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Giovani che trascorrono troppo tempo su internet: le assenze a scuola possono aumentare. La ricerca

da OrizzonteScuola

Di redazione

Trascorrere troppo tempo online trascurando altre attività come il sonno e l’esercizio fisico, aumenta il rischio di assenze a scuola tra gli adolescenti.

Tutto ciò è messo in luce da una ricerca pubblicata sugli Archives of Disease in Childhood.

In particolare, riferisce l’Ansa, le ragazze sembrano essere più vulnerabili. I risultati indicano che dormire, fare esercizio fisico e avere un rapporto di fiducia con i genitori sono fattori protettivi dalla dipendenza alla rete.

Lo studio è stato condotto da Silja Kosola, del Western Uusimaa Wellbeing Services County, Espoo, Länsi-Uudenmaan in Finlandia.

Gli esperti si sono concentrati su 86.270 studenti di età compresa tra 14 e 16 anni. L’uso eccessivo di internet è stato valutato utilizzando una scala che valuta la compulsione, trascurare famiglia, amici e studio, ansia se non si è online; saltare i pasti o dormire meno per internet.

Il quadro emerso è che le ragazze hanno trascorso più tempo online rispetto ai ragazzi. In media, gli adolescenti dormono 8 ore nei giorni scolastici e 9 ore nel fine settimana. Ma più di un terzo (35%) dorme meno di 8 ore nei giorni di scuola e l’11% meno di 8 ore nel fine settimana.

I partecipanti hanno anche riferito di svolgere attività fisica per almeno un’ora per 4 giorni della settimana e attività fisica vigorosa per 2-3 ore a settimana. Ma un terzo di loro ha segnalato bassi livelli di attività fisica, meno di 3 giorni a settimana, specie i ragazzi.

L’altro aspetto importante è che per il 3-4% dei partecipanti vi sono state molte assenze da scuola. I ragazzi hanno segnalato più assenze ingiustificate rispetto alle ragazze. Stare troppo su internet si associa a un aumento del rischio sia di assenze ingiustificate (+38% di rischio) sia di assenze con giustificazione per motivi di salute (24% di rischio maggiore).

Infine, un buon rapporto con i genitori riduce del 59% il rischio di marinare la scuola e del 39% di essere assenti per malattia.

Il Papa incontra le scuole di pace

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Venerdì 19 aprile 2024, come già annunciato, seimila studenti, insegnanti e dirigenti scolastici della Rete nazionale delle Scuole di pace incontreranno Papa Francesco nell’Aula Paolo VI della Città del Vaticano, con l’obiettivo di “Formare una nuova generazione di costruttori e costruttrici di pace”.

Ma non solo studenti, insegnanti e dirigenti scolastici, saranno presenti anche docenti universitari, amministratori locali ed esponenti della società civile firmatari del “Patto di Assisi” per l’educazione alla pace.

Questo incontro con Papa Francesco si inserisce all’interno di un programma di educazione civica denominato “Trasformiamo il futuro. Per la pace con la cura”.

A cui seguirà, il 25 e 26 maggio, la prima Giornata Mondiale dei Bambini.

Il 17 aprile tuttavia, nel corso di una conferenza stampa presso l’Auditorium del Convento San Massimiliano Kolbe, saranno illustrati le ragioni e il programma dell’incontro e saranno anche presentati i primi risultati dell’indagine su “I giovani e il futuro” realizzata nelle scuole italiane in vista del “Summit of the Future” dell’Onu.

Attività motoria e sportiva, parte il progetto per scuole senza palestra o palestra inagibile: scadenza 30 maggio

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Parte ufficialmente oggi, 16 aprile, il Progetto nazionale “Allestimento spazi non convenzionali per l’attività motoria e sportiva nelle Scuole” rivolto alle scuole primarie e secondarie di I grado.

Interessate sono, in particolare, le scuole sprovviste di palestra scolastica interna ovvero dotate di palestra totalmente inagibile, che intendono allestire uno spazio idoneo all’istallazione dell’allestimento.

Il progetto, promosso dal Ministro per lo Sport e i Giovani, per il tramite del Dipartimento per lo Sport, e da Sport e Salute S.p.A., in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha come finalità di allestire spazi non convenzionali in aree già presenti all’interno o all’esterno degli istituti scolastici per consentire lo svolgimento dell’attività motoria, fisica e sportiva in sicurezza e realizzare soluzioni innovative e sostenibili economicamente per permettere l’attività fisica e fornire le scuole di attrezzatura e materiale multi-sportivo.

Per poter partecipare sono necessari i seguenti requisiti:

  • assenza della palestra scolastica interna;
  • oppure condizione di inagibilità totale di eventuali palestre scolastiche dimostrata da una vigente ordinanza di chiusura o dichiarazione di inagibilità totale dei locali adibiti a palestra;
  • disponibilità di uno spazio interno o esterno, e comunque di pertinenza e annesso all’edificio dove ha sede la scuola (ad esempio cortili, aree esterne, aule, ecc.), idoneo all’istallazione dell’allestimento, con una superfice minima di mq 50 fino ad una superfice massima di 700 mq.

