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VIRTUALE SARAI TU

VIRTUALE SARAI TU NON CERTAMENTE IO di Umberto Tenuta

CANTO 806 VIRTUALE È BELLO

MA REALE È UN’ALTRA COSA.

 

Tutto virtuale!

Didattica virtuale.

Strumenti didattici virtuali.

Insegnante virtuale.

Amore virtuale.

Prendilo tu!

Io lo voglio reale!

Concreto, reale, manuale, sensuale io lo voglio il materiale didattico!

Sono froebeliano, agazziano, montessoriano.

Prima che virtuale.

Non mettete il bimbo in un utero virtuale.

Non date al bimbo una madre virtuale.

Non fate vivere il bimbo in un mondo virtuale.

Prima degli occhi, il bimbo utilizza le mani ed i piedi nel grembo materno.

Scalcia e gratta.

Appena nato, il suo nasino sente odore di latte.

Fa la pipì umida.

Fa la cacca odorosa.

Le manine, che tenere manine!

Il ditino, che dolce ditino tra le sue labbrucce!

E finitela!

Finitela cu stu vurtuale!

C’è tempo.

Aspettate.

Temporeggiate.

Lasciate tempo al reale.

A Sua Maestà REALE.

Mammina, dagli il tuo lattuccio saporito.

Papà carino, dagli il sonaglino.

E tu commaretta, compragli una bomboletta.

Mettete una coperta per terra e fatelo ruzzolare, arrotolarsi, alzarsi, cadere, rompersi la testa.

Sì, le pietre, la sabbia, l’argilla, i gessetti colorati, la lavagna di ardesia, il quaderno di carta Fabriano, i barattoli di latta, le palle di gomma, le foglie di fico, i fili di lino, il girino, la capretta, l’agnellino…

Questo è il suo mondo.

Lasciate che tocchi, che assapori, che odori, che guardi incantato il volto divino del mondo reale.

Poi, solo poi, dategli il mondo virtuale!

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Verifiche

VERIFICHE TEST QUESTIONARI PROVE SCHEMI di Umberto Tenuta

CANTO 807

E CHI PIÙ NE HA PIÙ NE METTA

L’UFFICIO DELL’ANAGRAFE TI RILASCIA LA TUA CARTA DI IDENTITÀ

UNICA SINGOLARE IRRIPETIBILE

COME TE NON C’È NESSUNO

MA A SCUOLA

TU RIENTRI

IN UNO SCHEMA

 

E invece a scuola tu rientri in uno schema.

Lo schema del tuo docente.

Lo schema di ciascuno dei tuoi nove docenti.

Lo schema della Guida Didattica.

Lo schema delle Guide Didattiche.

Lo schema della GUIDA ALLA VALUTAZIONE INDIVIDUALE.

Tu rientri in uno schema.

Ci deve rientrare.

È uno dei tuoi doveri scolastici rientrarci!

E se non c’entri, il tuo docente penserà a farti entrare.

Dalla porta o dalla finestra.

Non importa.

Importa che tu entri in uno schema.

Per essere comparato coi tuoi compagni di avventura.

Di sventura.

Di disavventura.

Non importa.

Tu non sei unico, irripetibile, singolare nei sette miliardi di essere umani che vivono sulla faccia della Terra.

Tu non hai il diritto di essere te stesso.

Tu non TU!

Tu sei un ALUNNO

ALUNNO F.

Alunno senza nome.

Alunno numero.

Alunno Diciassettesimo.

Uno dei tanti.

Mica il docente può trattarti come una persona, unica, singolare, irripetibile sulla faccia della Terra.

Tu sei l’alunno 17.

L’alunno 17 della classe 13° sezione F.

Tu non hai una carta di identità.

Mica a scuola ci sono le carte di identità!

ALUNNO DISCIPLINATO MOTIVATO ATTENTO PRECISO MEMORIZZA
….
15 7,24 6,82 6,28 7,02 8,9
16 5,23 6,13 7─ 6++ 9,9
17 3,01 5,93 4,62 5,55 6,211
18 8 10 10 10 10+
19          
           

Come diceva TRILUSSA ne LA STATISTICA:

 

Sai ched’è la statistica? È na’ cosa

che serve pe fà un conto in generale

de la gente che nasce, che sta male,

che more, che va in carcere e che spósa.

 

Ma pè me la statistica curiosa

è dove c’entra la percentuale,

pè via che, lì,la media è sempre eguale

puro co’ la persona bisognosa.

Me spiego: da li conti che se fanno

seconno le statistiche d’adesso

risurta che te tocca un pollo all’anno:

e, se nun entra nelle spese tue,

t’entra ne la statistica lo stesso

perch’è c’è un antro che ne magna due.

 

Sì, tu, ALUNO 17, tu sei un numero.

Il tuo numero rientra nella statistica della classe, la quale entra nella statistica delle classi della Scuola X, la quale entra nella statistica della scuole della provincia di Z, la quale entra nelle statistiche della scuola della regione F, la quale entra nelle statistiche della Nazione Italia.

E che vorresti, tu?

