe dovuto emanare una disposizione applicativa in materia di libri di testo, ma per adesso del provvedimento non c’è traccia. Il secondo comma dell’articolo 6 del DL 104 prevede infatti uno stanziamento di 2milioni e 700mila euro destinati “all’acquisto, anche tra reti di scuole, di libri di testo e dispositivi per la lettura di materiali didattici digitali da concedere in comodato d’uso a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, individuati sulla base dell’Indicatore della situazione economica equivalente”. Per diventare operativa, questa disposizione deve essere recepita da un decreto ministeriale da emanarsi entro il termine di 7 giorni dall’entrata in vigore del decreto legge. Il provvedimento ministeriale deve stabilire l’esatto ammontare del contributo da assegnare a ciascuna istituzione scolastica, “sulla base – recita la legge – del numero di studenti”, ma anche stabilire i criteri per la concessione dei libri agli alunni. A questo si tratta di aspettare per conoscere l’esatta misura del ritardo del Ministero.

Fondi del DL 104: necessaria la conferma nella legge di stabilità

da Tecnica della Scuola

Fondi del DL 104: necessaria la conferma nella legge di stabilità
di R.P.
La regola è di vecchia data: ogni stanziamento deve essere espressamente previsto dalla legge di stabilità. La conferma indiritte arriva dallo stesso ministero con la nota sulle sezioni primavera.
Leggere analiticamente (e alle volte anche fra le righe) le disposizioni ministeriali o anche leggi e decreti è sempre molto utile e interessante. Ma spesso si scoprono dettagli insospettabili oppure si ottiene risposta a dubbi che si nutrivano da tempo. E’ il caso delle diposizioni ministeriali, apparentemente di ordinaria amministrazione, in materia di sezioni primavera. “Per quanto riguarda il contributo finanziario a carico del Ministero dell’istruzione – si legge nella nota – si fa presente che la disponibilità per l’esercizio finanziario 2014 della somma di 12 milioni, prevista dal bilancio triennale 2013-2015, dovrà essere confermata dalla prossima legge di stabilità”. Il richiamo alla legge di stabilità che dovrà essere approvata nei prossimi mesi dal Parlamento sta a significare un dato semplice e banale che peraltro è in vigore da sempre nella contabilità pubblica: gli stanziamento relativi a leggi o disposizioni che hanno valore pluriennale vanno comunque confermati di anno in anno dalle legge di stabilità o comunque da disposizioni specifiche. E’ a causa di questo meccanismo, per esempio, che i fondi della legge 440/97 sono stati progressivamente ridotti dai 400miliardi di lire iniziali fino a poche decine di milioni di euro. E’ nota (altro esempio) la vicenda dei fondi per i libri di testo della primaria che lo Stato deve trasferire ai Comuni: negli ultimi anni è stato un continuo braccio di ferro fra MEF e Anci e il problema si è spesso risolto in zona Cesarini con un emendamento alla legge di stabilità. E’ molto probabile, quindi, che la stessa cosa si ripeta anche per i 400milioni che il DL 104 destina alla scuola: per poter essere concretamente impegnati e spesi sarà necessario che siano chiaramente stanziati nelle prossime leggi di stabilità, quelle del 2014 e del 2015. Per il momento l’unica certezza riguarda i 13 milioni del 2013.

L’Italia è nella fascia bassa Ue per gli stipendi ai docenti e tra i peggiori per gli scatti di carriera

da Tecnica della Scuola

L’Italia è nella fascia bassa Ue per gli stipendi ai docenti e tra i peggiori per gli scatti di carriera
di P.A.
Il top dei trattamenti economici è in Lussemburgo, il dato peggiore in Bulgaria
Il  “Fatto quotidiano” riprende l’antica questione dello scarso apprezzamento della professione insegnante in Italia e dello scarto stipendiale che c’è in confronto con le altre nazioni, anche se già in Europa è presente al suo interno una differenze stramba di stipendi tra il corpo docente, con la consequenziale differente considerazione in cui è tenuta la professione in ogni Stato. Si passa da una media per il secondario di 4.780 euro annui lordi in Bulgaria per arrivare ai massimi del Lussemburgo, dove un prof del liceo viaggia su una media di 104.049 euro. L’Italia, come è noto, si posiziona nella fascia bassa, caratterizzata tra l’altro, rispetto alla stragrande maggioranza degli altri Paesi europei, da un aumento molto ridotto e lentissimo dello stipendio durante la carriera. I dati più affidabili, specifica Il Fatto, nel settore provengono da uno studio di Eurydice, organismo che dipende dalla Commissione europea, che sottolinea come in tanti Stati europei, a partire dall’anno scolastico 2009-2010, i salari nelle scuole siano stati congelati o addirittura ridotti, a causa della crisi. Si tratta di dati relativi all’anno scolastico 2011-2012, sono cifre da cui vanno tolte le imposte che variano da Paese a Paese, mentre le statistiche sono espresse in base allo standard del potere d’acquisto. Sono prese poi in considerazione i soli docenti di ruolo. In Italia, sostiene Eurydice, il salario medio annuo della secondaria superiore si posiziona a quota 30.431 euro e il livello massimo è raggiunto con 34.867, ma solo dopo 34 anni di anzianità. In Francia invece il livello minimo della secondaria è di 28.666, e si può arrivare a 47.610 per il secondario superiore. I Paesi europei dove ci vogliono almeno 34 anni di anzianità per raggiungere lo stipendio più alto sono, oltre all’Italia, Spagna, Ungheria, Austria, Portogallo e Romania, mentre ce ne vogliono appena dieci in Danimarca, Regno Unito ed Estonia. Gli insegnanti più poveri si ritrovano in Bulgaria, appena 4.780 euro annui lordi in media per il secondario. Bassi i salari dello stesso ciclo di studi anche in altri Paesi dell’Europa centro-orientale: Romania (5.078), Lettonia (9.216), Ungheria (9.448), Estonia (9.520) e Slovacchia (9.605). Niente rispetto ai 104.049 del Lussemburgo e a seguire, nei primi posti, ci sono la Danimarca (70.097) e l’Austria (57.779);
e poi la Finlandia (49.200), che per il parametro Pisa, che a livello dei Paesi Ocse, i più industrializzati, misura la qualità formativa degli studenti, figura sempre al primo posto a livello mondiale. Seguono: Belgio (48.955), Regno Unito (44.937), Svezia (35.948). Due casi a parte sono la Germania e la Spagna, dove gli stipendi, oltre che per l’anzianità, differiscono molto anche secondo la regione. In Germania, ad esempio, i salari sono ancora decisamente più bassi nell’Est e a Berlino rispetto all’Ovest. A livello nazionale per il liceo si passa da un minimo a inizio carriera di 45.400 euro fino ad arrivare a 64.000. In Spagna, invece, si passa da 33.000 a 46.000, comunque decisamente al di sopra dell’Italia