Le candidature possono essere presentate dal 16 aprile al 30 maggio, nell’area riservata del sito https://allestimentospazi.sportesalute.eu

Le candidature possono essere presentate dal 16 aprile al 30 maggio, nell’area riservata del sito https://allestimentospazi.sportesalute.eu

LA NOTA

IL BANDO

Istruzione tecnica vs istruzione liceale: sembra che al Governo vogliano tutto e il contrario di tutto

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Istruzione liceale vs istruzione tecnica: la contrapposizione va avanti da decenni, anzi dovremmo dire da un secolo, perché risale addirittura alla riforma Gentile che, proprio in questo periodo, compie cent’anni di vita.

Il tema è sempre il solito: i licei, almeno nelle intenzioni, dovrebbero fornire una formazione culturale molto ampia e “utilizzabile” nei più diversi contesti; i tecnici, dal canto loro, offrono (o dovrebbero offrire) una preparazione più specifica ma più facilmente “spendibile” nel mondo del lavoro.
Anche se poi le cose vanno un po’ diversamente, soprattutto perché il “mercato del lavoro” funziona secondo regole proprie.

La stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha rimarcato in queste ore affermando“C’è difficoltà da parte delle aziende di trovare lavoratori qualificati. Si tratta di una questione culturale, come se l’istruzione tecnica fosse di serie B e per essere una persona di un certo livello si dovesse fare il liceo”.
Ma, quando parla del rilancio delle nostre eccellenze, la Presidente fa una affermazione che stride un po’ con le premesse e ricorda che per raggiungere l’obiettivo è stato istituito un percorso che “abbiamo chiamato liceo Made in Italy”.
La domanda sorge spontanea: ma se l’istruzione tecnica non è di serie B, perché mai il nuovo percorso è stato chiamato liceo?

Se poi torniamo alle dichiarazioni della sottosegretaria Paola Frassinetti all’indomani delle iscrizioni, la nostra confusione aumenta.
Parlando del liceo classico, in una intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno Frassinetti aveva detto: “È una scuola che prepara ad intraprendere ogni via, offrendo una solida base formativa e culturale. Purtroppo, i dati sulle iscrizioni per il prossimo anno scolastico evidenziano un calo di questa tipologia di scuola, soprattutto al Nord. Al Centro-Sud, invece, il Liceo Classico regge ancora. Per questo motivo, intendiamo proporre dei progetti per rimettere lo studio del latino nelle scuole secondarie inferiori. Non possiamo permettere che vada dispersa la tradizione di una scuola così importante, che ha formato intere generazioni di classe dirigente”.

Riassumendo: bisogna rilanciare l’istruzione tecnica perché non è un è una scuola di serie B, ma i nuovi percorsi del made in Italy è meglio chiamarli licei; evitando però che il glorioso liceo classico dove si traduce Erodoto e si dove si studia Cicerone perda alunni. Se poi già alle “medie” si inizia a tradurre un po’ di Giulio Cesare è ancora meglio.
Il programma è chiaro: tutto e il contrario di tutto, in modo da non scontentare nessuno, né i patiti del made in Italy come Lollobrigida né i gentiliani come Paola Frassinetti. Se poi si riesce anche a strizzare l’occhio a chi vorrebbe tornare alla vecchia scuola media degli anni ’50 (come Mastrocola e Ricolfi) si fa davvero “bingo”.

Educazione al “saper vivere insieme” per integrare la diversità

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

A sopperire alla scarsa natalità italiana, come è noto, ci stanno pensando gli stranieri che sempre più numerosi frequentano le nostre scuole dove però il più delle volte essi partano svantaggiati, sia per la limitata conoscenza della lingua e sia per quella astrusa problematica relativa alla cultura e all’etnia (compreso il colore della pelle) di cui sono portatori.

Non ci impelaghiamo nel dibattito leghista sugli stranieri, né sulle scandalose prese di posizioni relative al caso della scuola di Pioltello alla quale viene contestata l’autonomia didattica, ma sarebbe opportuno che intorno alla accettazione e al rispetto della reciproca diversità a scuola si aprisse un dibattito sereno e ampio, anche perché è sui banchi che si apprendono le prime nozioni di convivenza, mentre il suo fine principale è proprio educare alla cittadinanza.

E se per un verso ci viene in contro la grande suggestione di Edgar Morin (I sette saperi) sull’insegnamento della “identità terrestre”, dall’altro ci pare opportuno riproporre la discussione avviata anni addietro di dedicare un’ora di insegnamento a settimana al “saper vivere insieme”. Che potrebbe essere una nuova disciplina tra quelle opzionali e che i ragazzi dovrebbero studiare.

E può sembrare una buona idea se il Ministero riuscisse a individuare la figura professionale insieme ai programmi, anche se già la scuola dispone di sperimentati strumenti educativi.

Al tempo, qualche decennio fa, fu Tuttoscuola a parlarne a lungo della disciplina del “saper vivere insieme”, spiegando di considerarla come materia  opzionale, al quarto dei grandi obiettivi formativi indicati dall’UNESCO e per integrare i tre tradizionali “saperi”: sapere, saper fare, saper essere, aggiornandoli alla luce della crescente complessità multietnica e multiculturale delle odierne società ad elevato sviluppo economico.