Vorresti che il docente ti facesse un ritratto ad olio?

Vorresti che il docente ti considerasse una persona?

Vorresti che il docente ti considerasse una personalità?

Vorresti che il docente ti considerasse unico, irripetibile, singolare, insostituibile sulla faccia della Terra?

Tu sei semplicemente un numero.

Il numero DICIASETTE!

Per tua GRAZIA.

Per la grazia che ti fa il tuo Professore!

 

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Niente io capivo delle tue lezioni

NIENTE IO CAPIVO DALLE TUE LEZIONI di Umberto Tenuta

CANTO 806 VISPO CONTADINELLO NELLA SCUOLA RURALE DI TELESE

NIENTE CAPIVO DALLE TUE LEZIONI, SIGNORINA DORA

 

Bersaglieri, sulla strada bianca, io e Mario, compagni di avventura, come bersaglieri andavamo a quella che doveva essere a nostra nuova frontiera.

Andavamo a scuola!

Prima elementare.

La scuola rurale di Telese in quel di Montalto Uffugo.

Arrivammo.

Passammo oltre.

Ci fermarono e ci spinsero là dentro, nel seminterrato.

Ad attenderci la Signorina Dora, instancabilmente seduta dietro la cattedra sulla pedana ben sopra elevata.

La lavagna alla sua sinistra.

Tre file di banchi verdi davanti.

La finestrella alle nostre spalle.

Una ventina di contadinelli, straccioni, mocciosi, le unghie sporche di terra.

Lei sola, in seta bianca, cittadina, figlia del DON e fidanzata suo malgrado del sottotenente.

Sulla sua testa il DUCE e il RE.

Alle pareti, solo ornamento, l’alfabetiere.

Non so come imparai a leggere ed a scrivere.

Contadinello testardo, BI ed A le leggevo BIA.

ESSE ed A le leggevo ESSEA.

E TI ed E le leggevo TIÉ!

Ed ogni volta che prendevo parola mi prendevo una staffilata.

Non so quante me ne presi per imparare che la mia MONDAGNA, non so per quali motivi, si doveva scrivere MONTAGNA.

E che il mio piccolo CUOZZO fosse invece una COLLINETTA.

E che il mio JUME si chiamasse TORRENTE.

E soprattutto non capivo perché nel salire le scale i numeri fossero UNO DUE TRE QUATTRO CINQUE SEI SETTE.. e nello scendere diventassero SETTE SEI CINQUE QUATTRO TRE DUE UNO.

In verità, a contare i fichi neri che coglievo dalla mia ficunieureddra ero bravo.

E fu così che, non so perché, in aritmetica divenni presto bravissimo.

Tanto bravo che a Mario, mio unico amato compagno di giochi e di avventure, suggerii che il problema si risolveva con una moltiplicazione seguita da una divisione.

Mal me ne incolse: dietro la lavagna, in ginocchio sopra i ceci che avevo rubato alla mamma per portarli alla Maestra.

Oh la nevicata!

Che bello lungo la strada del ritorno!

Tutto bianco intorno!

Solo i palmi delle mani che io e Mario ci mostravamo erano rossi!

Forse la Maestra Dora era la prima e la sola persona che io avevo imparato a odiare.

La odiavo tanto che, appena avuta la pagella della Licenza di Terza elementare che mi liberava dalla maestra Dora, alla sua richiesta di andare a portare il pacchetto dei compiti alla sua collega di Montalto Scalo risposi: NO!

  • Come NO?
  • NO
  • NO
  • NO!

 

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Quinto comandamento

QUINTO COMANDAMENTO NON UCCIDERE E MORTALITÀ SCOLASTICA di Umberto Tenuta

CANTO 805 MORTALITÀ SCOLASTICA

PER UNA SCUOLA CHE NON UCCIDA

 

Morire nel corpo.

Morire nell’anima.

Che resta dell’uomo privato della cultura?

Il SELVAGGIO DELL’AVEYRON.

La bestia nuda!

Peggio della bestia, perché la bestia è dotata di istinti, e l’uomo no.

Privare il figlio di donna della cultura significa negargli la sua umanità.

Non farlo nascere alla condizione umana.

Il figlio di donna resta nella sua condizione di candidato alla condizione umana.

Non diventa uomo.

Muore come uomo!

L’inesperta ostetrica può uccidere il candidato alla condizione umana.

Colui che ancora non è uomo.

Ma la Scuola può uccidere l’uomo.

L’uomo che ancora non è ma potrebbe diventare ogni giovanetto seduto tra i banchi della scuola.

Negate il fieno all’asinello, e l’asinello muore.

Negate la cultura al figlio di donna, e l’uomo potenziale che è in lui muore.

Voglio credere, mi sforzo di credere, mi impegno con tutta la mia buona volontà a credere che nessun docente si renda conto che il suo Pierino sia un uomo che muore.

Credo fermamente che nessun docente sia così crudele da rendersi conto che il giovane seduto dietro il banco dell’ultima fila sia un uomo che muore.

Un uomo che muore, perché egli non riesce ad alimentarlo.