Ultimi corsi integrativi nei licei artistici

da Tecnica della Scuola

Ultimi corsi integrativi nei licei artistici
di Giovanni Sicali
E’ stata publicata la C.M. n. 24 del 18/8/2013 avente per oggetto “Corsi integrativi per diplomati dei licei artistici statali, paritari e legalmente riconosciuti”
Detti corsi (ormai si tratta dell’ultima possibilità) sono regolati dal D.L. n. 297/94 “Testo Unico”, all’art. 191, che riprende la C.M. 29/12/1969, n. 3350. La C.M. non presenta alcuna novità nè cambiamento rispetto agli anni passati. Il Miur, ancora una volta, ha confermano immutate le istruzioni impartite con la C.M. n. 80 del 19/10/2005. Per l’attivazione dei corsi occorre l’autorizzazione del competente Direttore generale regionale e devono essere comunicati al Miur, (Dipartimento per la programmazione ministeriale e per la gestione del bilancio, delle risorse umane e della informazione) i nominativi dei componenti del comitato dei docenti, costituito annualmente con la presidenza di un docente universitario. I compiti di direzione e di vigilanza sono affidati ai dirigenti scolastici presso i quali i corsi sono organizzati e attivati in presenza di almeno 20 domande di iscrizione. La durata del corso integrativo va dal 21 ottobre 2013 al 23 maggio 2014. La frequenza da parte dei diplomati “quadriennali” è obbligatoria: l’assenza da 1/3 delle lezioni non consente l’ammissione al colloquio finale. Solitamente questi corsi sono tenuti il pomeriggio. Al termine del corso gli studenti sostengono un colloquio finale su tutte le materie di studio da loro seguite, tenuto davanti ad una commissione presieduta dal docente universitario coordinatore e composta dei docenti di corso. Tale colloquio si conclude con un attestato di idoneità (o di inidoneità) per l’iscrizione ai corsi di laurea secondo quanto disposto dalla legge. Il colloquio finale tende ad accertare la preparazione e la formazione dello studente, non già in ordine alla semplice acquisizione di contenuti culturali, ma come prima verifica di una maturità integrata, ritenuta presupposto sufficiente per l’iscrizione a tutti i corsi di laurea. Data questa sua finalità, il colloquio si svolge al di fuori di ogni restrizione formale, e verte sui concetti essenziali

Snobbate dagli alunni le disposizioni antifumo

da Tecnica della Scuola

Snobbate dagli alunni le disposizioni antifumo
di Lucio Ficara
Da segnalazioni che ci pervengono da colleghi e lettori, sembra emergere una situazione diffusa di mancato rispetto delle nuove norme, soprattutto da parte degli studenti. Nonostante le circolari diramate dagli stessi dirigenti scolastici.
È iniziato, con l’avvio del nuovo anno scolastico, un braccio di ferro tra dirigenti scolastici e studenti, sulle nuove norme antifumo presenti nel decreto legge 104 pubblicato in Gazzetta ufficiale del 12 settembre 2013. Un braccio di ferro fatto di circolari e avvisi scritti, rivolti agli studenti, ma anche al personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliare, in cui viene espressamente fatto divieto di fumare nei cortili della scuola e in ogni pertinenza dell’edificio scolastico, oltreché, come già prevedeva la legge, nelle aule e in ogni altro locale interno della scuola. In sostanza, in moltissime scuole il dirigente scolastico, come rappresentante legale della scuola, si è premurato di comunicare, tramite circolare scritta e pubblicata nel sito istituzionale della scuola, che il decreto legge n.104 del 12 settembre 2013, all’art.4 riferito alla tutela della salute nelle scuole, statuisce testualmente, l’estensione del divieto di fumare , già previsto dall’articolo 51 della legge 16 gennaio 2003. n. 3, anche alle aree all’aperto di pertinenza delle istituzioni scolastiche statali e paritarie.
Inoltre vieta l’utilizzo delle sigarette elettroniche nei locali chiusi delle istituzioni scolastiche statali e paritarie, comprese le sezioni di scuole operanti presso le comunità di recupero e gli istituti penali per i minorenni, nonché presso i centri per l’impiego e i centri di formazione professionale.
Infine asserisce che chiunque violi il divieto di utilizzo delle sigarette elettroniche è soggetto alle sanzioni amministrative pecuniarie previste all’articolo 7 della legge 11 novembre 1975, n. 584, e successive modificazioni.
In diverse circolari che abbiamo avuto modo di leggere si informano studenti, docenti e il personale tutto, che i trasgressori rischiano sanzioni fino a 550 euro e addirittura fino a 2200 euro per chi è chiamato a controllare il rispetto della legge. Abbiamo sentito il parere di alcuni dirigenti scolastici, che ci dicono con chiarezza che la legge è legge e quindi deve essere rispettata, anche perché si parla di una norma di particolare importanza, riferita alla tutela della salute. In alcune scuole i dirigenti hanno individuato tra i docenti o il personale non docente delle figure che saranno responsabili, insieme al dirigente scolastico stesso, del controllo sul rispetto di questa discussa norma. Rispetto della norma, che molti studenti dichiarano apertamente di non volere rispettare, perché dal loro punto di vista è una norma che limita la libertà di azione dell’individuo. Da un confronto avuto con diversi docenti di varie scuole italiane, risulta effettivamente che i ragazzi, e non solo, continuano a fumare nei cortili delle scuole o addirittura si fanno trovare appollaiati sulle scale antincendio del proprio istituto a rollare la sigarettina. Alla fine della mattinata scolastica, i cortili delle scuole sono pieni di mozziconi di sigarette, che in alcuni casi hanno anche stampato sul filtro un evidente rossetto. Si potrebbe dire che, nonostante stiano giungendo le prime multe, con destinatario qualche trasgressore (al momento se ne contano pochissime su tutto il territorio nazionale), il fenomeno dei trasgressori è elevatissimo, e che il timore di una multa non frena l’istinto del fumatore incallito a fumarsi una sigaretta durante la mattinata. Tra i trasgressori non ancora multati, dispiace dirlo, ci sono anche docenti, che non riescono a frenare la voglia spasmodica di fare qualche tiro di sigaretta tra un’ora e l’altra. Quale sarà la reazione dei dirigenti scolastici che vedranno le norme antifumo snobbate dai loro alunni? Pensiamo che secondo il detto latino, dura lex sed lex, si arriverà alla tolleranza zero, fino a sconfiggere il vizio dei fumatori incalliti.