Quando infatti si è trattato di capire le più sconvolgenti evoluzioni delle società, come le tragedie del 900, e i nuovi fermenti culturali, la scuola ha sempre trovato al suo interno gli elementi per farlo, allo stesso modo, in era di globalizzazione, l’obiettivo principale dovrebbe consistere, non già nella “istigazione al dominio” (guerre e presunte superiorità culturali) o nella integrazione forzata, quanto nella capacità di comprensione e soprattutto di accettazione della diversità che è ricchezza, così come avviene in natura, dove la biodiversità genera paradisi.

E a scuola questi concetti per lo più sono presenti e in un modo o nell’altro sono oggetto di discussione anche se sonnecchia ancora, e non se ne capisce il motivo, una vera educazione alla lettura, ai libri, all’arte che poi sono gli elementi fondanti queste idealità.

La bellezza salverà il mondo, è spesso detto citando  i Dostoevskij, mentre Friedrich Schiller vagheggiava uno stato estetico, in grado di migliorare l’uomo e renderlo felice.

Si capisce l’utopia, ma la base forte rimane, perché nell’affinare il gusto estetico si affina l’amore per la vita e per tutto ciò che è stato ritenuto degno di esistenza sulla terra. E da qui forse bisognerebbe ripartire per rifondare un dialogo che riesca a rendere complementare il sud e il nord, l’est e l’ovest della terra.

Ora di religione a scuola, costa 859 milioni, 30% in più rispetto a dieci anni fa

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Il 5 aprile scorso è stato pubblicato il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, datato 22 febbraio, che autorizza il Ministero dell’istruzione e del merito è autorizzato ad avviare le procedure concorsuali per la copertura di complessivi 6.428 posti di personale insegnante di religione cattolica (70% straordinario e 30% ordinario).

I costi dell’ora di religione

Secondo quanto elaborato da Repubblica, nel corso degli ultimi anni la spesa per l’ora di Religione agli alunni italiani è aumentata in maniera consistente. Infatti, per il 2024 il bilancio è di 859 milioni. Nel 2019, cinque anni fa, la spesa a carico del bilancio ministeriale per gli insegnanti di religione era di 745 milioni di euro: il 15% in meno. E nel 2014, dieci anni fa, di 665 milioni: ben 194 in meno rispetto oggi, il 30%. Nel frattempo, gli alunni che si avvalgono dell’insegnamento calano anno dopo anno. Secondo i dati relativi al 2022/2023 diffusi dall’ufficio statistica della Cei, la Conferenza episcopale italiana, la quota di alunni di tutti gli ordini scolastici che esce dall’aula quando fa ingresso il docente di religione sfiora il 16%, qualcosa come un milione e 300mila alunni se consideriamo anche quelli delle paritarie. E ogni anno i non avvalentisi aumentano di circa mezzo punto percentuale.

Concorso ordinario insegnanti di religione

Requisiti procedura ordinaria

Per partecipare alla procedura del concorso ordinario i candidati devono essere in possesso oltre ai requisiti per la partecipazione ai pubblici concorsi, Il prescritto titolo di studio previsto dal DPR 275 del 2012 e l’idoneità rilasciata dall’ordinario diocesano competente per territorio

Prove previste

I candidati dovrebbero affrontare:
• Una prova scritta costituita in una serie di quesiti a risposta multipla, volta all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato in ambito pedagogico, psicopedagogico e didattico metodologico e sulla lingua inglese, la prova sarà svolta mediante l’ausilio di mezzi informatizzati;
• Una prova orale consistente in un colloquio nel quale i candidati dovranno dimostrare particolare conoscenza e competenza sulla disciplina della classe di concorso o tipologia di posto per la quale partecipano, oltre alle competenze didattiche e l’abilità nell’insegnamento anche attraverso un test specifico.

Concorso straordinario insegnanti di religione

Requisiti procedura straordinaria

Per partecipare alla procedura del concorso straordinario i candidati devono essere in possesso oltre all’idoneità riconosciuta dall’ordinario diocesano, almeno di trentasei mesi di servizio anche non consecutivi nell’insegnamento della religione cattolica esclusivamente nella scuola statale. Ai fini del calcolo dei trentasei mesi è considerato a tutti gli effetti il servizio prestato fino alla data ultima di presentazione della domanda prevista dal bando.

Prova prevista

Il concorso straordinario, prevede una prova orale della durata di 30 minuti volta ad accertare le competenze didattico – metodologico del candidato oltre alla conoscenza della lingua inglese, la prova sarà conosciuta 24 ore prima di svolgere la prova orale e non prevede un punteggio minimo per essere superata.

Graduatoria a esaurimento

In considerazione che la prova orale non prevede un punteggio minimo al termine di tutta la procedura sarà stilata una graduatoria che sarà a esaurimento, formata da tutti i candidati in possesso dei titoli previsti dal bando. Il punteggio massimo raggiungibile è di 250 punti dati da un massimo di 100 punti per il servizio, 100 punti per la prova orale e 50 punti per i titoli.

Modalità presentazione della domanda

La domanda per partecipare a uno o a entrambi i concorsi, va presentata esclusivamente in modalità telematica sul Portale unico di reclutamento raggiungibile all’indirizzo www.inpa.gov.it . Per accedere alla compilazione della domanda occorre essere in possesso delle credenziali del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) o di quelle della Carta di Identità Elettronica (CIE). Inoltre, occorre essere abilitati al servizio “Istanze on line”. Il servizio è eventualmente raggiungibile anche attraverso l’applicazione “Piattaforma Concorsi e Procedure selettive”, collegandosi all’indirizzo www .miur.gov.it, attraverso il percorso “Argomenti e Servizi. Le domande presentate con modalità diverse non saranno prese in considerazione.