Non dico che non vuole alimentarlo.

Dico solo che egli non sa alimentarlo.

Egli vorrebbe, ma non sa alimentarlo.

E, quindi, di una colpa egli è imputabile, di una sola orribile colpa.

La colpa di non abbandonare il suo mestiere.

Un mestiere che non fa per lui.

Caro amico, consenti che un consiglio io ti dia!

Se il tuo Pierino non riesci a far apprendere, lascia questo mestiere.

Non è questo il tuo mestiere.

Lascia questo mestiere.

Prima che Pierino muoia, e tu vada in galera!

 

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Aggiornare o Formare?

AGGIORNARE O FORMARE di Umberto Tenuta

CANTO 804 I DOCENTI HANNO BISOGNO DI AGGIORNAMENTO O DI FORMAZIONE?

 

ASSIOMA

I docenti debbono garantire il successo formativo di tutti i loro alunni.

COROLLARIO

Per garantire il successo formativo di tutti gli alunni, è necessario che nella scuola operino docenti formati.

Il problema attuale della scuola non è tanto l’aggiornamento quanto la formazione di base dei docenti.

E ciò, anche nella scuola materna e nella scuola primaria, ma soprattutto nella scuola secondaria, di secondo più che di primo grado.

Grazie all’azione svolta da Giuseppe Lombardo Radice, la scuola primaria non subì molto la Riforma Gentile del 1923 e con i Programmi didattici del 1955 si allineò al Movimento dell’Attivismo pedagogico europeo.

Invece la Scuola secondaria, soprattutto quella di secondo grado, recepì pienamente la Riforma gentiliana.

L’istituzione della Scuola media unica dell’obbligo con la Legge 1862 del 1959, anche se non riuscì a cambiare granché il precedente orientamento selettivo, rappresentò comunque un cambiamento, seppur reso difficile dalla scarsa formazione sociopsicopedagogica dei docenti.

Completamente estranea al rinnovamento metodologico-didattico rimase e rimane la scuola secondaria di secondo grado, ancora fortemente gentiliana.

Essendo oggi la frequenza della scuola secondaria un diritto-dovere, si impone l’esigenza di garantire il successo formativo di tutti i giovani.

ART. 1 DEL D.P.R. 275/1999 “NATURA E SCOPI DELL’AUTONOMIA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE”: <<… L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento>>.

Successo formativo e miglioramento dell’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento vanno di pari passo.

L’insegnamento deve essere tale da garantire l’apprendimento: il successo formativo.

L’insegnamento non è indipendente dall’apprendimento.

Insegnare significa rendere possibile l’apprendimento.

Il docente deve comunque garantire l’apprendimento di tutti suoi alunni!

In tale prospettiva, occorrono docenti formati, non solo sul piano disciplinare, ma anche e parimenti sul piano metodologico-didattico.

I docenti, tutti i docenti ─i docenti di ogni ordine e grado di scuola─ debbono essere adeguatamente preparati sul piano disciplinare e sul piano metodologico-didattico.

Per rendere efficace l’insegnamento è necessario avere padronanza delle discipline, delle strutture delle discipline, dei loro nuclei concettuali fondanti, dei loro concetti essenziali.

De minimis non curat praetor!

Ma, per rendere efficace l’insegnamento, occorre avere padronanza anche delle metodologie e delle tecnologie didattiche.

Sono due requisiti essenziali, necessari, indispensabili.

Necessita pertanto che i docenti formati siano aggiornati, adeguatamente aggiornati, efficacemente aggiornati.

Necessita pertanto, e soprattutto, che i docenti scarsamente formati siano ri-formati, adeguatamente formati, efficacemente formati.

Vogliamo dire che occorre impegnarsi molto, moltissimo, ancora di più sulla formazione metodologico-didattica e tecnologica dei docenti, soprattutto dei docenti della scuola secondaria, in primis di quella secondaria di secondo grado.

Aggiornare è bene, formare è indispensabile!

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Giorgina non apprende

GIORGINA NON APPRENDE PROBLEMA TUO CARO PROFESSORE di Umberto Tenuta

CANTO 802 Giorgina non apprende!

Caro Professore,

il problema è tuo.

Tu sei l’esperto!

Mica il medico incolpa il malato se non guarisce.

Il bravo medico si adopera perché Giorgina guarisca!

 

Cara Professoressa,

il problema è tuo.

È il tuo problema!

Mica è il problema di Giorgina!

Mica è il problema della mamma di Giorgina!

Mica è il problema del babbo di Giorgina!

Il problema è tuo!

Tu sei la Professoressa.

Tu sei la professionista.

Tu sei l’esperta.

Tu hai scelto di fare questo mestiere.

Tu sei “pagata” per educare!

Come l’ostetrica è pagata per far nascere bene i bimbi.

E se non li fa nasce bene, l’ostetrica viene condannata.

Sì, condannata, per omicidio colposo.

Omicidio!

Uccisione di un uomo.

Non importa l’età.

Venti anni.

Dieci anni.

Zero anni.

Sempre un uomo è!

Tu sarai processata.