L’ora del nulla

da Tecnica della Scuola

L’ora del nulla
di P.A.
L’ora del nulla è quella in sostituzione dell’ora di religione cattolica per gli studenti (sembra il 10%) che non si avvalgono di tale insegnamento
La denuncia parte dal quotidiano “Avvenire” che riporta quanto scrive culturacattolica.it: “In troppe scuole l’ora di religione viene collocata all’inizio o alla fine della giornata, lasciando agli studenti che non la frequentano la possibilità di entrare un’ora più tardi o uscire un’ora prima. In pratica, la scuola stessa sancisce l’esistenza di questa “ora del nulla”. Non è un comportamento accettabile da parte di una grande agenzia educativa. Chiediamo con forza al ministro Carrozza di intervenire, mettendo le scuole nella condizione di bene operare per evitare questo spreco di risorse”.
La denuncia di culturacattolica.it. continua: “Ci stanno segnalando un comportamento di certi dirigenti che, se confermato, sarebbe senz’altro da sanzionare, perché fuorilegge. In pratica, in numerose scuole i presidi stanno convocando i ragazzi chiedendo loro di confermare o meno la scelta di avvalersi dell’insegnamento di religione. Nelle scuole dove l’ora di religione è collocata all’inizio o alla fine della giornata, molti ragazzi cambiano opzione per starsene a casa. In questo modo si alimenta la diffusione dell’“ora del nulla” che tanto male fa ai nostri studenti. È un comportamento inaccettabile, perché la scelta di frequentare l’ora di religione va fatta al momento dell’iscrizione e non può essere modificata ad anno in corso”.
 Ma c’è anche l’altro problema, denuncia Culturacattolica, quello della stabilizzazione dei docenti di religione, alla luce del fatto che, in tutta Italia, ci sono ancora 3.290 cattedre scoperte. “Il Miur bandisca quanto prima un concorso ordinario, su base regionale per coprire i posti vacanti nei territori dove ci sono cattedre scoperte”. La legge 186 del 2003 sullo stato giuridico degli insegnanti di religione, prevede due organici: il 70% delle cattedre di ruolo e il 30% di nomina annuale sempre d’intesa con l’Ordinario diocesano competente per territorio. In tante regioni, soprattutto del Nord, la quota del 70% non viene raggiunta e molte cattedre risultano non assegnate a docenti di ruolo. “In Lombardia e in Friuli – viene ricordato– l’organico di ruolo raggiunge al massimo il 40%, in Veneto il 35%, in Emilia Romagna e Toscana il 50%. In queste regioni servono subito concorsi ordinari per coprire i posti vacanti”.
Infatti, dicono, un concorso pubblico per selezionare i docenti di Rc è anche, garanzia di “qualità per gli studenti e le famiglie. Accuratamente preparati dalle diocesi questi insegnanti dovranno essere all’altezza delle nuove sfide che attendono la scuola”. Per esempio la “Lombardia è tra le regioni italiane con il numero più basso di docenti di ruolo. Chiediamo al ministero di porre mano, al più presto, a questo problema”.

Sostegno: il Miur eviti l’iniqua distribuzione dei posti stabilizzati

da TuttoscuolaFOCUS

Sostegno: il Miur eviti l’iniqua distribuzione dei posti stabilizzati 

Il ministro Carrozza ha fatto bene a volere da subito la stabilizzazione del maggior numero possibile di posti di sostegno. C’è ora da aspettarsi che metta mano alla disomogenea distribuzione sul territorio dei posti stabilizzati, sfruttando l’occasione – unica – di queste circa 27 mila immissioni in ruolo.

La situazione che si presenta oggi – prima di cominciare quella stabilizzazione che nell’arco di un triennio stabilizzerà in organico di diritto 26.684 posti di sostegno oggi precari e labili – vede evidenti squilibri territoriali. Qualche esempio: la Sicilia ha l’82% di posti stabili (8.247 su 10.057 posti di sostegno attivati), mentre il Lazio ha il 49,8% (6.245 su 12.536); la Campania ha il 78% di posti di sostegno in organico di diritto, la Lombardia il 50,1%, e così via sperequando.

La stabilizzazione di quei 26.684 voluti dal ministro dovrebbe servire anche a rimettere le cose a posto: dare meno posti stabili a chi ne ha oggi di più, dare più posti a chi ne ha meno.

In proposito stanno girando tabelle ufficiose attribuite al Miur che vanno esattamente in direzione opposta alla auspicata perequazione. C’è da augurarsi che non corrispondano al vero.

Qualche esempio per capire. Per raggiungere per tutte le regioni la stessa percentuale di posti stabili in organico di diritto la Sicilia (già ben messa per stabilità) dovrebbe stabilizzare da qui al 2015-16 altri 683 posti di sostegno; invece, secondo le tabelle che circolano, ne stabilizzerebbe ben 3.167, cioè 2.484 in più. Il Lazio (dove oggi c’è una forte precarizzazione) dovrebbe stabilizzare 4.887 posti; invece, sempre secondo le tabelle ufficiose, ne stabilizzerebbe soltanto 2.582, cioè 2.305 in meno.

Ovviamente anche le quote intermedie di posti da stabilizzare (secondo le tabelle ufficiose) sono di conseguenza sperequate, cosicché, sempre secondo quelle tabelle, già i posti da stabilizzare per il 2013-14 sarebbero squilibrati.