Alunni stranieri in classe: l’impraticabilità del limite del 20%

da Tuttoscuola

L’analisi dei dati rende chiara l’impraticabilità di una limitazione senza filtri di alcun genere (es., alunni di recente immigrazione, nati all’estero, ecc.). Riportiamo infatti la situazione delle classi di scuola statale in cui nel 2022-23 la percentuale di alunni con cittadinanza non italiana superava il 20% degli alunni presenti.

Dalla scuola dell’infanzia alle superiori il numero di classi o sezioni che superavano il 20% è stato complessivamente di 65mila (esattamente 64.999), interessando e coinvolgendo quasi 425mila alunni stranieri (esattamente 424.873 tra bambini, alunni e studenti).

In considerazione del fatto che la scuola primaria rappresenta il settore maggiormente coinvolto in materia di alunni stranieri, Tuttoscuola ne ha curato un approfondimento specifico, circoscritto agli ambiti regionali, con il seguente risultato.

L’Emilia-Romagna, con 40.442 alunni stranieri (23,2% di tutti gli alunni) ha oltre la metà (54,4%) delle classi che superano il 20% di alunni stranieri: 4.721 classi su un totale di 8.686 classi. In quelle classi con percentuali superiori al 20% gli alunni stranieri presenti sono 29.815, pari al 73,7% dei 40.442 stranieri iscritti.

Seguono la Lombardia con 9.551 classi (47,9%) che hanno percentuale di alunni stranieri oltre il 20%, seguita dalla Liguria con 1.205 (44,2%), dal Veneto con 4.053 (39,6%), dalla Toscana con 2.602 (37,1%). Seguono Friuli VG e Umbria.

Come si può agevolmente constatare, la particolare incidenza di alunni stranieri per classe riguarda in particolare le regioni settentrionali e, in subordine, quelle dell’Italia centrale, in ragione della ben nota presenza di stranieri in quei territori.

In tutte le regioni meridionali il numero delle classi con presenza di stranieri sopra il 20% è dell’ordine di poche centinaia, con la Basilicata che non va oltre le 76 classi interessate e il Molise fermo a 37.

La Sardegna ha soltanto il 2,6% delle classi con l’incidenza superiore al 20%.

Complessivamente, a livello nazionale le classi della scuola primaria con incidenza superiore al 20% di presenza straniera sono poco più di 32mila, poco più di un quarto di tutte le classi, dove sono presenti 195.520 alunni stranieri (cioè il 62% degli alunni stranieri: ciò significa che la distribuzione non è omogenea e che si formano classi con alta densità di alunni stranieri).

 

Premiazione VIII Concorso Enologico “Istituti Agrari d’Italia”

Si è svolta il 15 aprile, in occasione del Vinitaly 2024, la premiazione dell’VIII Concorso Enologico “Istituti Agrari d’Italia”. Il concorso, realizzato dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, con il contributo tecnico-scientifico del CREA Viticoltura ed Enologia e il supporto di RENISA (la Rete Nazionale degli Istituti Agrari), si propone di valorizzare le migliori produzioni vitivinicole DOP e IGP realizzate dalle scuole partecipanti. All’edizione 2024 hanno aderito 24 Istituti, provenienti da 14 diverse Regioni, per un totale di 68 vini in gara.

La cerimonia si è tenuta alla presenza del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. “Oggi – ha dichiarato il Ministro – premiamo l’eccellenza della scuola italiana e in particolare gli Istituti agrari, che garantiscono ai nostri giovani una formazione all’avanguardia anche in materia di ricerca e innovazione. Questo percorso d’istruzione contribuisce inoltre alla crescita del settore vinicolo, che vale 45 miliardi di euro. Il vino è cultura, tradizione e identità; le scuole del territorio, in sinergia con le imprese, fanno vivere questi valori”.

Sempre in occasione del Vinitaly, le produzioni delle scuole vincitrici della VII edizione del concorso, quella del 2023, sono state protagoniste all’interno dell’area istituzionale presso il Palaexpo attraverso attività di presentazione al pubblico nell’area allestita dal MIM in collaborazione con Re.N.Is.A.. Hanno partecipato alle attività di illustrazione delle loro etichette gli istituti: Emilio Sereni di Roma, Duca degli Abruzzi di Elmas (CA), Stefani–Bentegodi di Verona, Basile Caramia-Gigante di Locorotondo-Alberobello (BA), De Sanctis-D’Agostino-Amatucci di Avellino, Ciuffelli di Todi (PG), Bettino Ricasoli di Siena, Celso Ulpiani di Ascoli Piceno, Paolino D’Aquileia di Cividale del Friuli (UD), Di Poppa-Rozzi di Teramo, Umberto I di Alba (CU), Cerletti di Conegliano (TV), Duca degli Abruzzi di Padova, Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN).

L’intervento del Ministro

Immissioni in ruolo 2024/2025, ci sarà la mini call veloce se tornano le nomine da I fascia GPS sostegno

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Nella conversione in legge del decreto 19 del 2 marzo 2024 è stato approvato un emendamento che consentirà ai docenti inseriti in I fascia GPS sostegno di entrare in ruolo, nel caso residuino posti di sostegno non assegnati dallo scorrimento delle GaE e delle graduatorie di merito.