E se si accerta che tu hai agito senza competenza, senza mettere in atto tutte le strategie, tutti gli accorgimenti, tutte le procedure che la scienza ora prevede, tu sarai condannata.

Condannata per omicidio, uccisione di uomo!

Sai, non dirmi che la tua è una missione.

Non dirmi che tu ti sei sentita vocata.

Non dirmi che tu ci hai messo l’anima.

Tu devi agire come una professionista!

Come una professionista competente.

Come una professionista che conosce e mette in atto tutte le teorie educative oggi disponibili.

Come una professionista che conosce e mette in atto tutte le metodologie educative oggi disponibili.

Come una professionista che conosce e mette in atto tutte le tecnologie educative oggi disponibili.

Se l’alunno non è attento, mica è colpa sua?

Sei tu che non lo hai saputo motivare.

Se l’alunno è privo dei prerequisiti, mica è colpa sua.

Sei tu che non hai provveduto a farglieli acquisire in precedenza.

Se l’alunno… mica è colpa sua… sei tu…

L’alunno è solo il testimone della tua capacità professionale!

Quando bocci un alunno, non bocci l’alunno.

Bocci te stessa!

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Motivatemi

MOTIVATEMI NON GIUDICATEMI di Umberto Tenuta

CANTO 801 COME FANNO TUTTE LE MAMME DEL MONDO

NON GIUDICATEMI

RIUSCIRETE A COMPIERE IL VOSTRO DOVERE SE MI MOTIVERETE

 

Io non sono venuto a scuola per essere giudicato.

Non ho bisogno dei vostri voti.

Mica mi sono candidato a fare il deputato del Parlamento!

E poi non voglio approfittare della vostra sottile competenza ─quella sì che l’avete!─ a misurare col centimetro: 4,20 – 4,30 – 4,50…

Io non sono un salame che pesate a milligrammi!

Io sono un figlio di donna.

Mi mancava un braccio, e mia madre mi disse che ero bello: bello come me non c’era nessuno!

Mi mancava un occhio, e mia madre mi disse che ero bellissimo: io ero un privilegiato, mi bastava un solo occhio per ammirare tutte le bellezze del mondo!

Imparate da mia madre.

Imparatelo bene!

E poi, io sono venuto da voi, non per essere giudicato, ma per essere aiutato ad alimentarmi della cultura che voi dovreste avere.

Mia madre mi ha consegnato a voi e vi ha detto:

─aiutatelo ad alimentarsi di cultura!

─la voglia ce l’ha: è curioso, fa domande su tutto.

─vuole scoprire questo meraviglioso mondo nel quale io l’ho fatto venire.

Vi prego, ascoltate mia madre:

─mia madre è saggia.

─mia conosce bene quali sono i miei punti di forza: su quelli ella fa affidamento!

─mica mia madre si diverte a colpirmi nelle mie debolezze!

─a proposito, sapete che fece una professoressa alla mia amica Diletta?

PROFESSORESSA: Diletta, non mi hai detto a che ora è nato Giacomo Leopardi ed io ti do QUATTRO.

DILETTA: Professoressa, chiedetemi tutto della poesia leopardiana!

PROFESSORESSA: Io so bene che tutto il resto lo sai, ma l’ora esatta della nascita non la sai!

A dire la verità, a me non piace una Professoressa che interroga per scoprire le mie debolezze.

Io vorrei una Professoressa che scovasse i miei punti di forza!

Non disse forse Archimede:

─Datemi un punto di appoggio ed io solleverò il mondo!

Che bella una Professoressa che vede sempre il positivo di ogni suo alunno e su quello fa leva.

Sempre.

Come fanno tutte le mamme del mondo, pedagogiste nate.

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Io Io Io

IO IO IO SONO   IO SONO BELLO   IO SONO CAPACE   IO SONO AMATO di Umberto Tenuta

CANTO 800

Alzi la mano chi non lo dice, di nascosto, dentro di sé!

 

Chiamatelo orgoglio!

Chiamatelo presunzione!

Chiamatelo come volete!

Ognuno lo dice.

Lo dice dentro di sé.

E se non lo dice, sono guai.

Avvilimento, depressione, rischio di morte!

<<Tu sei colui da cui ho tratto lo bello stilo che mi ha fatto onore>>(DANTE).

Presuntuoso?

No, consapevole del proprio valore.

Valore, io valgo, io sono importante!

“Tu sei importante, importante per me…”

Lo dice il Professore!

È contento che glielo dicano i suoi alunni.

─Professò, bravo come voi non c’è nessuno!

E tu, Professoressa La Bella, perché non lo dici ai tuoi alunni?

Perché non dici come le mamme: <<Che bel ditino ha il bambino mio!>>

Suvvia, anche i somari hanno la coda bella!

O amica mia, mia cara Professoressa, cerca e pur qualcosa di bello troverai nel tuo Pierino!

O Professori, o Professoresse, chiudete gli occhi e qualcosa di buono e di bello pur troverete nei vostri asinelli.

Anche il Diavolo ha una sua intelligenza luciferina!