Rassegna Stampa 21 – 23 settembre 2013

in primo piano

 
   
Left Avvenimenti settimanale dell’Altritalia  del  21-09-2013  
UN PATTO CON I GIOVANI (S.Maggiorelli) [solo_testo] pag. 16/20  
il Mattino  del  23-09-2013  
BIMBO AUTISTICO, INTERVIENE IL MINISTRO (F.Bocchetti) [solo_testo] pag. 41  
  Corriere della Sera  del  23-09-2013
  PROF BOCCIATI DAGLI STUDENTI I RETTORI: MA GIUDICARE SERVE (G.Ziino) [solo_testo] pag. 26
il Sole 24 Ore  del  23-09-2013  
PER I TEST D’AMMISSIONE UNA GIUNGLA DI TARIFFE (P.Del bufalo) [solo_testo] pag. 12  
   

ministro

 
   
Il Tirreno – Ed. Pisa  del  23-09-2013  
PD E SCUOLA, E’ ORA DI CAMBIARE PASSO [solo_testo] pag. 13  
Il Tirreno  del  23-09-2013  
“LE NOSTRE DISCUSSIONI NON INTERESSANO, LA’ FUORI” [solo_testo] pag. 2  
CorrierEconomia (Corriere della Sera)  del  23-09-2013  
DONNE LA NUOVA MAPPA DEL POTERE AL FEMMINILE: ECCO CHI CONTA DI PIU’ (M.Sacchi) [solo_testo] pag. 2/3  
CorrierEconomia (Corriere della Sera)  del  23-09-2013  
QUATTRO INGEGNERE AL TAVOLO DI ELKANN (C.Cinelli/F.De rosa) [solo_testo] pag. 3  
Il Tirreno – Ed. Pisa  del  22-09-2013  
IL MINISTRO CARROZZA INCONTRA GLI STUDENTI UNIVERSITARI [solo_testo] pag. 7  
Il Tirreno – Ed. Pisa  del  23-09-2013  
L’UNIVERSITA’ DEVE RIMETTERSI IN DISCUSSIONE [solo_testo] pag. 13  
Il Tirreno – Ed. Pisa  del  23-09-2013  
“CONTI PUBBLICI, SACCOMANNI HA RAGIONE SOLIDALE CON I GENITORI DEL BIMBO AUTISTICO” [solo_testo] pag. 13  
Il Tirreno – Ed. Viareggio  del  22-09-2013  
MISSIONE AL MINISTERO PER IL PARCO DELLA PACE [solo_testo] pag. 12  
La Nazione – Ed. Viareggio – Ed. Versilia  del  22-09-2013  
DELEGAZIONE DAL MINISTRO PER POTENZIARE MUSEO E INIZIATIVE [solo_testo] pag. 14  
Ciociaria Editoriale Oggi  del  23-09-2013
CORSO BIENNALE BLOCCATO PER UN DISGUIDO BUROCRATICO, PILOZZI INTERROGA IL MINISTRO CARROZZA SUL CONS (Gab) [solo_testo] pag. 2
il Secolo XIX – ed. La Spezia  del  22-09-2013  
I MINISTRI CARROZZA E ORLANDO NEL CARTELLONE DELLA “MEDITERRANEO” [solo_testo] pag. 14  
Il Secolo XIX  del  21-09-2013  
LA REGIONE SALVI L’ACCADEMIA LIGUSTICA (L.Pellerano) [solo_testo] pag. 23  
   

ministero

 
   