Emendamento approvato

È importante ricordare che la V Commissione Bilancio e Tesoro ha approvato l’emendamento 14.46 al Decreto legge n. 19 del 2 marzo 2024 (c.d. Decreto PNRR) che prevede la possibilità di nominare, anche per gli anni scolastici 2024/2025 e 2025/2026 su posto di sostegno da GPS I fascia, una volta esaurite le GaE e le graduatorie di merito dei concorsi. In buona sostanza questo emendamento consentirà, qualora sia fatta una scelta opportuna della provincia per l’aggiornamento delle GPS, di potere entrare in ruolo dalla prima fascia GPS del sostegno.

Questa novità farà tornare la mini call veloce

L’emendamento 14.46 andrà a modificare l’art.14 del decreto legge 19 del 2 marzo 2024, introducendo nuovamente la possibilità di immissioni in ruolo straordinarie dal canale delle GPS per quanto riguarda i posti di sostegno. Tali modifiche consentiranno nuovamente l’applicazione, per il biennio 2024/2025 e 2025/2026, dell’art. 5 comma 12 del decreto legge 44/2023. Tale norma dispone, qualora a seguito dello scorrimento delle graduatorie GaE e GM residuino ulteriori posti di sostegno vacanti e disponibili, e che tali posti residuino anche dopo l’assunzione dal GPS I fascia sostegno, che si possa passare alla cosiddetta mini call veloce.

Ecco cosa è la mini call veloce

La mini call-veloce sarà aperta ai docenti inseriti a pieno titolo in prima fascia e elenchi aggiuntivi GPS sostegno che, pur chiedendo tutte le preferenze possibili, non abbiano ricevuto nomine finalizzate al ruolo dalla graduatoria di iscrizione. Questo consentirà a chi è inserito a pieno titolo nelle Graduatorie  Provinciali delle Supplenze di sostegno di poter fare domanda di assunzione per una o più province di un’altra regione. Per fare un esempio specifico, immaginiamo che una docente di sostegno I fascia ADSS della provincia di Reggio Calabria non viene assunta in ruolo dalla specifica graduatoria ADSS perché non ci sono posti disponibili e vacanti. In tal caso l’aspirante al ruolo, potrà scegliere altre province della medesima Regione o di altra Regione per tentare di entrare in una nuova graduatoria per l’assunzione in ruolo in una delle province scelte dove ovviamente sono residuati dei posti disponibili.

Proroga di 6 mila contratti ATA

Nell’ambito delle politiche perseguite dal Ministro Valditara si è riusciti ad assicurare sino ad ora alle Istituzioni scolastiche italiane un supporto significativo grazie all’impiego, a tempo determinato, di circa 6.000 collaboratori scolastici aggiuntivi delle categorie ATA. Questo contingente sta svolgendo un ruolo importante nel sostegno al sistema educativo, peraltro durante una fase caratterizzata dalla realizzazione delle misure finanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dalle iniziative di Agenda Sud.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, su indicazione del Ministro Valditara, al fine di assicurare il proseguimento di queste attività, ha individuato una dotazione di circa 14 milioni di euro, direttamente nel bilancio del Ministero, da destinare alla proroga dell’impiego di questo personale, proroga che sarà disposta con un intervento legislativo nel primo provvedimento disponibile.

“È un ulteriore impegno, da noi fortemente voluto, per garantire la massima continuità delle attività che il personale sta svolgendo a supporto delle scuole, a fronte di molteplici scadenze, dal PNRR ad Agenda Sud”, ha dichiarato il Ministro Valditara.

Progressioni personale ATA

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito ha firmato il decreto che disciplina la procedura di valutazione per la progressione degli Assistenti Amministrativi facenti funzione all’Area dei Funzionari e dell’Elevata Qualificazione.

“Con questo provvedimento – dichiara il Ministro Valditara – vogliamo riconoscere e valorizzare l’impegno profuso negli anni da tanti amministrativi nelle funzioni di DSGA, un ruolo decisivo per il corretto funzionamento delle scuole, al servizio di docenti, studenti e famiglie e per l’attuazione del Pnrr”.

Il Ministro ha firmato contestualmente la richiesta di autorizzazione a bandire due procedure per il reclutamento di 2.870 unità da destinare all’Area dei Funzionari e dell’Elevata Qualificazione del personale Ata per il triennio 2024/27. I posti sono destinati alla procedura selettiva per le progressioni di area degli assistenti amministrativi facenti funzione e al concorso ordinario per il reclutamento dall’esterno di nuovi funzionari. “Una risposta concreta alle richieste delle scuole di rafforzare i servizi amministrativi”, dichiara il Ministro Valditara.

Principali contenuti del decreto per le progressioni di area

Nel dettaglio, il decreto ammette a partecipare alla progressione sia gli assistenti amministrativi di ruolo in possesso di laurea magistrale, che abbiano maturato almeno 5 anni di esperienza nell’area degli assistenti e/o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione, sia gli assistenti amministrativi di ruolo in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado con almeno 10 anni di esperienza nell’area degli assistenti e/o in quella, equivalente, del precedente sistema di classificazione, purché abbiano svolto a tempo pieno le funzioni di Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA) per almeno tre anni.