Importante è essere qualcuno.

Ogni alunno ha il suo punto d’appoggio.

Fate leva su quello.

Solleverete il mondo!

Assieme al vostro somarello.

 

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Bullismo

BULLISMO E COOPERATIVE LEARNING di Umberto Tenuta

CANTO 799 BULLISMO

PREVENIRLO È PIÙ FACILE (DON BOSCO)

 

Non so quanto il bullismo trovi le sue cause nel bisogno naturale di autoaffermazione che è caratteristico di ogni essere vivente.

Il filo d’erba che fuoriesce dalla pietra che lo schiaccia, l’esile pioppo che svetta sugli altri, il lombrico sezionato che si riproduce, il pavone che si pavoneggia, il neonato che si attacca al seno materno, il bimbo che si guarda intorno per conoscerlo e dominarlo non sono forse testimonianza dell’elan vital?

Slancio vitale!

Bisogno di esistere.

Bisogno di vivere.

Può la scuola fare qualcosa?

Certamente.

La Scuola può fare, non una, ma due cose!

Innanzitutto, la Scuola non deve mortificare.

La Scuola non deve mortificare con le bocciature, le pene e i castighi, i rimproveri e la ricca gamma delle punizioni scolastiche.

La Scuola non deve mortificare soprattutto con i voti.

La mortificazione dei voti negativi:

CINQUE, insufficiente.

QUATTRO, molto insufficiente.

TRE, moltissimo insufficiente.

DUE, massimamente insufficiente.

UNO, insufficiente che meno non si può.

ZERO, una nullità.

ZERO TAGLIATO, meno di una nullità.

Si può uccidere un uomo in mille modi!

Ma la Scuola non deve uccidere, la Scuola non deve mortificare.

Anzi, la Scuola deve vivificare.

La Scuola deve far nascere alla vita.

La Scuola deve rendere uomini i piccoli esseri viventi partoriti dalle donne.

Se la Madre alimenta con il latte, la Scuola alimenta con la cultura.

Se la Madre si avvale dell’istintivo bisogno di succhiare il latte che ogni neonato si porta con sè, la Scuola deve favorire il bisogno istintivo di conoscere, di esplorare il mondo, di inculturarsi di ogni figlio di donna.

E questo la Scuola può farlo innanzitutto non isolando il bambino.

Che strano!

La Scuola deve educare i bambini a vivere in società, e li isola nei banchi.

La Scuola deve educare i bambini a cooperare, e li mette in competizione gli uni con gli altri, con i voti, con i premi e i castighi, con le medaglie e gli Albi del disonore!

La Scuola deve socializzare i bambini e invece che fa?

Favorisce la lotta fratricida!

Possibile che non si avverta l’assurdità di una siffatta scuola?

Possibile che non si avverta l’opportunità, anzi la necessità della cooperazione degli alunni?

Esiste un metodo specifico per favorire la cooperazione: il COOPERATIVE LEARNING.

La BUONASCUOLA lo utilizzi per favorire la cooperazione degli studenti e per combattere il Bullismo!

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Cooperiamo

COOPERIAMO GENITORI DOCENTI DIRIGENTI di Umberto Tenuta

CANTO 798 HORRIBILI DICTU

LA SCUOLA È DIVENTATA UN CAMPO DI BATTAGLIA.

MAI COME ORA!

STUDENTI CONTRO DOCENTI

DOCENTI CONTRO DIRIGENTI

GENITORI CONTRO DOCENTI

DOCENTI CONTRO GENITORI

DIRIGENTI CONTRO DOCENTI

DOCENTI CONTRO DIRIGENTI

 

Forse, o senza forse, è esagerato.

Forse non è così.

Forse si vede solo la cima dell’iceberg.

Ma il fenomeno esiste.

E, siccome risulta in contrasto con il fondamentale principio della cooperazione educativa ─che deve caratterizzare i rapporti all’interno della scuola e con l’extrascuola nel nome della continuità educativa ─ va preso in considerazione.

Sulla CONTINUITÀ EDUCATIVA si sono spesi fiumi di inchiostro: convegni, corsi, pubblicazioni.

Sembrava che tutti fossimo d’accordo.

Ma il fuoco non era spento.

E, lentamente, da sotto le ceneri è riemerso.

È divampato.

Più violento che mai!

È guerra.

Se non dichiarata, certamente combattuta.

Se non manifesta, dietro le quinte.

Ma la scuola non è e non può, non deve essere un campo di battaglia.

Ed allora?

Allora riprendiamo il dialogo.

Riprendiamolo subito!

Forse un ruolo importante possono assumere i dirigenti scolastici, ritornando a promuovere il dialogo, in appositi incontri, magari con l’intervento di qualificati esperti.

Dialogo tra i genitori che delegano il loro diritto di educare ed i docenti che ricevono questa delega.

Dialogo aperto e costruttivo, nel superiore interesse dei giovani che hanno il diritto di apprendere, di crescere, di farsi uomini.

Non è in discussione la qualità della motocicletta.

Ma la qualità di un uomo.

Di un operaio.

Di un meccanico.