la Repubblica  del  23-09-2013  
AUTISTICO IN CLASSE, ALUNNI IN FUGA E A NAPOLI SCOPPIA LA POLEMICA (I.De arcangelis) [solo_testo] pag. 21  
la Stampa  del  23-09-2013  
CAMBIANO SCUOLA AI LORO FIGLI PERCHE’ IN CLASSE C’E’ UN AUTISTICO (F.Amabile) [solo_testo] pag. 19  
la Stampa  del  23-09-2013  
INCLUSIONE IL SOGNO SPEZZATO (G.Nicoletti) [solo_testo] pag. 19  
il Mattino  del  23-09-2013  
Int. a E.Formisano: “PERCORSO SU MISURA TRA I BANCHI L’IMPORTANTE E’ NON EMARGINARE” (F.b.) [solo_testo] pag. 41  
il Giornale  del  23-09-2013  
“C’E’ UN ALUNNO AUTISTICO” E I GENITORI RITIRANO I FIGLI (N.Materi) [solo_testo] pag. 20  
Corriere della Sera  del  21-09-2013  
STORIA DI GIACOMO, ABBRACCIATO DALLA SUA SCUOLA (S.Morelli) [solo_testo] pag. 45  
Left Avvenimenti settimanale dell’Altritalia  del  21-09-2013  
SAPERE E’ POTERE (D.Coccoli) [solo_testo] pag. 21/23  
La Padania  del  22-09-2013  
PIENI POTERI ALLE REGIONI SULLA SCUOLA COME SANCITO DALLA COSTITUZIONE (G.Tessa) [solo_testo] pag. 5  
Avvenire  del  21-09-2013  
SCUOLE PARITARIE: FINANZIAMENTI ADEGUATI? QUELLI DELLE STATALI (P.Ferrario) [solo_testo] pag. 10  
Italia Oggi  del  21-09-2013  
PISAPIA TAGLIA LA SCUOLA PRIVATA (G.Pistelli) [solo_testo] pag. 9  
il Manifesto  del  21-09-2013  
VIA I FONDI ALLE SCUOLE PRIVATE E PISAPIA SCONTENTA LA DIOCESI (S.Colangeli) [solo_testo] pag. 4  
Latina Editoriale Oggi  del  21-09-2013  
IL SOTTOSEGRETARIO VISITA IL CABOTO [solo_testo] pag. 28  
Libero Quotidiano – Ed. Milano  del  21-09-2013  
SCIOLTA LA CLASSE CON TROPPI STRANIERI GENITORI IN SCIOPERO (L.Bassi) [solo_testo] pag. 47  
la Repubblica  del  23-09-2013  
PERUGIA, BUFERA SUL PROFDI RELIGIONE NEL TEST ESSERE GAY DIVENTA UNA COLPA [solo_testo] pag. 21  
il Messaggero  del  23-09-2013  
QUESTIONARIO CHOC A SCUOLA: L’OMOSESSUALITA’ E’ UNA COLPA (R.i.) [solo_testo] pag. 14  
la Provincia Pavese  del  21-09-2013  
A STEFAN IL SUPER STUDENTE ARRIVA L’INVITO DEL QUIRINALE [solo_testo] pag. 28  
il Giornale  del  23-09-2013  
DAL PENNELLO DI BUE AL QUADERNO QUADRETTATO ECCO I CAPRICCI DEI PROF (G.Villa) [solo_testo] pag. 20  
la Gazzetta del Mezzogiorno  del  23-09-2013  
Int. a G.Patota: SOS, L’ITALIANO MUORE (G.Dato) [solo_testo] pag. 22  
la Stampa  del  23-09-2013  
LA “GENERAZIONE ERASMUS” FA RETE E BUSINESS (L.Grassia) [solo_testo] pag. 31  
il Sole 24 Ore  del  23-09-2013  
LA CARTA IN PIU’ PER “VINCERE” IL LAVORO (E.Della ratta/C.Fei) [solo_testo] pag. 13  
il Sole 24 Ore  del  23-09-2013  
IL RICONOSCIMENTO DEL TITOLO PASSA PER LE AMBASCIATE (M.Voci) [solo_testo] pag. 15  
Avvenire  del  22-09-2013  
GENERAZIONE CON LA VALIGIA PRONTA A TORNARE PER IL RILANCIO (L.Mazza) [solo_testo] pag. 8/9  
Affari&Finanza (la Repubblica)  del  23-09-2013  
LA RICERCA GLI ATENEI E L’INDUSTRIA SI INCONTRANO A TRIESTE NEXT IN QUESTO WEEKEND [solo_testo] pag. 22  
La Lettura (Corriere della Sera)  del  22-09-2013  
HARVARD VINCE IN (QUASI) TUTTO (G.Fregonara) [solo_testo] pag. 9  
  Corriere della Sera  del  23-09-2013
  IL PARERE NEGATIVO DEGLI STUDENTI NON TOCCA DAVVERO I DOCENTI DI RUOLO (P.Ferratini) [solo_testo] pag. 36
Domenica (Il Sole 24 Ore)  del  22-09-2013  
“STORIA DELLE MIE DIMISSIONI” [solo_testo] pag. 30  
Corriere della Sera  del  22-09-2013  
IL PROFESSORE UNIVERSITARIO CHE SI FA PRETE A 63 ANNI (F.Alberti) [solo_testo] pag. 27  
L’Unita’  del  22-09-2013  
ASOR ROSA BUON MAESTRO (A.Bianchi) [solo_testo] pag. 18  
La Voce di Romagna Rimini  del  21-09-2013  
ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI ROVERSI MONACO NUOVO PRESIDENTE [solo_testo] pag. 4  
Italia Oggi Sette  del  23-09-2013  
PROFESSIONISTI, CROLLANO I REDDITI LA CRISI NON C’ENTRA (QUASI) NULLA (I.Marino) [solo_testo] pag. 3  
la Stampa  del  23-09-2013  
LA MUSICAL FA GOAL PER LA RICERCA SU CANCRO E SLA (S.riz.) [solo_testo] pag. 21  
la Stampa  del  22-09-2013  
IL RIPARATORE DI CERVELLI “ROTTAMATO” DALL’ITALIA (C.Beria d’argentine) [solo_testo] pag. 35  
Avvenire  del  22-09-2013  
RICERCA, LABORATORIO SARDEGNA (A.Galli) [solo_testo] pag. 4  
Nova24 (il Sole 24 Ore)  del  22-09-2013  
LA NOTTE DEI RICERCATORI [solo_testo] pag. 14  
L’Unita’  del  21-09-2013  
STAMINA, GLI SPEDALI CIVILI DI BRESCIA FANNO RICORSO CONTRO VANNONI [solo_testo] pag. 10  
Corriere della Sera  del  21-09-2013  
LE REGOLE PER LO STRESS “BUONO” CHE ALLUNGA LA VITA DELLE CELLULE (M.Pappagallo) [solo_testo] pag. 24  
la Repubblica  del  22-09-2013  
FINE DELL’EVOLUZIONE? (M.Cattaneo) [solo_testo] pag. 46/47  
la Repubblica  del  22-09-2013  
Int. a T.Pievani: PIEVANI: “IL MOTORE E’ LA CULTURA MA DARWIN NON POTEVA PREVEDERLO” (E.Dusi) [solo_testo] pag. 47  
il Messaggero  del  23-09-2013  
Int. a K.Lambeck: “LA TERRA IN BALIA DELL’ACQUA” (M.Di forti) [solo_testo] pag. 19  
Corriere della Sera  del  21-09-2013  
LA RESA DI CURIOSITY UN ANNO SU MARTE SENZA TRACCE DI VITA (T.Avoledo) [solo_testo] pag. 27  
   

pubblica  amministrazione  e  societa’

 
   
il Sole 24 Ore  del  23-09-2013  
LO STATUTO FANTASMA TIENE IN SCACCO L’AGENZIA DIGITALE (A.Cherchi) [solo_testo] pag. 21  
il Sole 24 Ore  del  23-09-2013  
I MINISTERI “NASCONDONO” I DATI (A.Cherchi) [solo_testo] pag. 23  
L’Unita’  del  23-09-2013  
ALTOLA’ DI SACCOMANNI “SUI CONTI VA DETTA LA VERITA’ AGLI ITALIANI” (M.Franchi) [solo_testo] pag. 6/7  
il Messaggero  del  21-09-2013  
TAGLIO IMU, IL GOVERNO RASSICURA I COMUNI (M.Di branco) [solo_testo] pag. 3  
il Sole 24 Ore  del  23-09-2013  
PAGAMENTI PA SEMPRE IN RITARDO (V.Uva) [solo_testo] pag. 9  
Corriere della Sera  del  22-09-2013  
L’APPRENDISTATO? CORSA A OSTACOLI ECCO I DODICI BLOCCHI ANTI GIOVANI (D.Di vico) [solo_testo] pag. 39  
la Stampa  del  23-09-2013  
E SCOPPIATA LA GUERRA DEGLI STAGE (W.Passerini) [solo_testo] pag. 35  
il Sole 24 Ore  del  23-09-2013  
CHI VA ALL’ESTERO TROVA LAVORI MIGLIORI [solo_testo] pag. 16  
Left Avvenimenti settimanale dell’Altritalia  del  21-09-2013  
Int. a V.Spadafora: L’ALLARME DEL GARANTE PER L’INFANZIA: “I GOVERNI SAPEVANO” (T.Barilla) [solo_testo] pag. 32/35  
Corriere della Sera  del  23-09-2013  
DIFICILE DIFENDERE I DIRITTI DEI DEBOLI LA CIVILTA’ GIURIDICA A UNA SVOLTA (G.Berruti) [solo_testo] pag. 36  
il Mattino  del  22-09-2013  
POMPEI ALL’ASTA E L’EMOZIONE INFINITA DI NUOVE SCOPERTE (A.Petrella) [solo_testo] pag. 39  
Il Secolo XIX  del  21-09-2013  
Int. a S.Settis: SE LA POLITICA SI NASCONDE DIETRO L’ARTE (A.Orlando) [solo_testo] pag. 25  
la Repubblica  del  23-09-2013  
LA FEDE TRA DIALOGO E PERDONO (M.Cacciari) [solo_testo] pag. 1  
la Repubblica  del  23-09-2013  
IL CAMMINO IN COMUNE (G.Zagrebelsky) [solo_testo] pag. 56/57  
il Giornale  del  22-09-2013  
IO, SCIENZIATO IN CAMMINO SUL PONTE TRA ATEI E FEDELI (A.Zichichi) [solo_testo] pag. 1  
   