Tfa sostegno IX ciclo: titoli valutabili, 24 CFU, procedure di accesso, riserva e iscrizioni. Le faq del MUR

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Con nota 6859 del 9 aprile 2024 il Ministero Università e Ricerca ha risposto ad alcune richieste di chiarimento, riguardo al IX ciclo dei percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità nella scuola dell’infanzia, nella scuola primaria, nella scuola secondaria di I grado e nella scuola secondaria di II grado (DM 29.03.2024, n. 583).

Di seguito le faq pubblicate.

Vista la modifica delle classi di concorso del 22/12/2023 decreto n. 255 i candidati possono iscriversi ad entrambi i gradi di scuola con i nuovi requisiti?

I candidati, in relazione alle classi accorpate di cui al decreto interministeriale del 22 dicembre 2023, n. 255, devono scegliere se iscriversi al TFA per la scuola secondaria di primo grado o a quello per la scuola secondaria di secondo grado.

I candidati che accedono al concorso in base al comma 2 dell’articolo 18-bis del decreto legislativo 59 del 13/04/2017 (riservatari 3 anni su 5) nel caso in cui non rientrino nei posti previsti dalla riserva del 35% hanno diritto ad essere inseriti nuovamente nel concorso per accedere alle prove scritte e orali?

I candidati che non rientrino nella riserva possono accedere alle prove “comuni” di cui all’art. 6, comma 2, lettera b) del decreto ministeriale 30 settembre 2011, fermo restando che la graduatoria dei riservatari deve essere chiusa al momento dell’espletamento delle prove scritte. (in analogia con quanto previsto dall’art. 2, comma 08, del decreto-legge 22/2020, convertito dalla legge 41/2020 nonché dall’art. 4, comma 3-bis del D.M. 8 febbraio 2019, n. 92).

Per l’ammissione al concorso ai sensi dell’articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 59 del 13/04/2017 per accedere al concorso a cattedra è necessario possedere oltre alla laurea l’abilitazione. Nel decreto è prevista la possibilità di essere ammessi al concorso, fino al 31/12/2024 anche con il possesso dei 24 CFU purché conseguiti entro il 31/10/2022. I 24 CFU sono da considerarsi requisito necessario quale titolo di accesso anche per il concorso del IX Ciclo del sostegno?

No (cfr. art. 14 del decreto legge 2 marzo 2024 n. 19).

Il diploma triennale per la scuola dell’infanzia ad oggi ancora titolo abilitante, nonché requisito valido di accesso per i concorsi della scuola dell’infanzia, si può considerare come titolo valido anche per l’accesso al IX ciclo sostegno?

Sentito il Ministero dell’Istruzione e del Merito, si ritiene di poter rispondere in senso affermativo.

Gli anni di insegnamento dichiarati come titoli di accesso per il concorso (3 anni su 5 o 3 anni su 10) devono essere considerati anche come titoli valutabili ai fini della graduatoria? La tabella A del decreto interministeriale del 29 marzo 2024 n. 549 stabilisce che il titolo di studio utilizzato per l’accesso non può essere valutato come titolo valutabile, il servizio è da considerare in analogia?

La tabella A è stata predisposta per la graduatoria relativa alla riserva dei posti. Per quanto riguarda la graduatoria generale, la valutazione dei titoli avviene ai sensi dell’art. 4, comma 1, lett. f) del decreto ministeriale 30 settembre 2011.

Ai sensi della nota MUR n. 17285 del 14 luglio 2022 la percentuale di assenze consentite per le ore di ciascun insegnamento era stata ampliata dal 20% al 25%. E tale flessibilità (25%) è applicata anche alle ore di assenza ai laboratori e tirocinio indiretto. Nel Decreto di quest’anno (Art. 3 comma 2) si parla di erogazione telematica limitata al 20% solo per gli insegnamenti. Si dev intendere che la nota dell’anno scorso non ha più valore?

La nota MUR del 14 luglio 2022 era motivata dalla persistenza di misure anti-contagio e lo scorso anno – in occasione delle risposte fornite alla S.V. con nota del 9 giugno 2023, prot. 10328 – il medesimo orientamento è stato confermato in relazione alle modifiche legislative intervenute in materia, che hanno determinato l’adozione posticipata rispetto al solito dei decreti di autorizzazione e di riserva dei posti. In riferimento all’a.a. 2023/2024, invece, occorre fare riferimento a quanto previsto dal comma 4, art. 3 del decreto ministeriale 92/2019.

In merito all’art. 2, comma 1 Decreto Ministeriale n. 583 del 29 marzo 2024 – relativo all’accesso diretto al corso dei soggetti di cui al comma 2 dell’art. 18-bis del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59 (i cosiddetti “riservatari 3 su 5”) – si chiedono i seguenti chiarimenti:

I “riservatari 3 su 5” pagano la quota di partecipazione per l’accesso alla selezione?

Sì, corretto.

Nel calcolare il “doppio dei posti disponibili” ai fini dello svolgimento o meno del test preselettivo bisogna escludere la quota di riserva? Es.: se ho 100 posti su un grado/ordine, con una conseguente riserva di 35 posti, il doppio dei posti è 130 (65+65)?