Di un docente.

Di un dirigente.

Di un Papa.

Di un uomo!

Quale docente non sente il tremor delle sue mani e dei suoi polsi?

Condividiamo questa immensa responsabilità.

L’immensa responsabilità di aiutare un figlio di donna a nascere, a crescere, a farsi uomo.

Aiutiamolo tutti, assieme, uniti, compatti.

Cooperiamo!

Genitori, Docenti, Dirigenti, qui si parrà la nostra nobilitate!

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Autorità delegata

AUTORITÀ DELEGATA QUELLA DEI DOCENTI di Umberto Tenuta

CANTO 797

Art. 30, COSTITUZIONE ITALIANA E’ dovere e diritto dei genitori, mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.

 

Austero e severo, siede solo dietro la cattedra il Professore!

Autorità indiscussa.

Unto dalla Signora Ministra!

Giudica e manda secondo… che grida!!!

Qualcuno si è mai domandato in base a quale diritto egli esercita cotanta autorità, autorità che alunni e genitori… tutti temono?

Timore.

Batticuore.

Tremore.

Non rispetto.

Paura.

Paura di essere fatti oggetto di mortificazione.

Paura di essere castigati.

Paura di essere respinti.

Si è domandato qualcuno donde a cotesto personaggio deriva cotanta autorità?

Se lo domanda il Professore da chi egli è stato unto?

Se lo domanda, al mattino, durante la giornata, la notte?

E se se lo domanda, con grande cortesia gli si risponde.

Egli non deriva tale autorità dallo Stato, come avveniva solamente nelle dittature del passato remoto.

Egli, il Professore, la sua autorità deriva solo dai Genitori ─Padre e Madre ─ che soli hanno il diritto di educare i propri figli.

E che tale diritto delegano ─quando lo ritengono opportuno─ non solo ai docenti della scuola privata, ma anche a quelli della scuola statale.

La Scuola è un servizio pubblico che lo Stato offre alle persone! (http://www.edscuola.it/archivio/didattica/riforma_e_successo_formativo.html).

Caro Professore, i genitori delegano a te, come all’antico pedagogo, il compito di istruire e educare i propri figli che a loro deriva dall’articolo 30 della Costituzione italiana (E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio).

Da essi, solo da essi, solo dai genitori tu derivi la tua autorità.

Attento a non demeritare la loro fiducia!

Ben lo so che la cosa non ti interessa più di tanto, ma te la voglio ricordare:

─Ne va del pane quotidiano della tua famigliola!

 

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“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

Insegno, non faccio lezioni

INSEGNO NON FACCIO LEZIONI di Umberto Tenuta

CANTO 796

In una civiltà statica i giovani debbono acquisire i saperi che serviranno per tutta la durata della loro vita.

Invece, in una civiltà in rapida trasformazione, qual è quella attuale, occorre imparare ad imparare per far fronte alla incessante obsolescenza delle conoscenze.

 

Fino a ieri, le conoscenze essenziali per vivere in una società caratterizzata dai lenti cambiamenti potevano essere fornite attraverso i libri o le lezioni dei docenti. Tant’è che nei Programmi didattici del 1867 per le scuole elementari si diceva: <<Il maestro si astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si limiti a imprimer bene nelle menti degli scolari le definizioni e le regole>>.

Letti, presentati, esposti, i saperi venivano memorizzati e valevano per tutta la vita degli alunni.

In una civiltà in rapida trasformazione, qual è quella attuale, nessuno sa quali saranno le conoscenze del prossimo lustro.

Che fare?

La soluzione è ovvia, scontata, evidente.

Occorre che gli alunni acquisiscano, non le conoscenze, ma la voglia e la capacità di acquisirle.

<<Non aspettar mio dir più né mio cenno;

libero, dritto e sano è tuo arbitrio,

e fallo fora non fare a suo senno:

per ch’io te sovra te corono e mitri>> (PURGATORIO, 139-142).                        

Ed allora, se non fa lezione, che cosa fa il docente?

Insegna!

Alla lezione (dal latino lectio, leggere) si sostituisce l’insegnare!

Insegnare!

Da non confondere col fare lezioni, come quasi sempre avviene.

Ma da intendere, in senso letterale, come tradurre in segni.

Il docente offre i segni concreti (materiali comuni e strutturati, materiali iconici e materiali simbolici).

Cioè, il docente offre i segni attraverso i quali gli alunni possano scoprire i saperi.

Ovviamente, gli alunni devono essere motivati a scoprire i saperi.

E ciò significa che gli alunni devono trovarsi in una situazione problematica.

È quello che avviene nel PROBLEM SOLVING.

Gli alunni si pongono delle domande e si impegnano a trovare le risposte (Tommaso D’Aquino parla di invenzione, da invenire: cercare, trovare, scoprire).

Attraverso l’impegno di soluzione dei problemi, gli alunni, non solo scoprono le conoscenze desiderate, ma imparano a scoprire.

Un’avvertenza!