   
A cura di Giuseppe Colella e Federico Bandi

Stipendi docenti, l’Italia è nella fascia bassa Ue. Tra i peggiori per gli scatti di carriera

da Il Fatto Quotidiano

Stipendi docenti, l’Italia è nella fascia bassa Ue. Tra i peggiori per gli scatti di carriera

I dati dello studio Eurydice tornano di attualità in occasione dell’inizio dell’anno scolastico e rimbalzano sui media dei Paesi dell’Unione. Il top dei trattamenti economici è in Lussemburgo, il dato peggiore in Bulgaria

di Leonardo Martinelli

La vita dei professori, anche finanziariamente parlando, non è la stessa in ogni Paese. L’Europa presenta al suo interno differenze incredibili di stipendi per il corpo docente che vanno decisamente al di là dei divari del livello economico e dello stesso Pil pro capite. E rispecchiano la differente considerazione in cui è tenuta la professione – e più in generale il mondo della scuola – in ogni Stato. Si passa da una media per il secondario di 4.780 euro annui in Bulgaria, da sottolineare lordi, che sono una miseria pure in quel Paese, per arrivare ai massimi del Lussemburgo, dove un prof del liceo viaggia su una media di 104.049 euro, che sono tanti anche per il ricco Granducato. L’Italia si posiziona nella fascia bassa, caratterizzata tra l’altro, rispetto alla stragrande maggioranza degli altri Paesi europei, da un aumento molto ridotto e lentissimo dello stipendio durante la carriera.

I dati più affidabili nel settore provengono da uno studio di Eurydice, organismo che dipende dalla Commissione europea, che ha pubblicato nei mesi scorsi un rapporto comparativo per le remunerazioni dei docenti. I dati sono ritornati a galla negli ultimi giorni in Francia: lì i media si stanno scatenando sul livello troppo basso degli stipendi nel Paese, addirittura più bassi, si sottolinea, rispetto all’Italia. Lo studio di Eurydice sottolinea come in tanti Stati europei, a partire dall’anno scolastico 2009-2010, i salari nelle scuole siano stati congelati o addirittura ridotti, a causa della crisi. Ma prima di passare in rassegna i diversi livelli di stipendio, alcune avvertenze: si tratta di dati relativi all’anno scolastico 2011-2012. Sono cifre lorde: vanno tolte le imposte, equivalenti alla nostra Irpef, che variano da Paese a Paese. Si tratta di statistiche espresse in Spa, lo standard di potere d’acquisto. Quindi, filtrate rispetto al costo della vita: così si spiegano anche alcune sorprese, come il sorpasso dell’Italia rispetto alla Francia, dove il costo della vita è superiore. Infine, si prendono in considerazione i docenti di ruolo e non quelli precari, che rappresentano un grosso problema (ma non solo) in Italia. E un vero e proprio esercito…

Ebbene, nel nostro Paese, secondo le indicazioni di Eurydice, il salario medio annuo della secondaria (superiore, alle medie si scende lievemente) si posiziona a quota 30.431 euro, ma si segnala che il livello massimo raggiunto è di 34.867 (partendo da un minimo di 23.048). Ma i massimi di stipendio sono toccati solo dopo 34 anni di anzianità. Per quanto riguarda la Francia, il livello minimo della secondaria è di 28.666, ma si può arrivare a 47.610 per il secondario superiore. Anche in questo caso ci vuole tempo per raggiungere gli stipendi più alti, tra i 20 e i 30 anni, meglio comunque dell’Italia. I Paesi europei dove ci vogliono almeno 34 anni di anzianità per raggiungere lo stipendio più alto sono, oltre all’Italia, Spagna, Ungheria, Austria, Portogallo e Romania, mentre ce ne vogliono appena dieci in Danimarca, Regno Unito ed Estonia.

Come abbiamo visto, gli insegnanti più poveri si ritrovano in Bulgaria, appena 4.780 euro annui lordi in media per il secondario. Bassi i salari dello stesso ciclo di studi anche in altri Paesi dell’Europa centro-orientale: Romania (5.078), Lettonia (9.216), Ungheria (9.448), Estonia (9.520) e Slovacchia (9.605). Niente rispetto ai 104.049 del Lussemburgo… A seguire, nei primi posti, ci sono la la Danimarca (70.097) e l’Austria (57.779). E poi la Finlandia (49.200), che per il parametro Pisa, che a livello dei Paesi Ocse, i più industrializzati, misura la qualità formativa degli studenti, figura sempre al primo posto a livello mondiale. Seguono: Belgio (48.955), Regno Unito (44.937), Svezia (35.948). Tutti meglio dell’Italia. Due casi a parte sono la Germania e la Spagna, dove gli stipendi, oltre che per l’anzianità, differiscono molto anche secondo la regione. In Germania, ad esempio, i salari sono ancora decisamente più bassi nell’Est e a Berlino rispetto all’Ovest. A livello nazionale per il liceo si passa da un minimo a inizio carriera di 45.400 euro fino ad arrivare a 64.000. In Spagna, invece, si passa da 33.000 a 46.000, comunque decisamente al di sopra dell’Italia. Pur trattandosi di un Paese i generale con un Pil pro capite e stipendi in media inferiori ai nostri. E afflitto (pure lui) da una crisi terribile.