Sì, corretto.

Qualora su un grado/ordine di scuola ci sia un numero di domande di “riservatari 3 su 5” inferiore alla quota di riserva, i posti residui della quota di riserva vanno ad integrare la quota restante? E come si calcola in questo caso il “doppio dei posti disponibili” ai fini dello svolgimento o meno del test preselettivo?

Il numero residuo della quota di riserva si aggiunge al calcolo di cui alla lett. b).

Il secondo comma dell’art. 2 del Decreto Ministeriale n. 583 del 29 marzo 2024 dispone che i “riservatari 3 su 5” concorrono esclusivamente per la quota di riserva dell’Ateneo in cui hanno presentato istanza: come va interpretata questa frase? Significa che il “riservatario 3 su 5” non può presentare, presso lo stesso o altro Ateneo, una ulteriore domanda di partecipazione alla selezione “ordinaria”?

I candidati possono concorrere per la quota di riserva di un solo Ateneo.

Se il “riservatario 3 su 5” può presentare, presso lo stesso o altro Ateneo, una ulteriore domanda di partecipazione alla selezione “ordinaria”, ciò comporta che la graduatoria dei “riservatari” debba essere pubblicata necessariamente prima dello svolgimento delle prove selettive?

La graduatoria dei riservatari deve essere chiusa prima che i candidati esclusi dalla riserva accedano alle prove scritte (in quanto sono esonerati dalla prova preselettiva così come chiarito al punto 2).

Sia per i “riservatari 3 su 5” sia per i candidati con 3 anni di servizio di sostegno su 10, come ultimo anno per il conteggio del servizio si intende l’anno scolastico 2022/2023 o il 2023/2024?

Per quanto sia questione di prevalente competenza del Ministero dell’istruzione e del merito, risulta che generalmente trovi applicazione quanto disposto dall’art.11, comma 14, della Legge 124 del 1999, inclusa la corrente annualità. I requisiti devono essere posseduti al momento dell’iscrizione alla procedura.

LA NOTA

Valditara contro l’uso del telefono cellulare fino alle medie: crea solo dipendenza, la scuola insegni

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

“Che senso ha il cellulare alla scuola infanzia, alle scuole elementari o alle medie? Non vedo nulla di didattico e anzi, meno abituiamo i ragazzi al cellulare meglio è per loro, altrimenti si crea dipendenza”. A dirlo, durante il convegno Snals a Roma sull’intelligenza artificiale, è stato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.

“I danni del cellulare sono notevoli e la rete ed i social sono estremamente pericolosi, non abbiamo idea di quello che si annida dentro, soprattutto per i ragazzini, serve cautela nell’uso dei social. Una delle spiegazioni del degrado della società è anche per lo scatenarsi di odio che si scatena nei social”.

“Per questo – ha continuato il ministro – ho ripreso la circolare del 2017 sull’uso dei telefonini: il cellulare in classe non deve essere usato ma vado oltre: un conto è il tablet ma trovo grave che un bambino di 6 anni impari a stare tutto il giorno sul cellulare. Dalla scuola parte il grande cambiamento, guardate quanto è degradata questa società”.

Quindi, Valditara ha parlato dell’aumento di casi studenti che adottano violenza, anche a scuola. “Quando vedo dei ragazzini che picchiano un anziano perchè si è permesso di riprenderli, devo dire che la società è degradata e dalla scuola deve partire un messaggio forte; sono il primo ministro ad aver messo al centro il principio di autorità democratica che non c’entra nulla con l’autoritarismo”.

E per il ministro “anche il principio di responsabilità è importante. Quando sono andato a visitare la famosa scuola di Milano a cui avevamo appena regalato le Lim, le ho viste distrutte. Avevano preso i pc e li avevano lanciati dal secondo piano e si erano sfasciati, tagliato tutti i fili della luce, distrutto pure i bagni, divelti. Avevano preso gli schiumogeni e sporcato tutta la scuola che è stata chiusa per tre settimane per ripulirla, con danni per 70 mila euro. E’ stato calcolato che per danni in 3 scuole di Roma a novembre i costi sono stati di 350 mila euro; per questo dico: chi rompe paga”.

Organico aggiuntivo Ata Pnrr e Agenda Sud, contratti in scadenza: Flc Cgil chiede proroga e proclama stato di agitazione

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Il prossimo 15 aprile scadranno i contratti di migliaia di collaboratori scolastici, assunti nell’ambito del PNRR e Agenda Sud. Come riporta un comunicato di oggi, 10 aprile, Flc Cgil chiede la proroga di questi contratti provvisoriamente fino a giugno e poi fino a tutto il 2026.

“La scuola è allo stremo”

Ecco cosa si legge nel comunicato: “Da tempo denunciamo la situazione insostenibile all’interno delle scuole e, in particolare, nelle segreterie. È sostanzialmente fermo, infatti, il piano per le semplificazioni amministrative presentato dal ministero un anno fa, che aveva recepito le istanze migliorative del lavoro amministrativo gravato dai compiti legati ai progetti del PNRR. Di fronte a questo scenario, è inevitabile, per la FLC CGIL, la proclamazione dello stato di agitazione di tutto il personale ATA, per il quale è stato già convocato il tavolo di tentativo di conciliazione”.

