Concorsone, sarà possibile correggere gli scritti in un mese?

da tuttoscuola.com

Concorsone, sarà possibile correggere gli scritti in un mese?
 

Scritti del concorsone dei prof al rush finale. Si chiudono oggi le prove che hanno visto coinvolti  88.610 aspiranti insegnanti a tempo indeterminato, tutti coloro che hanno superato la preselezione di dicembre, più circa 7mila persone che avevano fatto ricorso. Le cattedre a disposizione su tutto il territorio nazionale sono 11.542 suddivise fra le varie materie e ordini di scuola.

Gli scritti odierni sono il recupero delle prove che avrebbero dovuto svolgersi il 12 febbraio, ma sono state rimandate causa maltempo. Per la correzione degli scritti ci vorrà circa “un mese” ha spiegato in più occasioni il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. Obiettivo: “Avere i docenti in cattedra a settembre“. Chi supererà gli scritti sarà ammesso agli orali che prevedono, fra l’altro, una lezione simulata.

La previsione di un mese per correggere i compiti sembra però alquanto ottimistica. La difficoltà di correggere un numero di prove comunque importante, i compensi per i commissari addetti alla correzione ritenuti insoddisfacenti e la necessità di svolgere questo compito ovviamente al di fuori dell’orario di servizio probabilmente determineranno uno slittamento rispetto ai tempi previsti dal ministro.

Nuovo blocco dei contratti? Dura protesta sindacale

da tuttoscuola.com

Nuovo blocco dei contratti? Dura protesta sindacale
 

Notizie di agenzia non confermate hanno riferito di un decreto ministeriale in corso di emanazione che prevederebbe la proroga di un altro anno del blocco dei contratti dei dipendenti pubblici, compresi quelli della scuola.

Dura la reazione sindacale. Abbiamo già riferito della presa di posizione della Uil-scuola, che ha definito l’ulteriore blocco contrattuale per il 2014” come ”inaccettabile e da contrastare”.

”Un’altra proroga al blocco dei contratti pubblici sarebbe inaccettabile”. Questo il secco commento rilasciato in una nota dai segretari generali Fp e Scuola della Cisl, Giovanni Faverin e Francesco Scrima, sull’ipotesi circolata in questi giorni di congelare i contratti dei dipendenti pubblici fino al 2014. ”Non un atto dovuto, ma un atto sbagliato che colpirebbe il bersaglio sbagliato”, attaccano Faverin e Scrima, puntando il dito contro ”gli sprechi e la cattiva organizzazione” e sottolineando come ”dal 2006 in 5 anni il numero dei dipendenti pubblici e’ calato del 7,5%, nella scuola il calo e’ stato ancora più marcato. Le retribuzioni sono ferme dal 2010. Mentre la spesa pubblica continua a crescere”.

Secondo i due segretari sindacali, ”tre anni di blocco sono già un tempo intollerabile, che pesa come un macigno sui bilanci di famiglie colpite dalla crisi. Basta pensare che nella scuola gli stipendi sono già nettamente più bassi che nel resto del mondo, e nel pubblico impiego la media della retribuzione netta è di 26.600 euro all’anno, ma, escludendo i dirigenti, si passa a poco più di 20mila per i ministeri, meno di 22mila per le autonomie locali, a 23mila per la sanità. Bloccare queste retribuzioni è inaccettabile, soprattutto quando stipendi e prebende di posizioni apicali, dirigenza non contrattualizzata, corpi diplomatici continuano pesare sui contribuenti con retribuzioni a sei cifre”.

Non meno dura la reazione della Cgil-scuola che, per bocca del suo segretario generale, Pantaleo, ha dichiarato:

“Il governo Monti non blocchi ulteriormente i contratti e gli stipendi dei lavoratori pubblici. Un Governo al termine del suo mandato, e bocciato sonoramente dal voto popolare, non può continuare a colpire le condizioni di lavoro in tutti i comparti pubblici”.

Secondo Pantaleo “si pone una questione democratica, perché un atto di tale rilevanza per le condizioni dei lavoratori dovrebbe essere discusso con le organizzazioni sindacali e attraverso una piena assunzione di responsabilità da parte del Parlamento. Nei settori della conoscenza peggiorano quotidianamente le condizioni di lavoro, diminuisce il potere d’acquisto dei salari e sono drammatiche le conseguenze dei tagli. Per queste ragioni occorre cambiare strada rinnovando i contratti nazionali e tornando a investire su scuola, università, ricerca e afam. Ma tutto questo non può essere affrontato da un Governo in scadenza e senza più alcuna credibilità”.

AA.VV., I test Invalsi – Contributi a una lettura critica

i_test_invalsi-pCesp – Centro Studi per la Scuola Pubblica Cobas – Comitati di Base della Scuola

I test Invalsi Contributi a una lettura critica

Interventi di:

Ferdinando Alliata Sara Bacchini Marco Barone Piero Bernocchi Alessandra Bocchi Luca Castrignanò Coord. precari scuola Bo Girolamo De Michele Silvia Di Fresco Gianluca Gabrielli Ferdinando Goglia Chris Hedges Carmelo Lucchesi Maddalena Micco Valentina Millozzi Bruno Moretto Sebastiano Ortu Adriana Presentini Edoardo Recchi Enrico Roversi Carlo Salmaso Giorgio Tassinari Serena Tusini Matteo Vescovi

Indice

Quarta di copertina
Sono ormai otto anni che i test Invalsi sono stati introdotti nella scuola italiana. Con la filosofia didattica e strutturale che vi sta alla base, essi costituiscono una delle più pesanti e progressivamente totalizzanti intrusioni degli ultimi tempi nell’articolazione della scuola pubblica, giungendo ad influenzare prepotentemente anche la stessa microfisica della didattica curricolare.Eppure sembra che il tema debba rimanere tabù, non solo tra gli studiosi dell’organizzazione scolastica e tra i pedagogisti universitari, ma anche tra i pubblicisti votati ad un pubblico generalista.Il volume, primo in Italia dedicato al tema, raccoglie e mette a confronto i diversi ed interessanti interventi che in questi ultimi anni hanno riflettuto sui test e sulla loro filosofia, spesso prodotti in occasione di iniziative finalizzate a riaprire il dibattito e rimettere in discussione questo preteso “pensiero unico” della scuola del futuro.