Carrozza scuote i colleghi di partito: dicano che vogliono rilanciare la scuola!

da Tecnica della Scuola

Carrozza scuote i colleghi di partito: dicano che vogliono rilanciare la scuola!
di Alessandro Giuliani
Infastidito dalle continue “frecciate” del Pdl sul decreto scuola, il responsabile del Miur si rivolge al Pd: vorrei che parlasse più di contenuti, la politica economica è importante, ma credo che innovazione, scuola, università e ricerca non possono che esserne i pilastri. Gli scricchiolii in seno al Governo però non aiutano.
Le “frecciate” degli alti rappresentanti del Pdl nei confronti degli investimenti contenuti nel decreto sulla scuola, ora in discussione alla Camera, non devono essere andate giù al ministro Carrozza. E probabilmente ancora meno lo scarso impegno, la carenza di repliche, registrato sull’argomento tra i colleghi di partito. Tanto è vero che il responsabile del Miur non lo manda a dire.
A margine di un dibattito alla Festa nazionale tematica del Pd su scuola e università in corso a Pisa, il 21 settembre il Ministro ha dichiarato che “il Pdl chiede continuamente di abbassare le tasse e di eliminare l’Imu: vorrei sapere cosa chiede il Pd? E se vuole di più dal governo su temi centrali come la scuola, l’università e la ricerca scientifica”. Carrozza ha poi aggiunto: “oggi la Merkel ha detto che la Germania è forte anche per la sua capacità di attrarre ricercatori dall’estero. Questi temi non possono restare ai margini dell’agenda italiana. Per questo vorrei che il Pd parlasse più di contenuti: la politica economica è importante, ma credo che innovazione, scuola, università e ricerca non possono che essere pilastri di una certa politica economica”.
Il Ministro, parlando del dibattito congressuale all’interno del Pd, ha infine detto, “di voler osservare ciò che accade nel mio partito senza essere attivamente in campo nella competizione tra i diversi candidati perché – ha precisato – sono al governo e dunque seguo la strada tracciata dal premier Enrico Letta, ma porterò un mio contributo: distribuirò le mie posizioni su scuola e università e spero che i candidati alla segreteria le discutano per metterle al centro della loro proposta politica”.
“Vorrei – ha concluso – che il Pd facesse della scuola e dell’università il punto centrale della sua proposta politica per rilanciare il paese”.
Il messaggio è chiaro. Sulle risposte, tuttavia, non ci sono certezze. Soprattutto perché la scuola, assieme ai precari e ai fondi a cultura e allo spettacolo, potrebbero diventare sempre più terreno di “ricatto” per mantenere il Governo in vita. A quel punto, il Partito democratico sarebbe di fronte ad un difficile scelta: far cadere il Governo, per non tradire il suo programma, oppure salvarlo inserendo nel “calderone” dei comparti da tagliare anche quelli sinora dichiarati intoccabili?

Sostenibilità? Cos’è? Eppure in molti Paesi è materia d’insegnamento

da Tecnica della Scuola

Sostenibilità? Cos’è? Eppure in molti Paesi è materia d’insegnamento
di P.A.
In diverse Nazioni la “sostenibilità” è stata introdotta tra le materie scolastiche, con sorprendenti risvolti educativi, mentre in Italia è pressoché sconosciuta.
Giappone, Corea del Sud, Svezia, Regno Unito e ora pure la Germania hanno introdotto la sostenibilità tra le materie scolastiche, mentre in Italia a pensarci sono solo singole iniziative, come quella del Wwf per l’anno scolastico appena iniziato. In Germania, dice Wired.it, è la Renania settentrinale-Westfalia che più di ogni altro Laender si dà da fare per aumentare la consapevolezza ambientalista, aderendo al progetto “Schule der Zukunft” (Scuola del futuro), iniziato nel lontano 2009 e che oggi include già 650 scuole. A Colonia inoltre molte scuole vantano programmi che comprendono la sostenibilità, oltre che strutture record per l’approvvigionamento energetico da rinnovabili, orti biologici tenuti dai ragazzi in giardino, gite nei boschi a scopo didattico per imparare a riconoscere e rispettare i diversi tipi di piante. La scelta, dicono i dirigenti scolastici, “ si è mostrata preziosa per aiutare in particolare gli studenti ‘difficili’, quelli con i quali ogni approccio era sembrato fallimentare”. La tematica richiede infatti metodologie d’insegnamento differenti, si esce all’aria aperta, si impara a conoscere e rispettare la natura: “ questo avvicina gli studenti alla scuola, li rasserena e li appassiona”. Eppure, già nel 1992 i leader mondiali riuniti nella Conferenza Onu per l’Ambiente e lo Sviluppo di Rio, spiega ancora Wired.it, avevano inserito in agenda l’insegnamento della sostenibilità nelle scuola. Dieci anni dopo poco era cambiato e allora, nel 2005, ci ha riprovato l’Unesco, con la campagna ” Education for Sustainable Development” che terminerà l’anno prossimo. A questa iniziativa hanno aderito Germania, Svezia e Regno Unito.
E in Italia? Da noi ci si accontenta delle iniziative di alcune associazioni come il Wwf che mette a disposizione degli insegnanti il progetto scuole 2013/2014, con materiali didattici, video, corsi, gite scolastiche, progetti di orientamento e formazione (gratis): le tematiche spaziano dalle foreste al mare, dalla biodiversità ai rifiuti, dai cambiamenti climatici all’alimentazione sostenibile. Una bella iniziativa, a cui ogni anno aderiscono in media 4mila classi: anche con l’aiuto dei “Panda Rangers” delle classi primarie e secondarie. Con l’iscrizione della loro classe si guadagnano l’accesso alle Oasi Wwf e un abbonamento alla rivista Panda Junior.

Il 23 settembre su Rai Uno dal Quirinale inaugurazione dell’anno scolastico

da Tecnica della Scuola

Il 23 settembre su Rai Uno dal Quirinale inaugurazione dell’anno scolastico
di A.D.F.
In una nota pubblicata nel sito web della Presidenza della Repubblica si fa riferimento all’ inaugurazione dell’anno scolastico 2013-14.
In questa nota si dice che saranno circa tremila gli studenti delle scuole italiane che entreranno al Quirinale nel pomeriggio di lunedì 23 settembre per la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico. Nel cortile d’onore di assisterà a esempi e rappresentazioni di tante attività compiute dagli stessi studenti in varie parti del Paese sulla Costituzione, la difesa dell’ambiente, l’integrazione tra italiani e stranieri, il rispetto della legalità e la lealtà nello sport. Nel corso della cerimonia, il Presidente Giorgio Napolitano e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, rivolgeranno i loro saluti e auguri agli studenti, agli insegnanti e alle famiglie.  All’incontro interverranno personalità del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport. Condotta da Fabrizio Frizzi, la manifestazione sarà trasmessa, come di consueto, in diretta su Rai Uno dalle ore 16.45 alle ore 18.45, e potrà essere seguita in diretta streaming sul sito www.quirinale.it.