“Chiediamo che l’applicativo Passweb venga disattivato e cancellato dalle mansioni delle segreterie. Inoltre, il pagamento dei supplenti deve avvenire con tempestività ed essere affidato completamente al MEF. L’incessante taglio degli organici ATA, dovuto al dimensionamento scolastico, deve essere fermato quanto prima, anche a fronte del numero di aule e alunni che rimane invariato. Tutti questi punti sono largamente condivisi dai dirigenti scolastici, per i quali è stato ugualmente proclamato lo stato di agitazione. Basta con le tergiversazioni del Governo. La scuola è allo stremo. Servono risposte immediate”, concludono dal sindacato guidato da Gianna Fracassi.

L’ultima proroga a dicembre

fine dicembre l’ultima proroga, dopo la scadenza fissata per lo scorso dicembre. Si tratta dei contratti richiesti a ottobre dalle scuole, che in base alle proprie esigenze potevano scegliere tra il profilo di collaboratore scolastico e quello di assistente amministrativo o tecnico.

Successivamente, alle scuole ricomprese nella cosiddetta “Agenda Sud” era stato consentito di attivare un ulteriore incarico a tempo determinato, anch’esso di durata fino al 31 dicembre, sempre con possibilità di scegliere tra il profilo di collaboratore e quello di assistente amministrativo o tecnico.

Due diversi e nuovi interventi normativi hanno previsto la possibilità di proroga di questi contratti, con modalità differenti a seconda che si tratti di incarichi conferiti a collaboratori scolastici o a personale amministrativo e tecnico.

Erasmus+, Regno Unito, addio ai programmi. Quale sostituzione?

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Maggi

La fuoriuscita di Londra dall’Unione Europea, pratica e processo complesso che ha richiesto oltre tre anni, si è conclusa solo il primo febbraio 2020. Molti timori e scetticismo hanno accompagnato i tre anni precedenti; anche gli stessi cittadini britannici, forse recatisi alle urne con eccessiva leggerezza, sono rimasti increduli dal risultato del voto. I colloqui tra Bruxelles e Londra si fecero sempre più animati: gli accordi di stabilizzazione e associazione siglati con i Trattati di Roma vengono ridimensionati al minimo. Vengono introdotte misure alle frontiere e l’obbligo dei passaporti per i cittadini UE, sino a quel momento recatisi nel Regno Unito per vari fini liberamente. Quest’ultima è la principale evidenza nota ai cittadini, ma la scuola e l’educazione costituiscono uno dei settori che hanno subito violente contrazioni o contraccolpi. Prima si riducono i programmi di scambio, ma ERASMUS sopravvive. Pochi giorni fa l’annuncio: il più noto piano di studio all’estero per gli europei costa troppo alle istituzioni britanniche e queste lo hanno tagliato fuori dal rispettivo territorio, dopo litigiosi accordi con Bruxelles.

Il programma sostitutivo tra supporto e critiche

Secondo una recente ricerca, gli studenti che partecipano al Turing Scheme, il programma del governo britannico per studiare e lavorare all’estero che ha sostituito il programma di scambio Erasmus+ dell’UE dopo la Brexit, sono stati costretti a ritirarsi a causa del ritardo nella conferma dei posti. Alcuni di questi studenti hanno anche dovuto affrontare problemi di finanziamento, ricevendo l’importo solo dopo il loro ritorno, riferisce Erudera.com. Il rapporto “Turing Scheme: Year 1 Evaluation” pubblicato dal Dipartimento dell’Istruzione ha rilevato che il 79% degli istituti di istruzione superiore nel Regno Unito ha riscontrato difficoltà con il processo di candidatura, che è stato descritto come “noioso”. Lo stesso rivela che sia i partecipanti che gli istituti di istruzione superiore erano più propensi ad affermare che i fondi forniti attraverso il programma Turing coprivano parzialmente le spese e che spesso erano necessari finanziamenti aggiuntivi oltre a quanto preventivato pagati di tasca propria.

I fondi continuano a scarseggiare: dati sotto le aspettative

L’analisi dell’IFF Research ha inoltre evidenziato che i problemi di finanziamento e di consegna insufficienti hanno colpito maggiormente gli studenti con meno risorse, ostacolando potenzialmente la loro capacità di partecipare al programma. Nel complesso, meno della metà (45%) degli istituti di istruzione superiore ha descritto il programma Turing come “soddisfacente”, mentre il 31% non è stato molto positivo riguardo al programma, ritenendolo insoddisfacente. Il Dipartimento dell’Istruzione del Regno Unito ha istituito nel 2021 il programma di scambio studentesco Turing in sostituzione di Erasmus+.  I primi studenti si sono trasferiti per studiare e lavorare all’estero nel settembre 2021. Tuttavia, durante il primo anno dello schema Turing, il numero di partecipanti interessati non fu quello previsto. Al programma hanno partecipato poco più di 20.000 persone, mentre l’obiettivo del governo era di 35.000. Secondo il rapporto, la pandemia da COVID-19 in quel momento ha contribuito a questa discrepanza. Nell’anno accademico 2022/23, secondo quanto riferito, il Turing Scheme ha pagato agli studenti del Regno Unito 22 milioni di sterline in meno rispetto al programma Erasmus dell’UE, secondo quanto riportato dai media locali all’inizio del 2023.