Quando nella scuola si parla di ricerca, si fa riferimento, non tanto alla ricerca sui libri (oggi sulle enciclopedie di INTERNET), quanto alla scoperta. Scoperta che all’inizio deve avvenire in situazioni concrete, poi iconiche ed infine simboliche.

Situazioni che il docente crea utilizzando SEGNI, cioè materiali concreti (comuni e strutturati), materiali iconici e simbolici (oggi facilmente disponibili in formato digitale).

È compito dei docenti INSEGNARE: offrire i materiali e le situazioni che consentano agli alunni, suddivisi in gruppi, di riscoprire i concetti, le regole, le teorie.

Se proprio vogliamo salvare il termine INSEGNAMENTO, non intendiamolo come tenere lezioni, ma come tradurre in SEGNI, offrendo agli studenti i materiali, in un primo momento concreti, comuni e strutturati, in un secondo momento iconici ed infine simbolici.

Si ritiene opportuno evidenziare che i materiali iconici e simbolici oggi possono essere agevolmente offerti in formato digitale.

Fino a quando non creeremo una parola che indichi colui che guida gli alunni nei processi di apprendimento attraverso la ricerca/riscoperta/invenzione/costruzione dei saperi, continuiamo a parlare di INSEGNANTE, inteso come colui che organizza le situazioni problematiche di apprendimento, mediante l’utilizzo di SEGNI, prima concreti, comuni e strutturati, poi iconici ed infine simbolici.

E che, con meritato orgoglio, dice: io non faccio lezioni: la lezione è morta.

Io INSEGNO!

Io non lavoro nelle aule.

Io opero nei Laboratori riccamente attrezzati della scuola.

I miei studenti non stanno seduti in silenzio nei banchi.

I miei studenti comunicano tra di loro e con me mentre ricercano, scoprono, inventano e acquisiscono conoscenze, capacità e atteggiamenti.

E soprattutto io non mortifico con voti negativi, ma stimolo, incoraggio, valorizzo ogni piccolo successo dei miei alunni.

Alunni cari, tutti cari a me, che io amo chiamare studenti.

Studenti, perché tutti innamorati!

Innamorati delle conoscenze e delle virtù.

Innamorati nati, che io rinforzo sempre con i miei plausi.

Sappiatelo!

Io non mortifico mai.

Non mi macchio mai del grave delitto della mortificazione dei miei alunni.

I miei alunni sono tutti vivi!

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Maestra innamorata

MAESTRA INNAMORATA, SEI TU CHE MI INNAMORI di Umberto Tenuta

CANTO 795

O MIA MAESTRA INNAMORATA,

SEI TU, SOLO TU, CHE MI INNAMORI

O MIA MAESTRA INNAMORATA,

SOLO CON TE IO MI INNAMORO

SOLO CON TE DIVENTO UNO STUDENTE!

 

Studente ─dal latino studere, amare─ è colui che ama il sapere.

Ama il sapere, ama conoscere, ama apprendere.

E studenti si nasce.

Già nel grembo materno, il bimbo esplora, ricerca, ascolta, impara.

E, nato, apre gli occhi esploratori al mondo che lo circonda.

E con le tenere manine tocca di qua e di là.

─Che cosa è quello che vedo?

─Chi sei tu che mi guardi, incantata dal mio bel visino?

─Che cosa è questa luce accecante che entra dalla finestra?

─Ma dove io sono venuto?

─O meraviglioso mondo che dinanzi ai miei occhi si squaderna, ora io ti conoscerò!

Il bimbo dispiega tutta la sua innata curiosità.

A un anno il bimbo pattina, a tre anni legge e suona il violino.

A sei anni, quando arriva alla scuola primaria, il bambino ha già acquisito un vasto repertorio di conoscenze, di capacità e di atteggiamenti.

Lo ha acquisito spontaneamente, senza alcuna imposizione.

Ora entra nell’aula della scuola, e tutto diventa obbligatorio.

Dove e come stare seduto, come e quando parlare, che cosa fare, e soprattutto che cosa imparare!

Che assurda contraddizione ridurre lo studio a dovere, obbligo e, peggio ancora, costrizione!

Ma tu, o amata Maestra, tu che hai conservato intatta la tua innata curiosità, tu che la tua innata curiosità hai trasformato in amore della conoscenza, tu che tutto ami conoscere, tu nulla imponi.

Il tuo AMORE contagi.

Il tuo amore della Poesia.

Il tuo Amore della Geografia.

Il tuo amore della Biologia.

Il tuo amore della Filosofia.

Il tuo amore dell’Astronomia.

Il Tuo amore della Storia.

Il tuo amore di ogni umana conoscenza.

Tu, innamorata di ogni umana conoscenza, tu nulla imponi.

Tu di tutto tutti innamori.

Tu, solo tu, hai titolo a salire in cattedra.

E non i tuoi odiati colleghi!

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Guerra e… Scuola

GUERRA E… SCUOLA di Umberto Tenuta

CANTO 794 GUERRA E PACE  NO, GUERRA SENZA PACE!

A SCUOLA NON C’È PACE.  C’È GUERRA.

GUERRA E FERITI. GUERRA E MORTI.