Per l’And sono necessarie modifiche sostanziali al Dl sulla scuola

da Tecnica della Scuola

Per l’And sono necessarie modifiche sostanziali al Dl sulla scuola
di P.A.
Inopportuno e sbagliato affidare alla Scuola nazionale dell’amministrazione la selezione dei dirigenti, che dovrebbero essere eletti dalla comunità scolastica, e poi non si deve scaricare sui docenti la responsabilità degli esiti scolastici
L’And, Associazione nazionale docenti, scrive alla ministra Maria Chiara Carrozza, rappresentando osservazioni sul decreto legge (104/2013) varato lo scorso 12 settembre, recante “Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca”. “Dopo decenni di politiche di spoliazione di risorse, il decreto in oggetto segna, certamente, una positiva attenzione alla scuola”, ma, dice l’And, bisogna intervenire su alcune criticità. Fra questi l’art. 17, che modifica il sistema di reclutamento dei dirigenti scolastici, affidandolo alla Scuola nazionale dell’amministrazione.
“Riteniamo del tutto inopportuno affrontare la questione della dirigenza scolastica limitatamente all’aspetto del reclutamento, per di più affidandolo ad un ente che per finalità seleziona e forma i dirigenti della pubblica amministrazione. Una modifica che dissocia ancor di più la figura del capo di istituto da quello che dovrebbe essere il suo profilo giuridico, culturale e professionale. Quello che dovrebbe rappresentare il rimedio al fallimento dell’ultima selezione concorsuale è, a nostro giudizio, peggiore del male che vorrebbe curare. Anzi, equivarrebbe a condividere la scelta poco accorta allora compiuta con il D.lgs 59/98 che attribuì la dirigenza ai capi di istituto. Perseverare in quella direzione, non può che accentuare quegli aspetti perniciosi di riforme calate sulla scuola, mutuate da altri contesti, espressione di una visione tecnico-burocratica e aziendalistica che ne sta immiserendo il suo ruolo primario, di ente preposto alla formazione dell’uomo e del cittadino. È necessario, invece, un intervento organico che inevitabilmente deve investire il ruolo e la funzione del capo di istituto e il governo delle istituzioni scolastiche. Da tempo sosteniamo che il capo di istituto, cosi come avviene per le università e i conservatori, deve essere eletto dalla comunità professionale che opera nella scuola e che la nomina deve essere a tempo. Per questi motivi chiediamo di voler considerare attentamente la nostra richiesta di sopprimere l’art. 17”. Altro punto di critico per l’And riguarda l’art. 16 che dispone l’obbligo di formazione a carico dei docenti che svolgono servizio nelle “zone in cui i risultati dei test di valutazione sono meno soddisfacenti ed è maggiore il rischio socio-educativo… ” . Un obbligo, scrive l’And, che “non può che scaricare sui docenti l’intera responsabilità degli esiti scolastici dei loro studenti. Anche se si volessero tralasciare i risultati della ricerca scientifica sul ruolo dei diversi fattori che condizionano i risultati scolastici, è assai singolare che per decreto si stabiliscano degli assiomi pedagogici e che ad essi si connettano degli obblighi di prestazione a carico di alcuni. In ogni caso, un tale obbligo non può certo prescindere da un’attenta valutazione del rispetto dell’autonomia e della libertà che ai docenti deve essere assicurata riguardo alla scelta dei contenuti, delle modalità e delle fonti che gli stessi intendano utilizzare per il proprio aggiornamento professionale. Inoltre, la previsione di un coinvolgimento, l’ennesimo, delle università nelle attività di formazione non potrà che operare una reiterata forma di trasferimento di risorse dalla scuola all’università. Per cui, se si vuole veramente operare una svolta nel modus operandi degli interventi volti a migliorare le condizioni della nostra scuola, si dovrebbe riconoscere il diritto al rimborso delle spese sostenute per la formazione e l’aggiornamento e riconoscere la facoltà per i docenti di scegliere le attività di formazione che ritengono meglio corrispondenti alle loro reali esigenze di aggiornamento professionale. Ovviamente, restano fermi i requisiti che devono possedere i soggetti che erogano formazione”. Per questi motivi, l’And chiede “la modifica dell’art. 16, integrando il comma 1, prevedendo la formazione come obbligatoria per tutti i docenti, quantificando il numero delle ore annue necessarie e il diritto al rimborso delle spese sostenute, ma lasciando liberi i docenti di scegliere contenuti, forme e soggetti qualificati che erogano formazione”. L’ultimo punto preso in considerazione riguarda l’art. 12, che introduce alcune modifiche alla normativa sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche. “Anche l’intervento sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche assumerebbe una diversa rilevanza se inserito in un intervento di sistema volto a configurare una diversa organizzazione dell’offerta formativa sul territorio. I piani di dimensionamento finora adottati sono stati il mero risultato di operazioni quantitative senza alcuna capacità di condizionare ed orientare la tipologia e la qualità dell’offerta formativa sul territorio. Cosi molte delle istituzioni autonome altro non sono che delle sommatorie, a volte anche elefantiache che inglobano livelli scolastici diversi (IISS, IC, IO), finalizzate solo ad assicurare l’autonomia di alcune istituzioni scolastiche, leggasi sedi di dirigenza. Operazioni che, in molti casi, anziché determinare risparmi di spesa, hanno generato nuovi oneri per la finanza pubblica. Mentre, un’organizzazione efficace dell’offerta formativa, anziché essere orientata a costituire istituzioni scolastiche numericamente dimensionate, dovrebbe preoccuparsi, soprattutto, di assicurare la più ampia offerta formativa territoriale, evitando inutili duplicazioni di percorsi di studi e ottimizzando i servizi complementari -trasporti, mense, servizi alla persona, laboratori, palestre, etc.-. Non solo si gestirebbero efficacemente le risorse pubbliche, ma, ancor di più, ne gioverebbe la qualità dell’offerta formativa. L’organizzazione dell’offerta formativa territoriale è, a nostro giudizio, imprescindibile da una nuova configurazione del modello di governo delle istituzioni scolastiche. Questo significa superare l’autonomia funzionale e attribuire alle scuole autonomia statutaria e un’organizzazione democratica basata su una leadership distribuita che consenta un governo autonomo, democratico e responsabile della gestione dell’istituzione scolastica. Un aspetto che, come si può comprendere, si intreccia con quanto esposto sopra e che evidenzia come ogni intervento sulla scuola non possa prescindere da una visione e una valutazione di insieme”.