 

  • Mamma, io a scuola non ci vado!
  • Perché, figlia mia?
  • Perché ho paura.
  • Paura di che?
  • Paura che la Maestra mi interroghi!
  • Mmbè, che male ti fa?
  • Mamma, tu capisci: Quella non vuole sapere quello che io so!
  • Quella lì vuole sapere quello che io non so.
  • Certo, figlia mia, è importante, non quello che sai, ma quello che non sai.
  • Ma allora, mamma, tu vuoi che Quella mi mortifichi? Tu vuoi che tutti ridano di me? Tu vuoi che io mi annienti?
  • Tu vuoi che io muoia?

Sentirsi morire!

Sentirsi morire come persona.

Come persona che vuole essere, come ogni essere vivente che vuole affermarsi, come il filo d’erba che fuoriesce dalla pietra che lo schiaccia, come l’esile pioppo che svetta verso la luce del sole che lo alimenta?

La scuola è un campo di battaglia.

Pochi gli eroi.

Medaglie al merito!

Sì, medaglie sul petto.

Medaglie della mortificazione di coloro che non le portano.

Mortificazione!

Mortalità scolastica.

Morti e feriti!

Morti coloro che abbandonano.

E, ancor peggio, i feriti!

Il Principe del Foro che vanta la sua ignoranza matematica: ignoranza della Logica, mica dell’Aritmetica dei compensi!

Coloro che non hanno appreso a sentire la poesia, la poesia dei poeti, la poesia della vita!

Coloro che non appreso a suonare uno strumento musicale.

Coloro che non hanno appreso a sentire la NONA di Beethoven…

Coloro che…vivono ai margini della cultura, dell’umanità, della vita.

Docenti cari, la scuola non serve a fare un professionista.

La scuola serve a far nascere un uomo.

Un uomo completo, maturo, autonomo, adulto.

Un uomo integrale, ricco di tutte le virtù umane, del poeta e del musicista, del letterato e dello scienziato, del pittore e dell’agricoltore.

Un uomo originale, singolare, unico sulla faccia della Terra.

Docenti cari, non mortificate i vostri alunni.

Docenti cari, coltivate i vostri alunni, alimentateli di ogni umana virtù, aiutateli a crescere in virtute e conoscenza.

Un giorno, dall’alto della Cattedra più alta del mondo si ricorderanno di voi! 

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Uccidere non deve la Buonascuola

UCCIDERE NON DEVE LA BUONASCUOLA di Umberto Tenuta

CANTO 793 LA BUONASCUOLA NON DEVE UCCIDERE

 

Nove mesi non bastano per far nascere un UOMO.

I figli di donna nascono immaturi.

Non hanno fatto in tempo a diventare uomini nel grembo materno.

Hanno bisogno del grembo della SOCIETÀ EDUCANTE per nascere all’umanità, per diventare uomini.

Lo testimonia in modo eclatante il SELVAGGIO DELL’AVEYRON.

Ci vogliono venti anni per diventare un uomo.

Venti anni di gestazione culturale.

Venti anni di educazione.

La Scuola nasce con il preciso compito di educare, interagendo con le altre istituzioni educative.

Educare deve la scuola!

Educare!

Far nascere un uomo.

Coltivare l’innato bisogno umano di alimentarsi, non solo di pane, ma anche dei saperi umani, di cultura.

Bisogno di latte.

Bisogno di pane.

Bisogno di companatico.

Ma anche, e soprattutto, bisogno di conoscenze, di capacità, di sentimenti.

Bisogni (Decroly).

Ma soprattutto AMORE.

Amore dei SAPERI: sapere, saper fare, saper essere.

AMORE!

Amore: mica costrizione!

Come diceva Freinet: <<puoi portare l’asino alla fonte e fischiare quanto vuoi, ma se l’asino non vuole bere, non beve>>(1).

Che forse un docente è più fortunato di un asinaro?

Non spegniamo l’innato bisogno di crescere, di conoscere, di apprendere!

Finiamola con i voti, con le punizioni, con le bocciature!

Non uccidiamo l’uomo che è in ogni alunno!

Non uccidiamolo coi voti!

I voti sono il veleno che uccide la voglia di apprendere, di crescere, di diventare uomini.

I docenti sono le ostetriche di socratica memoria.

Se non alimentano e se addirittura fanno venir meno l’innato bisogno di apprendere del figlio di donna, essi uccidono un uomo.

Docenti cari, l’alunno che non apprende, non resta solo ignorante.

Resta qualcosa di molto di peggio.

Di molto peggio di un animale.

L’animale è governato dagli istinti di sopravvivenza.

L’uomo non possiede istinti umani.

Senza cultura è peggiore di una bestia.

Docenti cari, non uccidete un uomo!

Non uccidetelo uccidendo in lui l’innato desiderio di apprendere.

Docenti cari, non uccidete un uomo!

Non uccidente Dante, non uccidete Cristoforo, non uccidete Immanuel, non uccidete il bravo maestro di scuola…!

Per cortesia, cancellate la MORTALITÀ SCOLASTICA!

 

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